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Lo “spirito Boschino” nell’azione del fondatore (agosto 1872 - primavera 1874)

E CONSOLIDAMENTO COSTITUZIONALE DEI SDB (1870-1874)

5. Lo “spirito Boschino” nell’azione del fondatore (agosto 1872 - primavera 1874)

La specificità “boschiana” o salesiana si rivela determinante sul nuovo Istituto soprattutto nel primo biennio di esistenza nella cura di don Bosco di amalgama-re la fedeltà alle finalità amalgama-religiose e apostoliche dell’Unione delle Figlie di Maria Immacolata, il preciso radicale stato di consacrate a Dio e la missione educativa apostolica secondo lo spirito di san Francesco di Sales mediato dal fondatore. Era un’operazione che avrebbe portato tra la fine del 1873 e l’inizio del 1874 alla netta distinzione e separazione, pacifica e amichevole, della natura e della strut-tura delle due istituzioni, le Nuove Orsoline e le Figlie di Maria Ausiliatrice.

Il fine educativo si esprimeva immediatamente lungo l’anno 1872-1873 con l’organizzazione, nell’ampio edificio costruito da don Pestarino, di un corso elementare di discipline scolastiche assortite e pratiche. Ne scriveva L’Unità Cattolica del 1° ottobre del 1873: “I frutti che si raccolsero in quest’an-no superaroquest’an-no la comune aspettazione, e ne fecero solenne testimonianza i professori che da Torino si recarono in sul principio di questo mese a dar l’esa-me a quelle allieve. Monsignor Sciandra, vescovo di Acqui, volle onorare di sua presenza questo Istituto, esaminare le allieve nella lingua francese ed assistere alla distribuzione dei premi, la quale fu rallegrata da poesie, canti e suoni che diedero anche ottima prova del progresso fatto da quelle ragazze nella musi-ca”49. L’11 dicembre 1873 il Delegato della circoscrizione scolastica di Castel-letto d’Orba dava l’approvazione ufficiale, a partire dall’anno 1873-1874, del-l’educandato e dei corsi scolastici50. Era stata concessa in seguito alla domanda effettuata dalla responsabile della scuola, Emilia Mosca, non ancora professa.

Ma era stata resa possibile dal concreto intervento di don Bosco, che aveva inviato da Torino a Mornese due giovani insegnanti, una con il diploma per l’insegnamento nella scuola elementare e l’altra abilitata all’università di Torino per l’insegnamento della lingua francese e che si diplomerà maestra nel 1874.

Erano la ventiquattrenne Angela Jandet di Novara, arrivata il 10 maggio 1872, tra le prime 11 professe il 5 agosto, ritiratasi poi all’inizio del 1875; e la ventenne contessina Emilia Mosca (1851-1900), giunta a Mornese il 30 dicembre 1872, professa il 14 giugno 1874, direttrice della scuola e del-l’educandato, poi, fino alla morte, assistente generale dell’Istituto con l’incari-co delle scuole. Esse davano inizio alla fondamentale attività educativa sl’incari-colasti- scolasti-ca, tipica dell’Istituto51.

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49 Un buon istituto per le ragazze, “L’Unità Cattolica”, n. 229, mercoledì 1° ottobre 1873, pp. 919-920. Il testo, redatto da don Bosco o da don Durando, probabilmente si riferiva a un corso privato con esami interni, effettuati da salesiani giunti da Torino.

50 Cfr. P. CAVAGLIÀ, La scuola di Mornese (1872-1878). Alle origini di una scelta per la promozione integrale della donna, “Rivista di Scienze dell’Educazione” 26 (1988), pp. 159-162;

P. CAVAGLIÀe A. COSTA(a cura di), Orme di vita..., pp. 95-96.

51Cfr. P. CAVAGLIÀ, La scuola di Mornese (1872-1878)..., pp. 151-186.

