• Non ci sono risultati.

Impulsi a rinnovati slanci verso la maturità istituzionale

Nel documento ISTITUTO STORICO SALESIANO - ROMA STUDI - 21 (pagine 130-134)

TENACE DIFESA DELLA LIBERTÀ ISTITUZIONALE TRA INSICUREZZE E CONTESTAZIONI (1874-1878)

8. Impulsi a rinnovati slanci verso la maturità istituzionale

Due importanti eventi, tra il 1877 e il 1878, creavano nuove opportunità all’Istituto di consolidare la propria identità religiosa salesiana e di potenziare la propria vigoria spirituale e operativa. Vi concorrevano due importanti even-ti: il capitolo generale salesiano di settembre-ottobre 1877 e la prima assem-blea delle direttrici e delle superiore del consiglio in agosto 1878.

Il primo acuiva e confermava ufficialmente nei salesiani la coscienza della

129 Cap. XX: Tenace difesa della libertà istituzionale tra insicurezze e contestazioni (1874-1878)

170BS 2 (1878) n. 9, settembre, pp. 11-13.

171I due documenti sono riportati da P. CAVAGLIÀ e A. COSTA (a cura di), Orme di vita..., pp. 253 e 267-268.

172 E III 397. La chiesa fu benedetta da don Cagliero, presente la schola cantorum del-l’Oratorio di Valdocco.

173 Sull’educandato e la scuola si veda l’ottima monografia di P. CAVAGLIÀ, Educazione e cultura per la donna. La Scuola “Nostra Signora delle Grazie” di Nizza Monferrato dalle origini al-la riforma Gentile (1878-1923). Roma, LAS 1990, 410 p.

174BS 3 (1879) n. 1, gennaio, pp. 8-9.

175Cfr. cap. 28, § 5.

176Le dieci vergini prudenti ossia la seconda schiera di Figlie di Maria Ausiliatrice partite per l’America: BS 3 (1879) n. 2, febbraio, pp. 5-7.

177Cfr. cap. 29, § 3 e 4.

novità salesiana della Congregazione femminile che con la loro Società aveva in comune il Fondatore, le finalità, i metodi e lo spirito, con il conseguente impe-gno di favorire lo stabilirsi di corretti e proficui rapporti tra l’una e l’altra.

Questa prospettiva, però, si creava in corso d’opera. Il fascicolo a stampa che delineava ai futuri capitolari le tematiche che si sarebbero prese in considerazio-ne non dedicava considerazio-nemmeno un cenno alle Figlie di Maria Ausiliatrice. Esse non comparivano neppure tra gli otto temi aggiunti in un manoscritto integrativo di don Bosco. Il tema era posto, invece, giusto a metà delle sedute capitolari, nel-l’adunanza plenaria pomeridiana del 13 settembre. Al termine di una protratta discussione sulla necessità e i modi di conservare la memoria della Società sale-siana mediante le cronache delle singoli case in funzione di una cronaca genera-le, l’assemblea passava, senza alcun particolare nesso, “a stabilire una commissio-ne la quale – registra il verbale – trattasse quanto riguarda le Monache in relazio-ne coi nostri collegi”. Vi erano immediatamente stabiliti membri salesiani di grande caratura: con don Lemoyne e don Giuseppe Ronchail, figurava don Cagliero quale presidente e don Cerruti, relatore. Venivano insieme indicati i soggetti da studiare e su cui riferire: “Regolamento delle monache nelle case dei Salesiani, seminarii ecc. Come debba stabilirsi la casa delle monache, predicato-ri, confessopredicato-ri, riguardo al tempo delle Confessioni. Visite degli esterni e di noi medesimi”. Era un canovaccio chiaramente improvvisato178.

Ma pensava don Bosco, il giorno della discussione in aula, a prospettare un orizzonte ben più ampio entro cui esaminare il documento offerto al dibattito e alle deliberazioni nella seduta generale antimeridiana del 22 settembre. In questa occasione era presente anche don Giacomo Costamagna, direttore a Mornese, che, al pari di don Bonetti, aveva disertato quasi tutte le altre sedute.

