TENACE DIFESA DELLA LIBERTÀ ISTITUZIONALE TRA INSICUREZZE E CONTESTAZIONI (1874-1878)
3. Mancato conseguimento dei privilegi e della facoltà delle dimissorie
Ma don Bosco chiedeva le speciali facoltà, precisamente, per aggirare tante difficoltà e “incagli” alla sua azione sempre più veemente. La Congregazione cresceva numericamente e operativamente. Nel 1875 varcava i confini con la Francia e si insediava a Nizza. Poche settimane dopo arrivava oltre l’Atlantico, creando due teste di ponte in Argentina61. I salesiani, secondo don Bosco, avevano bisogno di maggior libertà ed elasticità di azione. Giocare la carta dei privilegi gli appariva urgente. L’esito sarebbe stato in una prima fase del tutto negativo, ma non sarebbe mancato qualche guadagno nel 187662.
Lo stato d’animo dei dirigenti della Società salesiana circa l’opportunità di ottenere i privilegi più importanti, che portassero a una più diretta dipendenza dal papa, appariva evidente nelle conferenze di S. Francesco di Sales del gennaio 1875. Emergeva già dalle discussioni sui due decreti del 25 gennaio 1848 Romani Pontifices e Regulari disciplinae, riguardanti le testimoniali richie-ste per l’ammissione al noviziato, alla vestizione e alla professione religiosa. Tra i partecipanti era prevalente l’opinione che non si era tenuti alla loro osservan-za sia per la situazione particolare dei giovani postulanti, ospiti da anni in isti-tuti salesiani, sia per quanto don Bosco aveva ottenuto dal papa vivae vocis oraculo63. La posizione era confermata nella riunione del giorno successivo, 27 gennaio, presieduta da don Bosco64. Della comunicazione dei privilegi don Bosco parlava nella riunione antimeridiana del giorno seguente. Egli sottoli-neava le difficoltà di ottenerli per comunicazione di quelli goduti da altro Ordine o Congregazione; “tuttavia avrebbe studiato molto questo punto e sperare di poter riuscire bene”65.
Lo spirito con cui, tre settimane dopo, sarebbe stato a Roma, lo si può cogliere dalla conferenza tenuta ai direttori il 14 aprile sullo scopo principale del viaggio romano, da cui era ritornato: “Ottenere la comunicazione dei privi-legi per la Congregazione, la facoltà di poter dare le dimissorie ad quemcumque episcopum”66. Dopo aver fatto una breve storia dei privilegi in favore degli Ordini religiosi e della loro estensione alle congregazioni moderne, veniva al
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61Cfr. cap. 21.
62 Cfr. MB XI 174-200 (capo IX Privilegi e dimissorie) e 466-477 (capo XXI Nuovo passo per i privilegi).
63 Riunione dei direttori del 26 gennaio mattino, presieduta da don Rua, G. BARBERIS, Cronaca, quad. 18, pp. 2-5.
64G. BARBERIS, Cronaca, quad. 18, pp. 11-12.
65G. BARBERIS, Cronaca, quad. 18, pp. 7-8.
66G. BARBERIS, Cronaca, quad. 18, p. 33.
caso salesiano: “Scopo precipuo del mio viaggio a Roma – ripeteva – fu appun-to per vedere come fare a riguardo a questi privilegi, di cui vi ho già altre volte parlato”; i privilegi in genere, “e specialmente per quello che riguarda il poter dare le lettere dimissorie ad quemcumque episcopum”, precisava. Alla domanda di mons. Vitelleschi di quali avesse bisogno egli aveva risposto: “Di molti, sia pel buon regime interno, sia per le relazioni che si devono avere con le autorità ecclesiastiche e coi fedeli”. Ne aveva preparati un’ottantina67.
Effettivamente all’avvio ufficiale della pratica don Bosco aveva dedicato buona parte dell’intensa permanenza nella capitale dal 18 febbraio al 16 marzo 1875 col fido segretario don Gioachino Berto, come sempre, estremamente laconico nelle sue cronache. Nell’agenda spiccavano più questioni: i privilegi, l’Opera di Maria Ausiliatrice, l’associazione dei cooperatori, l’estensione ameri-cana dell’azione salesiana. Vi erano dedicati gli incontri con gli amici card.
