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L’esclusione sociale: approcci teorici e spunti interpretat

Dalla disuguaglianza all’esclusione: la riflessione in Europa

2. L’esclusione sociale: approcci teorici e spunti interpretat

Quella di esclusione è una nozione che si presenta densa di stimoli per la ricerca sociale, ma apre al tempo stesso nuovi spazi problematici e controversi, poiché si tratta di una categoria difficilmente definibile.

Gli approcci maggiormente critici tendono a sottolineare come questa nozione si definisca solo in negativo, limitandosi ad indicare una mancanza, un

deficit di integrazione, non spiegando da dove tale limite provenga ed in che cosa

veramente essa consista44. Con questa analisi, invece, pur mettendo in luce i tratti più critici del concetto di esclusione, si cercherà di evidenziare il contributo apportato da questa categoria analitica ed in particolare di cogliere come attraverso di essa si sia spinto verso un nuovo modo di confrontarsi con le problematiche della disuguaglianza e della povertà.

Ciò che caratterizza la nozione di esclusione, e che probabilmente le ha conferito anche il successo ottenuto negli anni recenti, è sicuramente la sua natura dinamica, multidimensionale e relazionale. Con il concetto di esclusione, infatti, si tende a definire non uno stato, ma una processualità o, ancor più precisamente, «l’esistenza di specifici processi sociali che conducono più frequentemente che in passato a situazione di disagio estremo: le rotture familiari, la perdita del posto di lavoro, il mancato accesso alle provvidenze pubbliche, l’isolamento sociale, la perdita dell’abitazione, lo smarrimento di un’identità sociale riconosciuta»45. Proprio perché dinamica, l’esclusione evidenzia come i soggetti esclusi non siano tali a causa di una loro specifica situazione contingente, ma perché esposti ad una progressiva erosione delle proprie prospettive future46. In questo senso l’esclusione si apre anche sulla dimensione relazionale, intesa sia come progressivo allentamento dai legami sociali, sia come dimensione della

44

A tale proposito si rimanda al paragrafo successivo, relativo ai limiti del concetto di esclusione sociale.

45 C. R

ANCI, Le nuove disuguaglianze sociali in Italia, Il Mulino, Bologna 2002, p.21.

46 Cfr. P. T

SAKLOGLOU, F. PAPADOPOULOS, Aggregate level and determining factors of

social exclusion in twelve European countries, in «Journal of European Social Policy» SAGE

relazionalità tra parti sociali, richiamando al rapporto tra soggetti ed istituzioni nella definizione di strategie di intervento. Uno degli aspetti forse più peculiari dell’esclusione va infatti ricercato proprio in questo suo porsi come dimensione individuale ed insieme sociale, in un’articolazione integrata tra disagio soggettivo e dinamiche collettive di vulnerabilità. La semplice impostazione dicotomica tra povertà come proprietà individuale, legata a situazioni di svantaggio personale da un lato, ed esclusione come proprietà tipica della società, centrata sulle istituzioni ed i ruoli che condizionano i modi dell’interazione sociale47 dall’altro, lascia infatti spazio ad una più complessa compresenza di individuale e sociale. Tale compresenza è chiaramente esplicata dalla Saraceno, secondo la quale la dimensione individuale trova spazio nel momento in cui l’esclusione si pone come approccio che cerca di rispondere a due differenti tipi di preoccupazione: la preoccupazione per l’accesso ai diritti sociali e, quindi, per il mantenimento dell’uguaglianza sostanziale, e la preoccupazione per i fenomeni di disintegrazione sociale -la désaffiliation di Castel-, causati dal cedimento dei tradizionali meccanismi di inserimento ed integrazione sociale. Il discorso sull’esclusione, quindi, si apre in questa prospettiva sul problema strettamente sociale e collettivo della cittadinanza e dell’appartenenza a reti di relazioni sociali stabili all’interno di una certa comunità, nonché alla questione dell’uguaglianza come dimensione sempre più a rischio per ampie fasce di popolazione esposte al rischio di marginalizzazione-esclusione48. La compresenza della componente individuale con quella sociale ed istituzionale si ritrova anche nei numerosi studi che interpretano l’esclusione distinguendola in tre dimensioni strettamente connesse: una dimensione economica, legata ai processi di impoverimento ed alla perdita di occupazione, una dimensione sociale, in cui la perdita dell’occupazione conduce ad una progressiva perdita del proprio status sociale acquisito, ed una

47 I

NTERNATIONAL INSTITUTE FOR LABOUR STUDIES, Social exclusion and anti-poverty

strategy. Research project on the patterns and causes of social exclusion and the design of policies to promote integration-A synthesis of findings, ILO 1996, p.4.

48

Cfr. C. SARACENO, Cittadini a metà. Le nuove forme della povertà e dell’esclusione

terza dimensione politica, che interpreta l’esclusione come categoria che coinvolge categorie specifiche di soggetti particolarmente vulnerabili, quali donne, minoranze etniche e religiose, migranti49. A queste dimensioni si somma poi una trasversale dimensione temporale dell’esclusione, per cui la logica economica contemporanea delinea modi, spazi e processi di esclusione che si ripercuoteranno nei processi di sviluppo socio-economici di domani50.

