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Governo formativo in prospettiva missionaria (1875-1877)

Nel documento ISTITUTO STORICO SALESIANO - ROMA STUDI - 21 (pagine 122-127)

TENACE DIFESA DELLA LIBERTÀ ISTITUZIONALE TRA INSICUREZZE E CONTESTAZIONI (1874-1878)

6. Governo formativo in prospettiva missionaria (1875-1877)

In questi anni don Bosco non si limitava a precisare o a chiosare testi statu-tari. Si interessava insieme dell’interiorità religiosa dell’Istituto, in stretta connessione con la vita delle istituzioni gestite dai salesiani. Come si è accen-nato, da gennaio 1875 egli si muoveva per l’acquisto di casa Catellino, adia-cente all’antica casa Moretta. Però, il precedente uso e la posizione non la rendevano idonea a una comunità religiosa. Pensava ad un’abitazione con annesso cortile, che fungesse anche da oratorio festivo per le ragazze.

L’8 agosto 1875 scriveva a una matura novizia, la torinese Maddalena Marti-ni (1849-1883), incoraggiandola a perseverare nella scelta pressoché eroica della vita religiosa, data la provenienza da una famiglia agiata, che poteva renderle insostenibile la povertà di Mornese. La lettera costituisce un’espressione tipica dello stile epistolare di don Bosco e un documento esemplare delle sue idee sul-la “vita consacrata”. Era sul-la formazione che sapeva dare come fondatore. “Diletta figlia in G. C. – scriveva –, La vostra andata a Mornese ha dato tale schiaffo al mondo, che egli mandò il nemico delle anime nostre ad inquietarvi. Ma voi ascoltate la voce di Dio, che vi chiama a salvarvi per una via facile e piana, e disprezzate ogni contrario suggerimento. Anzi siate contenta dei disturbi e delle inquietudini che provate, perché la via della Croce è quella che vi conduce a Dio. Al contrario se voi foste stata subito allegra e contenta, vi sarebbe a temere qualche inganno del maligno nemico. Dunque ritenete: 1° Non si va alla gloria, se non con grande fatica; 2° Non siamo soli, ma Gesù è con noi e San Paolo dice che coll’aiuto di Gesù noi diventiamo onnipotenti; 3° Chi abbandona patria, parenti ed amici e segue il divino Maestro, egli ha assicurato un tesoro nel cielo, che niuno gli potrà rapire; 4° Il gran premio preparato in cielo deve animarci a tollerare qualunque pena sopra la terra. Fatevi adunque animo; Gesù è con noi. Quando avete spine, mettetele con quelle della corona di Gesù

121 Cap. XX: Tenace difesa della libertà istituzionale tra insicurezze e contestazioni (1874-1878)

112G. BOSCO, Costituzioni per l’Istituto..., p. 230.

113G. BOSCO, Costituzioni per l’Istituto..., pp. 231-236.

114G. BOSCO, Costituzioni per l’Istituto..., pp. 239-252.

Cristo. Io vi raccomando a Dio nella s. Messa, voi pregate anche per me, che vi sono sempre in G. C. Vostro umil.mo servitore Sac. Gio. Bosco”115.

Essa avrebbe professato i voti il 24 giugno 1876, sarebbe partita per l’Ar-gentina nel 1879, come ispettrice delle FMA, dimostrandosi superiora saggia e amata. Moriva ad Almagro (Buenos Aires) il 27 giugno 1883.

Il 24 agosto da Mornese, dove era arrivato il 21 con il carmelitano p.

