Esclusione sociale e marginalità urbana.
2. La marginalità urbana: tendenze, trasformazioni, caratteristiche.
L’assunto centrale dal quale muove la nostra argomentazione riguarda l’insieme delle trasformazioni che stanno investendo gli spazi urbani delle contemporanee società avanzate, in cui, come afferma Le Galès, «le disuguaglianze
148 R. C
AMAGNI, Città, governance urbana e politiche urbane europee, working paper, Dipartimento di Economia e Produzione, Politecnico di Milano, 2003, pp.26-36: 30.
149 Ibidem.
150 Cfr. in particolare con R. C
AMAGNI, v. supra, G. ESPING-ANDERSEN, I fondamenti
sociali delle economie postindustriali, Il Mulino, Bologna 2000;U. BECK, La società del rischio, Carocci, Roma 2000.
151G. E
si trasformano e spesso si rafforzano, ma le linee del divario sociale spesso si confondono»152. Si tratta infatti di un processo di mutamento che coinvolge sfere differenti del vivere sociale quotidiano, dalla vita economica all’organizzazione del lavoro e della famiglia, ma che sempre di più incide nella definizione di nuove dinamiche di apertura e contemporaneamente di involutivi circuiti di chiusura sociale, delineando uno spazio contrastato tra innovazione e sradicamento, tra promozione della comunicazione, degli scambi e della conoscenza e riaffermazione del disagio, della precarietà, dell’isolamento, in una prospettiva in cui, come sostiene Sen, gli spazi dell’uguaglianza coincideranno sempre più con nuovi spazi della diseguaglianza153.
Ma in quest’insieme complesso e controverso di cambiamenti154, cambia anche l’idea della città come identità collettiva di appartenenza, una concezione che, specialmente nel conteso europeo, ha rappresentato storicamente una componente centrale della dimensione urbana quale spazio della coesione e pratica della partecipazione. Come afferma Camagni, infatti:
«[l]a città europea è stata nella storia il luogo della democrazia e della innovazione- politica, istituzionale, tecnologica ed economica- e questi ruoli la città come forma efficiente e avanzata di organizzazione sociale ha sempre svolto […]. Oggi la città -o la sua parte in movimento- sta cambiando drasticamente i suoi connotati genetici: le esigenze di interazione sociale, di integrazione economica e di partecipazione politica si realizzano e si esprimono attraverso mezzi che sempre meno richiedono prossimità […]. Mentre permane la necessità di fruire di un’atmosfera urbana, intesa come accessibilità generalizzata ai nodi del contesto globale e come riduttore di incertezza dinamica, viene perduto il carattere di agglomerazione fisica della città e dissolto il confine, una volta chiaro, tra urbano e rurale.»155
152 P. L
E GALÈS, Le città europee. Società urbane, globalizzazione, governo locale, Il Mulino, Bologna 2006, p.118.
153
Cfr. G. PROCACCI, Studiare la disuguaglianza oggi, in «Rassegna Italiana di sociologia», n.1, 1997, pp.5-17.
154 Secondo Le Galès nelle città contemporanee si combinano tre processi: le
trasformazioni del mercato del lavoro (deindustrializzazione, precarizzazione di una parte degli attivi, forme di esclusione parziale o temporale dai circuiti lavorativi e rischio di esclusione di lunga durata dal mercato del lavoro per certe categorie sociali); l’indebolimento dei legami sociali, primi tra tutti quelli familiari, che espongono ad una condizione di rischio in particolare donne sole con figli e giovani; i limiti ed i ridimensionamenti delle politiche sociali, con le gravi ripercussioni che questo determina in termini di cittadinanza. (P. LE GALÈS, Le città europee, o.c., p.118)
155 R. C
Il passo citato risulta particolarmente significativo perché pone in evidenza diversi ambiti della trasformazione urbana, nelle sue contrastanti connotazioni sociali: la città è prima di tutto centro di un cambiamento insediativo ed organizzativo degli spazi, un cambiamento però che non può essere interpretato unicamente come ‘fatto morfologico’, ma anzi diviene sintomo di un più profondo processo di transizione sociale. L’ambiente urbano è infatti contemporaneamente nodo degli scambi economici e delle comunicazioni globali, centro di interazioni dinamiche e di accesso alla dimensione globale del divenire sociale, ma è al tempo stesso terreno di nuove dinamiche di incertezza, di disancoramento sociale e di periferizzazione identitaria, facile anticamera di forme più radicate di isolamento e marginalizzazione.
