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Verso l’asse privilegiato Torino-Nizza Marittima (1874-1877)

Nel documento ISTITUTO STORICO SALESIANO - ROMA STUDI - 21 (pagine 135-139)

VERSO L’UNIVERSALISMO GEOGRAFICO (1875-1877)

1. Verso l’asse privilegiato Torino-Nizza Marittima (1874-1877)

L’apertura, nel novembre del 1875, della prima opera salesiana in Francia, a Nizza, appartenente fino al 1860 al regno sardo, era accompagnata dalle più attente cautele. Non si doveva far pensare a un ritorno di italiani nazionalisti nella contea passata alla Francia in forza di un discusso baratto politico, concordato a Plombières nel 1858 da Napoleone III e Camillo Cavour e legit-timato da una larva di plebiscito, pesantemente pilotato da ambedue le parti2. Ancora negli anni 1870-71, in coincidenza con la fine dell’impero e l’avvento della terza repubblica, aveva ripreso vigore un consistente movimento contra-rio all’annessione e favorevole al ritorno all’Italia, peraltro mai favorito dal governo italiano. Ma alla fine del 1871 si poteva considerare esaurito3.

Don Bosco e i salesiani, però, arrivavano a Nizza del tutto estranei a sensibi-lità di questo tipo, del resto nel 1875 già sopite. La gioventù povera e abbando-nata non ammetteva steccati nazionalistici e i nuovi arrivati ad essa esclusiva-mente intendevano dedicarsi, sollecitati da persone amanti della loro città e dei suoi figli più a rischio, certi del gradimento delle autorità, non solo religiose, ma anche civili e politiche.

Era la prima volta che don Bosco varcava il confine francese e la direzione era Nizza, capitale del dipartimento delle Alpi Marittime, città a cui non erano

1G. BARBERIS, Cronichetta, quad. 1, p. 21.

2Cfr. cap. 1, § 7.

3Cfr. E. COSTABONA, Echi italiani sulle elezioni a Nizza (1870-1871), in “Rassegna Storica del Risorgimento” 78 (1991) 161-174.

ignote l’indigenza né la beneficenza. Di oltre 50.000 abitanti, essa esibiva sfog-gio di ricchezze e segni di povertà: come tutta la Costa Azzurra, meta dalla prima metà del secolo del turismo internazionale con presenze di folti gruppi di ricchi provenienti dalla Francia del nord, dalla Russia, dalla Germania, dal-l’Inghilterra. Essi davano un notevole contributo finanziario alle attività bene-fiche e filantropiche locali. La regione circostante, montagnosa e avara di risor-se economiche, causava povertà e mirisor-seria, con una forte migrazione urbana al-la ricerca di miglior sorte. Esse si assommavano ad altra indigenza locale e a diffusa mendicità, incoraggiata dalla munificenza dei facoltosi ospiti invernali.

Le confessioni religiose, in particolare quella cattolica, davano un notevole sviluppo a iniziative organizzate di beneficenza. Era vivace l’intraprendenza del clero, con a capo i vescovi. Il piemontese Giovanni Pietro Sola (1791-1881), vescovo di Nizza dal 1857 al 1877, era chiamato il “padre dei poveri”. Insieme era fiorente l’azione del laicato, soprattutto attraverso le Conferenze di S.

Vincenzo de’ Paoli, e delle comunità religiose consacrate all’assistenza degli indigenti e dei malati: le Figlie della Carità, le Piccole Suore dei Poveri, gli Ospedalieri di S. Giovanni di Dio. Erano pure dediti a opere assistenziali grup-pi protestanti, la comunità israelitica e la generosa colonia russo-ortodossa4.

Dei primordi, come poi, nell’anno successivo, del principio effettivo del-l’opera salesiana si può ripercorrere la minuta cronologia attraverso l’epistola-rio. Aiuta, anzitutto, una lettera inviata all’aspirante salesiano don Luigi Guanella, con la precisa indicazione, “Nizza Marittima, 12 dicembre 1874”:

“Il suo posto è pronto. Ella può venire quando vuole”; “P. S. Giovedì [17 dicembre] sarò [ma non sarà] a Torino”5. Scriveva anche a don Rua: “Sono a Nizza Marittima donde parto sabato alla volta di Ventimiglia, Pigna [nel-l’entroterra di Bordighera], poi ad Alassio. Martedì sarò a S. Pierdarena e giovedì a Torino, si Dominus dederit (...). Parto in questo momento da Nizza”6. Il 15 scriveva da Alassio, di nuovo a don Rua: “Parto per Albenga e continuo il cammino, ma non so se giovedì sono a Torino. Probabilmente fino a sabato a mezzogiorno non ci potrò essere. Ad ogni momento le cose si moltiplicano.

Prega e fa’ pregare. Ogni cosa indirizzala a S. Pierdarena”7.

