Esclusione sociale e marginalità urbana.
3. Gli approcci interpretativi.
3.2 Il regime della advanced marginality.
Ciò che emerge dall’analisi della città come strumento attraverso il quale indagare dimensioni e modalità dell’esclusione attuale, è insomma una peculiare dinamica di polarizzazione sociale, concentrazione della povertà e contemporaneamente nuova affermazione di una marginalità diffusa e sfuggente. Si tratta di un panorama articolato, che, riprendendo Touraine, evidenzia la complessità di una società non più distinta da una divisione sociale verticale, bensì orizzontale, in cui diviene sempre più difficile capire se ci si trova dalla parte degli in o degli out168. Anche la stessa polarizzazione sociale si struttura secondo una dinamica nuova, che secondo Waquant prevede la presenza di due processi paralleli, analiticamente distinti, ma strettamente connessi da un punto di vista empirico: un processo di polarizzazione dal basso, esplicabile attraverso le dinamiche di vulnerabilizzazione a cui si è più volte fatto riferimento nel corso di questa analisi, ed un processo di polarizzazione dall’alto, evidente nell’affermazione di una classe decisionale transnazionale, centrale nella definizione dei nuovi scambi globali ed attiva negli snodi prioritari delle economie nazionali, internazionali e mondiali169. Si tratta di una fenomenologia sociale che sta caratterizzando sempre più anche le città europee, in cui, tra l’affermazione di disuguaglianze multifattoriali e la cristallizzazione di nuove forme di marginalità socio-economica, si sta procedendo verso la definizione di
167 Cfr. S. M
USTERD and A. MURIE (Eds.), The Spatial Dimensions of Urban Social
Exclusion and Integration, o.c., p. 27.
168 Cfr. A. T
OURAINE, Face a l'exclusion, in «Esprit», n. 169, 1991
169
L. WAQUANT, Logic of Urban Polarisation from Below, in ID., «Urban Outcasts. A Comparative Sociology of Advanced Marginality», o.c., pp.255-279.
una nuova povertà170. Questa duplice dinamica sociale coincide con una profonda trasformazione dell’esperienza urbana ed in particolare della marginalità urbana; la città ha infatti perso la sua connotazione di luogo dell’integrazione di classe, con la tipica identificazione della ‘questione sociale’ come ‘questione operaia’:
«Nella città industriale, intorno al lavoro, al luogo fabbrica si era creato un meccanismo d'integrazione conflittuale.[…] La questione sociale s’identificava esclusivamente con la questione operaia. In questo modello di società lo scenario urbano strutturava in maniera visibile i luoghi, le forme, e i soggetti del conflitto sociale rendendo possibile la persistenza dei vincoli comunitari e di appartenenza di fronte ad un universo che sembrava destinato a negarli»171.
Questo meccanismo dell’integrazione conflittuale, assente nell’attuale realtà urbana, rafforza un passaggio cruciale dal quartiere periferico come spazio di una mobilità sociale possibile, in cui si insediavano gruppi in relazione alla propria posizione di classe (e quindi in relazione al ruolo assunto nel sistema di produzione), ad una definizione di questi luoghi come «spazi di stagnazione delle proprie traiettorie di vita»172, non spiegabili per una carenza d’incorporazione urbana rispetto ad un’integrazione socio-economica possibile, ma anzi al contrario come zone di un’incorporazione urbana priva di integrazione sociale173. Si delinea così in maniera evidente il cambiamento di prospettiva con cui inquadrare ed interpretare la marginalità urbana: una marginalità che, nel suo intrecciarsi tra vecchie e nuove dimensioni dell’esclusione, si sta costituendo come un vero e proprio «regime della marginalità avanzata»174. Questo nuovo regime della marginalità e della povertà urbana è secondo Waquant un categoria tipica delle città europee, che, pur condividendone processi di impoverimento simili nei loro esiti, le distingue dalla realtà urbana americana. Contrariamente a quanti affermano una progressiva ‘americanizzazione’ dei fenomeni di povertà e
170
Cfr. L. WAQUANT,Stigma and Division. From the Core of Chicago to the Margins of Paris, in Ibidem, pp.163-198:163.