Berardi e mons. Fratejacci, ma soprattutto, a livello ufficiale, con il segretario della Congregazione dei VV. e RR., mons. Salvatore Nobili Vitelleschi, e due importanti udienze pontificie, del 22 febbraio e del 12 marzo.
Il papa faceva capire a don Bosco come la prassi seguita nella concessione dei privilegi da qualche decennio fosse cambiata e resa più difficile. Comun-que, dopo febbrili indagini, furono redatte due suppliche riguardanti, una la facoltà di rilasciare le lettere dimissoriali ad quemcumque episcopum, l’altra la comunicazione dei privilegi concessi già ad altri Istituti religiosi. Alla prima supplica andava unita un’istanza di mons. Vitelleschi. Questi avrebbe perorato la causa in persona di don Bosco portando per le dimissorie le due motivazioni ricorrenti: la Società salesiana era estesa in più diocesi e i soci potevano essere trasferiti dall’una all’altra, creando obiettivi ostacoli a che i rispettivi Ordinari potessero avere adeguata conoscenza della loro idoneità o meno agli ordini sacri; la concessione avrebbe favorito maggiormente quell’unità di regime che era un elemento indispensabile alla conservazione dello scopo e dello spirito dell’Istituto. Le due suppliche al papa ebbero come effetto immediato la nomi-na della Congregazione particolare, deputata a formulare il suo voto. La composizione risultò identica a quella formata per l’approvazione delle Costi-tuzioni. Fu preparata la relativa Consultazione con un Sommario di cinque documenti. In essa venivano elencate le difficoltà insorte con l’Ordinario di Torino da quando nel marzo del 1874 don Bosco aveva ottenuto il Rescritto sulle dimissorie ad decennium. “In vista di tali collusioni – era motivato –, come anche perché il suo istituto godesse di quei privilegi che già furono concessi a molte Congregazioni, cui certamente non è inferiore per prodigiosi fatti operati a vantaggio della religione e della società civile”, il fondatore aveva presentato le due suppliche: con una chiedeva la facoltà delle dimissorie ad quemcumque episcopum e l’extra tempus; con l’altra, la comunicazione dei privi-legi di Congregazioni simili alla propria. Nel Sommario don Bosco aveva
inse-67G. BARBERIS, Cronaca, quad. 18, pp. 38-42.
rito due Schiarimenti. Nel primo metteva in evidenza i progressi fatti dalla Società dopo la definitiva approvazione delle Costituzioni; nel secondo sottoli-neava la difficoltà di ottenere tempestivamente le grazie e i privilegi, quando venivano richiesti caso per caso, secondo le occorrenze. Infine, in una Supplica per la Comunicazione delle grazie spirituali a favore della Congregazione Salesia-na precisava da quale Istituto religioso, tra i vari, preferiva la comunicazione:
“Si pregherebbe a scegliere di preferenza quella dei Redentoristi, o quella dei Preti della Missione, le cui Costituzioni e scopo possono dirsi identiche colle Salesiane”68.
In realtà non era facile ottenere parere favorevole e don Bosco ne vedeva i chiaroscuri. Prima di fare ritorno a Torino in attesa del verdetto – riferiva ai direttori il 14 aprile – “andai a trovare il card. Berardi, il quale benignamente con mons. Fratejacci s’incaricarono della cosa. Io poi li assicurai che sarei sempre pronto, appena chiamato, di venire a Roma per opportuni schiarimenti o per l’ultimazione di quest’affare. Prima di venir via da Roma, mi portai a visitare i cardinali incaricati a decidere questa questione. Essi tutti ci voglion bene, vedon di buon occhio la Congregazione; e tutti dissero che siccome il S.to Padre lo desiderava, non avrebbero trovato gravi difficoltà”69. Questa era
“la parte lucida del quadro”. Ma non nascondeva ai suoi uditori “anche la parte oscura”. Per precisarla invitava il segretario e archivista don Berto a prele-vare dall’archivio due lettere dell’arcivescovo Gastaldi al card. Bizzarri e a Pio IX, “tutte due – nota il cronista – contro di noi”. “La lettura di queste lettere – continua la cronaca – fu interrotta più volte per farvi delle osservazioni analo-ghe. Si vedeva proprio in quello scritto l’animo agitato di chi scriveva, e ciò che più rincresce si arrecavano proprio delle falsità a nostro conto”70.
