L A S TRUTTURA G IURIDICO – I STITUZIONALE DELLE F ORZE A RMATE I RANIANE
3. Il Corpo delle guardie della Rivoluzione islamica
5.3 L’eterna rivalità con l’IRGC
Si è detto che con il trionfo della Rivoluzione nel 1979 e l’insediamento del nuovo regime islamico, sotto l’attenta supervisione della Guida suprema l’Āyatollāh Khumaynī, furono condotte numerose epurazioni contro i soldati dell’esercito, poiché ritenuti fedeli allo shāh e, in particolare, ad essere colpiti furono soprattutto gli ufficiali appartenenti ai ranghi più alti della gerarchia militare, pertanto, il successivo dispiegarsi delle relazione tra l’esercito regolare e l’IRGC è stato caratterizzato da reciproci sospetti e rivalità: fin dall’inizio i pāsdārān e il Basij furono posti, dalla leadership clericale, come pilastri principali della difesa del nuovo sistema rivoluzionario, ponendo l’Artesh in una posizione di netto svantaggio. Sono stati necessari più di quindici anni di islamizzazione e indottrinamento, affinché i politici iraniani riuscissero a superare, gradualmente, la
138 Ibidem. 139 Ibidem.
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loro totale diffidenza nei confronti dell’esercito regolare, che ad oggi non è più considerato come una grave minaccia per la stabilità politica del Paese.140
5.3.1 I principali fronti di contrasto
In particolare, nel descrivere la controversa relazione tra l’IRGC e l’Artesh, si può notare come il Corpo delle guardie, essendo nato come un’organizzazione separata e parallela che ha poi sviluppato le proprie divisioni aeree e navali, è divenuto un rivale delle forze armate regolari anche dal punto di vista del comando operativo: questa anomalia è stata superata nel 1989, ricorrendo alla fusione di tutte le forze militari sotto un unico comando. Tuttavia, l’influenza dell’IRGC sulla nuova struttura congiunta è stata preponderante e quasi inarrestabile, tanto che, nella maggior parte dei casi, i capi di Stato maggiore delle forze armate sono ex ufficiali pāsdārān. 141
Oltre ai contrasti di natura operativa, la rivalità tra le due organizzazioni militari è insita nello stesso testo costituzionale del 1979, tale da generare continue sovrapposizioni di responsabilità. Infatti, ai sensi dell’art. 143, l’esercito è responsabile della tutela dell’indipendenza e dell’integrità territoriale del Paese, così come dell’ordine della Repubblica islamica.142 L’art. 150 della Costituzione sottolinea, poi, che il Corpo delle guardie della Rivoluzione islamica deve continuare a mantenere il proprio ruolo di salvaguardia e tutela della rivoluzione e dei risultati da essa raggiunti,
in cooperazione con tutti gli altri rami delle forze armate.143 Mentre il riferimento
all’”independence and territorial integrity of the country” può indicare che l’Artesh ha il principale compito di difendere l’Iran di fronte all’aggressione straniera, la nozione astratta di “guarding the Revolution and its achievement” può essere un riferimento al ruolo dell’IRGC nel mantenere la natura ideologica del regime. Quanto fin qui riportato è rinvenibile, in termini non troppo dissimili, all’interno dello Statuto del Corpo delle Guardie Rivoluzionario del 1982, il quale però ha due soli destinatari e cioè l’IRGC e la sua milizia popolare Basij. Sulla scia dell’invasione irachena, le due organizzazioni militari si sono così invischiate in aspri conflitti giuridici e dottrinali, sfociati poi nella competizione per le risorse, nonché nel delicato tema dell’accesso disuguale alla politica,
alimentando un conflitto interno che perdura ancora oggi.144
Un aspetto interessante da sottolineare, alla luce della riflessione che sarà successivamente condotta in merito alla questione del controllo politico dell’esercito, è il fatto che, in questa
140 BUCHTA W., Iran’s Security Sector: An Overview, 2004, pp. 7-8. Elaborato presentato al Workshop “Challenges of
Security Sector Governance in the Middle East”, tenutosi a Ginevra il 12-13 luglio 2004, organizzato da DCAF Working Group on Security Sector Governance and Reform in the Middle East and North Africa.
