UN PROGETTO DI SOLIDARIETÀ CATTOLICA NELLA MISSIONE TRA I GIOVANI (1873-1877)
4. La forma ufficiale e definitiva degli anni 1876/1877
Con il primo testo del 1876, rifluito, tramite quello integrato e definitivo del medesimo anno, nel testo del 1877, venivano fissate la forma e la denomi-nazione ufficiale dell’Associazione o Unione dei Cooperatori Salesiani. Il fronte-spizio restava identico nelle diverse edizioni. Nell’edizione del 1877 il testo dottrinale era preceduto dalla titolazione complessiva Regolamento dei cooperato-ri salesiani. In tutte, cooperato-rispetto al testo Associazione di opere buone, cooperato-risultavano modificati il secondo e il terzo titolo: La Congregazione salesiana vincolo di unio-ne e Scopo de’ Cooperatori Salesiani. Nel 1877 compariva mutato anche il primo titolo, che suonava: È necessario che i cristiani si uniscano nel bene operare. I contenuti, in massima parte identici al precedente Associazione di opere buone, trovavano nei Cooperatori Salesiani una formulazione più lineare ed essenziale.
185 Cap. XXII: Un progetto di solidarietà cattolica nella missione tra i giovani (1873-1877)
56Al ch. L. Deppert, 28 maggio 1878, E III 177.
57A don M. Rua, 6 luglio 1877, E III 195.
58Cooperatori salesiani..., 1877, 36 [4] p., OE XXVIII 339-378.
59A mons. L. Gastaldi, 22 novembre 1877, E III 241.
60E III 251.
61Cfr. il testo della dichiarazione in MB XIII 604.
Il testo del 1877 apriva con la citata presentazione Al lettore firmata “To-rino, 12 Luglio, 1876. Sac. Giovanni Bosco”. In essa don Bosco utilizzava elementi della supplica, umiliata al papa il 4 marzo 1876, per ottenere le indulgenze. Rivolgendosi al lettore, legittimamente egli ricollegava la struttura codificata dei Cooperatori Salesiani alle esperienze originarie di collaborazione degli anni ’40. Ma era già una forzatura riportarla addirittura al 1841. Più esatto era attribuire ai “pii e zelanti sacerdoti e laici” di anni successivi – proba-bilmente tra il 1847 e il 1852 –, “Collaboratori o Cooperatori”, dediti alla
“classe de’ giovanetti pericolanti”, la richiesta di “un Regolamento che servisse come di base e di legame a conservare l’uniformità e lo spirito di queste popo-lari instituzioni”. Il Regolamento dell’Oratorio di S. Francesco di Sales in Valdocco ne era una prima risposta, come dichiarava nell’Introduzione62. “Tale desiderio – affermava – speriamo che ora rimarrà soddisfatto col presente libretto”. La conclusione era un compendio di formule già familiari al primo don Bosco: “Il Signore Iddio, ricco di grazie e di benedizioni, spanda copiosi i suoi celesti favori sopra tutti coloro che prestano l’opera loro per guadagnare anime a Gesù Salvatore, fare del bene alla pericolante gioventù, preparare buoni cristia-ni alla Chiesa, onesti cittadicristia-ni alla civile società, e così tutti possano divecristia-nire un giorno fortunati abitatori del Cielo”63.
Comunque il testo 1876/1877 è la visione schematica del cooperatore propria di un regolamento. La realtà effettiva sarebbe apparsa sempre più complessa: per esempio la cooperazione ad attività di Chiesa anche non salesia-ne e l’accentuaziosalesia-ne in molti contesti dell’aiuto finanziario. Tuttavia, costitui-sce il riferimento di base per individuare i tratti di una caratteristica figura di operatore religioso e sociale, che merita di essere più precisamente analizzata.
Ne possono essere guida i titoli della definitiva edizione del 1877.
I primi sottolineano con forza il carattere dominante della nuova Associa-zione ecclesiale: un quasi terz’ordine delle opere. I titoli successivi definiscono gli aspetti organizzativi e spirituali.
