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Il regime del prezzo fisso

1.3. METODI DI PRICING ED ALLOCATION

1.3.1. Il regime del prezzo fisso

Partendo dal primo elencato, appunto il cosiddetto fixed price regime, esso palesa una situazione in cui il prezzo è stato precedentemente fissato in maniera arbitraria, ancor prima della raccolta di ordini da parte degli investitori, sia istituzionali che retail: per questo motivo non si incorre ovviamente in alcuna criticità per quel che concerne il

price discovery mechanism, vale a dire le procedure che hanno portato alla

determinazione di quel preciso valore67: quella che qui va considerata è esclusivamente la fase di allocazione delle azioni, in particolare le modalità con cui la stessa viene condotta tra il pubblico di investitori interessati68.

Nello specifico, qualora si abbia un numero di richieste inferiori a quanto offerto si procede direttamente assegnando le quantità effettivamente richieste a ciascuno dei soggetti coinvolti, senza il verificarsi di alcun razionamento.

Se invece - al contrario - si palesano casi di oversubscription, ossia il versante della domanda è notevolmente superiore a quello dell’offerta, diventa necessario implementare degli adeguati meccanismi di allocazione, non essendo possibile scremare la propria platea di investitori attraverso differenze nel prezzo d’offerta [Jenkinson&Ljungqvist (2001)].

In questa situazione le regole di allocation possono essere differenti:

66 Va tuttavia specificato che in talune realtà nazionali si assiste sempre più frequentemente

all’implementazione di meccanismi ibridi. Sul punto si veda Derrien&Womack (2003), Draho (2004), Sherman (2005). Inoltre l’utilizzo dell’avverbio “eventualmente” a ricordare che non sempre vengono utilizzate particolari procedure per l’allocazione dei titoli o per la determinazione del loro valore. Per chiarimenti su questa affermazione si veda il proseguo del paragrafo, soprattutto con riferimento al cosiddetto fixed price offering method, dove per l’appunto non viene implementata alcuna procedura per l’individuazione del prezzo, essendo lo stato già stato fissato.

67 Si veda Derrien&Womack (2003) per quel che concerne tale metodo applicato al contesto francese: in

tale nazione il prezzo viene decretato mediamente con una settimana d’anticipo rispetto l’effetiva IPO date, dopo una lunga negoziazione tra emittente ed underwriter. Le azioni vengono poi collocate secondo un sistema pro-rata sulla base delle offerte, indicanti la quantità, precedentemente presentate dagli investitori.

68 In tal senso si registra che a questa tipologia di emissione, dove sostanzialmente lo sforzo maggiore si

palesa solo ed esclusivamente in fase di allocazione, siano associati consorzi di tipo best effort, ossia i meno problematici per i suoi afferenti. Sul punto si veda Draho (2004) e Loughran et al. (2012).

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1. vi possono essere casi in cui si mantiene un certo profilo di correttezza, applicando le cosiddette fair rules. Queste si sostanziano in un’allocazione di tipo pro-rata ossia si opta per accontentare le richieste di tutti gli intervenuti, entro certi limiti e non per la totalità, fino ad esaurimento dell’offerta. Tuttavia gli investitori, a conoscenza del meccanismo suddetto, potrebbero anticipare questa mossa e adottare un comportamento scorretto: potrebbero cioè far richiesta per una quantità ben superiore a quella effettivamente desiderata69 cosicché, in sede di assegnazione delle quote azionarie, venga loro conferita la quantità realmente desiderata: sostanzialmente essi giocano a rialzo per avere in realtà quanto pianificato. Per evitare l’incalzare di questo comportamento distorsivo e scorretto, conosciuto anche con il temine inglese di overbidding (letteralmente “eccesso di richieste”), sono stati tuttavia implementati nella prassi dei meccanismi limitanti: in alcune realtà è previsto che gli investitori interessati a partecipare attivamente all’offerta si impegnino concretamente in termini monetari versando un assegno che ricopri l’ammontare delle azioni richieste: quest’ultimo, per non vanificare la sua funzione di deterrente, viene normalmente incassato prima dell’effettivo processo di distribuzione delle quote, cosicché si palesi in un effettivo, e non solo ipotetico, esborso di denaro. Qualora, al termine del processo di allocazione, le richieste dell’investitore in questione non siano state completamente soddisfatte è compito dell’operatore rimborsare il cliente per l’ammontare non effettivamente allocato: si spera così, obbligando l’investitore ad impiegare direttamente proprie risorse monetarie, che lo stesso ponderi bene le sue richieste e che queste siano una veritiera rappresentazione dei suoi desideri [Jenkinson&Ljungqvist (2001)];

2. Fin qui si è ipotizzato l’utilizzo di meccanismi non discriminatori per allocare le azioni, conferendo a ciascun partecipante al sistema quanto giustamente gli spettava secondo un sistema appunto pro-rata. Tuttavia possono capitare casi nei quali vengono assegnate le azioni offerte secondo meccanismi non propriamente trasparenti: in alcune nazioni ad esempio, in fase di collocamento dei titoli, vengono privilegiati gli investitori retail che, come è risaputo, rappresentano l’anello debole e minoritario, e quindi normalmente non si

69 Se si moltiplica questo singolo atteggiamento per la totalità degli investitori coinvolti si assisterebbe a

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presentano al mercato con un sovraccarico di richieste, poiché non sono nella posizione di agire in questo senso. Tale meccanismo discriminatorio è pensato non a caso per evitare il già citato fenomeno di overbidding, ma questa volta senza impiegare risorse monetarie: gli altri investitori infatti, consapevoli che le azioni verranno preferenzialmente assegnate a coloro che ne hanno fatto richieste limitate, appunto la controparte retail, non saranno incentivati ad esagerare in fase di domanda [Jenkinson&Ljungqvist (2001)]. Va tuttavia specificato che ci si può imbattere in situazioni ove a essere privilegiati non sono gli investitoti retail, bensì soggetti ben più influenti quali figure afferenti al mondo politico. Da questa particolare allocazione, fortemente di comodo, l’emittente spera ovviamente di trarne un vantaggio, instaurando con questi soggetti tanto influenti una relazione di tipo do ut des. In particolare il contesto cinese si è dimostrato molto attivo in questo senso: molti autori [Chen Z. et al. (2007); Francis et al. (2009); Teshima&Suzuki (2008)]70, attraverso i loro studi, hanno dimostrato come l’allocazione di IPO Shares a uomini di ragguardevole spessore e caratura politica non solo sia avvenuta frequentemente, ma si sia dimostrata quale strumento di mera corruzione, per il raggiungimento di scopi più che discutibili;

3. Infine possono sussistere casi estremi in cui non si adottano regole ragionate per allocare le azioni, bensì queste ultime vengono collocate secondo meccanismi casuali; il più delle volte attraverso un sistema basato sul principio della lotteria, ossia assegnando le quantità attraverso un meccanismo di mera estrazione [Jenkinson&Ljungqvist (2001)].

Questo per quanto riguarda i differenti metodi di allocazione che si possono incontrare quando ci si imbatte nel fixed price regime.

Tuttavia, anche sulla base delle considerazioni suddette con riferimento a quanto sia critico individuare un congruo prezzo di emissione, recentemente sono state implementate tecniche alternative che considerino le effettive richieste dei clienti- investitori per determinare il prezzo finale e delle quali si tratterà nel sotto-paragrafo successivo.

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