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Dalla marginalità urbana alla governance europea: la città in Europa tra esclusione e partecipazione.

Esclusione sociale e marginalità urbana.

5. Dalla marginalità urbana alla governance europea: la città in Europa tra esclusione e partecipazione.

Queste logiche caratterizzanti le nuove forme della marginalità urbana acquistano, come si è visto, una specifica rilevanza nelle società europee, dove la transizione in atto tra globalizzazione186, trasformazione del mercato del lavoro, flessibilizzazione e crisi del modello sociale europeo, si ripercuote con esiti ancora indefiniti in particolare nei contesti urbani, aprendo, seppur con forme ed

186 Per quanto attiene alle trasformazioni della città in relazione alla globalizzazione si

rimanda in particolare ai due testi di S. SASSEN, Città Globali, UTET, Torino 1997 e Le città

nell’economia globale, Il Mulino 2003 Per un’introduzione allo studio del rapporto tra

globalizzazione e trasformazioni delle città europee, un utile contributo è fornito dai due saggi di A. MAGNIER, Le Città in G. BETTIN LATTES (a cura di) La società degli europei,o.c., pp.69-100 e ID., Large urban systems, in G. BETTIN LATTES and E. RECCHI (eds.), Comparing European

intensità differenti187, su nuovi rischi di una conflittualità a sprazzi già drammaticamente esplosa188 e nuove sfide per la coesione sociale.

Questa tensione critica è stata evidenziata anche recentemente, nell’allarme lanciato durante il sesto convegno annuale del network RETIS (Réseau Européen Transrégional pour l’Inclusion Sociale) riguardo al rischio crescente di povertà in Europa, dove i gravi problemi sociali di disoccupazione, precarizzazione, discriminazione e vulnerabilità si configurano principalmente in termini di problemi urbani e di crescenti squilibri a livello territoriale189. I soggetti di questa (potenziale o già manifesta) esclusione urbana possono essere rintracciati, secondo le ricerche sviluppate dal network suddetto, in quelle categorie sociali, primi tra tutti i giovani, gli anziani, le donne, i disoccupati e gli immigrati, che più risentono, seppur sotto diverse angolazioni ed implicazioni, della transizione attraversata dalle società attuali e del conseguente indebolimento dei tradizionali sistemi di integrazione sociale: famiglia, welfare state e mercato190.

La specifica connotazione metropolitana di questi fenomeni di esclusione, che ha fatto parlare da più parti di un vero e proprio spostamento da una nuova questione sociale ad una «nuova questione urbana»191 tende a definirsi anche

187 Cfr. M. O

LBERTI, La relégation urbaine, regards européens, in S PAUGAM., «L’exclusion l’état des savoirs», o.c., pp. 237-247; P. LE GALES, Politiques urbaines en Europe, in

Ibidem, pp. 554-564

188 Il riferimento più lampante e recente è sicuramente quello relativo alla rivolta delle

banlieues parigine del novembre 2005 (per la cui analisi ed interpretazione si rimanda in

particolare a D. COHEN, La crise des banlieues, in ID., «Trois leçons sur la société post- industrielle», o.c., pp.80-83; H. LAGRANGE, M. OBERTI, La rivolta delle periferie. Precarietà

urbana e protesta giovanile: il caso francese, Mondadori, Milano 2006 e R. BENEDETTI, Protesta

e precarietà in Francia, in M.A. TOSCANO (a cura di), «Homo instabilis. Sociologia della precarietà», Il Grandevetro/Jaca Book, 2007, pp.125-131), sebbene anche le numerose vicende della più attuale cronaca nazionale facciano emergere il rischio di una sempre più acuta, drammatica conflittualità, tra cittadini italiani e nuovi immigrati.

189 R

ETIS, Cities and Regions of Europe: for a Union contract, Bruxelles, 18-19.12.2007.

190

Cfr. C. RANCI, Le nuove disuguaglianze in Italia, Il Mulino, Bologna 2002, p.23.

191 Cfr. in particolare P. L

E GALÈS Le città europee. Società urbane, globalizzazione,

governo locale, o.c; J. DANZELOT, De la question sociale à la question urbaine, in «Esprit» Paris 1999, pp.87-115; ID., La nouvelle question urbaine, in Ibidem, pp.83-87; S. TISSOT et F. POUPEAU,

La spatialisation des problèmes sociaux, in «Actes de la recherche en sciences sociales», n.159,

spazialmente individuando una peculiare geografia della segregazione, prodotto di un’esclusione ormai trasformatasi in fenomeno strutturale per alcuni quartieri e periferie urbane, alimentando circuiti viziosi di forme cumulative di disagio, marginalità ed esclusione, da cui è difficile uscire192.

Se a questa transizione critica attraversata dalle città europee si aggiunge un altro fattore caratterizzante la realtà contemporanea dell’Europa metropolitana, vale a dire la sua peculiare complessità emergente da un tessuto urbano fortemente diversificato, risulta ancora più difficile, quanto urgente, la necessità di elaborare strategie d’intervento maggiormente pro-attive, integrate nei loro diversi livelli (europeo, nazionale, regionale e locale) e centrate sulla definizione di best-practices, quale stimolo per il rafforzamento di una progettualità sociale con ampie ricadute territoriali, capaci di sviluppare la collaborazione tra pubblico-privato e la partecipazione della società civile.