Contemporaneamente don Bosco aveva fatto un passo non meno impor-tante. Metteva a disposizione della comunità in formazione e della sua Supe-riora persone sperimentate, che coadiuvassero le giovani neo-consacrate a una vita religiosa regolare. Nella lettera citata, del 4 dicembre 1872, a mons. Pel-legrino Tofoni, madre Enrichetta Dominici, a quanto già noto aggiungeva:

“Adesso il Signor D. Bosco vorrebbe che una di noi, dicendo una s’intende due, andasse là a Mornese, tale è il nome del paese in cui sorge il novello Isti-tuto, per avviare quelle buone religiose alla vita comune e far mettere in pratica le regole per quelle stabilite”52. Per sincerarsi sulla situazione faceva essa stessa una visita personale a Mornese, dove era accolta “con molta cordialità e genti-lezza”, rendendosi conto della giustezza della richiesta di don Bosco e del-l’opportunità di consentirvi. Infatti, “la Casa in discorso – scriveva a mons.

Tofoni il 26 gennaio 1873 – per istituto secolare sarebbe già ben avviata, ma per Casa religiosa manca molto di regolarità e di mezzi per conservarla”; d’altra parte, “il terreno par molto ben disposto; coltivato diligentemente fa sperare buon frutto”53. Venivano inviate le suore Francesca Garelli, segretaria della Madre e seconda Assistente generale, e Angela Alloa, con diploma di maestra elementare di grado superiore. Giunte all’inizio della Quaresima del 1873 (il giorno delle Ceneri era il 26 febbraio e Pasqua il 13 aprile), ritornarono a Tori-no per le feste pasquali, portandosi di nuovo a Mornese dopo il 15 aprile e rimanendovi fino a settembre. È interessante un particolare sottolineato nei cenni biografici di suor Francesca (1838-1896): “Di spirito sommamente ordi-nato, preciso, esatto nell’osservanza ed in quelle forme di religioso contegno che sono il decoro della religione e la rendono commendevole presso i secolari, la nostra cara Madre Francesca non poteva troppo accordarsi col-l’intendimento più sciolto e libero a cui Don Bosco di v.m. voleva informare le sue nuove Figlie”. A questa luce potrebbero risultare in parte ridimensionate anche le prime impressioni sulla comunità di Mornese di suor Enrichetta Dominici. I due Istituti facevano capo a personalità ben distinte e, inevitabil-mente, ne rispecchiavano le differenze di mentalità, di metodi e di stile. Don Bosco stesso intendeva imprimere all’Istituto da lui fondato uno spirito ben distinto, tant’è che di suor Francesca si dice che “iniziate le Novizie secondo l’idea del Fondatore” ritornò ben volentieri alla Casa Madre54.

Dopo il ritorno a Torino delle due suore di sant’Anna, arrivava a Mornese in ottobre, inviata da don Bosco per una supplementare collaborazione, la vedova dell’avvocato Matteo Blengini, tra i benefattori dell’Oratorio incipiente55. Nelle intenzioni del fondatore la distinta signora, già figlia spirituale di don Cafasso,

52Riportata in P. CAVAGLIÀe A. COSTA(a cura di), Orme di vita..., pp. 60-61.

53Testo riportato in P. CAVAGLIÀe A. COSTA(a cura di), Orme di vita..., pp. 62-63.

54Libro delle Suore defunte, vol. II, pp. 86-87, Arch. Suore di S. Anna, cit. da P. CAVAGLIÀe A. COSTA(a cura di), Orme di vita..., p. 61, n. 6.