Era di ritorno all’Oratorio sabato 19. L’antivigilia di Natale scriveva due distinte lettere al barone Aimé Héraud e alla consorte, ringraziandoli della cortesissima ospitalità data a Nizza a lui e al compagno, don Giuseppe Ronchail, e dichiarando di voler iscrivere il barone “nel catalogo dei nostri insi-gni benefattori”. A lui comunicava pure di aver ricevuto “lettera dall’avv.

Michel, che per ora – scriveva – non può ritornare”8.

135 Cap. XXI: Verso l’universalismo geografico (1875-1877)

4Cfr. O. VERNIER, D’espoir et d’espérance. L’assistance privée dans les Alpes Maritimes au XIXe siècle (1814-1914). Bienfaisance et entraide sociale. Nice, Éditions Serre 1993, 542 p.

5Em IV 362.

6Lett. del 12 dicembre 1874, Em IV 363.

7Em IV 364.

8Lett. del 23 dicembre 1874, Em IV 369-370.

L’opera di don Bosco a Nizza non nasceva dal nulla. Dal maggio 1874 al-l’ottobre 1875, in una ex-scuderia di una proprietà situata a place de la Croix de Marbre, un confratello della San Vincenzo aveva gestito, finché la salute glielo permise, un centro di istruzione catechistica e una scuola serale. Intanto, dopo contatti con alcune congregazioni religiose, il vescovo e i confratelli della San Vincenzo si erano rivolti a don Bosco, la cui opera conoscevano, dati i rapporti tra Torino e Nizza, tra le conferenze nizzarde e quelle liguri e piemontesi, tra personaggi vicini a don Bosco – il conte Cays e il barone Feliciano Ricci des Ferres – e i confratelli delle conferenze di Nizza, tra cui il barone Héraud e l’avv. Michel, vicepresidente delle conferenze nizzarde e presidente dell’Opera del Patronage degli apprendisti9.

L’incontro nizzardo del dicembre 1874 ebbe celeri frutti. Ritenuta insuffi-ciente da don Bosco l’ex-scuderia, i confratelli affittavano la filatura Avigdor, situata al numero 21 di rue Victor, e l’ammobiliarono. Il pianterreno era desti-nato alla vita comunitaria dei ricoverati e dei salesiani e il sotterraneo al-l’impianto dei laboratori di calzoleria e falegnameria.

Sempre l’epistolario offre indicazioni precise sugli spostamenti di andata e ritorno dalla Liguria a Nizza nell’imminenza dell’inizio dell’opera nel novem-bre 1875. Anche per questa tra ideazione, accordo tra le parti e attuazione, i tempi furono brevi. Interpellato dall’avv. Ernest Michel, protagonista nizzar-do nelle trattative, a pochi giorni dall’addio ai salesiani destinati al-l’Argentina, don Bosco rispondeva indicando la data dell’arrivo, chiedendo quanti salesiani sarebbero dovuti andare con lui, che cosa eventualmente portare, quale gradimento incontrasse l’intenzione di condurre con sé un certo numero di ragazzi francofoni desiderosi di ritornare a Nizza. La data prevista per l’arrivo era il 20 novembre ed il 20 segnò l’inizio dell’opera10. In antecendenza, però, si era anche premurato di darne preavviso ad un’“Eccel-lenza”, probabilmente civile, illustrando il pogetto e chiedendone benevola accoglienza11. Il 15 novembre, da Sampierdarena, dove aveva accompagnato i salesiani, partiti il 14 da Genova per l’Argentina, don Bosco chiedeva a don Rua: “Sarà bene che tu scriva a Perret chierico a Lanzo, e digli che si faccia un fagottino per venirmi ad accompagnare a Nizza, dove siamo attesi pel giorno 20. Tutto preparato. Egli può andare direttamente ad Alassio, dove io l’andrei

9 Per i precedenti, gli inizi e gli sviluppi dell’opera salesiana di Nice è fondamentale lo studio di F. DESRAMAUT, Don-Bosco à Nice. La vie d’une école professionnelle catholique entre 1875 et 1919. Paris, Apostolat des Éditions 1980; per le relazioni tra la conferenza di S.

Vincenzo de’ Paoli e le iniziative benefiche nizzarde, con particolare riferimento all’opera sale-siana, cfr. [E. MICHEL], Noces d’or de la Société de St-Vincent-de-Paul à Nice, 1844-1894. Nice, 1894, 98 p.; [L. CARTIER], Historique du Patronage St-Pierre à Nice, in “Bulletin Salésien” 33 (1901) n. 1, janvier, pp. 15-22, dedicato all’Année jubilaire de l’oeuvre de Don Bosco en France.

10Lett. del 6 novembre, Em IV 544-545.

