E CONSOLIDAMENTO COSTITUZIONALE DEI SDB (1870-1874)
4. Primo modellamento dell’Istituto
A partire dal 5 agosto 1872 la volontà fondazionale di don Bosco diventa-va più intensa ed evidente, parallela e intrecciata alla tangibile quotidiana opera di direzione pratica e di animazione religiosa della Vicaria, presto Supe-riora generale.
L’azione di don Bosco si esprimeva sia con interventi personali diretti sia con misure comunicate al direttore generale, prima don Pestarino, poi, in seguito alla sua morte, dal 1874 don Giovanni Cagliero, o al direttore salesia-no locale, che si facevasalesia-no suoi interpreti presso la Superiora, le suore e le alun-ne; inoltre, mediante contatti con il vescovo diocesano e l’amministrazione comunale.
Ovviamente, tutto ciò avveniva, mentre le superiore e le religiose del-l’Istituto operavano quotidianamente secondo le rispettive responsabilità e competenze. In via generale se ne prescinde, volgendo l’attenzione piuttosto a quanto riguarda la biografia di don Bosco.
L’interesse di don Bosco per l’Istituto si esprimeva, anzitutto, nella cura di dotarlo del miglior testo costituzionale possibile. Il testo Costituzioni Regole
41 Verbale relativo alla Fondazione dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice eretto in Mornese, Diocesi di Acqui, in P. CAVAGLIÀe A. COSTA(a cura di), Orme di vita..., p. 40.
42Em III 459.
43Il testo è riportato in P. CAVAGLIÀe A. COSTA(a cura di), Orme di vita..., pp. 38-41.
dell’Istituto delle figlie di Maria Ausiliatrice aveva come base quello elaborato da suor Francesca Garelli, una mediazione tra le regole dell’Istituto di sant’Anna, nettamente prevalenti, e quelle della Società di S. Francesco di Sales, modifica-to da un duplice intervenmodifica-to, iniziale e intermedio, di don Bosco. Essendo scomparso l’originale della Garelli, è estremamente arduo stabilire la misura esatta degli interventi del fondatore, che sarebbero i più interessanti per la nostra storia. È stato tentato un esame comparativo tra l’Abbozzo FMA, ossia il testo consegnato a don Pestarino e da lui ritoccato, le Regole dell’Istituto di sant’Anna, le Costituzioni salesiane degli anni ’60 e il Regolamento delle Figlie dell’Immacolata44. Ne sono risultate due principali conclusioni del tutto atten-dibili: 1) tra i vari testi “esiste un rapporto reale e intrinseco nei riguardi della struttura e del contenuto”, “mediato dall’Originale-Garelli”; 2) tuttavia, “arti-coli così elaborati e impegnativi come quelli sullo «Scopo dell’Istituto», sulla dipendenza «dall’Ordinario» del luogo, sulla dipendenza dal «superiore genera-le della società di S. Francesco di Sagenera-les» e titoli nuovi come quello «Del-l’Economa e della Maestra delle novizie»”, “il cambiamento della denomina-zione dell’Istituto” “inducono a pensare che tra l’Originale-Garelli e l’Abbozzo FMA, ci sia stato un intervento di un certo rilievo. La forma e il contenuto di questo intervento inducono a credere che esso si possa attribuire a don Bosco, fondatore delle FMA”45. Inoltre, “sembra che il ms. A [l’Abbozzo FMA o Costi-tuzioni e Regole] sia quello consegnato da don Bosco a don Pestarino” e da questi ritoccato già nell’intestazione46.
Di fondamentale importanza è il titolo 1° Scopo dell’Istituto, che delinea il volto religioso e, insieme, assistenziale ed educativo del nuovo Istituto. È evidente la presenza di un’impronta insieme mornesina e boschiana. Lo scopo
“è di attendere non solo alla propria perfezione, ma di coadiuvare alla salute ancora del prossimo, col dare alle fanciulle del popolo un’educazione morale religiosa” (art. 1). Le Figlie “avranno cura specialmente di ammaestrare le giovanette dei villaggi e paesi poveri, e di coltivare lo spirito delle zitelle che vivendo in mezzo al mondo, bramano di condurre vita spirituale e di consegui-re la cristiana perfezione”, riunendole in “congconsegui-regazioni”, da cui pconsegui-redisporconsegui-re le migliori all’ammissione “alla pia unione delle figlie dell’Immacolata e di Maria Ausiliatrice”. Saranno pure “disposte di prestare assistenza ai poveri infermi, e a rendere al prossimo qualunque altro ufficio di carità conforme allo stato loro”
(art. 2). “Potranno altresì ricevere nella loro casa figlie di mediocre condizione, alle quali però non insegneranno mai quelle scienze ed arti che sono proprie di nobile e signorile educazione. Tutto l’impegno loro sarà di formarle alla pietà ed a tutto ciò che potrà servire a renderle buone cristiane e buone madri di famiglia” (art. 3). Le “figlie professano in tutto vita comune: i voti si fanno
67 Cap. XIX: Fondazione dell’Istituto FMA e consolidamento costituzionale dei SDB (1870-1874)
44Cfr. G. BOSCO, Costituzioni per l’Istituto..., pp. 38-48.
