• Non ci sono risultati.

Dall’esclusione come approccio teorico all’inclusione come strategia d’intervento: la dimensione istituzionale.

Dalla disuguaglianza all’esclusione: la riflessione in Europa

4. Dall’esclusione come approccio teorico all’inclusione come strategia d’intervento: la dimensione istituzionale.

Cercando di sintetizzare quanto delineato nei paragrafi precedenti, risulta evidente come il dibattito sull’esclusione sociale sia ampio, articolato e, soprattutto, non completamente risolto. Tuttavia si possono rintracciare almeno due radici comuni nell’impostazione del dibattito: la prima, derivante dal filone di ricerca relativo alla povertà in senso stretto, la seconda, più direttamente connessa ai processi di marginalizzazione ed ai fenomeni di sradicamento sociale.

Concentrandosi sulla dimensione europea della ricerca in materia, si può affermare che sono proprio queste due anime complementari ad aver favorito lo sviluppo, nelle sedi comunitarie, di un dibattito che da riflessione teorica è divenuto sempre più prassi progettuale e strategia d’intervento. Il concetto di esclusione ha fatto ingresso in Europa a partire dalla prima metà degli anni Ottanta durante la presidenza Delors, per poi consolidarsi come strumento per il rafforzamento della coesione sociale, in particolare con il processo di Lisbona, dando slancio ad una strategia integrata per la crescita economica e lo sviluppo sociale, quali fattori prioritari nel processo europeo verso una società centrata sulla conoscenza70. L’Europa è insomma divenuta un laboratorio progettuale71 all’interno del quale tutto il dibattito sociologico sulle dinamiche di esclusione sociale si è trasformato in un approccio ben preciso, definendosi e costruendosi progressivamente come elemento prioritario di una sempre più ampia strategia di lotta alla povertà. Proprio per questo motivo i due termini di esclusione e di povertà vengono assunti in ambito europeo come due concetti reciprocamente connessi ed integrati, favorendo un approccio che, seppur plurale e diversificato al suo interno, assume la lotta alla povertà e la promozione dell’inclusione come

70

Gli obiettivi di Lisbona, tuttavia, si sono dimostrati difficilmente raggiungibili, tanto da rendere necessaria, nel 2005, una revisione critica della strategia stessa, le cui finalità di sviluppo integrato per il rilancio della crescita ed il rafforzamento della coesione sociale restano immutate, ma inserite però in un processo di attuazione più graduale.

71

Cfr. F. ALACEVICH, Promuovere il dialogo sociale, Firenze University Press, Firenze 2004.

obiettivi prioritari di uno stesso processo di sviluppo socio-economico e di rafforzamento della coesione sociale72.

Tale strategia integrata, consolidatasi a partire dal 2001 attraverso i Piani Nazionali d’inclusione sociale (NAP/inclusion)73, ha visto un suo ulteriore rafforzamento attraverso il Metodo Aperto di Coordinamento (MAC)74 che, specialmente negli anni più recenti, al fine di raggiungere gli obiettivi di Nizza e Laken, ha teso ad una semplificazione delle politiche di protezione e di inclusione sociale, focalizzandosi su alcuni assi prioritari. In particolare, nella Relazione congiunta 2007 sulla protezione e sull’inclusione sociale75 gli obiettivi prioritari sono stati ridotti a tre, attraverso una procedura di semplificazione che ha definito come macro obiettivi la piena partecipazione alla società (attraverso promozione della coesione sociale e pari opportunità per tutti, garantendo sistemi di protezione sociale e politiche di inclusione accessibili, finanziariamente sostenibili, adeguate ed efficienti), la promozione dell’inclusione attiva (in particolare attraverso la partecipazione al mercato del lavoro e lottando contro povertà ed esclusione) ed il rafforzamento della governance delle politiche sociali.

Ciascuno di questi macro obiettivi si suddivide al suo interno in una pluralità di sotto-dimensioni su cui intervenire; tuttavia è possibile rintracciare un’asse comune, trasversale a tutti gli ambiti e che rappresenta il nucleo centrale d’intervento di tutte la politica europea per l’inclusione sociale e la lotta alla povertà: l’occupazione. L’elemento lavorativo diviene infatti, nell’elaborazione politica europea, la dimensione principale per promuovere la partecipazione alla vita sociale, fornendo un’importante garanzia contro il rischio di esclusione sociale e di povertà.