“È necessario che i cristiani si uniscano nel bene operare”, per il duplice scopo:
“Giovarsi vicendevolmente nel fare il bene e tener lontano il male” e “promuo-vere lo spirito di preghiera, di carità con tutti i mezzi, che la religione sommi-nistra e così rimuovere o almeno mitigare quei mali, che mettono a repentaglio il buon costume della crescente gioventù, nelle cui mani stanno i destini della civile società”64.
“La Congregazione Salesiana vincolo di unione”. Effettivamente l’Asso-ciazione “ha per fine primario di lavorare a benefizio della gioventù sopra cui è fondato il buono o il tristo avvenire della società. Con siffatta proposta non intendiamo di dire che questo sia il solo mezzo per provvedere a tale bisogno, perciocché ve ne sono mille altri, che noi altamente raccomandiamo perché
62Cfr. cap. 8, § 1 e 4; 10, § 2.
63Cooperatori salesiani..., 1877, Al lettore, pp. 3-4, OE XXVIII 341-342.
64Cooperatori salesiani..., 1877, pp. 27-28, OE XXVIII 365-366.
siano posti in opera. Noi a nostra volta ne proponiamo uno ed è l’opera dei Cooperatori Salesiani, pregando cioè i buoni cattolici, che vivono nel secolo, a venire in aiuto ai soci di questa Congregazione”65.
“Scopo dei Cooperatori Salesiani”. È descritto sul modulo costituzionale sale-siano, santificazione di se stessi e salvezza degli altri: “Fare del bene a se stessi mercé un tenore di vita, per quanto si può, simile a quella che si tiene nella vita comune” o propria di chi entra “in un chiostro”; “continuare in mezzo alle loro ordinarie occupazioni, in seno alle proprie famiglie, e vivere come se di fatto fossero in Congregazione”, quali terziari che a differenza degli “antichi”
hanno “per fine principale la vita attiva nell’esercizio della carità verso il prossi-mo e specialmente verso la gioventù pericolante”66.
“Maniera di cooperazione”. Essa si esprime in attività analoghe a quelle della Congregazione salesiana, con l’aggiunta del sostegno ad essa con sussidi anche materiali: 1° “Promuovere novene, tridui, esercizi spirituali e catechismi, soprattutto in quei luoghi dove si manca di mezzi materiali e morali”; 2° data
“la penuria di Vocazioni allo Stato Ecclesiastico”, se si è in grado, prendersi
“cura speciale di quei giovanetti ed anche degli adulti, che forniti delle necessa-rie qualità morali e di attitudine allo studio dessero indizio di esserne chiama-ti”; il che è anche lo scopo dell’Opera di Maria Ausiliatrice; 3° “opporre la buona stampa alla stampa irreligiosa, mercé la diffusione di buoni libri; di pagelle, foglietti stampati di qualunque genere”; 4° “la carità verso i fanciulli pericolanti, raccoglierli, istruirli nella fede, avviarli alle sacre funzioni, consi-gliarli nei pericoli, condurli dove possono essere istruiti nella religione”: “per sé” o “per mezzo di altri”; con un’aggiunta importante: “Tutto quello che si raccomanda pei fanciulli pericolanti, si propone eziandio per le ragazze che si trovano in pari condizione”; 5) integrazione nella carità apostolica di due altre dimensioni: la “preghiera” (compresa, crediamo, quella della sofferenza) e la somministrazione dei “mezzi materiali dove ne fosse mestieri ad esempio dei fedeli primitivi, che portavano le loro sostanze ai piedi degli Apostoli, affinché se ne servissero a favore delle vedove, degli orfani e per altri gravi bisogni”67. La figura del cooperatore raggiungeva a questo punto anche le sembianze del benefattore, includendole quale dimensione non secondaria rispetto alle altre:
più di una volta a benefattori particolari don Bosco inviava o faceva inviare il diploma di cooperatore, senza riferimenti alla qualifica di terziario.