141 CURTIS G.E. E HOOGLUND E., Iran a Country Study, Federal Research Division, Library of Congress, 2008, p. 261. 142 Costituzione della Repubblica islamica dell’Iran, 1979 (rev. 1989), Cap. IX, art. 143.
143 Costituzione della Repubblica islamica dell’Iran, 1979 (rev. 1989), Cap. IX, art. 150.
144 ALFONEH A., Eternal Rivals? The Artesh and the IRGC, in Middle East Institute, 15 novembre 2011. Reperibile al
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perdurante rivalità, l’Artesh sembra anche essere sottoposto a un grado notevolmente maggiore di controllo civile rispetto all’IRGC, alimentando ulteriormente i già numerosi fronti di animosità tra
le due forze: mentre i pāsdārān hanno istituito i propri seminari teologici, come nel caso
dell’Università Martyr Mahallati, che forma ufficiali aventi un indottrinamento ideologico e politico, e pertanto sono sottoposti ad una forma di autocontrollo da parte dell’IRGC stessa, l’Artesh è sottoposto a pesanti e continui controlli esterni, di natura politica e ideologica, condotti dai membri del clero.145 Pertanto, come precedentemente ribadito, l’evidente disparità tra le due forze attraversa tutti i settori più rilevanti, dai finanziamenti alla messa a disposizione del materiale bellico, dall’accesso alla politica ai diversi gradi di controllo politico, fino allo stesso prestigio, laddove il Corpo delle guardie della Rivoluzione islamica è sempre dipinto, dai mezzi di informazione iraniani, come il vincitore della guerra contro l’Iraq. Dopo quarant’anni dalla Rivoluzione islamica del 1979, la rivalità tra le due forze pare perdurare, ma si tratta anche di un confronto che l’Artesh è destinato a perdere: la mancanza di finanziamenti adeguati, di materie prime e reclute qualificate, in aggiunta al duro e stringente controllo politico, non fanno che indebolire l’esercito regolare dell’Iran, il quale, sebbene sia sopravvissuto ai primi tentativi di
soppressione post – rivoluzionari, non è altro che un’ombra sbiadita del suo passato monarchico.146
6. Il NAJA
Il termine NAJA è l’abbreviazione, in lingua persiana, di Law Enforcement Force ed indica quindi le Forze dell’ordine della Repubblica islamica dell’Iran. L’attenzione su questo specifico settore della sicurezza iraniana è stata posta soprattutto a partire dalle proteste che si verificarono tra
la fine del 2017 e nel corso del 2018147, durante le quali i manifestanti furono velocemente repressi
dall’apparato coercitivo del governo, ma significativo fu il fatto che il maggior contributo venne dato dalle forze di polizia, appunto NAJA, che si mostrarono quindi in grado di fronteggiare le rivolte senza l’aiuto né della milizia del Basij né dell’IRGC. Questo dato è particolarmente rilevante se lo si considera in una prospettiva globale dell’apparato di difesa iraniano: infatti, l’espansione del NAJA e la sua accresciuta capacità nel fronteggiare le minacce domestiche ha permesso, alla
145 Ibidem. 146 Ibidem.
147 La prima protesta scoppiò il 28 dicembre 2017 a Mashhad, la seconda città iraniana per popolazione, e si focalizzò,
inizialmente, sulle politiche economiche del governo iraniano, ciò nonostante, con l’espandersi delle manifestazioni in tutto il Paese, le rivendicazioni avanzate dai manifestanti iniziarono ad includere forme di opposizione politica al regime teocratico di Teheran e alla figura della Guida suprema, Khāmeneī, al quale si chiedevano le dimissioni. Le proteste del 2017 – 2018 hanno rappresentato una significativa sfida per la stabilità del governo, come non si verificava dal 2009, con le manifestazioni seguite ai risultati delle elezioni presidenziali.
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Repubblica islamica, l’impegno delle forze militari e paramilitari all’estero, in particolare in Siria e Iraq, senza il timore che il loro contributo fosse necessario a livello nazionale.