L A S TRUTTURA G IURIDICO – I STITUZIONALE DELLE F ORZE A RMATE I RANIANE
3. Il Corpo delle guardie della Rivoluzione islamica
6.3 L’espansione del NAJA in risposta alle proteste antigovernative
Nel mese di marzo del 2005, l’allora Comandante del NAJA si dimise, al fine di competere nelle none elezioni presidenziali della Repubblica islamica dell’Iran, dalle quali uscì poi vincitore Maḥmūd Aḥmadinežād per il suo primo mandato presidenziale. Conseguentemente, l’Āyatollāh Khāmeneī nominò il Generale di brigata Esmail Ahmadi-Moghaddam in qualità di nuovo capo del NAJA, che, parimenti a tutti i suoi predecessori, era un comandante dell’IRGC e aveva guidato la milizia Basij a Teheran. Sotto il suo comando, proprio per la sua formazione e il suo passato strettamente legato alla milizia popolare, la polizia del NAJA fu reclutata principalmente dai ranghi del Basij, avviando così ad una fase di Basijification della polizia iraniana, di impronta fortemente ideologica.152
Il momento più significativo nell’espansione delle forze di polizia si raggiunse, nel 2009, in risposta al Movimento Verde. Nel corso degli otto mesi di manifestazioni, decine di persone persero la vita negli scontri e migliaia furono poi arrestati e rinchiusi nei peggiori centri detentivi del Paese,
150 Ibidem, p. 3. 151 Ibidem. 152 Ibidem, p. 4.
129
conosciuti per le loro condizioni degradanti. Oltre al prezzo pagato dalla popolazione iraniana, un’altra significativa conseguenza delle proteste di quell’anno fu l’impatto che ebbe sull’organizzazione e sulla struttura del NAJA: seguirono, infatti, drammatici cambiamenti strutturali e politici nella polizia, tra cui il significativo aumento del numero di stazioni di polizia, la creazione della polizia informatica e l’acquisto di nuove attrezzatture. L’espansione del NAJA è stata tale che la struttura si è espansa sia verticalmente sia orizzontalmente.153
Nel caso specifico, una caratteristica del Movimento Verde è stato l’uso pervasivo di Internet e dei social media da parte dei giovani iraniani: il crescente numero di utenti in Internet ha portato il governo a istituire uffici specializzati e forze di polizia adibite al solo controllo politico nei nuovi mezzi di comunicazione, tra cui il cosiddetto Cyberspace Police o FATA. Secondo l’organigramma del FATA, lo scopo di questo ufficio è quello di proteggere l’identità nazionale e religiosa dell’Iran, i valori islamici e le infrastrutture nazionali critiche dagli attacchi cyber, preservando al contempo il potere e la sovranità nazionale. Sebbene Teheran avesse dichiarato che la principale responsabilità del FATA fosse la lotta contro i crimini informatici, nella realtà, l’ufficio è stato coinvolto nel monitoraggio, intimidazione e arresto di centinaia di attivisti che erano attivi nella redazione di blog su social media e nella vendita di accessi alla rete privata virtuale, anche detto VPN (Virtual Private
Network).154
L’effetto cumulativo di tutti i cambiamenti intervenuti in seno al NAJA ha permesso, a fronte delle proteste del 2017 – 2018, il pieno contenimento e repressione dei moti tramite l’intervento della sola polizia iraniana, la quale, rispetto al 2009, è ora ben organizzata, addestrata e attrezzata, dimostrando quanto sia diventata centrale per il mantenimento dell’ordine pubblico interno e la sopravvivenza politica del regime. Inoltre, grazie all’efficacia delle forze dell’ordine iraniane, il regime di Teheran non ha avuto bisogno di ricorrere all’IRGC e al Basij, i quali sono stati dispiegati, congiuntamente all’Artesh, in Iraq, Siria, e in misura minore in Yemen, aumentando notevolmente la presenza regionale dell’Iran a partire dal 2012.155
Conclusione
L’analisi della struttura giuridico – istituzionale delle forze armate iraniane permette, innanzitutto, di mettere in luce come la Repubblica islamica dell’Iran, sorta in seguito alla Rivoluzione del 1979 si sia organizzata a livello di difesa armata, tenuto conto che uno dei principali obiettivi era ed è la conservazione del regime politico istituito, di cui il principio della
153 Ibidem, p. 5. 154 Ibidem, p. 7. 155 Ibidem, p. 8.
130 wilāyat al-faqīh è espressione. A tal proposito, un primo elemento che merita di essere sottolineato
concerne la natura duplice della struttura e dell’operatività delle forze armate iraniane: la dimensione duale della difesa della Repubblica islamica dell’Iran è istituzionalizzata nello stesso testo costituzionale del 1979, laddove l’esercito regolare, Artesh, è affiancato ad un’altra organizzazione militare, il Corpo delle guardie della Rivoluzione islamica, nato sull’onda della Rivoluzione con la chiara missione di “continue in its role of guarding the Revolution and its
achievements”. Nella realtà, l’IRGC ha poi subito nel corso degli anni notevoli mutamenti, tali da
condurlo a svolgere un ruolo centrale in tutti i settori della società iraniana: la politicizzazione dei pāsdārān, sebbene in contrasto con gli iniziali voleri dell’Āyatollāh Khumaynī, ha rappresentato il volano per il successivo impegno dell’IRGC negli ambiti sociali, economici e imprenditoriali del Paese, consolidando, progressivamente, il proprio monopolio nei diversi settori di intervento e mascherando la volontà di esercitare un controllo politico sul Paese tramite la formulazione di prospettive di investimento, nonché di tutela degli interessi nazionali, in un’ottica di crescita e sviluppo economico.