55Cfr. P. STELLA, Don Bosco nella storia economica e sociale..., pp. 79, 416, 551; cap. 7, § 1.

educata in un monastero di Torino, avrebbe dovuto sostenere la Superiora esitante ad accettare il peso della carica, aiutare a conferire un volto religioso alla comunità, temperarne le austerità e favorire un certo stile nelle relazioni inter-personali, all’interno e all’esterno. Probabilmente, non poco invadente, ritorna-ta a Torino per le feste naritorna-talizie, non intendeva più riporritorna-tarsi a Mornese, ma don Bosco insistette. “Se Mad. Blengini non è ancora andata a Mornese – scri-veva a don Rua da Roma ai primi di gennaio 1874 –, dille che stia tranquilla, che poco per volta le cose si aggiusteranno. Ho già scritto in proposito; una lettera l’attende colà”56. Ma sembra che lo zelo indiscreto della buona signora abbia fatto ben presto cambiare idea anche a lui. In estate essa si ritirava defini-tivamente da un’impresa incongrua e disorientante57.

Don Bosco, però, dirigeva e plasmava soprattutto con interventi diretti e presenze personali. Egli era a Mornese al principio di luglio 1873, donde scri-veva soddisfatto a don Rua: “Qui si gode ottimo fresco, sebbene vi sia molto fuoco di amor di Dio”58. Vi si recava ancora ai primi di agosto, mentre dal 29 luglio erano in corso gli esercizi spirituali in preparazione alla vestizione delle novizie e alla professione di quelle che stavano terminando il noviziato. Da metà luglio vi era ospite il vescovo diocesano mons. Sciandra; predicatori erano mons. Andrea Scotton e il gesuita p. Luigi Portaluri, chiamati espressa-mente da don Bosco, che vi aveva invitato anche una decina di signore, deside-rose di partecipare agli esercizi. Il fondatore ricevette suore e postulanti, parlò in privato e fu a disposizione per le confessioni. Ripartiva insieme a don Giovanni Cagliero, che l’aveva accompagnato, alla vigilia della chiusura degli esercizi per salire a S. Ignazio sopra Lanzo. Il 5 agosto, dopo la predica conclu-siva dei giorni di ritiro delle Suore, mons. Sciandra si assumeva l’onere e l’ono-re della cerimonia delle vestizioni e delle professioni.

Nello stesso mese don Bosco si attivava ancora in favore di Mornese sul fron-te della missione. Per il piccolo educandato egli faceva stampare un programma, quasi identico a quello dei suoi collegi, e lo inviava a parroci e sacerdoti, accom-pagnandolo con una circolare. “Mi prendo la libertà – scriveva – di presentare a V. S. molto Rev.da il programma dell’educandato femminile stabilitosi or fa un anno in Mornese. Ella capirà certamente che lo scopo di questo Istituto è di al-levare nella religione e nella moralità le fanciulle cristiane; perciò spero molto nella sua bontà e la prego rispettosamente a far conoscere il presente programma e così procurare qualche allieva alla novella casa”59. Del 1° ottobre era l’articolo de L’Unità Cattolica, già citato, sul primo anno scolastico 1872-1873.

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56Em IV 189.

57Cfr. Cronistoria I 50-53, 74-75; II 51, 54 e 596.

58Lett. del 3 luglio 1873, Em IV 125.

59Circolare senza data, ma dell’agosto 1873, Em IV 154 e Programma. Casa di Maria Ausi-liatrice per educazione femminile in Mornese. Torino, Tip. dell’Orat. di S. Franc. di Sales 1873: il testo è riportato in P. CAVAGLIÀe A. COSTA(a cura di), Orme di vita..., pp. 81-85.

