Quando storicamente il concetto di famiglia tradizionale, e quindi indissolubile, ha iniziato a sfaldarsi e a non esercitare più la sua funzione di conservazione degli schemi di dominio e sovranità (del potere), tutta una serie di dispositivi disciplinari sono stati allestiti, per supplire alle carenze della famiglia stessa: compaiono case per bambini abbandonati, orfanotrofi, istituti per giovani delinquenti, poi comunità e servizi vari per aiutare genitori e figli, insomma tutta una serie di istituzioni per quella che si può definire l'infanzia e l'adolescenza a, o del, rischio. Tale struttura ha il compito di costituire una sorta di tessuto assistenziale e disciplinare che potrà sostituirsi alla famiglia, consentendo, da un lato, di ricostituirla, e dall'altro di farne a meno. Ed è in questo contesto, all'interno di questa organizzazione dei sostituti disciplinari della famiglia, che però la assumono come modello, che si vede apparire quella che Foucault ha definito la funzione-Psy, vale a dire la funzione psichiatrica, psicologica, psicopatologica, psicopedagogica, e via dicendo (Foucault, 2004). La funzione-Psy nasce nell'ambito della psichiatria, all'inizio del XIX secolo, quando un individuo, sfuggente all'autorità e alla sovranità della famiglia, viene internato nell'ospedale psichiatrico, dove lo si sottopone all'addestramento e all'assoggettamento ad un regime di disciplina; essa nasce speculare alla famiglia, in quanto la famiglia stessa chiedeva l'internamento, affinché l'individuo venisse sottoposto ad un regime disciplinare che lo “rifamiliarizzasse”. A poco a poco, la funzione-Psy si è estesa a tutti i sistemi disciplinari: ogni qualvolta un individuo era incapace di seguire la disciplina (scolastica, militare, lavorativa) essa interveniva, e lo faceva tenendo un discorso nel quale riconduceva alle lacune, alle mancanze e alle inadempienze della famiglia il carattere non disciplinabile dell'individuo. È così che, da metà del XIX secolo, si comincia ad imputare tutte le insufficienze disciplinari dell'individuo alle carenze di famiglie che inizieranno ad essere definite “disfunzionali”; la funzione-Psy diviene così, fino ai giorni nostri, il discorso stesso che consente di predisporre tutta una serie di interventi in favore, in collaborazione, o in sostituzione della famiglia, creando nella mente degli
operatori all'interno di tali istituzioni, ma anche nella mente della maggioranza delle persone che compongono la nostra società, ciò che James Hillman ha brillantemente definito “superstizione parentale”, ossia quella goccia di sapere in un mare di senso comune che ci fa credere di essere il prodotto delle azioni dei nostri genitori, non di più, non di meno, solamente questo, e che quindi i genitori, la Famiglia, abbiano il potere di condizionarci la vita perennemente e irrimediabilmente (Hillman, 1997). Insomma, se non proprio la causa, la famiglia viene individuata ed indicata come ciò che costituisce quantomeno l'occasione della devianza e dell'abiezione; i servizi terapeutici, socio- educativi e riabilitativi offrono la possibilità di redenzione, sempre e comunque al di fuori del nucleo familiare, incapace, agli occhi degli operatori, di poter fornire una cornice di riscatto. All'interno di tali servizi, è possibile organizzare quella sorta di meccanismo per cui l'individuo sa di poter essere sempre osservato, da una gerarchia di altri individui che, se non fisicamente presente, lo è comunque grazie alla costante annotazione e trasmissione su scala gerarchica di osservazioni che riguardano il comportamento, i gesti, le parole del minore. Altro fondamentale cardine del lavoro pedagogico in queste strutture si trova, secondo le parole degli operatori, nella condizione, per ciascun minore, di poter a sua volta osservare comportamenti, gesti, o ascoltare le parole e i discorsi degli altri minori, suoi pari; questo avviene, ed è ritenuto così vitale dagli operatori, perché anche il più vivace tra i ragazzi, cieco davanti ai suoi comportamenti devianti e disturbanti, non potrà fare a meno di notare queste stesse devianza, queste stesse perturbazioni nei comportamenti, nei gesti, nelle parole dei suoi compagni. C'è però, seriamente, da chiedersi, quanto questo fenomeno di improvvisa consapevolezza nel giudicare gli altri, contrapposto alla totale incapacità di introspezione, non sia guidato