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Il contesto storico

La Cina: contesto storico, economico ed istituzionale

2.2. LA STORIA: THE CHINESE REFORM

2.2.1. Il contesto storico

Come affermato al paragrafo precedente si vuole ora procedere con un’analisi dettagliata del contesto storico, istituzionale e regolamentare che caratterizza tale nazione, e nella cui indagine risiedono le motivazioni per gli incredibili dati registrati in fase di listing.

Va immediatamente precisato che, nonostante un excursus storico possa sembrare noioso e non funzionale alla comprensione del fenomeno dell’Underpricing, esso è in realtà una tappa fondamentale, nonché tassello di un mosaico ben più ampio e

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complesso: la mancata analisi di questo non consentirebbe di formulare una visione esaustiva del fenomeno.

Le origini delle Repubblica Popolare Cinese (d’ora in poi PRC, People’s Republic of

China) vanno ricercate il 1 ottobre 1949 quando l’allora leader della fazione Comunista,

Mao Zedong, trionfò dopo una guerra civile contro i Nazionalisti protrattasi per quasi due decadi.

Circa un decennio più tardi, nel 1958, Mao, anche conosciuto con l’appellativo di “Grande Timoniere” per il suo notevole carisma, lanciò il cosiddetto piano del “Great

Leap Forward”, letteralmente “Il Grande Balzo in avanti”: si trattava di un piano

economico quinquennale (1958-1962), in piena linea con quanto ci si aspetterebbe da una nazione a regime socialista151.

Questo consisteva prevalentemente in un processo di collettivizzazione del settore agricolo152 nonché nella creazione di un’industria fortemente basata sul lavoro, così da poter raggiungere un livello di crescita economica tale da consentire alla Cina, entro il 1988 almeno secondo i piani, di diventare una tale forza mondiale da ostacolare il colosso statunitense nella corsa all’eccellenza.

Oltre al piano quinquennale suddetto il leader del CCP153 fu promotore nel 1966 della cosiddetta Cultural Revolution o, per essere più precisi, Great Proletarian Cultural

Revolution: si trattava di una campagna decennale, prevalentemente di stampo

ideologico-politico, volta a generare fermento e sollevazione tra la popolazione.

Scopo ultimo era rafforzare l’immagine del partito comunista, eliminando ogni traccia di capitalismo e creando quasi una “venerazione” nei confronti della figura di Mao Zedong e della dottrina Maoista. Come ampiamente dimostrato da testimonianze raccolte in quegli anni questo movimento utilizzò, quale arma di trasformazione della società, la violenza [Harper (2009)].

151 Per la sua formulazione si prese a riferimento il planning system, già implementato nell’Unione

Sovietica. Va inoltre precisato che il Great Leap Forward fu preceduto da un altro piano quinquennale, nel periodo 53-57, che fu però meno incisivo e volto maggiormente a porre le basi per i progetti futuri.

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Per ulteriori approfondimenti si veda il sotto-paragrafo “La riforma agricola”.

153 Sigla di Chinese Communist Party. Spesso ci si riferisce ad esso anche attraverso la sigla: CPC,

acronimo di Communist Party of China. Si tratta di sue sigle differenti, ma che si riferiscono allo stesso soggetto.

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Quando Zedong morì, nel settembre del 1977, il panorama politico cinese si ritrovò a vivere una situazione di temporanea instabilità: in primis si insediò la cosiddetta Gang

of Four, una fazione politica afferente al Partito, composta per l'appunto da quattro

membri fra cui anche la vedova di Mao.

Successivamente al loro arresto con l’accusa di cospirazione politica, si insediò al potere, per non più di un biennio (1978-1980), l’uomo che lo stesso “Grande Timoniere” aveva designato quale suo successore: Hua Guofeng.

In sua presenza ebbe luogo nel 1977 l’Undicesimo Congresso, dal quale però non trasparì alcuna spinta riformista, anzi: in quella sede Guofeng riconfermò l’approccio classico del passato, additando quale causa dei trascorsi fallimenti politici deviazioni verso il Capitalismo, e condannando pesantemente questa tipologia di atteggiamenti distorsivi.

Tuttavia la sua fu non più che un’apparizione, quasi nell’immediato soppiantata da una figura che si rivelerà di gran spicco nel contesto politico cinese e che contribuirà notevolmente a riformare l’intero sistema, quella di Deng Xiaoping154.

Quest’ultimo, che durante l’era di Mao era stato per ben due volte allontanato dal partito comunista con l’accusa di aver intrapreso la “strada del Capitalismo”, non solo tornò dal suo esilio forzato, ma al suo rientro ottenne il supporto del Partito [Harper (2009)]. A differenza del suo predecessore egli riconobbe la necessità di fare un passo indietro ed aprirsi ad un’epoca di riforme: a suo parere la Rivoluzione Culturale aveva causato ingenti danni all’economia cinese155, facendola affondare in uno stato di sviluppo quasi primordiale. Era quindi giunto il momento di attuare dei cambiamenti nei cosiddetti quattro aspetti più significativi del paese di cui già in precedenza, negli anni ‘60, si discusse all’interno del Governo156, ma senza allora procedere con piani pratici di attuazione.

154 Lo stesso Deng Xiaoping nel 1979 divenne Presidente della Commissione Militare per volontà del

Partito. Si trattava indubbiamente di una figura notevole e molto carismatica. Ciò nonostante molti sostennero [Chow (2004)] che, con o senza la sua presenza, il contesto cinese di quell’epoca versava in una situazione talmente drammatica da indurre comunque ad una rivoluzione.

155 Molti studiosi si sono in realtà interessati alle conseguenze ed ai risultati della Rivoluzione Culturale

in Cina. Chow (2004) ad esempio sostenne l’assoluta impopolarità della stessa, dati gli innumerevoli casi di violenza: per questo motivo si palesava necessario, al fine di riottenere il sostegno del popolo, che il Partito Comunista cambiasse direzione, focalizzandosi su elementi che portassero al cambiamento, alla modernizzazione ed al benessere della gente.

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