L A S TRUTTURA G IURIDICO – I STITUZIONALE DELLE F ORZE A RMATE I RACHENE
4. Il Servizio antiterrorismo iracheno
5.2 I Peshmerga vis-à-vis Dāʿesh
Le questioni in merito allo status riconosciuto alle unità curde sono sempre state scarsamente trattate, per poi emergere invece internazionalmente con lo scoppio del conflitto contro Dāʿesh, nel quale si sono inserite anche le potenze occidentali rafforzando sempre di più, dal 2014 in poi, il proprio sostegno tramite il rifornimento diretto e attività addestrative e riconoscendo ai Peshmerga un ruolo chiave di prima linea nel contesto della Coalizione internazionale.126
123 L’impegno per la depoliticizzazione delle forze armate Peshmerga è stato sancito anche all’interno del KRG
Unification Agreement del 2006, così come stabilito tra le parti ai sensi dell’art. 7. VAN WILGENBURG W. E FUMERTON M., op. cit., p. 3.
124 FLIERVOET F.,op. cit., p. 16. 125 Ibidem.
176 5.2.2 L’arrivo della minaccia jihadista nei territori curdi
Nel mese di agosto del 2014, poco dopo l’autoproclamazione avvenuta a Mosul, Dāʿesh lanciò numerose offensive in aree cruciali del Kurdistan iracheno: da quel momento in poi, i Peshmerga e altre formazioni militari curde si sono dimostrati essere le forze di terra più efficienti e di successo nell’ambito della lotta all’IS, in Iraq così come nella vicina Siria. Ciò nonostante, le rapide conquiste territoriali condotte dalla milizia terroristica esasperarono il sentimento di diffida, ormai di lungo corso, che pervadeva i rapporti tra i due principali partiti politici curdi, i quali tentarono, ciascuno per proprio conto, di trarre vantaggio dal vuoto politico generatosi in molte aree del nord dell’Iraq, alimentando però, in tal modo, le reciproche contestazioni e recriminazioni territoriali.127
Le conseguenze derivanti da questo tipo di approccio si manifestarono ben presto nella caduta di alcuni fronti militari, primo tra tutti quello di Mosul, nel quale erano state schierate alcune linee del KDP, le quali rimasero però numericamente scoperte a causa dell’impiego maggiore di forze che si decise di destinare alla città di Kirkuk, attorno alla quale erano schierati combattenti sia del KDP sia del PUK, in ragione della competizione reciproca tra le parti per il controllo di un’area così ricca dal punto di vista delle riserve di petrolio.128 Mentre i leader curdi accusavano i Peshmerga per la loro incapacità di respingimento dell’IS, il KRG era, in realtà, in egual modo parzialmente responsabile, poiché, sebbene Dāʿesh avanzasse rapidamente nelle aree irachene popolate per lo più da sunniti, il governo curdo e la leadership al comando non erano comunque preparati ad affrontare un conflitto così importante e di vasta portata.
5.2.2 Due approcci discordanti alla medesima minaccia
Una delle ragioni all’origine della scarsa preparazione è da rinvenire nelle diverse percezioni che i partiti curdi avevano della minaccia terroristica rappresentata da Dāʿesh: mentre, da un lato, il PUK denunciava la milizia e la sua natura terroristica, affermando che andasse combattuta e sconfitta (discutibilmente sotto la pressione esercitata dall’Iran e dal governo iracheno), dall’altro lato, il KDP non riteneva che Dāʿesh fosse un problema curdo, motivando tale posizione sulla base del fatto che guardava al gruppo come ad una forza in ottica anti Baghdad e, pertanto, era disposto ad accogliere il nuovo “inquilino” territoriale, certo che non avrebbe attaccato il territorio curdo.129
