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9. Il ruolo del contesto e dell'implicito nella visione pragmatica del linguaggio

9.2 La rete e lo sfondo

Gli studiosi che si occupano del ruolo del contesto e del ruolo dell’implicito nella comunicazione sono coloro che si interrogano sul problema della descrizione ed esplicitazione della rete e dello sfondo della comunicazione. Il problema è quello di riuscire a rendere conto della presenza di ciò che non è espresso e in più di rendere possibile l’esplicitazione progressiva del non espresso.

A partire da Frege e dalle sue considerazioni sul concetto di presupposizione si sono sviluppate:

 una storia di contrasti sulla collocazione della presupposizione nell’ambito della semantica o della pragmatica;

 una serie di analisi relative al ruolo della presupposizione nel definire il contesto di dialogo.

Per quanto riguarda il contesto di dialogo è fondamentale l’apporto del pensiero di Stalnaker che con la sua presupposizione pragmatica vuole affermare che il contesto rispetto a cui un dialogo va interpretato è l’insieme delle presupposizioni condivise di fatto dai partecipanti.

86 A differenza di Apel, tuttavia egli non parla di fondazione ultima delle regole morali, ma soltanto di

pragmatica universale, avente per oggetto le strutture generali di possibili situazioni di discorso, senza per questo giungere a convalidare la concezione, propria dell'ermeneutica, del carattere puramente storico e relativo del linguaggio.

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L’approfondimento che qui si intende condurre riguardo a questi temi si avvale del contributo fondamentale di due autrici che si sono ampliamente dedicate al tema dell’implicito e del contesto nella pragmatica linguistica. Si tratta delle già ricordate Marina Sbisà (in particolare per quanto riguarda le considerazione svolte in Detto e non detto: le forme della comunicazione implicita) e Claudia Bianchi (in particolare per quanto riguarda le considerazione svolte in La dipendenza contestuale. Per una teoria pragmatica del significato). Entrambe le studiose, pur partendo da tematiche diverse e proponendosi fini diversi, si trovano a fare i conti e a decidersi rispetto all’ambiguità dei concetti di contesto oggettivo e contesto cognitivo.

Sappiamo che per contesto oggettivo si intende di solito il contesto di emissione, cioè come stanno veramente le cose nel mondo (quello che Kaplan chiama aspetto metafisico). Sbisà fa notare che però nella terminologia utilizzata da Gauker88 per contesto oggettivo si può intendere il contesto normativo: quello che dovrebbe essere presupposto in un discorso se si sapesse come stanno le cose in realtà. Emerge poi che, anche se abitualmente il contesto cognitivo viene identificato con il contesto epistemico o doxastico cioè l’insieme delle credenze soggettive di ogni individuo, esso non deve necessariamente essere inteso in un senso soggettivo o individuale, ma piuttosto come l’espressione di un punto di vista comunitario. Si pensi a un insieme di credenze condivise su un fatto: anche se esso rimane un punto di vista viene comunque considerato come cognitivo in quanto non si tratta dell’espressione di parametri oggettivi del contesto di emissione, ma di un insieme di parametri conoscitivi particolari sulla realtà. Il concetto di contesto cognitivo è usato poi in due accezioni: come ciò che viene dato esplicitamente e come ciò che fa da sfondo inespresso, ma esprimibile,89 quello che Perry ha definito contesto post-semantico.90

88 A proposito del contesto in riferimento alla presupposizione informativa Sbisà scrive: "Gauker (Gauker

1998) ha sostenuto che per rendere conto della presupposizione informativa c'è bisogno di adottare una nozione di contesto oggettiva […]. Un contesto può essere detto «oggettivo» se è determinato non da stati intenzionali dei partecipanti […], ma da stati di cose pertinenti che sussistono nel mondo e dei quali i partecipanti potrebbero non essere consapevoli" (Sbisà 2002, p. 235).

89 Corrisponde al concetto di Background di Searle. 90 Perry 1998.

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Prima di proseguire nell’analisi occorre però affrontare il dibattito che si è svolto attorno al ruolo e al rapporto tra semantica e pragmatica. Allo stato attuale si può dire che esistono due posizione contrapposte:

 coloro che vogliono inglobare gli aspetti pragmatici del linguaggio al’interno di una dimensione semantica; gli autori di riferimenti sono Kaplan e Perry.91

 coloro che sostengono che la pragmatica deve filtrare le interpretazioni della semantica; si tratta dei contestualisti radicali che ritengono che la pragmatica (il contesto) deve procedere di pari passo con l'interpretazione semantica.