45G. BOSCO, Costituzioni per l’Istituto..., pp. 48-49.
46G. BOSCO, Costituzioni per l’Istituto..., p. 59.
temporanei di tre in tre anni: non vi sarà stretta clausura” (art. 4). Infine,
“tutte le case e stabilimenti dell’Istituto dipenderanno dalla casa centrale ed ubbidiranno immediatamente a quella superiora, la quale potrà destinarle, traslocarle, impiegarle secondo giudicherà bene avanti a Dio, e nessuna potrà ricusarsi dall’ubbidire; siccome neanche non sarà lecito sotto qualsivoglia pretesto di ricusare qualunque officio o carica a cui venissero elette” (art. 5).
Però, l’autorità della superiora non si esercita senza un’istanza superiore. Infat-ti, secondo il primo articolo del titolo 2° Sistema generale dell’Istituto, l’Istituto
“è sotto l’immediata dipendenza del superiore generale della società di S. Fran-cesco di Sales, cui danno il nome di Superiore maggiore, il quale ove il giudi-casse, potrà farsi rappresentare da un sacerdote che egli delegherà, sotto il tito-lo di Superiore o Direttore delle suore. La superiora della casa ricorrerà a questo direttore in tutti i suoi bisogni, e non intraprenderà mai nulla di qual-che importanza senza il di lui consiglio, massime in ciò qual-che concerne alla reli-gione e moralità”. Evidentemente di don Bosco è anche l’articolo quinto: “Le Suore entrando nell’Istituto non perdono i diritti civili anche dopo fatti i voti, quindi conservano la proprietà delle cose loro, la facoltà di succedere o di rice-vere eredità, legati e donazioni; ma non potranno amministrare i loro beni se non nel limite e nel modo voluti dal Superiore maggiore”. Invece, il titolo 8°
Virtù principali proposte allo studio delle Novizie ed alla pratica delle Professe, risente dello spirito delle suore dell’Istituto Sant’Anna e delle figlie del-l’Immacolata: “Semplicità e modestia verginale, spirito e rigorosa osservanza di povertà. Carità paziente e zelante della salute non solo dell’Infanzia, ma ancora delle giovani Zitelle. Spirito di Orazione col quale le Suore si tengono perpe-tuamente alla presenza di Dio ed abbandonate alla sua provvidenza. Obbe-dienza di volontà e di giudizio”. Analoga impressione lascia il diffuso titolo 14°
Regole comuni a tutte le suore, ma non dissimile in vari articoli da idee e prati-che di don Bosco: la modestia, la carità reciproca, i libri per la lettura spiritua-le, oltre quelli indicati dalla Superiora, l’Imitazione di Cristo, il Rodríguez, la Monaca Santa di S. Alfonso, le vite di quei santi e sante che si dedicarono specialmente all’apostolato ed all’educazione della gioventù47.
Fondatamente – per quanto udito da don Bosco!? – la marchesa Maria Fassati il 3 novembre 1872 [o 1874?] scriveva a sua madre, Azelia de Seyès, vedova di Rodolfo De Maistre: “Già da due anni vi è a Mornese un certo numero di giovani che si formano alla vita religiosa e allo spirito Boschino. Don Bosco ha dato loro delle regole, che studia e perfeziona; in seguito farà costrui-re per loro una casa in piazza Maria Ausiliatrice ed esse faranno per le fanciulle ciò che i Boschini fanno per i ragazzi; inoltre, avranno cura della biancheria della Casa di Don Bosco”48.
47 I testi sono citati dal manoscritto delle Costituzioni-Regole ritoccato da don Pestarino, custodito a Roma nell’AGFMA.
48Riportata in P. CAVAGLIÀe A. COSTA(a cura di), Orme di vita..., pp. 58-59.
5. Lo “spirito Boschino” nell’azione del fondatore (agosto 1872 - primavera