L A C OSTITUZIONE DELLA R EPUBBLICA D ’I RAQ
1. La fase costituente
1.1 La Legge di amministrazione dello Stato iracheno per il periodo di transizione
Il Consiglio Governativo iracheno (IGC) fu formalmente stabilito dalla CPA, con lo scopo di affiancarsi vicendevolmente nella guida del Paese durante il periodo di formale occupazione, tuttavia, si trattò più di una concessione che Washington quasi forzatamente fece agli iracheni, i quali chiedevano maggiore controllo sull’amministrazione del Paese nonché una voce in capitolo durante la fase di stesura della nuova costituzione. Significativa fu la pressione esercitata dal Grande Ᾱyatollāh ʿAlī al-Sīstānī, figura importante e di rilievo nella società irachena, che pronunciò una fatwā, il 26 giugno 2003, sostenendo l’illegalità dell’azione statunitense e i rischi che il popolo iracheno stava correndo a causa dell’occupazione straniera.6
Tale situazione di tensione portò, quindi, all’istituzione dell’IGC, organo costituito da venticinque esponenti iracheni e con il quale la CPA avrebbe dovuto consultarsi per la determinazione della politica irachena, anche se nei fatti si trattò di un organo di facciata al fine di dare “a more Iraqi face to the occupation”7, tanto che i membri furono nominati tenendo conto di una precisa divisione etnico-settaria.8 La fatwā emessa dall’Ᾱyatollāh, tuttavia, pose un serio problema agli statunitensi che, per quasi sei mesi, cercarono di trovare un’alternativa alle elezioni politiche dirette, al fine di soddisfare i termini posti da ʿAlī al-Sīstānī, puntando però al contempo sull’avvio dei lavori di redazione del testo costituzionale. La decisione di non rispettare i termini della fatwā mostrò, fin da subito, una mancanza di apprezzamento e comprensione dell’influenza
4 L’avvallo a livello internazionale giunse tramite la Risoluzione n. 1511 (2003) adottata dal Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite, che riconobbe alla CPA l’amministrazione temporanea dell’Iraq fintanto che non fosse entrata in vigore una costituzione permanente. Il Consiglio di Sicurezza si espresse affermando “the sovereignty and territorial integrity of Iraq (…) the temporary nature of the exercise by the Coalition Provisional Authority (Authority) of the specific responsibilities, authorities, and obligations under applicable international law recognized and set forth in resolution 1483 (2003), which will cease when an internationally recognized, representative government established by the people of Iraq is sworn in and assumes the responsibilities of the Authority”.
5 JAWAD S.N., op. cit., pp. 7-8.
6 “Those forces have no jurisdiction whatsoever to appoint members of the Constitution preparation assembly. Also
there is no guarantee either that this assembly will prepare a constitution that serves the best interest of the Iraqi people or express their national identity (…) First of all there must be a general election (…) Then the drafted Constitution can be put to a referendum”. Reperibile al link: http://www.sistani.org/messages/eng/ir5.htm.
7 ZAID AL-ALI, The Struggle for Iraq’s Future. How Corruption, Incompetence and Sectarianism have Undermined
Democracy, Yale University Press, New Haven, 2014, pp. 76-77.