“Costituzione e governo dell’Associazione”. È prevista una struttura che risale sostanzialmente al documento Associazione di opere buone, più curata e attenta nei due testi del 1876/1877. Ad esempio, l’associazione è sempre “umilmente raccomandata alla benevolenza e protezione del Sommo Pontefice, dei Vescovi, de’ paroci”, ma si dice “assoluta”, non più “assoluta ed illimitata”, la
dipenden-187 Cap. XXII: Un progetto di solidarietà cattolica nella missione tra i giovani (1873-1877)
65Cooperatori salesiani..., 1877, p. 28, OE XXVIII 366.
66Cooperatori salesiani..., 1877, pp. 29-30, OE XXVIII 367-368.
67Cooperatori salesiani..., 1877, pp. 30-31, OE XXVIII 368-369.
za “in tutte le cose che si riferiscono alla religione”68. Nell’associazione viene dato particolare rilievo all’informazione e alla comunicazione tra il Superiore e i soci. Vi provvederà un “bollettino o foglietto a stampa”. Alla comunicazione, alla propulsione e alla formazione vuol contribuire la riunione dei membri “nel giorno di s. Francesco di Sales, e nella festa di Maria Ausiliatrice”, “per animar-si reciprocamente alla divozione verso di questi celesti protettori, invocando il loro patrocinio a fine di perseverare nelle opere cominciate secondo lo scopo dell’Associazione”69.
“Obblighi particolari”. È interessante l’evoluzione del testo sia quanto al-l’integrazione dell’impegno pecuniario con aspetti spirituali comunitari sia quanto alla chiarificazione del primo aspetto. Unione cristiana si limitava a un articolo: “I soci non sono tenuti ad alcuna annualità pecuniaria; sono solamen-te invitati a fare un’offerta per sossolamen-tenere le opere promosse dall’Associazione”70. Associazione di buone opere era più esplicita e articolata: “1. Ogni socio coi mezzi materiali suoi proprii o con beneficenze raccolte presso a persone carita-tevoli farà quanto può per promuovere e sostenere le opere dell’associazione. 2.
I soci fanno ogni anno un’offerta di L. 1 [intorno a tre euro] per le opere promosse e da promuovere dell’associazione. Queste offerte saranno indirizzate al superiore, oppure ai Decurioni, ai Prefetti, ai Direttori che le faranno al medesimo pervenire. 3. Regolarmente si farà una colletta nell’occasione delle conferenze e specialmente in quella di s. Francesco di Sales. Chi non potesse intervenire a questa Conferenza può in qualche altra maniera far pervenire la oblazione al superiore”71. Cooperatori Salesiani in prima edizione 1876 al-largava l’orizzonte con un articolo iniziale che parlava di comunione fraterna tra i membri della Congregazione Salesiana e i Cooperatori, assumeva integral-mente il primo articolo di Associazione di opere buone e riproponeva modificati gli altri due: “3. I Cooperatori non hanno alcuna obbligazione pecuniaria, ma faranno mensilmente oppure annualmente quella oblazione che detterà la carità del loro cuore. Queste offerte saranno indirizzate al Superiore in soste-gno delle opere promosse dall’Associazione. 4. Regolarmente poi si farà una colletta nell’occasione delle conferenze nella festa di Maria Ausiliatrice e in quella di san Francesco di Sales. Nei luoghi dove il numero non potesse costi-tuire la Decuria, e quando qualcuno non potesse intervenire alla conferenza farà pervenire a destinazione la sua offerta col mezzo a lui più facile e sicuro”72. Finalmente, Cooperatori Salesiani del 1877, come la seconda edizione del 1876, concilia meglio i due aspetti, spirituale e pecuniario, derivando dal primo, rimasto immutato, il secondo arricchito sotto il segno della fraternità
68Cooperatori salesiani..., 1877, p. 9, OE XXVIII 263; cfr. Associazione di opere buone..., p. 8, OE XXV 488.
69Cooperatori salesiani..., 1877, p. 33, OE XXVIII 371.
70Unione cristiana..., p. 5, OE XXV 407.
71Associazione di opere buone..., pp. 10-11, OE XXV 490-491.
