L A S TRUTTURA G IURIDICO – I STITUZIONALE DELLE F ORZE A RMATE I RANIANE
3. Il Corpo delle guardie della Rivoluzione islamica
3.1 Formazione e sviluppo dell’IRGC
3.1.3 La questione circa la politicizzazione dell’IRGC
3.1.3.2 La frammentazione insita nell’IRGC
Come già evidenziato, la realtà interna al Corpo delle guardie della Rivoluzione islamica si è caratterizzata, fin dagli inizi, da una generale frammentazione di visioni tra le parti, il che suggerisce che non si è mai trattato di un organo monolite in termini di visione politica e ideologica. Come in ogni organizzazione militare, il comando dell’IRGC si è fatto promotore di misure tali da portare ad un’uniformazione tra i suoi membri, avvalorando il rafforzamento attorno a principi unificanti generalmente riconducibili a quelli corporativi, autoritari e populisti, il tutto in un’ottica ideologica nella quale erano fondanti i contenuti rivoluzionari e, ovviamente, islamici. Ciononostante, queste tendenze al frazionismo, seppur sporadiche, hanno però consolidato un modello in seno all’IRGC che continua ancora oggi.39
Le rivalità tra fazioni sono rinvenibili non solo tra i pāsdārān, ma anche tra questi ultimi e gli altri organi politici e di sicurezza a loro concorrenti, generando ed alimentando, tuttavia, una delle maggiori debolezze insite nel sistema di governo della Repubblica islamica dell’Iran: sebbene esteriormente appaia che l’IRGC possa contare su una forte uniformità ideologica, queste tensioni emergono periodicamente e, in genere, a seguito di un evento politico significativo, che espone le fratture interne all’organizzazione non solo tra le differenti fazioni e affiliazioni, ma anche tra i diversi ranghi della gerarchia militare.40
37 L’espressione “Thermidor” si riferisce al periodo di relativo pragmatismo e realismo che seguì la Rivoluzione
francese, in particolare il colpo di Stato del 27 luglio del 1794, la fine del regno del terrore e l’esecuzione di Maximilien de Robespierre.
38 WEHREY F.,GREEN J.D.,NICHIPORUK B.,NADER A.,HANSELL L.,NAFISI R. E BOHANDY S.R.,op. cit., p. 80. 39 Ibidem, p. 81.
94 3.1.3.2.1 I principali eventi politici divisivi
Tra gli avvenimenti che, nel corso della storia della Repubblica islamica, hanno generato maggiori malumori tra le fila dei pāsdārān vi è, indubbiamente, il ritiro della candidatura dell’Āyatollāh Hossein-Ali Montazeri per il ruolo di Guida suprema in successione a Khumaynī. Montazeri, infatti, già uno dei principali leader della Rivoluzione del 1979, era stato designato nel 1985 dall’Assemblea degli esperti, ma entrò sempre più in conflitto con Khumaynī in merito a delicate questioni riguardanti, ad esempio, l’esportazione della rivoluzione, l’esecuzione dei dissidenti e la libertà di espressione. Pertanto, nel 1989, la candidatura dell’Āyatollāh Hossein-Ali Montazeri fu ritirata, con la conseguente necessità di intervenire anche tramite emendamenti costituzionali al fine di consentire la nomina di Khāmeneī.41 Tuttavia, in seno all’IRGC, questo evento politico generò forte disillusione e ripensamento, in particolar modo tra coloro che si erano distinti poiché più devoti alla causa: Montazeri era visto come una vera e propria fonte di emulazione dai principali esponenti delle classi medio – basse, tanto che la sua uscita dalla scena politica iraniana fu interpretata come l’effettivo epilogo dell’era rivoluzionaria, fino al punto da spingere molti pāsdārān, appartenenti ai ranghi inferiori della gerarchia, ad abbandonare l’organizzazione militare, tornando così a svolgere le proprie originarie professioni.42
Un altro momento di frattura si registrò con l’ascesa dei riformisti con la presidenza di Mohammad Khātami (1997 – 2005), la cui elezione generò significativi scismi tra i ranghi più alti della struttura di comando dell’IRGC, laddove erano presenti numerosi sostenitori di figure politiche più autoritarie e conservatrici: in tale occasione, i capidel Corpo delle guardie, schieratesi apertamente con la Guida suprema, l’Āyatollāh Khāmeneī, in ragione delle motivazioni di cui sopra, minacciarono il ricorso ad una repressione, appellandosi alle rivolte studentesche della fine degli anni Novanta come giustificazione. Infatti, lo slancio del movimenti anti – autoritari, nonché l’elevato livello di frustrazione dei giovani nei confronti dell’establishment clericale, fu tale da generare forti preoccupazioni tra gli esponenti più conservatori dell’Iran, compresi coloro che facevano parte della cerchia ristretta della Guida suprema: la risposta fu, conseguentemente, l’invio di una lettera a Khātami da parte dei comandanti dell’IRGC, che minacciarono una violenta azione repressiva qualora non avesse mantenuto la stabilità politica e sociale del Paese. Infine, significativo fu il fatto che nell’opposto schieramento dei riformisti si contavano numerosi ex – pāsdārān.43