Emiliano per gli esercizi spirituali delle signore e delle suore, don Bosco scrive-va al segretario della Congregazione dei VV. e RR.: “Scrivo questa lettera dalla Casa di Maria Ausiliatrice dove avvi una muta di esercizi spirituali di 150 signore, dirette dalle monache per quanto riguarda la disciplina e la parte materiale. Queste sono le Figlie di Maria, di cui si è già qualche volta parlato, che aumentano assai; hanno già le scuole di un paese, un educandato, due case in altre diocesi”116. Degli esercizi delle signore informava il giorno dopo anche la contessa Girolama Uguccioni117. Don Bosco riceveva e confessava coloro che si presentavano e annunciava la possibilità per quelle che avevano terminato il tempo dei voti triennali di professare i voti perpetui. Il 28 imponeva l’abito non più marrone, ma nero col velo azzurro, a quindici postulanti, tra cui Maddalena Martini, riceveva quattordici professioni triennali e altrettante perpetue: tra queste quelle di Maria Domenica Mazzarello, di Emilia Mosca e di Enrichetta Sorbone. Il giorno dopo teneva a tutta la comunità un impegna-tivo discorso sulla clausura, severa dal punto di vista religioso, flessibile quanto ai compiti educativi. Tra l’altro accennava alla “ruota” già in funzione nella comunità di Borgo S. Martino118.

Il 29 agosto lasciava Mornese, accompagnato da don Giovanni Cagliero e da don Giacomo Costamagna per una destinazione e scopi, che indicava a don Rua: “Per parlare con Vescovi, con cui ho affari, vado ad Ovada e di là ti farò sapere il giorno del ritorno a Torino”119. Ad Ovada, terra natale di san Paolo della Croce (1694-1775), fondatore dei Passionisti, erano convenuti in quei giorni vari vescovi per la celebrazione del primo centenario della morte. Ad Ovada si occupava, tra l’altro, della revisione delle Costituzioni in vista del testo da presentare al vescovo di Acqui.

In seguito, da Varazze insisteva con don Rua sui lavori per la preparazione della sede a Torino: “Promuovi i lavori per le nostre Ausiliatrici”120; e due giorni dopo da Alassio gli dava istruzioni per il direttore di Mornese: “Scrivi pure a Costamagna per la vestizione della suora per [Borgo] S. Martino.

Aggiungi anche che prepari Campi e Fassio [due chierici della comunità sale-siana mornesina, insegnanti elementari] per le ordinazioni nel prossimo

Nata-115Em IV 499.

116A mons. S. Nobili Vitelleschi, Em IV 510.

117Em IV 510-511.

118Cronistoria II 146-150.

119A don M. Rua, 28 agosto 1875, Em IV 513.

120Lett. del 18 novembre 1875, Em IV 562.

le”121; e, ancora a lui, il giorno 24, da Nizza Marittima ricordava: “Disponi di poter andare a Mornese la domenica dopo la Concezione per fare il da farsi”122: il “da farsi” si evince da una lettera a don Cagliero del 4 dicembre:

“Il giorno 12 del corrente Don Rua col sig. Mino [Prete della Missione] andrà a Mornese per fare alcune vestizioni ed alcune professioni”123.

A Nizza don Bosco si trovava per dare inizio all’opera salesiana in Francia124. Nella citata lettera a don Cagliero del 4 dicembre annunciava pure il prossimo insediamento dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Val-lecrosia, a due chilometri da Bordighera. “Nel mio ritorno [da Nizza] – scrive-va – ho dato cominciamento all’impresa contro i protestanti di Bordighera. La casa che deve aver cura dei ragazzi e del culto religioso è affidata a don Cibra-rio con alcuni altri borghesi. Le Figlie di Maria Ausiliatrice avranno cura della cucina e delle fanciulle (...). Il loro numero è tuttora in aumento. Al principio di gennaio prossimo un drappello andrà a prendere cura della nuova casa di Alassio”125. La duplice comunità iniziava il suo lavoro a Vallecrosia il 10 febbraio 1876, come comunicava ancora a don Cagliero: “Ieri l’altro (10 febbr.) furono aperte le due piccole case di Ventimiglia”126. Quella delle Figlie di Maria Ausiliatrice ad Alassio, invece, avrebbe avuto inizio il 12 ottobre. In una supplica a Leone XIII del 15 marzo 1878, tra le opere bisognose di aiuto, don Bosco avrebbe incluso anche le scuole di Vallecrosia, enfatizzandone i successi: “Quattro Salesiani e tre Suore di Maria Ausiliatrice lavorano e la Dio mercé i loro sforzi furono fruttuosi in modo che i Protestanti si videro costretti a cessare dalle loro scuole e dalle conferenze per mancanza assoluta di allievi e di altri accorrenti”127. Nei medesimi termini si esprimeva il 12 marzo 1879 con il cardinal segretario di Stato, Lorenzo Nina (1812-1885)128.