72Cooperatori salesiani..., 1877, pp. 11-12, OE XXVIII 265-266.
credente: “Quindi tutti i soci, come tutti figli del nostro Padre Celeste, tutti fratelli in Gesù Cristo, coi mezzi materiali loro propri, o con beneficenze raccolte presso a persone caritatevoli, faranno quanto possono per promuovere e sostenere le opere dell’Associazione”. Vengono, poi, riprodotti gli articoli 3° e 4° del documento precedente, quest’ultimo modificato nella parte iniziale:
“Ogni anno si faranno almeno due conferenze: una nella festa di Maria Ausi-liatrice, l’altra in quella di s. Francesco di Sales. In ciascuna di queste conferen-ze si farà una colletta come nel numero 3 antecedente”73.
I Vantaggi – come già nella prima edizione del 1876 – consistono in una copiosa pioggia di indulgenze e di grazie speciali concesse dal Pontefice e in una ininterrotta ed intensa partecipazione alle preghiere dei salesiani, alle messe e preghiere che si fanno quotidianamente nella chiesa di Maria Ausiliatrice di Torino, ai suffragi per i cooperatori defunti, ogni anno, il giorno successivo alla festa di san Francesco di Sales, alle preghiere nelle malattie e in morte74.
Le Pratiche di pietà sono ricondotte a poche fondamentali: gli esercizi spiri-tuali annuali, l’esercizio mensile della buona morte, la frequenza dei Sacramen-ti della Confessione e della Comunione, un quoSacramen-tidiano Pater, Ave a san Fran-cesco di Sales. Ma è distintivo della preghiera vitale [l’“orazione attuale”, cioè
“attuosa” di S. Caterina da Siena75] di don Bosco quanto chiede il 1° articolo:
“Ai Cooperatori Salesiani non è prescritta alcuna opera esteriore, ma affinché la loro vita si possa in qualche modo assimilare a quella di chi vive in comunità religiosa, loro si raccomanda la modestia negli abiti, la frugalità nella mensa, la semplicità nel suppellettile domestico, la castigatezza nei discorsi, l’esattezza nei doveri del proprio stato, adoperandosi che le persone dipendenti da loro osservino e santifichino il giorno festivo”76.
A identici motivi don Bosco si sarebbe richiamato nelle conferenze, discor-si, lettere, circolari, non senza insistente riferimento alle rigorose esigenze del-l’elemosina. I programmi o regolamenti scritti – del resto molto grezzi e scarsa-mente elaborati – erano una scarna intelaiatura nella quale era impossibile incorporare adeguatamente l’esperienza vissuta prima dell’istituzionalizzazione e ancor più quella particolarmente ricca in parole e opere dell’ultimo decennio.
Infatti, risultavano piuttosto approssimative le formule che avrebbero dovuto definire il rapporto tra santificazione personale e impegno attivo nella carità e le sue svariate forme. Non sembra nemmeno toccato il carattere laico della spiritualità del cooperatore non ecclesiastico, mentre su quella dei cooperatori vescovi, sacerdoti, religiosi, pur presenti di diritto e di fatto, c’è totale silenzio.
Comunque il modello di vita offerto era quello dei Salesiani, preti religiosi;
né si accennava alla figura del coadiutore, il salesiano laico, religioso a pieno
189 Cap. XXII: Un progetto di solidarietà cattolica nella missione tra i giovani (1873-1877)
73Cooperatori salesiani..., 1877, pp. 33-34, OE XXVIII 371-372.
74 Cooperatori salesiani..., 1877, pp. 34-35, OE XXVIII 372-373; cfr. Cooperatori salesia-ni..., 1876, pp. 12-13, OE XXVIII 266-267.
75Il dialogo della Provvidenza LVI.
76Cooperatori salesiani..., 1877, pp. 35-36, OE XXVIII 373-374.
titolo, con una speciale modalità laicale di vivere la consacrazione e la missio-ne, che lo accomunano al sacerdote. Ma la personalità giuridica e spirituale del coadiutore era allora, forse, più indeterminata di quella del cooperatore, favo-rendo confusioni nell’identificazione delle due diverse realtà e nelle rispettive denominazioni.