Esclusione sociale e cittadinanza.
2. L’evoluzione storico-sociale: da Marshall agli approcci contemporanei.
Interpretata nel sua dimensione sociologica, la cittadinanza è definibile come una combinazione multidimensionale e storicamente dinamica di responsabilità e diritti politici, civili e sociali202. In questa articolazione triadica è evidente l’influenza marshalliana, la cui storica concettualizzazione della cittadinanza si articola nei tre momenti, temporalmente susseguenti l’uno all’altro, di acquisizione dei diritti politici, civili e sociali, quali snodi strategici nello sviluppo del processo di progressiva affermazione della cittadinanza come pratica sociale203.
L’impostazione di Marshall, pur essendo stata accusata di un’eccessiva linearità, che non terrebbe debitamente in conto il ruolo del conflitto ed anzi tenderebbe a muoversi verso una deriva di tipo funzionalista, appare tuttavia ancora utile, prima di tutto, in quanto inscrive la cittadinanza «all’interno di un lungo ciclo storico di espansione (nel senso che soggetti originariamente esclusi da essa sono stati progressivamente inclusi) e di arricchimento intensivo (nel senso che i suoi «contenuti» si sono moltiplicati e qualitativamente modificati) della cittadinanza »204 Essa si configura cioè come un concetto contenitore i cui contenuti si sviluppano ampliandosi quantitativamente e qualitativamente nel corso del tempo, quindi caratterizzandosi per un’impostazione dinamica che offre spunti per una continua evoluzione e per un continuo arricchimento di significati. Secondariamente, l’utilità dell’analisi marshalliana va ricercata nella sua duplice articolazione di cittadinanza come processo di fusione (territoriale) e cittadinanza come processo di separazione (funzionale), una duplicità che come si vedrà assumerà una specifica e peculiare rilevanza nel momento in cui la riflessione si concentra sulla dimensione europea della cittadinanza.
202 M. R
OCHE, Citizenship and Exclusion: Reconstructing the European Union, in M. ROCHE, R. VAN BERKEL(eds.), o.c. pp.3-22: 4.
203 T.H. M
ARSHALL, Cittadinanza e classi sociali, Laterza, Bari 2002.
204
S. MEZZADRA, Introduzione-Diritti di cittadinanza e Welfare State. Citizenship and
Una prospettiva diversa dall’articolazione triadica di Marshall è invece offerta da Rokkan, per il quale il concetto di cittadinanza racchiude in sé due tipologie di diritti: il diritto ad avere radici ed il diritto ad avere opzioni. La prima sfera di diritti, i rights to roots, si concretizza nella facoltà di appartenenza ad una comunità intesa come spazio territoriale, mentre i rights to options si riferiscono alla possibilità di avere opportunità ed effettuare scelte nello spazio territoriale di appartenenza (o scelto come tale)205.
Ma se la cittadinanza si definisce come una processualità storico-sociale in costante divenire, quali sono allora gli approcci con cui si possono indagare le sue diverse sfaccettature e dimensioni, in relazione alla dialettica esclusione- inclusione nel suo sviluppo specificatamente europeo?
La letteratura in materia si articola su posizioni diverse, sintetizzabili in due tipologie principali di approcci: quelli che conferiscono una particolare consistenza concettuale e contenutistica alla cittadinanza e quelli che, al contrario, la interpretano nella sua dimensione più leggera e minimalista. A tale proposito, si può distinguere proprio tra una concezione minimale della cittadinanza ed una dinamica206: l’approccio minimale tende a concentrarsi sull’apparato formale e legale della cittadinanza, vale a dire sulla sfera dei diritti e delle loro limitazioni, in una prospettiva in cui il consolidarsi della cittadinanza europea si delinea fondamentalmente come una prassi fondata sul livello nazionale ed in cui la dimensione europea appare solo aggiuntiva e non costitutiva. Si tratta di una visione, evidentemente, che non lascia ampi spazi all’idea di cittadinanza come momento confermativo di un più solido senso di appartenenza e di una più forte spinta all’integrazione europea, ma che anzi enfatizza proprio la diversità storica e
205 Cfr. S .R
OKKAN, Dimension of State Formation and Nation Building, in Tilly C. (ed.), «The Formation of National States in Western Europe», Princeton University Press, Princeton, 1975; S. ROKKAN and D. URWIN (eds.), The Politics of Territorial Identity: Studies of
Developments in the European Peripheries, Sage London 1981; S. ROKKAN and D. URWIN.