72 Cfr. EAPN, Poverty and Inequality in the EU, produced by the EAPN Social Inclusion

Working Group with the collaboration of H. Frazer, Bruxelles, November 2007.

73

I Piani Nazionali contro la povertà e l’esclusione sociale cominciano ad essere redatti a partire dal 2001, in risposta agli obiettivi comuni accordati durante il Vertice di Nizza del 2000.

74 Cfr. capitolo VII 75 E

UROPEAN COMMISSION, Joint Report on Social Protection and Social Inclusion 2007, Bruxelles, march 2007; Joint Report on Social Protection and Social Inclusion 2008, Bruxelles, march 2008.

E’ proprio in questa prospettiva che si colloca l’attenzione rivolta negli anni più recenti alle politiche di inclusione attiva, cioè a tutte quelle politiche che affermano il diritto-dovere della popolazione a svolgere un ruolo dinamico nella società, promuovendo però strategie di attivazione e di responsabilizzazione da parte dei soggetti a rischio di esclusione. Tali interventi, che trovano particolare ragion d’essere all’interno di un mercato del lavoro sempre più caratterizzato da processi di flessibilizzazione, assumono una valenza trasversale anche nell’impostazione di percorsi di prevenzione e/o uscita dai circuiti della povertà. Al tempo stesso, tuttavia, si tende a riconoscere con crescente preoccupazione come il lavoro, pur rappresentando un fondamentale ‘baluardo’ contro ogni forma di esclusione, non preservi gli individui da un potenziale rischio di povertà76, che, specialmente nell’ambito di sistemi occupazionali precari, diviene sempre più concreto, vicino e tangibile. Su questa linea si sviluppa anche il dibattito, a tratti molto critico, elaborato attraverso i diversi networks europei77 per le lotta contro l’esclusione sociale e la povertà: pur riconoscendo l’importanza dell’impostazione comunitaria per una nuova politica sociale integrata, questi soggetti non istituzionali evidenziano infatti come la strategia europea rischi di tradursi solo in un’importante dichiarazione di principi che non trova però un’altrettanto importante traduzione pratica. Il pericolo principale è che l’accumulazione delle condizioni di rischio divenga sempre più ampia e trasversale, non riuscendo a contenersi, ma anzi estendendosi anche verso nuove aree di marginalità, delle quali ne è esempio preoccupante quanto reale l’aumento della povertà infantile78.

76

Come si legge nel Joint Report on Social Protection and Social Inclusion 2007, il rischio di povertà è un concetto relativo, che si riferisce alla capacità di un individuo di partecipare pienamente alla società in cui vive e diviene perciò fortemente dipendente dal contesto sociale di riferimento (Ibidem, pp. 20-22).

77

Cfr. in particolare RETIS (molto attiva durante la programmazione 2000-2006) ed EAPN, che rappresenta uno dei principali strumenti di confronto e di stimolo per l’elaborazione in materia di politiche sociali a livello comunitario.

78 EAPN, Une année légère…à ne pas prendre à la légère. Evaluer l’impact sur la

pauvreté. Un rapport d’avancement d’EAPN sur la mise en œuvre des Rapports stratégiques “Protection sociale et Inclusion sociale” (2006-2008), Bruxelles, octobre 2007

In questa prospettiva diviene particolarmente utile ed interessante confrontarsi con alcune delle dimensioni più emblematiche della dialettica inclusione ed esclusione, che proprio nel contesto europeo si manifestano in tutta la loro complessità e nelle loro più insite contraddizioni. Si tratta di dimensioni ampie e spesso intrecciate tra loro, i cui risvolti si sovrappongono e si fanno ulteriormente complessi proprio nella loro interazione, toccando principalmente, come si vedrà nei capitoli seguenti, le dinamiche del lavoro, dell’integrazione urbana e della cittadinanza.

Outline

Documenti correlati