Accettando l'idea di contesto proposto da Kaplan, ma sviluppandolo e distinguendolo, come fa Predelli92 in contesto di ammissione e contesto di interpretazione, si giunge fino ad affermare l'esistenza di una costruzione interattiva del senso delle espressioni all'interno della comunicazione. Si tratta di una delle tesi portanti del contestualismo che in questa ricerca ci si propone di approfondire. Secondo l'approccio contestualista, anticipiamo, il senso delle espressioni linguistiche varia in dipendenza dal contesto linguistico ed extralinguistico; questo significa che alle parole non sono associati in modo primitivo insiemi di condizioni di applicazioni astratte che ne costituiscono il significato convenzionale (modello fregeano), ma, di volta in volta, delle applicazioni particolari. Quindi il senso risulta costruito a partire dai contesti d'uso.

Al riguardo Bianchi93 sostiene è una tesi rivoluzionaria rispetto al paradigma semantico tradizionale. La studiosa, infatti, si propone di mostrare come la pervasiva presenza di variabili contestuali all'interno degli scambi comunicativi induca a far rientrare le tradizionali problematiche della semantica all’interno di un quadro pragmatico.

L’argomento portato a sostegno di questa conclusione è il seguente: il significato convenzionale94 di ogni enunciato sottodetermina le condizioni di verità dell’enunciato

91 Ibid..

92 Predelli 2002.

93 Bianchi 2001. Il tema della dipendenza contestuale viene ripreso dall'autrice in Penco 2002 nel saggio

Contestualismo radicale.

94 Il significato convenzionale di un enunciato corrisponde alle regole linguistiche convenzionalmente

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stesso, cioè il suo contenuto semantico, che viene pertanto individuato solo attraverso la messa in atto di processi pragmatici.95

Vengono qui individuati tre tipologie di dipendenza contestuale di cui la prima rappresenta l’approccio indicale della semantica tradizionale:

La dipendenza dalla situazione di riferimento degli indicali puri (io, qui, ora).96

La seconda rappresenta la posizione del contestualismo moderato nell’approccio dimostrativo:

La dipendenza dal contesto di dimostrativi (egli, questo, etc..), di espressioni come gli aggettivi veloce o facile o di espressioni con la costruzione possessiva come l’oggetto di Gianni).97

La terza risulta stravolgere la concezione semantica tradizionale, essa rappresenta l’approccio contestualista nella sua versione radicale:

La dipendenza contestuale secondo Searle Travis;98 qui il significato linguistico di ogni enunciato sarebbe sottodeterminato rispetto alle sue condizioni di verità, anche dopo l’individuazione del contenuto di indicali, dimostrativi ed espressioni contestuali.99

Allo stesso modo è in controtendenza in materia di comprensione testuale l'idea che Sbisà sviluppa riguardo all'implicito; contro l'idea di ascendenza peirceana che il senso dei testi sia un'entità costituzionalmente aperta e che quindi in un certo senso non

95 Bianchi 2001.

96 La dipendenza contestuale dalla situazione di proferimento degli indicali puri, viene trattata con

successo dal paradigma tradizionale identificato con la semantica modellistica, nei termini di funzioni da coordinate contestuali, a intensioni (Kaplan, Perrry).

97 Questo secondo livello di dipendenza contestuale viene definita bottom-up, in quanto essa è indotta dal

materiale linguistico, cioè dal contesto pragmatico di dimostrativi ed espressioni contestuali.

98 La si trova nei lavori dedicati alla generalizzazione della proprietà di sottodeterminazione semantica:

Travis 1975, Travis 1981, Travis 1985, Travis 1996, Travis 1997, Searle 1979, Searle 1980, Searle 1992.

99 Questo tipo di dipendenza è detta anche top-down (indotta dal contesto stesso e non solo dal materiale

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occorra darsi troppa pena della loro comprensibilità, Sbisà oppone le seguenti osservazioni:

• che il senso c'è e può essere reso tangibile con l'esplicitazione anche quando sembra sfuggire;

• che possono esserci motivi per attribuire un senso a un certo testo, e un voler dire a un certo parlante, anche quando questo voler dire non appare consapevolmente pianificato e deliberato;

• che c'è una grande differenza tra interpretazioni fatte di libere associazioni e attribuzioni di senso motivate e argomentativamente giustificabili.100

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