Nella multidimensionalità di questo concetto e di come esso trovi applicazione nella realtà socio-economica contemporanea, è in particolare Kronauer ad offrire un modello interpretativo che si articola nelle molteplici e differenziate tipologie del’esclusione, distinguendone sei diverse dimensioni: esclusione economica, esclusione dal mercato del lavoro, esclusione culturale, esclusione attraverso l’isolamento sociale, esclusione spaziale ed esclusione istituzionale. L’esclusione economica, pur essendo la forma di esclusione più facilmente riconducibile alla dimensione tradizionale della povertà, cioè la povertà misurata in termini di reddito, assume per Kronauer una specifica dimensione sociale e relazionale, oltre a caratterizzarsi per un’intrinseca relatività, essendo infatti definita in rapporto ad un determinato contesto culturale ed a determinati criteri di vita nazionali. Nell’impostazione dell’autore, infatti, ogni modalità di esclusione assume dimensioni specifiche e rilevanze differenti in relazione al paese in cui si inseriscono: egli infatti afferma, proprio a sottolineare la relatività della nozione di esclusione che «ciò che significa esclusione sociale in diversi paesi e dove comincia, dipende dai particolare modi di integrazione sociale. D’altra parte, soltanto le esperienze individuali e collettive rispetto all’esclusione dimostrano dove e in che misura i modi di integrazione sono chiamati in questione»51 .

49

S. BESSIS (ed.), From Social exclusion to social cohesion: towards a policy agenda, The Roskilde Symposium 2-4 march 1995, University of Roskilde, p.14-15.

50 Ibidem. 51 M. K

RONAUER, ‘Esclusione sociale’ e ‘underclass’: nuovi concetti per l’analisi della

povertà’, in V. BORGHI (a cura di), «Vulnerabilità, inclusione sociale e lavoro», FrancoAngeli Milano 2002, pp.37-63: 55.

L’esclusione dal mercato del lavoro si rapporta invece alla dimensione più tipica dell’esclusione, quella, appunto, dello status occupazionale: legata all’entrata (o al reingresso) nell’occupazione regolare, tale tipologia assume infatti una specifica articolazione in relazione alla dimensione flessibile e temporalmente definita dell’occupazione. Essa diviene ancor più complessa se si rapporta allecategorie, di per sé incerte e difficilmente definibili, della sottoccupazione, dell’occupazione marginale o dell’economia informale. Questa condizione di precarietà occupazionale diviene per Kronauer fonte di una più ampia e difficile esclusione sociale nel momento in cui si combina con almeno un’altra tipologia di esclusione, evidenziando un importante quanto vischioso processo ricorsivo dell’esclusione.

Mentre le due dimensioni suddette di esclusione si definiscono in relazione al vettore socio-economico, l’esclusione culturale si struttura in relazione all’isolamento da modelli di comportamento, orientamenti e valori socialmente riconosciuti, caratterizzandosi per due aspetti peculiari: il grado di aspettative sociali intorno al quale si costruisce l’idea stessa di esclusione e l’ambivalenza come dimensione esperienziale del soggetto, vale a dire l’alternanza tra attrazione ed avversione per i modelli culturali di riferimento, da cui il soggetto è escluso. Strettamente connessa a questo tipo di esclusione, l’esclusione attraverso l’isolamento sociale è invece relativa alla densità e qualità delle relazione sociali e può articolarsi secondo due direzioni, con esiti differenti: un’esclusione come isolamento individuale, che conduce ad un blocco identitario, o un’esclusione come circoscrizione dei propri contatti sociali solamente a soggetti nella stessa condizione di svantaggio, che porta alla formazione di subculture. L’isolamento sociale si salda così alla dimensione spaziale dell’esclusione, definendo con questa i tratti costitutivi dell’underclass52. L’esclusione istituzionale, infine, si riferisce alla difficoltà, per le categorie sociali disagiate (in particolare poveri e disoccupati) di accedere alle principali istituzioni, in particolare educative-

formative e di erogazione dei servizi pubblici per i poveri, evidenziando la rilevanza sopra citata della dimensione istituzionale nel paradigma dell’esclusione. La distinzione tipologica proposta da Kronauer si muove insomma nella direzione di una concezione dell’esclusione come paradigma attraverso il quale indagare la nuova questione sociale, in cui il discorso sulla disuguaglianza legato alla strutturazione occupazionale ed alla stratificazione sociale, tipico della società fordista, si estende ad una più complessa riflessione su problematiche che sono insieme economiche e socio-relazionali, passando da una visione rigida e definita, ad un’impostazione dinamica e costantemente in fieri.

Ma quand’è che il processo di esclusione si è veramente compiuto? Quando, in altri termini, un soggetto deve definirsi escluso dal sistema sociale di appartenenza? Alla luce dei molteplici modelli interpretativi proposti, l’esclusione può definirsi come esito di un processo dinamico tripartito che muove dalla piena integrazione alla completa assenza di relazioni sociali, passando attraverso una fase intermedia di vulnerabilità, conferita da occupazione insicura e relazioni sociali instabili. In quest’accezione l’esclusione sociale si colloca al centro di due assi, uno economico ed uno socio-relazionale: l’asse economico si estende tra i due poli della sicurezza occupazionale (definito da lavoro garantito ed indipendenza economica del soggetto) e dell’esclusione dal mercato del lavoro, a cui si arriva attraverso un processo di progressiva precarizzazione dell’occupazione; l’asse sociale, invece, si struttura tra i due estremi dell’appartenenza ad una rete sociale stabile e sicura da un lato e dell’isolamento sociale dall’altro53. L’esclusione si caratterizza quindi come risultante di un processo che richiama a più dimensioni correlate, in cui la componente più strettamente economica, tipica degli approcci alla povertà, si arricchisce di una più ampia valenza sociale e relazionale, chiamando in causa contemporaneamente elementi individuali e collettivi.

53 Tale interpretazione fa riferimento in particolare ai modelli esplicativi proposti da

Castel, ma anche da Wilson e Kronauer, per i quali lo status di escluso si realizza solo quando sono compresenti due caratteristiche complementari: posizione economica marginale ed isolamento sociale.

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