171 A. A
LIETTI, Le politiche di riqualificazione urbana e i quartieri a rischio: un’analisi
critica, in «THEOMAI, Estudios sobre Sociedad, Naturaleza y Desarrollo», no. 10/2004
172 J. D
ONZELOT, M-C. JAILLET, Séminaire sur les zone urbaine défavorisées en Europe et
en Amérique du Nord, Plan Urbain, CEDOV, Paris, 1997, p.6.
173 Ibidem. 174
Cfr. L. WAQUANT, The Rise of Advanced Marginality. Specifications and Implications, in Urban Outcasts. A Comparative Sociology of Advanced Marginality»,o.c., pp. 229-256.
marginalità urbana in Europa175, Waquant sottolinea infatti i tratti distintivi della
advanced marginality europea: essa confluisce sì in problemi di deprivazione
materiale e culturale, instabilità familiare, degrado e povertà crescente, comuni anche alle periferie statunitensi; tuttavia permane una forte divergenza nei modi in cui le società producono, organizzano e catalogano la marginalità176. In questo senso si spiega la distinzione tra red belt e black belt177, cioè tra i quartieri marginali francesi ed americani (ma la comparazione, con funzione idealtipica, è estendibile alla realtà europea in generale), dove i primi fanno esperienza di una progressiva marginalizzazione intesa come decomposizione della struttura di classe, mentre i secondi enfatizzano la dimensione della stigmatizzazione etnica e razziale178.
Ma perché si parla di una marginalità ‘avanzata’? Ed in che senso essa è avanzata? Per Waquant l’aggettivo avanzata non connota esclusivamente la specifica contestualizzazione di questa fenomenologia come caratteristica delle società postindustriali; piuttosto tale aggettivo va inteso come qualcosa ‘che precede’, e contemporaneamente ‘va avanti’, in quanto precursore delle dinamiche sociali future:
«these forms of marginality are not behind us: they are not residual, cyclical or transitional; and they are not being gradually resorbed by the expansion of the ‘free market’ […] or by the (protective or disciplinary) action of the welfare state. Rather, they stand ahead us: they are etched on the horizon of the becoming of contemporary society»179
175 In questa direzione muove, in particolare, il pensiero di W. J. Wilson, per la cui analisi
tra povertà urbana in Europa ed in America si rimanda in particolare a W. J. WILSON, Citizenship
and the Inner-city Ghetto Poor, in B. VAN STEENBERGEN (ed.) «The condition of citizenship», Sage Publications, London 1994, pp.49-65. Per una comparazione tra problematiche urbane in America ed in Europa, si rimanda anche a J. DANZELOT, Faire société: la politique de la ville aux
États-Unis et en France, Seuil, Paris 2003; É. MAURIN, Le Ghetto français, Seuil/La République des Idées, Paris 2005.
176 L. W
AQUANT, Logic of Urban Polarisation from Below, in «Urban Outcasts. A Comparative Sociology of Advanced Marginality», o.c., p. 259.
177
Cfr. L. WAQUANT, Red Belt, Black Belt: Racial Division, Class Inequality and the
State in the French Urban Periphery and the American Ghetto, in Mingione E. (ed.), «Urban
Poverty and Underclass», Blackwell, London, 1995.
178 In questo senso la riflessione rimanda al confronto tra esclusione sociale come
concetto eminentemente europeo ed underclass, per il quale si rimanda al capitolo n. 2
179 Cfr. L. W
Questo porsi della marginalità avanzata come forma di un cambiamento che non è un residuo del passato o un fenomeno transitorio, ma anzi diviene «precursore del futuro»180, sottolinea la specificità di questo ‘nuovo regime’ rispetto a quello della povertà e della marginalità tipici dell’epoca fordista: si sta cioè assistendo ad una modernizzazione della povertà (modernisation of
misery)181, sempre più persistente se non addirittura permanente, disconnessa dalle fluttuazioni macroeconomiche perché ormai cristallizzata negli spazi di un’esclusione radicata.