Esclusione sociale e cittadinanza.
5. Regionalizzazione e trans-nazionalizzazione: nuove questioni per la cittadinanza europea.
Il processo di ridefinizione dei confini territoriali e sociali che prende vita sullo scenario europeo determina nuove implicazioni nelle dinamiche di costruzione ed affermazione della cittadinanza. La diversa distribuzione spaziale dei confini offre infatti stimoli per una nuova geografia sociale: rifiutando la sterile impostazione di una società europea costruita unidimensionalmente, sulla base di una lettura che interpreta lo svolgimento europeo come sommatoria di entità nazionali verticalmente inserite in un processo di integrazione artificialmente
232 M. F
ERRERA, Verso una cittadinanza sociale ‘aperta’, o.c., p. 7.
233
U. BECK, E. GRANDE, L’Europa cosmopolita. Società e politica nella seconda
costruito dall’alto, la dinamica socio-territoriale europea può delinearsi anche in una prospettiva orizzontale che, come spiegano Beck e Grande, si traduce in una nuova articolazione sociale234. In questo spazio prende infatti forma quella dialettica tra fusione/separazione, unione/frammentazione in cui il livello nazionale assume il ruolo di mediatore tra macro e micro dimensione, mentre sono proprio queste ultime, la dimensione locale e la dimensione sovranazionale, ad acquisire una peculiare centralità nella definizione delle nove dinamiche sociali. In questo spazio dinamico tripartito tra locale, nazionale e sovra-nazionale acquista rilevanza una nuova dimensione, quella regionale, intesa come dimensione orizzontale, funzionale a stabilire una nuovo ponte tra i due estremi della dinamica socio- geografica e per questo sempre più definita come transnazionale. Il carattere innovativo della transnazionalità risiede infatti proprio nel suo porsi come nuovo polo di uno svolgimento che travalica la dimensione nazionale e quindi anche le stesse dimensioni dell’internazionalità o della sovranazionalità, le quali rappresentano il prodotto di una concezione verticale dei rapporti tra Stati:
«“Internazionale” e “sovranazionale” sono concetti centrati sullo stato; il primo ha le sue radici e le sue sensibilità intellettuali nelle relazioni internazionali, mentre il secondo le ha nel diritto pubblico e nel diritto costituzionale comparativo. Mentre con il concetto di internazionalità viene sottolineata la separazione degli spazi nazional-statali, nel caso della sovranazionalità viene dato rilievo ala cornice istituzionale comune del diritto europeo e quindi anche alle peculiarità delle istituzioni europee. Tuttavia, entrambe le prospettive tematizzano un’europeizzazione dall’alto, mentre nel caso dell’europeizzazione transnazionale il centro dell’attenzione e l’oggetto di studio è un’europeizzazione dal basso […] La prospettiva transnazionale-orizzontale mette in dubbio che nazionale e internazionale siano due facce della stessa medaglia, e si interroga sul terzo escluso. Essa pone al centro le forme di lavoro, di produzione, di vita e di azione che evitano, estendono, ridefiniscono l’“aut-aut” nazionale con un “sia-sia” co- nazionale.»235.
L’elemento transnazionale pone allora nuove questioni nella definizione della cittadinanza sociale in quanto si confronta con le trasformazioni dei confini nazionali proponendo un nuovo approccio integrato tra tre dimensioni complementari. Questa interpretazione relazionale dell’europeizzazione trascende
234
Ibidem, p. 127 e ss.