Ed in questo spazio della complessità e dei contrasti crescenti, mutano anche i confini stessi dell’identità urbana: divengono più sfuggenti, labili e confusi, quasi a riflettere l’indefinita vulnerabilità sociale che sempre più caratterizza l’esperienza sociale degli insediamenti urbani156: il confine tra centro e periferia, insomma, perde la sua chiara connotazione sociale, ma si apre anzi alla coesistenza falsamente integrata tra inclusi ed esclusi, in una prospettiva che tende poi a riaffermare, secondo logiche spaziali ed etichettature sociali differenti, una nuova frammentazione -per molti dicotomizzazione- sociale.
Ed è proprio in questo svolgimento contrastato che la città si propone come metafora del processo di esclusione contemporanea: al suo interno trovano infatti spazio i soggetti di un’integrazione apparente, che vivono nella città prendendo parte solo in maniera periferica, passiva e residuale alla grande dinamicità urbana, che non partecipano direttamente della città come flusso di conoscenza, possibilità, dinamicità; piuttosto sono essi stessi fluttuanti in uno spazio sociale che, con gradi e velocità diversi, tende a ricondurli sempre ai
156 Cfr. a tale proposito O. M
ASCHET, Du «bastion» au «ghetto». Le communisme
municipal en butte à l’immigration, in «Actes de la recherche en sciences sociales», n.159,
margini, risucchiati in una spirale di rischio, vulnerabilità e progressiva esclusione157.
Questa città a due velocità è proprio il tratto che caratterizza la nuova marginalità urbana rispetto a quella tipica della città fordista, in cui gli spazi dell’esclusione e della segregazione sociale sono sempre esistiti, ma inseriti all’interno di una logica ben diversa. Nella città fordista, infatti, i fenomeni di marginalità e/o povertà erano intesi come fenomeni circoscritti, residuali e tendenzialmente ciclici, che coinvolgevano una specifica fascia della popolazione e risolvibili attraverso la progressiva crescita economica158. Dal punto di vista della coesione sociale, poi, tali fenomeni si inquadravano perfettamente in quella che viene definita come una «segregazione associata»159, cioè una forma di marginalità in cui la ridotta mobilità e più di tutto il forte radicamento di forme solidaristiche di classe permettevano comunque il mantenimento e lo sviluppo della socializzazione.
La marginalità urbana attuale -o, più precisamente, il nuovo regime della marginalità avanzata- si inscrive invece all’interno di quelle realtà che si caratterizzano sempre più come esplose, diffuse (le c.d. nebulose urbane) ed in cui la stessa segregazione diviene frammentata, priva di una propria logica aggregativa, ma sempre più espressione di una pluralità di «segregazioni dissociate»160, di forme di povertà e di esclusione sempre più isolate, localizzate confusamente all’interno di un contesto urbano discontinuo e diffuso.
Proprio per la sua insita pluralità, discontinuità e frammentarietà, la forma emergente della marginalità urbana si manifesta attraverso caratteristiche
157 Rientrano in questo spazio degli esclusi le categorie ‘classiche’ dei senza tetto, dei
poveri, ma sempre di più anche degli immigrati, degli working poor e dei lavoratori precari.
158
Cfr in particolare L. WAQUANT, Urban Marginality in the Coming Millennium, o.c., pp.1640-41 ed L. WAQUANT, Ghetto, Banlieu, Favela, et Caetera, Tools for Rethinking Urban
Marginality, in ID., «Urban Outcasts: A Comparative Sociology of Advanced Marginality», Cambridge Polity Press, 2008, p.4.
159 R. C
AMAGNI, o.c., p.30.
160 Cfr. in particolare R. C
AMAGNI, M.C. GIBELLI, Città in Europa: globalizzazione,
coesione e sviluppo sostenibile, in: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI, «Sviluppo del Territorio europeo», Poligrafo dello Stato, Roma 1996; R. CAMAGNI, M.C. GIBELLI, P. RIGAMONTI,I costi collettivi della città dispersa, Alinea, Firenze 2002.
distintive più complesse, sfuggenti e latenti rispetto a quella tradizionale. Tuttavia è possibile interpretare questo nuova marginalità come il risultato di quattro logiche strutturali interagenti, che ridefiniscono secondo criteri e spazi nuovi l’idea stessa di disuguaglianza e povertà nelle società ricche ed avanzate. Ed è proprio sulle dinamiche e sulle caratteristiche di queste nuove logiche, così differenti rispetto all’assetto sociale tipico dell’epoca fordista, che è necessario soffermarci prima di entrare nel merito di come una specifica realtà sociale, quella europea, si sta confrontando con le nuove emergenze della povertà, della marginalità e dell’esclusione urbana.