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esercitata dalla leadership clericale sciita e, in particolare, da ʿAlī al-Sīstānī. Gli ufficiali statunitensi, infatti, non colsero l’opportunità di assecondare un largo segmento della società irachena che guardava alla gerarchia religiosa come ad una possibilità politica, al fine di colmare il vuoto di potere creatosi dopo la fine del regime del raʻīs. A Washington erano convinti che l’Iraq fosse ormai secolarizzato, soprattutto rispetto al vicino Iran, e che il clero iracheno, tradizionalmente quietista, avrebbe optato per la scelta di continuare a rimanere al di fuori dello scenario politico.9
Nel mese di novembre, a fronte della totale irremovibilità dell’Ᾱyatollāh, la CPA e i capi politici iracheni conclusero che era impossibile procedere evitando i limiti posti dalla fatwā emessa, motivo per cui, il 15 novembre 2003, la CPA e l’IGC annunciarono pubblicamente l’avvio di un nuovo processo costituzionale, che prevedeva la stesura di una costituzione ad interim, entro il mese di marzo dell’anno successivo, da parte dell’IGC. Quest’ultimo, pertanto, istituì poco dopo un comitato costituzionale, con il compito di condurre i lavori di stesura della nuova costituzione che, di natura transitoria, prese poi il nome di Legge di Amministrazione dello Stato iracheno per il periodo di transizione (TAL).10
Lo scopo era quello di stabilire un sistema di governo, per un periodo appunto transitorio, e predisporre i parametri entro i quali la costituzione permanente del Paese sarebbe poi stata scritta. La quasi totale esclusione dell’elemento iracheno emerse, fin da subito, per la modalità stessa secondo la quale i lavori furono condotti: vi prese parte un ristretto gruppo di ufficiali e accademici statunitensi, a cui si aggiunsero due giuristi iracheno - statunitensi. Il popolo fu quasi totalmente all’oscuro delle dinamiche che si stavano sviluppando e, ancora più significativo, il testo della TAL venne dapprima redatto in lingua inglese e, solo successivamente, tradotto in lingua araba. La struttura e il contenuto del testo erano di gran lunga più in sintonia con la tradizione statunitense piuttosto che con quella delle costituzioni irachene, nelle quali le sezioni concernenti i diritti sociali ed economici erano sempre state generose e prolisse – pur avendo, nei fatti, ammesso una fruizione limitata di tali diritti.11 Nelle fasi finali delle negoziazioni, i partiti islamici sciiti iniziarono a fare pressione affinché si rafforzasse il legame tra il TAL e l’Islam, ottenendo l’inserimento di modifiche che inclusero la proibizione di leggi contrarie alla sharīʻa, un rafforzamento del ruolo dell’Assemblea Nazionale (che avrebbe senza dubbio incluso la maggioranza sciita) e
9 FELDMAN N. E MARTINEZ R., Constitutional Politics and Text in the New Iraq: An Experiment in Islamic Democracy,
in Fordham Law Review, Vol. 75 n. 2, 2006, p. 893.
10 Ibidem, pp. 894-895.
11 ZAID AL-ALI, op. cit., pp. 78-79. La commissione costituzionale incluse nel testo del TAL delle norme in merito alla
regolamentazione del possesso di armi, elemento totalmente inusuale non solo nella tradizione costituzionale irachena, ma anche a livello internazionale. Ibidem.
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l’assicurazione che alcun accordo in materia di federalismo avrebbe precluso la futura formazione di regioni addizionali nelle aree sciite del Paese.12
I lavori di redazione del TAL furono piuttosto complessi, nonché segnati da numerose modifiche al testo, e si conclusero il 1° marzo del 2004, quando i membri dell’IGC si espressero favorevolmente sulla bozza finale. Peraltro, il voto per l’approvazione del documento fu letteralmente il solo voto che venne espresso durante l’intero processo, tenuto conto che tutte le precedenti decisioni durante le fasi negoziali furono raggiunte per consensus. L’8 marzo, l’IGC firmò formalmente il TAL, documento che di fatto confermò la visione politica dell’opposizione irachena nel periodo precedente alla guerra. Si trattò, infatti, di un testo fondamentalmente democratico, che mise però in evidenza il ruolo centrale che l’Islam ricopre nella vita politica e sociale dell’Iraq; furono enunciati e protetti i diritti fondamentali dell’uomo, prevedendo al contempo meccanismi istituzionali che garantissero la separazione dei poteri statali; fu sancita anche la preservazione dell’autonomia del popolo curdo, riconoscendo però alla sola autorità centrale la conduzione della finanza nazionale e della politica estera e di difesa, così come il primato per la gestione delle risorse naturali.13