La sfida del welfare europeo: quali modelli, quali prospettive?
3. Gli strumenti del Modello Sociale Europeo: intuizioni, applicazioni e dimensioni critiche.
3.4 Transitional Labour Markets
La flexicurity interpretata come framework attraverso il quale impostare un’analisi sugli sviluppi della flessibilità e della sicurezza sociale in una prospettiva di comparazione sposta la riflessione su un altro concetto particolarmente rilevante nella definizione della nuova regolamentazione del lavoro e, contemporaneamente, della riforma del welfare europeo: il concetto di mercati del lavoro transazionali (Transitional Labour Markets). Questo approccio, che coniuga la plurale riflessione sull’occupabilità, le politiche attive e la flessibilità, guarda alle trasformazioni socio-economiche in atto, siano esse la globalizzazione e l’internazionalizzazione della competitività, come i
365
M. FERRERA, Le trappole del welfare. Uno stato sociale sostenibile per l'Europa del
XXI secolo, Il mulino, Bologna 1998, p.30.
366 Nel dibattito scientifico nazionale, invece, una posizione critica in materia di
flexicurity è sostenuta con particolare enfasi da Gallino, il quale, nel suo recente saggio «Il lavoro non è una merce contro la flessibilità», sottolinea come le strategie di flexicurity altro non sono
che un tentativo di curare gli effetti più nefasti della flessibilità, ignorandone però le cause. Nella visione dell’autore la flexicurity diviene cioè una maschera attraverso la quale cercare di dare umanità ad un mercato del lavoro-quello della flessibilità generalizzata- che in realtà ha perso ogni rapporto con la dimensione umana. (L. GALLINO, Il lavoro non è una merce contro la flessibilità, Laterza, Roma, 2007)
cambiamenti demografici e dei modelli familiari, quali pressioni a cui le politiche del lavoro devono rispondere adottando strategie più dinamiche, articolate ed integrate, muovendo dalla consapevolezza che un regime di piena occupazione quale era inteso nei ‘trent’anni gloriosi’ non è più ipotizzabile per la società attuale.
Tale assunto non si trasforma tuttavia in una pessimistica visione di una società senza lavoro o comunque inevitabilmente diretta verso una dicotomizzazione sociale (occupati/disoccupati, lavoratori garantiti/lavoratori precari), ma apre piuttosto su una prospettiva che, facendo proprio il concetto di integrazione ed inclusione sociale attraverso la piena partecipazione al mercato del lavoro367, guarda alla dinamicità – spesso declinata in instabilità – dell’attuale mercato del lavoro come ad un insieme di transizioni critiche a cui è possibile rispondere sviluppando un approccio multidimensionale centrato su meccanismi istituzionali che supportano i cambiamenti nello status occupazionale e le combinazioni, sempre più frequenti, tra mercato del lavoro ed altre attività socialmente utili.368
In questo senso l’approccio transizionale si pone come una nuova strategia europea per l’occupazione,369 che muove dalla consapevolezza di una necessaria, maggiore apertura tra i confini del mercato del lavoro e gli altri sistemi sociali, confrontandosi con le transizioni370 esistenti tra occupazione remunerata ed altre attività produttive, non di mercato (in particolari sociali e formative), in una prospettiva che interpreta tali stati dinamici come momenti su cui intervenire per
367 Cfr. M. T
AYLOR, Labour Market Transitions in the context of Social Exclusion: A
study of the EU, Institute for Social and Economic Research, University of Essex 2002.
368
G. SCHMID, Transitional Labour Markets: A New European Employment Strategy, discussion paper, Berlin, October 1998.
369 Cfr. ivi, pp.1 e 29; T. W
ILTHAGEN, Flexicurity: A New Paradigm for Labour Market
Policy Reform?, discussion paper, Berlin, October 1998.
370 Tale approccio distingue cinque specifiche transizioni: transizione tra diversi tipi di
occupazione (lavoro full-time o lavoro temporaneo, lavoro dipendente o lavoro autonomo); transizione tra occupazione e disoccupazione; transizione tra educazione o formazione e occupazione; transizione tra lavoro domestico, non retribuito e occupazione; transizione tra occupazione e pensionamento .
favorire la riduzione dell’esclusione sociale, della disoccupazione e della segmentazione del mercato del lavoro attuale371.
E’ evidente lo stretto collegamento non solo tra l’approccio dei
transitional labour markets e la flexicurity, che di tale approccio rappresenta
un’importante momento costitutivo se non addirittura, come afferma Wilthagen, una pre-condizione al suo stesso sviluppo, ma anche tra TLM ed occupabilità, poiché, perché tali transizioni possano acquisire una valenza costruttiva e non di mero, sterile passaggio verso una crescente incertezza (lavorativa e più ampiamente sociale), gli individui devono disporre di una sufficiente e consolidata capacità di confrontarsi con il cambiamento, imparando a riprogettarsi372. In sintesi, partendo dalla consapevolezza orami acquisita che gli stati transizionali rappresenteranno una condizione sempre più normale negli scenari del mercato del lavoro futuro, l’approccio dei TLM si concentra sul rafforzamento delle capacità/possibilità per gli individui di combattere i nuovi rischi sociali, al fine di rafforzare la propria partecipazione nel processo di inclusione sociale attraverso l’occupazione.
Ma tale approccio può realmente tradursi in una strategia capace di confrontarsi con queste grandi sfide sociali?
Adottando la stessa prospettiva critica con cui si sono analizzate la flexicurity ed il suo principale strumento di intervento -le politiche attive- è necessario interpretare anche il concetto dei transitional labour markets in un’ottica dinamica ed aperta, che non vede questo approccio semplicemente come un metodo, quanto piuttosto come un framework normativo373 in cui inquadrare la questione della ‘nuova regolamentazione del lavoro’ come spazio dinamico di interazioni, opzioni e possibilità tra le diverse parti sociali. L’approccio transizionale, in sintesi, deve
371 Cfr. G. S
CHMID,Social Integration by Transitional Labour Martkets, paper presented
to 3° TSER Meeting, WZB, 30-31.1.1998.
372 Cfr. B. G
AZIER and G. SCHMID, The dynamics of full employment, in G. SCHMID and B. GRAZIER (eds.) The Dynamics of Full Employment: Social Integration Through Transitional
Labour Markets, Cheltenham, Edward Elgar Publishing 2002, p. 6.
373
Cfr. B. GAZIER,Flexicurity and Social Dialogue, European Ways, University Paris 1
essere considerato come un possibile spazio di opzioni nelle relazioni occupazionali, come un modo per creare più lavori transizionale volontari quali alternativa significativa alla involontaria disoccupazione e povertà di lunga durata. L’idea di incentivare tali transizioni non è finalizzata infatti solo a creare più occupazione, ma anche a rafforzare condizioni occupazionali differenti, in prospettiva di una più equa ripartizione dei pesi sociali tra uomini e parallelamente ridurre la pressione della crescita economia convenzionale374.
Tale impostazione, che implica evidentemente una maggiore complessità nella dinamica delle relazioni occupazionali, si inserisce perfettamente in un contesto, quale è quello contemporaneo ed in particolare europeo, in cui il lavoro assume un nuova centralità come momento di inclusione ed integrazione, divenendo un possibile veicolo attraverso il quale costruire une nuova rete di sicurezza sociale, individuale e collettiva.