Sembrava che l’assemblea dovesse limitarsi ad esaminare gli aridi articoli del Regolamento proposto. Si era, infatti, incominciato subito a trattare delle

“comunicazioni dirette” delle suore con i salesiani sia nel caso che avessero avuta una loro opera accanto a quella salesiana sia che “tante buone sorelle” – sono parole di don Bosco – si fossero prese “cura delle biancherie e delle cucine delle nostre case”. Ma, detto questo, il Fondatore iniziava un discorso che mostrava quanto sentisse alta e vasta la missione dell’Istituto. “Una volta – diceva – pareva che il Sal terrae fosse esclusivo per i preti; ma ora si cerca ogni modo di allontanarli dall’insegnamento; ed anche per le ragazze si cerca di mettere maestre le quali conservano ben poco il principio religioso; epperciò bisogna che noi cerchiamo ogni modo perché le nostre Figlie di Maria Ausilia-trice siano abilitate a prendersi cura dell’educazione delle ragazze specialmente se povere dei varii paesi e fare tra loro [ciò] che i Salesiani fanno tra i ragazzi.

Così anche esse potranno essere e dispensare il Sale della terra. Specialmente anche potranno esse fare del bene negli spedali ed in quelli stessi stabilire scuo-le. Ora già cominciano ad associarsi anche con noi nelle missioni. Il bene che

178G. BARBERIS, Verbali II 184.

potranno fare è molto grande”179. Era nel quadro di questa identità di obiettivi e intensità di collaborazioni che egli collocava le precauzioni da prendere nelle relazioni, “perché – spiegava – si possa operare maggior bene, perché non ci sia nessun pericolo vicendevole, perché anche agli occhi dei maligni non vi siano pretesti ragionevoli per dar luogo a calunnie”180. Era il registro che dava il tono alle successive puntigliose discussioni sulle norme da elaborare181.

Ridotto a 11 articoli il documento Delle Suore concludeva le Deliberazioni del Capitolo generale della Pia Società Salesiana tenuto in Lanzo-Torinese nel settembre 1877, pubblicate nel 1878, con la presentazione firmata da don Bosco il 1° novembre. Non era, però, normativo l’undicesimo ed ultimo articolo, ma molto di più. Costituiva un vero intervento giurisdizionale del massimo organo legislativo della Società salesiana nei confronti del parallelo Istituto femminile.

Era così formulato: “Il Capitolo approva il loro regolamento particolare [le Costituzioni] già stampato, ed approvato dal Vescovo diocesano della Casa Madre in Mornese e da altri Vescovi”182. Evidentemente con questo atto don Bosco intendeva che l’Istituto non avesse soltanto il riconoscimento di alcuni pochi membri del governo centrale, ma fosse ufficialmente riconosciuto dal-l’intera Congregazione: una Famiglia che accettava e si poneva ufficialmente a fianco dell’altra Famiglia con pari dignità di vita religiosa e di azione apostolica.

Segno di raggiunta maturità dell’Istituto era l’importante evento dell’agosto 1878: la prima adunanza speciale dalla fondazione delle direttrici delle case e delle superiore del consiglio, di particolare rilevanza per la vita interna della giovane Congregazione. In analogia con le “Conferenze dei direttori” salesiani, essa svolse in certa misura funzioni affini a quelle di un Capitolo generale.

Ebbe luogo con gli esercizi spirituali, dal 13 al 20 agosto 1878. Le adunanze furono presiedute da don Cagliero, che suggerì i temi da discutere, regolò le discussioni e partecipò alla formulazione delle deliberazioni183. È difficile stabi-lire se don Bosco, presente a Mornese dal giorno 16, vi abbia esercitato un qualche diretto influsso. Preannunciando l’arrivo al 16 a don Lemoyne, da un anno direttore spirituale della casa, accennava a tutt’altro: “Avremo tempo a chiacchierare a piacimento, numerare tutti i quattrini che tu, le monache ed altri potranno mettere all’ordine del giorno”184.

131 Cap. XX: Tenace difesa della libertà istituzionale tra insicurezze e contestazioni (1874-1878)

179Sessione diciannovesima, 22 settembre, G. BARBERIS, Verbali III 3-4.

180G. BARBERIS, Verbali III 2-4.

181G. BARBERIS, Verbali III 4-10.

182Torino, Tip. e Libr. Salesiana 1878, pp. 94-95, OE XXXIX 470-471.

183 Cfr. Cronistoria II 335-337; P. CAVAGLIÀ e A. COSTA (a cura di), Orme di vita..., pp.

238-244.

184 Cfr. lett. a don G. B. Lemoyne del 6 agosto, E III 373, e al conte C. Balbo del 23 agosto, E III 381; P. CAVAGLIÀe A. COSTA(a cura di), Orme di vita..., p. 237.

Capitolo ventunesimo

Nel documento ISTITUTO STORICO SALESIANO - ROMA STUDI - 21 (pagine 130-134)

Outline

Documenti correlati