Al termine del 1873 aveva luogo, inevitabile, provocata all’origine da don Bosco, la definitiva chiarificazione della situazione associativa delle appartenenti all’Unione delle Figlie di Maria Immacolata, in parte già professe nell’Istituto FMA. Lo si ricava da una lettera del parroco don Carlo Valle a mons. Sciandra, vescovo di Acqui. “Dietro invito della S.ra Direttrice dell’Istituto Don Bosco – informava –, le figlie dell’Istituto di S. Angela Merici si recarono alla residenza della S.ra Direttrice per sentire che cosa volesse loro comunicare. La S.ra Diret-trice lesse alle congregate un brano di lettera del Rev.mo Don Bosco, colla quale questi mostrava desiderio, che le addette a S. Angela si unissero alle Suore di Maria SS.ma Ausiliatrice per le conferenze domenicali, soggiungendo poi con sue parole che era desiderabile, che dei due istituti se ne formasse un solo, che anzi sarebbe stato questo l’indizio di adesione e sottomissione alla direzione di D. Bosco, il solo frequentare le sopraddette conferenze”. Ciò produsse sorpresa alle figlie di S. Angela, “poco disposte ad abbandonare le proprie regole, per assoggettarsi a quelle dell’Istituto D. Bosco, che parrebbero adatte unicamente ad una comunità” (di religiose). Parecchie si erano rivolte per consiglio a lui. “A mio avviso – proseguiva saggiamente il parroco – niente osterebbe, che a Mornese esistessero due istituti, e che si coadiuvasse e promovesse quello di S.

Angela, che gioverebbe assaissimo a coltivare la morigeratezza e la pietà delle donzelle, le quali educate alla pietà, sarebbero più facilmente disposte a lasciare il mondo, e ricoverarsi nel santo asilo di D. Bosco”. La risposta del vescovo era cristallina: “Io trovo opportuno per non dire indispensabile, di lasciare in pienissima libertà le figlie dell’Istituto di S. Angela Merici nell’unirsi all’Istituto delle Suore di Maria Ausiliatrice costà stabilito: oppure nel viversene pienamen-te separapienamen-te si è come l’Istituto anzidetto non esispienamen-tesse. Pare che l’invito del Sig.

D. Bosco per ora si limiti all’invito dell’assistenza alle conferenze Domenicali per parte delle Figlie di S. Angela, da praticarsi nel così detto Collegio: quest’as-sistenza non è l’identificazione dei due Istituti; comunque, anche su questo punto si lasci piena la libertà di adottarlo o non. Il costringere è originare dissensi, scrupoli, etc. e poi si sa il nitimur in vetitum ed in quanto contraria il nostro modo di vedere. M’occuperò per la nomina del Direttore G.le di tutte le Figlie di S. Angela esistenti nella Diocesi”60.

I due Istituti delle Nuove Orsoline e delle Figlie di Maria Ausiliatrice convissero in armonia, nel rispetto delle differenze di scopi, spirito e strutture, anche per la sapienza e la fine spiritualità delle due responsabili, Maria Mazzarello e Angela Maccagno.

Nelle prime settimane della permanenza del fondatore a Roma nel 1874, per l’approvazione definitiva delle Costituzioni salesiane, dovrebbe collocarsi l’udienza, nella quale il papa avrebbe formulato cinque ricordi, del tutto condi-visi, se non suggeriti o riformulati da don Bosco e da lui trasmessi a Mornese:

60Le due lettere, rispettivamente del 2 e del 7 dicembre, sono riportate in P. CAVAGLIÀ e A.

COSTA(a cura di), Orme di vita..., pp. 90-94.

“Uniformità nel vitto, uniformità nel vestito, uniformità nei permessi, fuga del-le eccezioni, pratica deldel-le Regodel-le!”61. L’unità-uniformità, come si è visto, era stato anche il tema centrale di una delle sue prime circolari ai salesiani62.