Come affermato durante il convegno europeo sul futuro della città, infatti, «[l]es pouvoirs qui agissent sur un territoire sont contraints d’intégrer les projets urbains dans une stratégie globale et différenciée. Ils doivent tenir compte -pour l’évaluation de leurs projets et services- de la complexité croissante de l’environnement et des systèmes dans lesquels ils évoluent. Le territoire est devenu à ce point complexe que les interactions entre les citoyens et les autres parties concernées doivent être de plus en plus intégrées dans la politique publique.»193

In questa prospettiva il discorso sulla marginalità avanzata nell’ambiente urbano si salda alla riflessione sulla governance, centrale nello sviluppo della politica europea194 più recente, ma che nell’ambito della progettualità urbana aveva già acquisito uno spazio autonomo e rilevante. In particolare è con la comunicazione della Commissione Sustainable Urban Development in the

European Union: a Framework for Action (1998) che la dimensione della governance anticipa rispetto al successivo Libro bianco la sua centralità come

nucleo sul quale impostare una politica urbana che, in particolare nel settore

192 E’ quanto emerge dalle relazioni e dagli interventi tenuti durante il suddetto convegno

del network RETIS nello scorso dicembre 2007.

193 Relazione dei lavori del convegno Demain La ville, Colloque international sur le

devenir des villes, Bruxelles, 19-20.11.2007, p.19.

194 Cfr. C

sociale, sappia sviluppare l’integrazione socio-economica, promuovendo le pari opportunità e favorendo il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, intervenendo in particolare sull’occupazione e diffondendo pratiche di

benchmarking che utilizzino in maniera funzionale e costruttiva la diversità del

tessuto urbano europeo. Le aree urbane, si legge infatti nel Libro bianco, sono il luogo in cui confluiscono forme molteplici di discriminazione. L’alta incidenza e la concentrazione spaziale dell’esclusione e della deprivazione in molte città offrono l’opportunità per una cooperazione tra gli Stati membri sulle politiche e le misure che promuovono l’inclusione nei contesti urbani. Nonostante la maggioranza di questi problemi sia simile e trasversale in tutta l’Europa, i diversi approcci elaborati nei differenti contesti mettono a disposizione un’importante bagaglio di esperienza, che agevola l’azione europea, favorendo la condivisione delle esperienze e lo scambio delle migliori pratiche intraprese195. A partire da

questa considerazione, si articoleranno numerosi studi, che interpretano il ruolo della governance nell’implementazione di politiche sociali per il recupero urbano. In questa prospettiva di indagine ed approfondimento muove, per esempio, il già citato studio comparativo The Spatial Dimensions of Urban Social Exclusion and

Integration, che, partendo proprio dall’assunto dell’insita diversità delle

esperienze urbane europee e dalla nuova emergenza di una concentrazione spaziale quale anticamera di una pericolosa dicotomizzazione sociale, indaga sulle dinamiche fortemente interconnesse di marginalità, nuova povertà e segregazione sociale urbana in undici aree urbane europee196.

Ma quale è la reale portata della governance come paradigma di riferimento per le nuove politiche urbane? Tale approccio si dimostra veramente capace di incidere nelle dinamiche urbane, rompendo le aree di nuova o rinnovata marginalità ed aprendo a nuove possibilità inclusive di coesione, integrazione e

195

EUROPEAN COMMISSION, Sustainable Urban Development in the European Union: a

Framework for Action, Bruxelles 1998, p.12.

196 S. M

USTERED and A. MURIE (eds.), The Spatial Dimensions of Urban Social Exclusion

and Integration, Final Report, URBEX Series, n.22, Amsterdam, June 2002. (Progetto interno al Fourth RTD Framework Programme Targeted Socio-Economic Research- TSER).

partecipazione sociale? Come ha infatti sottolineato Alietti, inquadrando tale dibattito in una necessaria cornice critica

«Partnership, comunità, partecipazione rappresentano idealmente il mutamento di prospettiva nella politica sociale in Europa, fondato su una concezione relazionale e un principio dialogico tra attori, interessi differenti. La validità di questo assunto, ovvero di un discorso e di una pratica che vuole essere inclusiva nei suoi principi, nella sua prassi e nei suo esiti, è evidente. I problemi sorgono nel momento in cui si materializza il processo di strutturazione del progetto integrato e le relative difficoltà a realizzare una reale partecipazione che non sia una sterile retorica ma in grado di mutare effettivamente le dinamiche di esclusione che spingono fuori dalla cittadinanza determinati spazi urbani e i suoi abitanti.»197

La questione resta insomma aperta, sviluppandosi con implicazioni differenti a seconda delle capacità dei diversi attori pubblici (governi centrali e locali, ma anche società civile e cittadinanza), favorendo lo sviluppo di partenariati pubblici e privati.

In particolare la sfida resta aperta per la coesione sociale, dove l’idea di una mixitè sociale non è traducibile in una strategia della coesistenza con la e nella diversità, quale risposta politica applicabile universalmente ed omogeneamente, ma deve svilupparsi come un campo di dinamiche funzionali interattive, che agiscono in e su un territorio, realizzando progressivamente un equilibrio negoziato che condizioni positivamente la tipologia delle relazioni sociali, la gestione del territorio inteso come spazio della socialità e lo sviluppo di una pratica di integrazione che sappia porsi come momento di graduale allentamento delle nuove tensioni sociali.

La questione della marginalità e dell’esclusione urbana diviene così il vettore per articolare un’ulteriore e più ampia riflessione sulla crisi della cittadinanza198, intesa come incapacità di articolare una chiara ed efficace risposta di contrasto alle forme di deprivazione e di esclusione attuali, insite nella

197 A. A

LIETTI, o.c.

198 Cfr. R. C

ASTEL, De l’indigence a l’exclusion, la désaffiliation. Précarité du travail et

vulnérabilité relationnelle, in J. DONZELOT (sous la direction) «Face a l’exclusion. Le modèle française», Esprit, Paris, 199.

strutturazione della nuova logica economica ed implicanti cambiamenti che coinvolgono lo spazio urbano, ma non si esauriscono in esso199.

199. M. O

Capitolo V

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