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L’evoluzione della cittadinanza sociale europea

Esclusione sociale e cittadinanza.

4. L’evoluzione della cittadinanza sociale europea

Questa insita ambivalenza della cittadinanza, che richiama alla natura duale del processo di inclusione ed esclusione evidenziata anche da Woodward e Koholi nella loro analisi sugli attuali sviluppi della società europea225, sembra rappresentare un tratto ormai tipico degli svolgimenti sociali contemporanei non solo europei, ma sempre più globali, come ben evidenzia Senn quando afferma che nelle società attuali gli spazi di uguaglianza coesistono sempre più spesso con spazi di disuguaglianza.

Nella riflessione sulla cittadinanza, è in particolare Wallerstein a sottolineare come il concetto stesso di cittadinanza sia dialetticamente legato, fin dalla sua prima definizione, al binomio inclusione-esclusione:

«la cittadinanza fu inventata come concetto di inclusione degli individui nei processi politici. Ma ciò che include, allo stesso tempo esclude. La cittadinanza conferisce privilegi, e il privilegio è salvaguardato non includendo tutti. [...] L’inclusione di tutti, davvero di tutti, avrebbe reso impossibile la difesa dell’incessante accumulazione di capitale, poiché avrebbe distribuito il plusvalore in quantità troppo esigue. L’inclusione di nessuno, il vero e proprio mantenimento dell’ ancien régime, avrebbe reso impossibile la difesa dell’incessante accumulazione di capitale, poiché sarebbe stata causa della collera del popolo o della distruzione della ossatura politica del sistema. Il compromesso della cittadinanza -l’inclusione di alcuni e l’esclusione di altri- è servito appunto a placare gli strati sociali più pericolosi dei paesi delle zone centrali, le classi lavoratrici, e allo stesso tempo a escludere dalla divisione del plusvalore e dai processi decisionali politici la grande maggioranza della popolazione mondiale»226

Secondo l’interpretazione di Wallerstein, insomma, la definizione inclusiva del cittadino può avvenire solo attraverso la compresenza del suo opposto: l’escluso; una posizione riaffermata con forza da Gargiulo, per il quale «il volto inclusivo della cittadinanza è inseparabile da quello esclusivo. Il processo di costruzione del cittadino necessita della presenza -costante nella sostanza ma mutevole nella forma- del non cittadino»227.

225 Cfr. A.W

OODWARD, M. KOHLI, European societies- Inclusions/exclusions? o.c., per la cui analisi si rimanda al capitolo III.

226

I. WALLERSTEIN, Utopistica. Le scelte storiche del XXI secolo, Asterios, Trieste 2003, pp. 32-33.

227

E. GARGIULO, L’inclusione esclusiva: storia, teoria e pratica della cittadinanza

Sul versante europeo del processo di integrazione, questa natura duale e controversa della cittadinanza è emersa molto più recentemente: come già anticipato, la sua affermazione problematica è stata oggetto di dibattito solo a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, con la progressiva disgiunzione tra territorio di appartenenza nazionale e godimento dei diritti sociali228. La prima tappa di questo processo può essere ricercata nell’adozione del Regolamento 1408/71229 relativo al coordinamento dei regimi di protezione sociale, ma è sicuramente a cavallo della fine degli anni Ottanta230 e l’inizio degli anni Novanta che si pongono i pilastri su cui costruire la cittadinanza europea: con il Trattato di Maastricht del 1992, infatti, viene istituita la cittadinanza europea, «novità assoluta in campo internazionale e primo caso di cittadinanza di un aggregato regionale sovra-nazionale. Con il successivo Trattato di Amsterdam del 1997 lo status di cittadino dell’Unione Europea è stato addirittura rafforzato, fino ad arrivare nel 2000, con la Carta di Nizza, ad una definizione più precisa dei suoi diritti.»231

L’affermazione dell’Europa come soggetto istituzionale rompe inevitabilmente la solidità monolitica degli istituti di cittadinanza fondati su base nazionale ed apre così a nuove elaborazioni, non prive di risvolti critici, proprio per quell’intrinseca contraddittorietà tra dinamiche inclusive e nuovi regimi di esclusione derivanti dall’affermazione della dimensione sovra-nazionale. In questa prospettiva, per interpretare il processo di trasformazione in corso costruttivamente (e non come mero processo di destabilizzazione), si può attingere alla logica di fusione-separazione sviluppata da Marshall nella sua pioneristica analisi sulla cittadinanza, ben trasferibile, seppur in un contesto diverso e rinnovato, anche all’analisi attuale. Come sostiene Ferrera, infatti, nel

228

Cfr. M. FERRERA, European Integration and National Social Citizenship: Changing

Boundaries, New Structuring?, in «Comparative Political Studies», vol.36, no. 6, August 2003,

pp.611-652; S. GIUBBONI, Diritti sociali e mercato. La dimensione sociale dell’integrazione

europea, Il Mulino, Bologna 2003

229 Regolamento (CEE) n. 1408/71 del Consiglio, del 14 giugno 1971, relativo

all'applicazione dei regimi di sicurezza sociale ai lavoratori dipendenti e ai loro familiari che si spostano all'interno della comunità.

230

E’ del 1987 la firma dell’Atto unico europeo (Lussemburgo, 17 febbraio 1986).

231 E. G

processo di integrazione europea la dimensione della fusione ritorna nei termini di integrazione legale, là dove invece la separazione opera creando «nuove strutture di autorità e di giurisdizione»232. La riflessione sulla dinamica della cittadinanza europea proposta da Ferrera attraverso una rilettura attualizzata di Marshall, rimanda così alla più recente riflessione di Beck e Grande sul processo di europeizzazione come processo che ribalta la tradizionale impostazione del rapporto unione/frammentazione, in cui quest’ultima non è interpretata come fattore di disgregazione in sé negativo, ma come fattore di rottura dell’entità nazionale, che può contribuire all’affermazione di una nuova consapevolezza sociale europea nel riconoscimento dell’alterità degli altri233. Sia nell’interpretazione di Ferrera che in quella di Beck e Grande, la riflessione sulla rottura dell’unità nazionale e sulla nuova logica che si viene a definire (di fusione/separazione per il primo, di unione/frammentazione per i secondi) apre ad una nuova elaborazione integrata tra dimensione europea e dimensione locale. Tale elaborazione assume una specifica rilevanza proprio in relazione alla cittadinanza, quale spazio di intermediazione degli attori sociali a livello locale, in un contesto però di costante confronto con l’ambito europeo.

5. Regionalizzazione e trans-nazionalizzazione: nuove questioni per la

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