Negli stessi giorni era stato certamente don Bosco a far inserire nel Riassun-to della Pia Società di S. Francesco di Sales, il documenRiassun-to num. XV della Positio per l’approvazione delle Costituzioni salesiane, un esplicito riferimento al-l’Istituto. L’elenco delle Case della Congregazione era chiuso con un’indicazione, che può considerarsi la prima presentazione dell’Istituto FMA alle autorità ecclesiastiche romane: “16. Come appendice e dipendentemente dalla Congre-gazione Salesiana è la Casa di Maria Ausiliatrice fondata con approvazione del-l’autorità Ecclesiastica in Mornese diocesi d’Acqui. Lo scopo si è di fare per le povere fanciulle quanto i Salesiani fanno pei ragazzi. Le religiose sono già in numero di quaranta ed hanno cura di 200 fanciulle”63. A conferma del solido legame che, nella mente del fondatore, univa le due Congregazioni, tanto da farne quasi un’unica articolata Famiglia religiosa, nella seconda metà di marzo inviava a Mornese una circolare, analoga a quella indirizzata ai salesiani, per impegnare le “Figlie di Maria Ausiliatrice e le allieve dalla Divina Provvidenza loro affidate” a preghiere speciali per ottenere l’approvazione delle Costituzioni della Società di S. Francesco di Sales64.

In una lettera del 17 aprile 1874 al nipote, don Pestarino, dopo aver accen-nato al mancato incontro ad Alessandria con don Bosco reduce da Roma, confermava e precisava l’idea che il fondatore aveva dei rapporti giuridici tra l’Istituto FMA e la Società salesiana. Arrivato a Torino per le Conferenze di San Francesco di Sales – scriveva –, “lo trovai in camera con tutti i Direttori;

licenziati i quali parlammo molto insieme. Disse che l’Istituto di Maria Ausi-liatrice fu incastrato nella Congregazione approvata di S. Francesco di Sales”65.

Don Bosco doveva andare due mesi dopo a Mornese in seguito ad un even-to non lieeven-to. Il 15 maggio moriva repentinamente don Pestarino. Per il funera-le, fissato al giorno 18, arrivavano il 16 il mornesino don Francesco Bodrato e il 17 don Giovanni Cagliero, accompagnato da don Giuseppe Lazzero e da Carlo Gastini. Don Bosco si recava a Mornese in giugno con don Giovanni Cagliero qualche giorno prima della messa di trigesima, accolto dal triplice saluto filiale di una suora, di una postulante e di un’educanda. Ivi predicava alcune istruzioni in preparazione alla vestizione delle future novizie e alla professione delle nuove suore, tra cui Emilia Mosca ed Enrichetta Sorbone. Il

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61Ne riferisce senza relativa documentazione la Cronistoria II 61.

62Circ. di fine aprile 1868, Em II 529-531: cfr. cap. 15, § 11.

63Congregazione particolare dei Vescovi e Regolari... Torinese sopra l’approvazione delle Costitu-zioni della Società salesiana. Relatore... Nobili Vitelleschi... Segretario. Roma, Tipografia Salesiana 1874, p. 46, OE XXV 382.

64Il testo è riportato in P. CAVAGLIÀ e A. COSTA (a cura di), Orme di vita..., pp. 110-111;

cfr. circ. ai salesiani Dilettissimi figli in G. C., 16 marzo 1874, Em IV 255-256.

65Lettera riportata in P. CAVAGLIÀe A. COSTA(a cura di), Orme di vita..., pp. 113-114.

15, dopo la messa funebre, riunita l’intera comunità delle professe, le suore procedettero all’elezione della Superiora generale e del suo Consiglio. Risultò eletta a pieni voti Maria Domenica Mazzarello. Venivano elette sue col-laboratrici come Vicaria suor Petronilla Mazzarello, Economa suor Giovanna Ferrettino, Assistente suor Felicina Mazzarello sorella di Maria Domenica, Maestra delle novizie suor Maria Grosso. Dopo un breve sermoncino, il fonda-tore annunciava di aver stabilito come suo rappresentante o diretfonda-tore generale don Giovanni Cagliero. Direttore salesiano locale aveva già nominato don Giuseppe Cagliero (1847-1874), cugino di don Giovanni. Il giovane sacerdote arrivava a Mornese il 23 maggio: moriva prematuramente il 4 settembre.

