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Le logiche strutturali della nuova marginalità avanzata.

Esclusione sociale e marginalità urbana.

4. Le logiche strutturali della nuova marginalità avanzata.

La dinamica urbana contemporanea, analizzata in una prospettiva che è insieme socio-economica e culturale, si delinea così come risultante di diverse, nuove o rinnovate logiche, nelle quali si producono e si riflettono i maggiori vettori del mutamento contemporaneo. Waquant, nella sua analisi sulla marginalità avanzata, individua quattro logiche strutturali, che influiscono in maniera radicale nella definizione dei nuovi spazi della disuguaglianza, in una prospettiva in cui la dimensione socio-istituzionale, il funzionamento del mercato e la dialettica spaziale-culturale si intersecano, aprendo ad una visione poliedrica e multidimensionale del disagio urbano. Pur riconoscendo la valenza idealtipica di tale modello, esso risulta particolarmente utile per cogliere ed indagare, in maniera distinta, anche se strettamente connessa, le diverse logiche che soggiacciono alla strutturazione di una così articolata e nuova emergenza urbana.

La dinamica macrosociale: verso un nuovo spazio della disuguaglianza?

L’elemento macro-sociale, vale a dire il riaffermarsi di una nuova dimensione della disuguaglianza come tratto dinamico, complesso e tendenzialmente dicotomico della società attuale, si riflette in tutta la sua problematicità nello spazio urbano.

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L. WAQUANT, Logic of Urban Polarisation from Below, oc., p. 258.

Ed assume una particolare, rinnovata (quanto forse inaspettata) rilevanza proprio in quei contesti ‘ricchi’ ed ‘avanzati’, dove il fantasma della povertà e dell’esclusione sembrava essere un brutto quanto sgradito fenomeno da etichettare come marginale, sporadico, da contenere, quasi nascondere, quale conseguenza residuale di un certo sviluppo tecnologico diseguale182.

Nella città si esplica infatti, in tutta la sua contraddittorietà, lo sviluppo simultaneo di nuova ricchezza e nuova povertà, quali esiti contrapposti di un processo di tecnologizzazione crescente e non sempre responsabile, che là dove apre nuove opportunità, contemporaneamente incrementa il grado di vulnerabilità e marginalità per chi non detiene le possibilità, le capacità e le competenze per l’accesso al mondo della conoscenza183. Tale digital divide diviene uno dei fattori principali di progressiva disconnessione dai nodi centrali della vita urbana, riflettendosi direttamente sulla dimensione economica ed in particolare sull’inserimento nel mercato del lavoro.

La dinamica economica: il cambiamento nel mercato del lavoro.

Come sostiene Waquant la nuova marginalità urbana è il prodotto di una duplice trasformazione nella sfera lavorativa: la prima, di ordine quantitativo, ha visto la progressiva estromissione dal mercato di una amplissima fascia di lavoratori impegnati nei cosiddetti low-skilled job, cioè in quelle occupazioni che richiedevano scarse competenze e specializzazioni, considerate residuali in una società sempre più centrata sulla tecnologizzazione e la competizione crescenti; la seconda, qualitativa, coinvolge la progressiva frammentazione, dispersione e degradazione delle condizioni, fino a pochi decenni fa considerate come tipiche ed ormai acquisite, dell’occupazione, aprendo -ed anzi ormai drammaticamente consolidando- quell’area della flessibilità che sempre più si declina come precarizzazione diffusa, incertezza identitaria ed insicurezza sociale.

182 Cfr. in particolare L. G

ALLINO, Disuguaglianza ed equità in Europa, Laterza 1993; R. CASTEL, Le insidie dell’esclusione, o.c.; G. ESPING-ANDERSEN, I fondamenti sociali delle

economie postindustriali, o.c., S. PAUGAM, L’exclusion: l’état du savoir, o.c.

La dinamica politica nella ridefinizione del welfare state

L’indebolimento e la frammentazione del concetto di lavoro come spazio della socializzazione e della partecipazione si riflette anche sui sistemi di welfare, che, già scalfiti nelle loro fondamenta dall’insieme delle trasformazioni socio- economiche in atto, vedono nel progressivo svuotamento del lavoro stabile un’urgente sfida da affrontare elaborando nuove strategie, nuovi ammortizzatori sociali e nuove politiche, sia di recupero che di prevenzione184. Ma è proprio nel suo porsi come strumento di intervento che il welfare può configurarsi, esso stesso, come uno dei principali sistemi di stratificazione sociale, definendo forme, modi e criteri della partecipazione alla vita sociale. La questione di una necessaria revisione critica, più adeguata e rispondente ai nuovi bisogni della cittadinanza, degli attuali sistemi di welfare, si somma così alla loro connotazione di per sé critica e potenzialmente contraddittoria, ampliando i confini di una criticità che nel conteso urbano si fa particolarmente evidente, palesando in tutte le sue implicazioni (aumento della sfera del rischio sociale, insicurezza, crescente vulnerabilità, nuova marginalità…) il processo di disarticolazione e indebolimento del welfare contemporaneo.

La dinamica culturale tra stigmatizzazione sociale e nuova “geografia urbana”

La necessità di elaborare nuove politiche sociali per l’ambiente urbano diviene prioritaria anche se si analizza tale questione nelle sue dimensioni culturali ed integrative della differenza185. L’idea di una mixité come elemento positivo della dinamica urbana, quale strumento di valorizzazione e promozione tanto della coesione quanto dell’integrazione, si scontra infatti con una certa

184 In questa prospettiva si inseriscono le politiche attive del lavoro che, pur tra

interpretazioni contrastanti e spesso critiche, muovono dalla necessità di prevenire forme di disoccupazione (specialmente di lunga durata) sviluppando l’occupabilità dei lavoratori e potenziandone l’adattabilità attraverso programmi di formazione e aggiornamento continui, il più possibile costruiti sulle caratteristiche soggettive del lavoratore, per renderli meno vulnerabili di fronte alla transizioni, sempre più frequenti, nel proprio percorso lavorativo.

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A tale proposito cfr. in particolare S. TISSOT et F. POUPEAU, La spatialisation des

consolidata stigmatizzazione collettiva, dualisticamente centrata sulla dicotomizzazione noi/loro, inclusi/esclusi, centrali/periferici, che, anche spazialmente, assume una nuova configurazione rispetto all’etichettamento tipico della società del secondo dopo guerra. Ciò che caratterizza gli spazi della segregazione urbana nei contesti avanzati contemporanei, infatti, è principalmente il convergere di un crescente indebolimento del senso di appartenenza territoriale (il quartiere sempre meno vissuto come contesto di socializzazione e di partecipazione, ma anzi sempre più interpretato come spazio potenziale del conflitto e del rischio), con uno speculare, quanto pericoloso rafforzamento della propria identificazione sociale di isolamento da parte di chi vive perifericamente la città (in senso geografico quanto sociologico): I nuovi ‘ghetti’ delle periferie urbane divengono cioè il prodotto di un duplice processo di stigmatizzazione sociale da parte degli ‘inclusi’ e di identificazione della propria condizione da parte degli ‘esclusi’, minando nel profondo la solidarietà locale ed aprendo a nuove stigmatizzazioni sociali e culturali.

5. Dalla marginalità urbana alla governance europea: la città in Europa tra

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