Tuttavia, in qualità di organizzazione militare con interessi sostanziali, e sempre crescenti, nella sfera civile, commerciale ed economica, l’IRGC non è il solo caso al mondo. Infatti, anche nell’era del moderno Stato nazione, sono pochi i governi che possono adempiere al sovvenzionamento totale dei propri eserciti: in molti Paesi, le forze armate sono incoraggiate, o addirittura tenute, a perseguire attività economiche al fine di alleviare l’onere delle richieste di finanziamento al governo centrale. Inoltre, il fascino intrinseco delle forze armate come motori del progresso economico e tecnico nazionale è ben noto ed è stato oggetto di studi. Ciò è quanto più vero nel contesto del Medio Oriente, dove l’immagine, a tratti populista, dell’”uomo a cavallo” ha contribuito a riscrivere la legittimità dell’anti status – quo nel caso degli Ufficiali liberi in Egitto, di Mustafa Kemal Atatürk in Turchia, e dello stesso Mohammad Reza Pahlavi in Iran.156
L’elemento dirompente dell’IRGC è certamente rappresentato dalla sua dimensione ideologica, che riesce ad espandersi, progressivamente, proprio grazie al sistema di nomina dei generali e dei comandanti, i quali sono posti ai vertici delle diverse organizzazioni militari parallele, anche laddove queste erano nate ideologicamente indipendenti, come nel caso delle forze di polizia iraniane, contribuendo al consolidamento di strumenti militari utili al mantenimento dell’ordine pubblico, così come alla repressione politica e sociale. Questi organi di sicurezza e di difesa ideologizzati, guidati dai generali principi della Rivoluzione islamica del 1979, rispondono poi ai voleri e agli interessi dell’ala più conservatrice dell’Iran, rappresentata in primo luogo dalla Guida suprema, Alī Ḥoseynī Khāmeneī, unico vero manovratore della struttura militare iraniana. Come si
131
vedrà nel prossimo capitolo, lo scenario di generale compattezza e ordine, che caratterizza le forze armate di Teheran, si contrappone alla vicina realtà irachena, attualmente caotica e frammentata: in particolare, l’Iran post – rivoluzionario ha potuto dotarsi, autonomamente, di istituzioni, in particolare armate, che garantiscano la preservazione e, al contempo, il perseguimento degli interessi nazionali (sebbene questi ultimi alimentino tensioni a livello regionale ed internazionale), aspetto che è, invece, mancato in Iraq, il quale ha dovuto adattarsi largamente alle direttive straniere anche nel percorso di ricostruzione dello Stato.
Questa situazione non è, tuttavia, priva di tensioni interne: queste ultime sono rinvenibili sia nel rapporto interno tra i diversi poteri dello Stato, nel quale si sta assistendo ad un continuo confronto tra la Guida suprema e il Presidente della Repubblica islamica, il quale è però impossibilitato ad imprimere una svolta significativa nei confronti del monopolio di potere creatosi intorno alla figura di Khāmeneī e dei pāsdārān. Ma le tensioni interne sono manifeste, proprio in questi ultimi mesi del 2019, anche nelle strade e nelle piazze iraniane, tornate a riempirsi di manifestanti a distanza di un anno dall’ultimo evento del 2018: al momento non è dato sapere quello che sarà l’effettivo epilogo di questa ondata di proteste, certo è che la Repubblica islamica dell’Iran sembra disporre di tutti i mezzi sufficienti e necessari per poter contrastare tali movimentazioni popolari, soprattutto in considerazione del fatto che un’unità come il NAJA ha accresciuto la propria forza, così come la propria abilità di coordinamento, in concomitanza dei principali eventi di protesta che hanno attraversato l’Iran negli ultimi anni. Inoltre, la recente uccisione di Qasem Soleimani, che godeva di grande stima presso il popolo iraniano, indipendentemente dal suo stretto legame con Alī Ḥoseynī Khāmeneī, sta generando ondate di indignazione in tutto l’Iran, che ora piange la morte di colui che era considerato come il vero difensore della sicurezza nazionale e degli interessi iraniani. La rinascita prorompente del sentimento antiamericano sembra, quindi, riavvicinare gli animi degli iraniani, compresi coloro che fino a pochi giorni fa erano scesi in piazza a manifestare contro il regime islamico, che però ora è visto, al pari di ogni suo cittadino, come vittima dell’aggressività di Washington.
132 Figura 2. L’organizzazione della struttura per la sicurezza nazionale iraniana
133 CAPITOLO 2