41 L’evoluzione della vicenda è stata già più approfonditamente trattata nel capitolo 2, parte I..
42 WEHREY F.,GREEN J.D.,NICHIPORUK B.,NADER A.,HANSELL L.,NAFISI R. E BOHANDY S.R.,op. cit., p. 82. 43 Ibidem, p. 83.
95 3.1.3.3 Aḥmadinežād e il consolidamento del ruolo politico
Con l’ascesa alla presidenza della Repubblica islamica di Maḥmūd Aḥmadinežād, il Corpo delle guardie della Rivoluzione ha progressivamente mutato la propria natura originaria, rispetto a come era stata predisposta dall’Āyatollāh Khumaynī, inserendosi a pieno titolo nello scenario politico iraniano. Infatti, l’azione di rinnovamento delle élite iraniane avviata da Aḥmadinežād mosse i primi passi sostituendo, dapprima, più di ottanta diplomatici iraniani con esponenti appartenenti ai ranghi dell’IRGC, e, successivamente, governatori e vice – governatori delle province con funzionari a lui più vicini, con il conseguente allontanamento di numerosi funzionari provinciali sostenitori di visioni politiche maggiormente concilianti con quelle di Khātami e, del suo predecessore, Rafsanjāni.44 Dal punto di vista dei pāsdārān, l’ultima frontiera, il cui superamento di fatto consacrò il loro ruolo di principale interlocutore politico, fu la conquista del Ministero dell’Intelligence e della Sicurezza, il quale, storicamente, era sempre rimasto nelle mani del clero, anche in virtù del fatto che esso costituiva uno degli ultimi organi tramite cui condurre indagini e controlli sull’operato dell’IRGC.45
Ciò detto, nonostante l’importanza della presidenza di Aḥmadinežād nel consolidamento di tale ruolo di spicco, la scalata politica del Corpo delle guardie della Rivoluzione islamica deve molto anche alla benedizione ricevuta dalla Guida suprema. Per Khāmeneī, infatti, islamizzazione significa militarizzazione e, in tale ottica, anche la storia ha facilitato il consolidamento dell’alleanza: negli anni di guerra con l’Iraq, i pāsdārān avevano preso in mano le redini del Paese, soprattutto dal punto di vista militare, pertanto, una volta conclusosi il conflitto il legame tra le due parti sorse quasi spontaneamente, con l’IRGC, da un lato, privo di sostenitori che gli favorissero l’entrata nel palazzo, e Khāmeneī, dall’altro, privo di una base elettorale e di una preparazione teologica che rafforzasse la sua figura in qualità di seconda Guida suprema dell’Iran. Dunque, la mutualità di tale rapporto ha condotto l’Āyatollāh a nominare, nel corso degli anni, ex capi dei pāsdārān ai vertici di istituzioni fondamentali e strategiche, quali il Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale, il Consiglio per la risoluzione delle controversie e l’IRIB (Islamic Republic of
Iran Broadcasting), principale ente televisivo del Paese.46
44 In qualità di Presidente della Repubblica islamica, Aḥmadinežād si distinse dai suoi predecessori in diverso modo.
Innanzitutto, diversamente agli altri presidenti iraniani (ad eccezione di Abol Hassan Banisadr e Mohammad ʿAli Rajāi), Aḥmadinežād non apparteneva all’élite clericale: le sue umili origini provinciali, il trasferimento della sua famiglia nella città di Teheran, la sua ammissione all’Università della Scienza della Tecnologia, erano tutti elementi caratterizzanti una nuova ed emergente classe media iraniana politicizzata. Tuttavia, egli si distinse dai suoi compagni rivoluzionari anche per il fatto che, nonostante la sua partecipazione nella Rivoluzione islamica del 1979, fu la guerra contro l’Iraq a sospingerlo maggiormente verso il percorso politico. ALFONEH A., The Revolutionary Guard’s Role in Iranian Politics, in Middle East Quarterly, 2008, pp. 3-14.
45 BAHELI M.N., Pasdaran: deriva militare o strumento di trasformazione politica delle Repubblica islamica?, in ISPI –
Analysis. Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, n. 3, marzo 2010, pp. 1-4.
96 3.1.4 Il potere economico dell’IRGC
Oltre a stravolgere il proprio mandato originario, fino ad abbracciare totalmente la politicizzazione del loro organo, i pāsdārān si sono progressivamente inseriti anche in altri settori, quali quello economico – finanziario, a tal punto da acquisire un ruolo centrale e trainante nella gestione dell’economia iraniana. In questo caso, un primo inserimento dell’IRGC nel settore economico è rinvenibile già prima della morte dell’Āyatollāh Khumaynī, quando, nel 1983, il Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale accordò all’organo la creazione e riqualificazione di industrie addette alla produzione di materiale bellico.47 Con la fine del conflitto, partendo da iniziali attività di ricostruzione post – bellica dalla portata ancora limitata, l’IRGC ha configurato se stesso come uno dei principali esponenti nei numerosi progetti infrastrutturali, sfruttando la propria esperienza nella difesa per entrare nel più redditizio settore dei beni di consumo. Durante gli anni Novanta, il Corpo delle guardie ha esteso la propria influenza anche nei settori, particolarmente remunerativi, dell’olio e del gas, sebbene delineare una chiara mappa del loro coinvolgimento in queste porzioni di mercato risulta particolarmente difficile alla luce della limitata trasparenza dei dati forniti.48