Agli inizi di gennaio 1876 don Bosco aveva anche fatto a don Cagliero una promessa stupefacente: “Ricordati che per ottobre noi faremo di spedire trenta Figlie di M. A. con una decina di Salesiani; alcuni anche prima, se vi è urgen-za”129. Era un grande sogno: si sarebbe avverato con un numero di suore più modesto alla fine del 1877.

Il 14 gennaio 1876 presentava al vescovo di Acqui, mons. Sciandra, “le rego-le dell’Istituto di Maria Ausiliatrice” con la domanda di “dare all’Istituto e alrego-le sue Costituzioni la diocesana approvazione”130. Il vescovo la concedeva

rapida-123 Cap. XX: Tenace difesa della libertà istituzionale tra insicurezze e contestazioni (1874-1878)

121Lett. del 20 novembre 1875, Em IV 564.

122Lett. del 24 novembre 1875, Em IV 566.

123Em IV 574.

124Cfr. cap. 21, § 1-2.

125Lett. del 4 dicembre 1875, Em IV 574.

126Lett. del 12 febbraio 1876, E III 18.

127E III 319.

128E III 455-456.

129E III 11.

130Lett. da Mornese, E III 11-12.

mente con decreto del 23 gennaio131. Era poi la volta di Torino, con il pensiero sempre all’America. Il 12 febbraio don Bosco scriveva a don Cagliero: “Le Ausi-liatrici verranno in Valdocco ai primi di marzo. Dobbiamo prepararne per l’America?”132. Per l’insediamento a Torino, il 22 marzo inoltrava all’arcivescovo la richiesta di poter aprire un Oratorio femminile, con relativa cappella, per le fanciulle del quartiere di Valdocco. “Il locale stabilito per chiesa – precisava – dista circa cento metri dalla chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice in piano terre-no, coll’adito pubblico, e congiunto all’edifizio destinato ad abitazione di alcu-ne religiose che di buon grado verrebbero a prendere cura di quelle pericolanti fanciulle”133. Il 28 marzo l’arcivescovo, sulla fiducia nella “singolare prudenza”

di mons. Sciandra, emanava il decreto di consenso a che “le dette Scuole nel detto luogo vengano affidate a queste religiose”, riservandosi di concedere l’ap-provazione diocesana alla loro Congregazione dopo una sufficiente sperimenta-zione134. Il 30 don Bosco annunciava a don Cagliero: “Oggi si è benedetta la cappella per le Suore in casa Catellino e sono per ora in numero di sette. Suor Elisa madre sup.; vi è anche qui la madre Giuseppina”135. A don Cagliero, diret-tore generale dell’Istituto, il 5 aprile madre Mazzarello forniva informazioni più particolareggiate su varie destinazioni di suore e sui rispettivi compiti: “Andaro-no a Tori“Andaro-no suor Elisa [Roncallo, 1856-1919] (Direttrice) e suor Enrichetta [Sorbone, 1854-1942] (queste due per studiare, dopo l’esame Suor Enrichetta spero ritornerà a Mornese), Suor Caterina Daghero e Suor David per far scuola, Suor Carlotta per la cucina, Suor Adele Ajra per rappezzare le tonache, Suor Luigia di Lu per invigilare le lavandaie”136. Notizie supplementari don Bosco dava a don Cagliero il 27 aprile: “È morta la Signora Orselli Felicita; Teresa [la sorella] andò a dimorare colle nostre Suore in Valdocco, che fanno assai bene”137. All’inizio del 1877 avrebbe dato a don Rua un simpatico suggerimen-to, certamente gradito alle suore, “casalinghe” a tempo pieno: “Se le Suore gradiscono il teatrino, vadano”138.

Intanto erano in corso trattative con il vescovo di Biella, Basilio Leto, per inviare alcune suore ad occuparsi della cucina e del guardaroba del seminario diocesano. In una lettera a don Rua del 25 aprile don Bosco tracciava le linee per una convenzione, non senza riferimento alla canonica “tarabacola” o

“ruota”139. E con don Cagliero riprendeva il discorso delle virtuali candidate

131 I testi della domanda e del decreto episcopale si trovano in P. CAVAGLIÀ e A. COSTA (a cura di), Orme di vita..., pp. 160-166.