Economy, Territory, Identity: Politics of West European Peripheries, Sage London1983.
206
E. MEEHAN, Citizenship and Social Inclusion in the European Union, in M. ROCHE, R.
culturale europea come ostacolo alla costruzione di un più forte senso di appartenenza transnazionale:
«the cultural diversity of Europe and its historical conflicts are too deeply rooted […] to be a strong transnational sense of belonging like that which nationality provides in state-based experiences of citizenship.»207
Al contrario, l’approccio dinamico sviluppa una prospettiva interattiva tra politiche e paradigmi concettuali, assumendo i concetti di accesso ed appartenenza quali aspetti centrali nella definizione di una concezione di cittadinanza come dinamica continua, mai uniforme, perché costantemente in sviluppo208. In questo contesto, l’idea di cittadinanza europea trova spazio nel gioco di relazioni che si instaura tra i diversi partners sociali, locali e regionali, interpretati come vettori dell’appartenenza e dell’accesso, in una prospettiva che inquadra la cittadinanza non come mero assetto di diritti, ma come più ampia dimensione, individuale e collettiva, dell’inclusione e della partecipazione209.
I due approcci contrapposti di cittadinanza minimale e dinamica si avvicinano in parte alla concettualizzazione effettuata da Bauböck che, nella sua analisi sulla cittadinanza come sviluppo interconnesso tra sfera istituzionale e movimenti sociali, in una prospettiva pluralistica capace di cogliere la fluidità del cambiamento politico, sociale e culturale, propone due concezioni opposte di cittadinanza: una concezione thin, in cui, similmente all’approccio minimalista, la cittadinanza è intesa fondamentalmente nella sua componete formale, legata alla sfera normativa del diritto tipicamente liberale, ed una concezione thick, che enfatizza l’aspetto dell’appartenenza comunitaria210. Differentemente dal modello degli approcci minimale e dinamico, questo della concezione ‘leggera’ e ‘pesante’ della cittadinanza non vede le due prospettive come visioni alternative, quanto piuttosto come gli esiti opposti di uno stesso continuum nel cui sviluppo si articola
207
Ivi, . p.27.
208 Cfr. A. W
EINER, Building Institutions: The Developing Practice of European
Citizenship, PhD Thesis, Department of Political Science, Carleton University, Ottawa 1995.
209 Cfr. E. M
EEHAN,o.c., p. 28.
210
R. BAUBÖCK, Recombinant chitizenship, in A.WOODWARD, M.KOHLI (eds.), «Inclusions and Exclusions in European Societies», o.c., pp.38-58.
l’esercizio della cittadinanza in tutte le sue diverse modalità interpretative. Ciò che differenzia ulteriormente le due tipologie di approcci, inoltre, è sicuramente la più spiccata connotazione politica di quest’ultima tipologia appena illustrata, evidente in tutte le tre componenti costitutive della cittadinanza (cittadinanza come appartenenza, come insieme di diritti e come pratica), là dove il primo modello, invece, si colloca fondamentalmente come framework interpretativo della relazione cittadinanza-esclusione nelle società europee.
Tra analogie e differenze, si è dimostrato interessante soffermarci, seppur brevemente, su questi due approcci perché entrambi, come pure la definizione che si è presentata all’inizio del paragrafo, sottolineano l’aspetto dinamico ed in divenire della cittadinanza. L’elemento processuale diviene insomma una sorta di “filo rosso” che guida la riflessione, spingendo ad interpretare la relazione cittadinanza-inclusione nel suo essere contemporaneamente una sfida da affrontare ed un processo da costruire. In questo senso diviene particolarmente suggestiva la prospettiva proposta da Darendhorf, il quale interpreta i diritti di cittadinanza come sintesi auspicabile della dialettica tra l’esercizio dei diritti (entitlements) e l’insieme di risorse, beni e strumenti dello sviluppo economico (provisions). Nel movimento dello sviluppo capitalista, infatti, la sfera degli
entitlements si è andata riducendo a favore dei provisions, mentre la cittadinanza
dovrebbe affermarsi proprio come sintesi ritrovata tra i due poli dialettici, in un equilibrio tra crescita economica e tutela del benessere sociale che ripropone in una diversa cornice teorica il dilemma centrale per la riflessione sul nuovo
welfare211.
211 Cfr. R. D
AHRENDORF, The Modern Social Conflict, Weidenfeld & Nicolson, New York 1988; A. CHIOCCHI, Dahrendorf o il conflittualismo chiuso, in «Società e conflitto», rivista