A rendere ancor più debole la posizione di don Bosco al cospetto dei cardi-nali della Commissione particolare arrivava al card. Bizzarri un’altra lettera del-l’arcivescovo del 24 maggio 1875. In essa erano denunciate più cose non favo-revoli al fondatore della Società salesiana: l’arcivescovo non aveva mai avuto
“comunicazione alcuna dei Decreti Pontifici coi quali – dichiarava – sia stata approvata la detta Congregazione, o sieno state approvate le sue Costituzioni”;
aveva avuto solo copia del Rescritto sulle dimissorie ad decennium; per sapere in che cosa l’Istituto era soggetto alle Costituzioni e in che cosa all’Ordinario, questi aveva bisogno di averne la copia autentica e non semplicemente quella a stampa che aveva ricevuto, “e ciò tanto più – insinuava non senza fondamento
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68Mese di Agosto Anno 1875. Sagra Congregazione dei Vescovi e Regolari. Consultazione per la Congregazione speciale composta degli Eminentissimi e Reverendissimi cardinali Patrizi, De Luca, Bizzarri, Martinelli. Relatore Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore Vitelleschi arciv. di Seleucia Segretario. Taurinen., seu Societatis S. Francisci Salesii super literis dimissorialibus, et communicatione privilegiorum, 25 + XVII p., OE XXVII 101-143. Il fascicolo riportava nel Sommario unicamente la commendatizia di mons. Pietro De Gaudenzi, vescovo di Vigevano.
69G. BARBERIS, Cronaca, quad. 18, pp. 46-47.
70G. BARBERIS, Cronaca, quad. 18, pp. 47-48.
– in quanto vi ha chi suppone che lo stampato non vada pienamente d’accordo coll’Originale”; nelle case della Congregazione lavoravano anche ecclesiastici e laici che non avevano alcuna intenzione di emettere voti perpetui ed erano accolti senza il suo consenso e non senza sfregio della sua autorità; altri poi espulsi dal seminario riparavano in qualche casa della Congregazione senza deporre l’abito chericale, aiutati nella loro disobbedienza al loro vescovo71.
Nell’imminenza della Congregazione cardinalizia, da Torino don Bosco rivolgeva un appello a ciascuno dei membri e in particolare al card. Bizzarri,
“padre benevolo ed insigne benefattore all’epoca dell’approvazione” delle Costituzioni, riaffermando i “due grandi vantaggi” che sarebbero derivati “da questa concessione: 1° La congregazione salesiana sarebbe posta al livello del-le altre in faccia aldel-le autorità eccdel-lesiastiche”; 2° dovendo presto i sadel-lesiani recarsi in Argentina, “tornerebbe della massima utilità che eziandio i nostri religiosi godessero i privilegi e le grazie spirituali degli Ordini religiosi e delle Congregazioni ecclesiastiche, esistenti in quel vastissimo Regno [sic]”. Proba-bilmente controproducente era l’aggiunta di un terzo vantaggio: “Verrebbe parimenti tolto il motivo di opposizione che fa l’Ordinario di questa torinese Archidiocesi, il quale non si persuade che la Società Salesiana sia definitiva-mente approvata perché non gli consta che essa goda i privilegi delle altre Congregazioni”72.
L’esito della Congregazione tenuta il 16 settembre fu negativo. Circa la concessione della facoltà di rilasciare le dimissorie la risposta fu: Negative et ad mentem. E la mens era che si comunicasse all’arcivescovo di Torino la duplice richiesta fatta da don Bosco e la negativa della Congregazione, motivata anche dal fatto che il fondatore in tale materia godeva dell’indulto decennale del-l’aprile 1874. Circa i privilegi la risposta suonava: Communicationem, prout petitur, non expedire. La sera stessa il segretario mons. Vitelleschi ne faceva rela-zione al papa, che sanzionava il parere della Congregarela-zione dei cardinali. Il 22 settembre la Congregazione dei VV. e RR. ne faceva comunicazione ufficiale all’arcivescovo di Torino, pregandolo insieme di attenersi all’Indulto papale circa le dimissorie ottenuto da don Bosco il 3 aprile 187473.