L’Istituto era lanciato nella sua autonomia operativa, sorretta e promossa oltre che vigilata e controllata. Lo conferma la lettera che lo stesso 15 giugno don Bosco indirizzava a una benefattrice di massima fiducia, Francesca Pastore di Valenza Po. L’irreparabile perdita di don Pestarino – scriveva – era compen-sata dalla fiducia in Dio e nell’Istituto: “Confidiamo in Dio. Avvi però grande fervore nelle professe, nelle provande e nelle stesse educande, e questo ci fa sperar bene”; “sono impegnato in questa opera, e coll’aiuto del Signore ho fiducia di poterla portar ad uno stato regolare”; aggiungeva nel poscritto: “Ieri ci furono tredici vestizioni e nove professioni”66.

Durante l’estate e l’autunno 1874 vari fatti confermavano la costanza del fattivo interesse di don Bosco per l’Istituto. Era del luglio una circolare di invito a signore e signorine per un corso di esercizi spirituali nella Casa Maria Ausilia-trice di Mornese67. Più avanti veniva regolarizzata dal vescovo diocesano la posi-zione dei sacerdoti salesiani quanto al ministero sacerdotale esercitato in parroc-chia e nell’educandato delle suore68. Due eventi particolarmente importanti si verificarono nella prima decade di ottobre. Il 6 ottobre 1874 arrivava a Morne-se, direttore spirituale locale, don Giacomo Costamagna (1846-1921), che vi sarebbe rimasto fino all’autunno del 1877, quando partiva per l’Argentina con le prime suore missionarie. A Mornese egli era pure direttore di una piccola comunità di salesiani, formata nell’anno 1874-1875 da giovani chierici e coadiutori professi e da qualche novizio. Per due chierici, insegnanti nella scuola comunale, nel mese di maggio don Bosco avrebbe chiesto al vescovo di Acqui l’ammissione alla tonsura e agli ordini minori69. L’8 ottobre 1874 diventava per la comunità mornesina delle suore una data storica. Un gruppo di Figlie di Maria Ausiliatrice, accompagnate da don Giovanni Cagliero, dava origine ad una seconda comunità nel collegio salesiano di Borgo S. Martino, dov’erano addette alla cucina e al guardaroba, ma anche impegnate nei catechismi alle fanciulle del luogo. Erano Felicina Mazzarello, Felicina Arecco, Angiolina

66Em IV 296.

67Cfr. P. CAVAGLIÀe A. COSTA(a cura di), Orme di vita..., pp. 127-128.

68Scambio di lettere tra il vescovo di Acqui e il parroco di Mornese del 10 e 12 settembre 1874, riportate in P. CAVAGLIÀ e A. COSTA(a cura di), Orme di vita..., pp. 130-133.

69Lett. del 10 maggio 1875, Em IV 463-464.

Deambrogio, Carlotta Pestarino. Alla fine del mese madre Mazzarello vi accom-pagnava una novizia, Agnese Ricci, proseguendo per Torino con due suore che dovevano subire l’esame di riparazione in matematica per il conseguimento del diploma di maestra elementare: tutte e tre erano ospiti delle suore di Sant’Anna.

Del pensiero di don Bosco circa la contiguità religiosa e apostolica delle Figlie di Maria Ausiliatrice alla Società salesiana era ulteriore conferma il poscritto della lettera, che inviava, mesi dopo, da Roma a don Bonetti, diretto-re del collegio di Borgo S. Martino, ad eco di un’udienza concessagli da Pio IX: “Tutti i favori spirituali si devono eziandio comunicare co’ miei saluti alle figlie di Maria Ausiliatrice di cui avrò poi altro a scrivere. Ciascuno poi dei salesiani, dei nostri allievi, delle Figlie di Maria A. dovrà comunicarli alle proprie famiglie. Tale è l’intenzione di Pio IX”70. I beni spirituali degli uni erano anche beni spirituali delle altre, compresi i rispettivi familiari.

6. Per l’approvazione delle Costituzioni della Società salesiana (1872-1874)

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