127 VAN WILGENBURG W. E FUMERTON M., op. cit., p. 6. 128 Ibidem.
129 Negli ultimi anni, la relazione tra il KRG e il governo federale di Baghdad è notevolmente deteriorata, facendo
seguito ad una serie di dispute in merito all’appartenenza di determinati territori e città reclamati, per l’appunto, sia dal Kurdistan sia dall’Iraq, a cui si aggiungono questioni come il rifornimento di petrolio operato dal Kurdistan iracheno in favore di Baghdad, e la quota di budget nazionale da destinarsi alla regione federale. Tutti questi elementi di tensione hanno risvegliato, nel popolo curdo, il desiderio di indipendenza, affermato anche tramite il risultato referendario del 2017. In realtà, gli ostacoli che si frappongono alla conclusione di un accordo che sancisca la piena indipendenza del
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In particolare, il KDP guardava al disordine creato dall’IS come ad una opportunità per accrescere la propria influenza e il proprio controllo sulle aree maggiormente contese, interpretando la presenza di Dāʿesh nei territori iracheni come il compimento delle ambizioni nazionali curde, piuttosto che come una minaccia.130 Un importante fattore, che sottolinea la totale differenza percettiva nei confronti dell’IS, risiede nel fatto che il KDP e il PUK hanno entrambi, come già ribadito, i propri servizi di intelligence, i quali fanno affidamento su differenti fonti, tuttavia, le parti optarono per una condivisione selettiva dei dati a propria disposizione, creando però, in tal modo, dei vuoti informativi che permisero a Dāʿesh di condurre la propria avanzata quasi indisturbato.131
Oltre alla mancanza di preparazione, anche le divisioni insite nelle forze Peshmerga contribuirono ad ostruire e limitare l’azione curda: in ragione del fatto che le forze di partito non erano ancora state integrate, i militari curdi seguirono le tradizionali strutture di comando che rispondevano, però, a dinamiche di partito. Il risultato fu che il KDP e il PUK combatterono, effettivamente, due guerre separate contro Dāʿesh nei rispettivi territori, ostacolando la coordinazione e la comunicazione reciproca. Pertanto, anche dopo anni, le divisioni tra i due schieramenti politici curdi, a lungo soggetti a tentativi di riconciliazione, sono inevitabilmente emerse e, anzi, si sono acutizzate ancora di più a fronte della sfida posta dall’IS. Ciò nonostante, vi è anche chi ritiene che gli sconvolgimenti politici di questi ultimi anni abbiano permesso di mettere in luce la mancanza di professionalità delle forze Peshmerga, che si sono mostrate impreparate, disorganizzate, male addestrate e scarsamente equipaggiate di fronte all’invasione territoriale dell’IS.132 I motivi di questo generale stato di inadeguatezza sono diversi, primo tra tutti il fatto che il governo iracheno non ha rispettato il proprio impegno di destinare il 17% del budget federale al KRG, ostacolando i finanziamenti alle forze Peshmerga; ma a ciò si aggiunge anche l’avversione del KDP e del PUK ad abbandonare il controllo sulle rispettive forze armate di partito, impedendo la centralizzazione della struttura di comando e controllo, che avrebbe invece permesso al KRG di porsi, di fronte alla nuova minaccia terroristica, in modo più compatto ed unito. 133
5.2.3 L’occasione per una rinnovata unità
La guerra contro Dāʿesh ha rapidamente costretto i Peshmerga a fare fronte a tutti questi ostacoli, generando anche l’occasione per un ripensamento delle forze nell’ottica di una formale
Kurdistan iracheno sono numerosi, peraltro, tra questi figurano anche le opposizioni di importanti attori regionali, come l’Iran e la Turchia, dalle quali non si discosta nemmeno Washington, che nutre numerose preoccupazioni in vista di un’ipotetica scissione totale del Kurdistan dall’Iraq. SMITH C., op. cit., pp. 249-250.
130 FLIERVOET F.,op. cit., p. 17. 131 Ibidem.
132 Ibidem, p. 18. 133 Ibidem.
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organizzazione statale di sicurezza: al di là dei notevoli passi avanti compiuti nell’ambito della strategia e della tattica militare, derivante da una maggiore professionalizzazione dei Peshmerga, la minaccia posta dall’IS ha instillato nei capi politici e militari del KRG il desiderio di un rinnovato impegno di riforma delle forze Peshmerga, cercando di andare oltre ai limiti generati da prese di posizione arbitrarie tra le parti. Significativo, a tal proposito, risulta essere il piano di riforma concordato nel 2017 con un gruppo di consiglieri provenienti dagli Stati Uniti, Regno Unito e Germania: come era prevedibile una delle principali priorità stabilite dal piano è l’unificazione delle forze che ricadono, ancora, sotto l’influenza di un partito politico, piuttosto che dell’altro. In questo contesto di analisi, è bene sottolineare che le proposte di riforma genererebbero un importante effetto sul ruolo dei Peshmerga, i quali ridurrebbero la propria immagine di organizzazione di sicurezza ibrida in favore del consolidamento pieno del suo ruolo formale di forza armata statale. Il risultato di tale operazione di rinnovamento potrebbe avere, però, conseguenze determinanti anche sul futuro dell’intero Stato iracheno, non solo sulla sua regione del Kurdistan.134
Sebbene gli ufficiali curdi siano ben consapevoli che le riforme previste risultano essere vitali per l’abilità futura dei Peshmerga di confrontarsi con le sfide future, rimane il fatto che gli ostacoli per l’implementazione del piano sono numerosi, a partire dalla reticenza rinvenibile tra i vari ranghi delle forze armate curde, fino all’effettivo posizionamento a livello partitico, poiché è comunque incerta la reale volontà del KDP e del PUK di voler rinunciare all’esercizio della loro autorità sulle rispettive forze armate, poste in difesa dei loro stessi interessi, a maggior ragione alla luce del profondo e irrisolto sentimento di sfiducia che domina il rapporto tra i due partiti, i quali avvertono la necessità di fare affidamento su una struttura armata propria nell’ottica di una difesa e tutela reciproca. Quanto fin qui affermato è tanto più vero per il PUK, il quale teme che l’istituzionalizzazione dei Peshmerga possa condurre le stesse forze sotto un controllo esercitato dal KDP, in ragione del peso politico detenuto da quest’ultimo: una situazione di questo tipo pone quindi il PUK di fronte ad un rischio per la sua stessa sopravvivenza politica, tenuto conto che, operando da una posizione di generale debolezza, necessita di una forza armata per il mantenimento dello status quo e, dunque, del potere di cui già dispone.135