la dimensione istituzionale dell’Europa intesa come Unione europea, sviluppandosi anzi come prospettiva che apre sulla dimensione quotidiana, del vissuto, in cui si intrecciano dimensioni macro e micro, interne ed esterne. Queste dinamiche di transnazionalizzazione giocano un ruolo importante nella politica sociale europea, delineando nuovi scenari socio-territoriali che si intrecciano con l’affermazione di «nuovi spazi sub-nazionali di solidarietà»236. Si evidenziano così due tendenze solo apparentemente contrastanti, ma in realtà fortemente connesse: da un lato, l’affermarsi di dinamiche transnazionali, quale esito di un complesso processo multi-dimensionale; dall’altro, la definizione di nuovi spazi sociali su base locale, interpretabili tanto come conseguenza diretta del processo di integrazione socio-economica europea, tanto come esito collaterale ed implicito di tale processo237. Quale esito indiretto del processo di integrazione europea, l’affermazione di spazi sub-nazionali si spiega infatti come una forma di ripiegamento della solidarietà a livello micro, in reazione all’intensificarsi della competitività dei mercati e della globalizzazione. In questa prospettiva tuttavia il ripiegamento non si traduce in una forma di chiusura protezionistica, ma si esplica al contrario attraverso l’affermazione di quelle che Streeck definisce come nuove solidarietà competitive, che possono trovare proprio nel modello sociale europeo una sua possibile configurazione238.
Come conseguenza diretta, invece, questi nuovi spazi sub-nazionali rappresentano l’esito di una precisa volontà delle istituzioni europee, che negli ultimi decenni hanno promosso ed incentivato la dimensione locale e regionale come centro di progettazione ed attività, in particolare nell’ambito sociale. In questa direzione la dimensione sub-nazionale si lega strettamente a quella transnazionale, che si esplica proprio attraverso l’affermazione di reti inter e
trans-regionali, finalizzate alla cooperazione ed alla promozione di interventi
integrati nel sociale.
236 M. F
ERRERA, Verso una cittadinanza sociale ‘aperta’, o.c., p. 25.
237 Cfr. M. F
ERRERA, ibidem; M. KEATING, The New Regionalism in Western Europe: Territorial Restructuring and Political Change, Edward Elgar, Cheltenham 1998.
Si tratta di dinamiche trasformative che possono (e potranno) modificare profondamente la struttura del welfare nazionale e la definizione delle politiche ad esso relativi, incidendo significativamente sui modi di intendere e gestire la
governance: lo stesso Metodo Aperto di Coordinamento, inaugurato proprio come
strumento di integrazione ed armonizzazione dei diversi welfare nazionali, rappresenta in questo senso una tappa importante nel percorso di promozione di una governance multilivello in ambito sociale239, quale metodo per promuovere l’apertura dei sistemi di cittadinanza sociale nazionale, in un equilibrio dinamico e costantemente in fieri tra conservazione dei propri valori di riferimento e conciliazione di nuove esigenze più complesse, plurali e diversificate. Al tempo stesso, si sviluppano però nuove emergenze e si generano nuove implicazioni per la cittadinanza sociale europea, aprendo ad un difficile dibattito sulle possibilità di apertura e sui rischi di chiusura sociale derivanti da tali nuove dinamiche in atto. I processi di cambiamento attuali, che muovono come si è visto nella direzione di una crescente articolazione tra sfere socio-territoriali differenti, possono infatti delineare nuovi rischi di potenziali chiusure sociali, là dove la dinamica sociale e geografica emergente non riesce ad armonizzarsi in un percorso di integrazione equilibrata, ma anzi diventa terreno di nuove potenziali conflittualità sociali. Nel momento in cui i confini europei vengono resi più mobili, l’apertura che ne deriva può infatti ritorcersi sul già difficile percorso di integrazione sociale generando nuove modalità dell’esclusione, definendo un controverso paradosso per cui per assicurare i confini, l’integrazione sociale viene trasformata in uno strumento di chiusura, di esclusione240. Tale controversia riflette chiaramente la duplice valenza insita nel concetto di cittadinanza, i cui risvolti inclusivi sono inevitabilmente costruiti su una preventiva selezione che può lasciar fuori, chiudere, o, appunto, escludere, in una costante dialettica del riconoscimento che, nell’ambito di una società allargata e transnazionale quale
239
Cfr. cap. VII
240 Cfr. U. B
dovrebbe essere quella europea, spinge verso nuovi interrogativi sul senso ed il contenuto della cittadinanza.