dallo sguardo dell'adulto, piuttosto che essere segno di una genuina capacità del ragazzo (e a testimonianza di ciò, spesso ho udito ragazzini di 11 anni parlare dei loro amichetti con termini già psicologizzanti, che dubito siano frutto di apprendimento dai pari o per strada). La quasi-famiglia che si fa strada all'interno delle istituzioni, che fa ricorso a sentimenti di “umanità” e di un buon carico di quelle buone intenzioni di cui, si dice, sia lastricata la strada che porta all'inferno, funge da sovra-famiglia, nella misura in cui rappresenta la famiglia ideale (il coordinatore papà, l'educatore zio-più-giovane-del-papà, l'educatrice- mamma, l'educatrice zia-matta-artistoide-eccentrica), che funziona allo stato puro, ossia come dovrebbe funzionare la famiglia, e proprio in quanto famiglia (quasi-famiglia, sovra- famiglia) essa svolge quel ruolo “ortopedico” (Foucault, 2004;115) che le viene attribuito. Ma è anche una sotto-famiglia, in quanto il suo ruolo – a parole, almeno, e sulla carta –
consiste anche nell'annullarsi di fronte alla famiglia vera, in quanto la sotto-famiglia, con tutto il sapere psicologico, pedagogico, diciamo scientifico a disposizione al suo interno, deve saper attivare un circuito di sentimenti, azioni, legami, rapporti, modelli “sani” di cui sia la famiglia vera a poterne beneficiare. Il rapporto tra famiglia del ragazzo e servizio che ne prende in carico una parte più o meno consistente – anche in soli termini di tempo – prevede che, da un lato, vi sia la familizzazione del setting terapeutico ed educativo, e, dall'altro, una sorta di disciplinamento della famiglia, attraverso quei modelli alternativi, e “sani”, che ragazzi e genitori incontrano in questi spazi, e che vengono gentilmente offerti dagli esperti dei processi educativi, psicologici, sociologici. Così come, insomma, il modello familiare viene saccheggiato per proporre dei servizi che lo ricordino, o che almeno non se ne discostino troppo, allo stesso modo alcune tecniche disciplinari, tradotte anche in semplici, ma evidentemente penetranti, discorsi, si innestano all'interno della famiglia: i genitori diventano ottimi ripetitori di discorsi pedagogici (la socializzazione, termine che mai manca nella progettazione educativo-terapeutica, l'autostima e la consapevolezza di sé come obiettivi imprescindibili dello sviluppo del bambino, il giocare assieme – sembra che non si possa essere buoni genitori senza farlo, perché si sa che il gioco è troppo importante per i nostri bambini!); comincia anche nei servizi educativi e terapeutici la richiesta di collaborazione tra genitori e operatori, dopo che ai genitori è stato chiesto di essere collaboranti anche dagli insegnanti a scuola, nei compiti a casa per esempio; anche i genitori devono sforzarsi di “osservare” i loro figli, e di annotare, per poi trasmettere, dati su comportamenti, gesti, azioni, parole. È palese, quindi, che affermare la “centralità della famiglia” in Italia è dire il vero; ma non nel senso che la famiglia è cardine, sostenuto da altre istituzioni, della nostra società, essa è piuttosto modello da cui attingere per l'attivazione di dispositivi che siano in grado di costruire personaggi, più che persone, da inserire nella morfologia specifica del potere disciplinare che, senza pause, delimita nello spazio-tempo le disposizioni permanenti di dominanti e dominati, gli habitus che presto dobbiamo tutti imparare ad utilizzare come fossero naturali, naturalmente nostri. La predisposizione e l'attivazione di una strategia pedagogica all'interno della famiglia, e di una serie di tecniche psicologizzanti ha prodotto un cambiamento nella fisionomia del potere familiare, in quanto il suo occhio è diventato uno sguardo pedagogico-psicologico, la sorveglianza un esercizio di individuazione di normalità e scostamento da tale normalità, le inclinazioni alcune predisposizioni da controllare ed osservare. E anche le abusate di formule di costrizione fisica e d addestramento dei corpi – stai diritto con la schiena, non sederti con le gambe aperte, e così via – si sono insinuati nella famiglia, fino a rivestire un
ruolo fondamentale nel processo più ampio e generale, nella nostra società, di disciplinamento; l'infanzia, in tale processo, è essenziale, poiché tutto ciò che da adulto non funziona, e su cui l'adulto può essere interrogato, ha origine nell'infanzia stessa.