132E III 18.

133E III 30.

134Cit. in MB XII 664-665.

135E III 32.

136M. E. POSADA, A. COSTA, P. CAVAGLIÀ, La sapienza della vita. Lettere di Maria Domenica Mazzarello. Torino, SEI 1994, p. 55.

137E III 52.

138Lett. dell’11 gennaio 1877, E III 136.

139E III 50.

al volo transoceanico, con altri sogni incorporati e qualche realizzazione in vista a breve termine: “Vedi di sapermi dire quale personale sia necessario, Salesiani e Suore, e procurerò di farne presto la spedizione affinché ordinate le cose tu possa ritornar in Valdocco ad iniziare una casa a Roma, di poi una passeggiata nelle Indie (...). È poi inteso che ad ottobre le nostre Suore andranno a prendere cura del Seminario di Biella: e tre Salesiani apriranno un ospizio al paese di Trinità”140. Al termine di un’altra lettera, carica di fatti e di prospettive, non poteva reprimere la sua emozione per tanta grazia: “Le nostre monache sono già 150; dovremo fare per loro due mute di esercizi spirituali.

Sestri Levante, Trinità di Mondovì, Biella, avranno delle nostre [dei salesiani e/o delle suore] case etc. etc. Che movimento!”141. A Biella le Figlie di Maria Ausiliatrice giunsero il 7 ottobre; il giorno seguente un altro gruppo si inse-diava a Lu Monferrato, per gestire un laboratorio, la scuola, l’oratorio e l’asilo infantile, il primo aperto dall’Istituto. Le suore erano state richieste dai signo-ri Rota, genitosigno-ri del salesiano don Pietro, che sarebbe stato poi ispettore [provinciale] salesiano in Brasile. A proposito del trattamento economico praticato a Biella, in una lettera a don Rua del 13 ottobre 1876 don Bosco osservava: “Fr. 200 [annui] per caduna Monaca è poco, mentre la cont. Cal-lori ne dà 400 [per Lu Monferrato]. Almeno f. 250”142.

Un impegno del tutto imprevisto, accettato di buon grado dal governo centrale sia a Mornese che a Torino, fu quello svolto dalle suore a Sestri Levan-te nei mesi di giugno-setLevan-tembre 1876 in una colonia estiva di fanciulli scrofo-losi della Lombardia. Suor Enrichetta Sorbone fu talmente accetta che ogni sera dava la “buona notte” avidamente ascoltata. L’assistenza nelle colonie esti-ve, marine e montane, finiva col diventare una forma permanente di apostola-to delle Figlie di Maria Ausiliatrice143.

Nel settembre del 1877 le suore andavano anche al collegio di Lanzo per i consueti servizi di cucina e di guardaroba. Don Bosco ne aveva richiesto il consenso all’arcivescovo di Torino, assicurandolo che la loro presenza non avrebbe interferito con la realtà religiosa locale: “Si noti che le occupazioni del-le religiose sarebbero esclusivamente nel coldel-legio e che per quanto riguarda aldel-le pratiche di pietà intervengono a quelle che hanno luogo regolarmente per gli allievi dello stesso collegio”144.

A compiti assistenziali ed educativi erano invece destinate le suore, che nel-lo stesso mese attraversavano i confini e si stabilivano a Nizza Marittima, accanto al Patronage St. Pierre dei salesiani per occuparsi del Patronage femmi-nile di S. Anastasia.

125 Cap. XX: Tenace difesa della libertà istituzionale tra insicurezze e contestazioni (1874-1878)

140Lett. del 27 aprile 1876, E III 52.

141A don G. Cagliero, 29 giugno 1876, III 69.

142E III 105.

143Cronistoria II 193-194.

144Lett. del 10 settembre 1876, E III 94.

7. Prima emigrazione in America e migrazione della casa madre a Nizza

Nel documento ISTITUTO STORICO SALESIANO - ROMA STUDI - 21 (pagine 122-127)

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