11Minuta autografa di lettera non datata, nella quale don Bosco accenna alla presenza nel-l’Oratorio di giovanetti algerini e nizzardi, che era conveniente trasferire a un ospizio più consono alle loro particolari condizioni: Em IV 541-543.

ad incontrare”12. Perret era ancora novizio. Da Varazze il 18 don Bosco infor-mava don Rua sulle ultime due tappe: “Per tua norma dimani 19 vado ad Albenga; passerò la notte ad Alassio. Il mattino seguente 20 partirò alla volta di Nizza, dove per 6 giorni puoi indirizzarmi le lettere. Dopo il giorno o meglio pel giorno 26 a Ventimiglia. Dal 27 al 30 di nuovo ad Alassio, quindi a S. Pier d’Arena o dove ti dirò”13. Al conte Eugenio De Maistre, da Varazze, il 18 scriveva della partenza dei missionari e annunciava: “Ora io continuo per la riviera di Nizza con tre nostri preti per aprire una casa in quella città”14. Da Alassio il 20 riscriveva a don Rua: “A Dio piacendo ti scriverò da Nizza per dove parto oggi alle 9 mattino con Perret, Cappellano, Ronchail”15. Li aveva preceduti da dieci giorni un sacerdote, don Enrico Guelfi. Don Bosco vi avreb-be aggiunto subito, per la musica e il canto, il chierico Evasio Rabagliati. In data 24 novembre, dopo aver premesso, “qui le cose sono incominciate e possiamo dare mano all’opera”, dava istruzioni a don Rua perché il chierico ventenne, oltre portare “un po’ di musica e il suo corredo strettamente perso-nale”, accompagnasse a Nizza quattro degli otto algerini inviati all’Oratorio dall’arcivescovo di Algeri, mons. Lavigerie: vi sarebbe arrivato, invece, con tutti otto. Meglio se avesse potuto essere presente a Nizza per la domenica 28,

“perché in tal giorno – precisava – si dirà la prima Messa nel Patronage de St Pierre, rue Victor 21”; “molta benevolenza, molto trasporto per noi e pel novel-lo ospizio, che ha tutte le basi di quelnovel-lo di Torino”16. Il 4 dicembre informava don Cagliero: “Il giorno 2 di questo mese [più esattamente, il 20 dello scorso mese] fu aperto il giardino di patronato a Nizza con un ospizio dei poveri ragazzi. Direttore Don Ronchail, maestro Perret, pianista Rabagliati, cuoco Cappellano”17. Al direttore don Bosco aveva anche fatto pervenire una lettera commendatizia in latino da presentare al vescovo diocesano. In essa egli dichia-rava che il Ronchail era sacerdote “dotato di buone qualità morali, approvato da più vescovi alla predicazione della parola di Dio e a ricevere debitamente le confessioni di ambedue i sessi, inoltre fornito di titolo legale per l’insegnamen-to delle discipline classiche e tecniche e della lingua francese”18.

La Semaine de Nice. Revue catholique del 27 novembre annunciava la presenza nella città, dai primi giorni della settimana, dell’“abbé Bosco di Tori-no, l’apostolo della gioventù abbandonata, l’uomo di Dio tanto umile quanto

137 Cap. XXI: Verso l’universalismo geografico (1875-1877)

12A don M. Rua, 15 novembre 1875, Em IV 554.

13Em IV 562.

14Em IV 560-561.

15Em IV 564.

16A don M. Rua, 24 novembre 1875, Em IV 565-566; altra lettera dopo pochi giorni, Em IV 567-568.

17Em IV 574. Al medesimo ripeteva nel poscritto a una lettera del 12 febbraio 1876: “La casa di Nizza prende ottimo avviamento. D. Ronchail Direttore, Rabagliati pianista, Per[r]et Maestro, Capellano Cuoco, Guelfi Enrico Guardia stabile” (E III 18).

18Attestato [“la tua dimissoria da presentarsi al vescovo di Nizza”] del 10 dicembre 1875, Em IV 380.

ammirevole nelle sue opere”. Quindi dava qualche informazione circa coloro che l’avevano indotto ad andarvi: “È grazie all’iniziativa e alle istanze del vesco-vo di Nizza e di alcune rispettabili persone che si è potuto attirare sulla nostra città, dove di giorno in giorno cresce il numero dei fanciulli vagabondi, perdu-ti o abbandonaperdu-ti, la sollecitudine della grande anima di don Bosco”. Infine preannunciava l’inaugurazione del Patronage de St.-Pierre per domenica 28 con una messa celebrata dal vescovo alle ore 8 1/2.

Dell’apertura del patronage di Nizza informava a Torino L’Unità Cattolica.

Riferiva che “otto giovani algerini, già raccolti nella casa, vi assistevano pure vestiti in arabo”, e riportava le parole che il papa aveva pronunziato durante l’udienza concessa ai missionari salesiani, apprendendo da loro l’imminente apertura dell’opera di Nizza: “Che Iddio la benedica e sia essa quel piccolo grano di senapa che diventi un grand’albero, talché molti colombi possano ricoverarsi sotto i suoi rami e che ne stia lontano lo sparviero”19.

Nel documento ISTITUTO STORICO SALESIANO - ROMA STUDI - 21 (pagine 135-139)

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