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2. Il calcio a fini di lucro

2.5. Il quadro Europeo

Anche la situazione in Europa riflette gli ultimi anni di crisi del calcio italiano, avendo ovviamente le riforme comunitarie del 1995 e le successive leggi nazionali modificato in tutti i diversi campionati nazionali europei le regole del calcio-business.

Il 2002 per esempio è stato un ennesimo anno difficile e di grandi trasformazioni per il calcio europeo. È stata infatti introdotta la nuova regolamentazione sui trasferimenti dei giocatori in seguito all’accordo raggiunto tra la FIFA, l’UEFA e la Commissione Europea (che aveva messo in discussione il sistema precedente); è stato modificato il torneo calcistico più importante d’Europa, la Champions League, nella quale a partire dalla stagione 2003/2004 appena conclusasi è stata eliminata la 2ª fase di qualificazione; la crisi dell’economia in generale, e del mercato televisivo-pubblicitario in particolare, ha incrinato i rapporti tra i broadcaster televisivi e le società di calcio, andando, per esempio, a ridimensionare i contratti televisivi della “Bundesliga” tedesca e della

“Football League” inglese, e rendendo particolarmente difficile anche la situazione della Liga spagnola.

Anche nel nostro paese, inoltre, la rinegoziazione degli accordi televisivi è stata nelle ultime stagioni fonte di grandi apprensioni per molti club, a cominciare da quelli medio-piccoli, che godono di minore appeal mediatico.

La difficile situazione finanziaria del calcio europeo ha portato anche l’UEFA e le Leghe e Federazioni nazionali europee a cercare di risolvere il problema, evidentemente globale, dei costi di gestione dei club e del costo del lavoro nel calcio.

Nonostante tutto comunque i ricavi totali dei quattro campionati più importanti d’Europa, cioè Inghilterra, Italia, Germania e Francia (i dati della Spagna arrivano solo fino al 1999) nella stagione 2001/2002 sono complessivamente pari a 4,6 miliardi di Euro, con un incremento del circa 11% (440 milioni di euro in più in un anno) rispetto alla precedente stagione calcistica.

La prima divisione inglese è comunque il campionato economicamente più forte d’Europa; il suo giro d’affari rispetto alla stagione precedente è ulteriormente cresciuto del 21% (300 milioni di Euro in più), arrivando a 1,7 miliardi di Euro. La Premier League - la Serie A inglese – costituisce quasi una lega economicamente staccata dalle altre ed indipendente; il suo fatturato è, infatti, pressoché identico a quelli di Francia e Germania messe insieme, e supera del 50% quello della Serie A TIM15.

14 Per tutto il capitolo fonti: Rapporto Deloitte & Touche sul Calcio Italiano, 2001-02, Ottobre 2003; The Deloitte Football Rich List (The money league of the world’s top 20 clubs), Deloitte &

Touche, Marzo 2004.

15 Solo in parte questo è attribuibile al fatto che nel 2001/2002 era l’unica tra le quattro Leghe considerate ad avere un

Fonte: Deloitte & Touche

Per quanto riguarda gli altri campionati Europei, con la “Bundesliga”

tedesca che nel 2002 ha superato per la prima volta la soglia del miliardo di Euro di fatturato, Germania, Italia e Spagna (secondo i bilanci previsti dai club) sono ora separate in termini di giro d’affari da poche decine di milioni di Euro; ultima e lontana da questi valori è invece la Francia.

180 597 158 191

459 734 524

177 417 271 177

98 334 129 84

0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800

Italia Inghilterra Germania Francia

Ricavi ne i m aggiori cam pionati e urope i (Euro m ilioni)

Gare Diritti TV Sponsor A ltro

Fonte: Deloitte & Touche

Nella strutturazione delle fonti di ricavo dei maggiori campionati europei ci sono tra le diverse nazioni punti in comune e grandi differenze.

I ricavi da cessione dei diritti televisivi della Premier League inglese costituiscono solo il 42% dei ricavi totali; considerando che nella stagione 2001/2002 i diritti tv in Inghilterra sono cresciuti del 32% (un aumento di 178 milioni di Euro) arrivando a raggiungere quota 734 milioni di Euro, è

campionato a 20 squadre.

evidente come nella Premier League sono state attuate politiche commerciali che hanno permesso una crescita elevata di tutte le altre principali fonti di ricavo: stadi con la percentuale di occupazione più alta d’Europa, un incremento dei ricavi da botteghino nel 2002 del 10% e un aumento degli introiti legati alle altre attività commerciali del 18% nella stagione 2001/2002, grazie soprattutto – come già accennato – ad un razionale sfruttamento degli impianti sportivi di proprietà dei club.

Sia in Italia che in Francia invece, dopo l’impennata nel 2000 dei ricavi da cessione di diritti tv (+ 50%), non ci sono state altre significative variazioni del fatturato complessivo; i diritti televisivi costituiscono per entrambi i campionati più del 50% dei ricavi totali ed in Serie A come si è detto, essendo nel 2002 anche diminuita l’affluenza agli stadi (da una media di 30 mila persone a meno di 26 mila), urge diversificare ulteriormente le fonti di ricavo.

La Germania infine si segnala come la nazione con il mercato delle sponsorizzazioni più elevato di tutta Europa, conseguenza anche del mercato pubblicitario più ricco del continente.

2.5.1. I più ricchi club calcistici d’Europa

Un’analisi economica ravvicinata delle maggiori squadre di calcio europee – riferita alla stagione 2002/2003 – conferma quelle che sono le tendenze dei campionati nazionali in precedenza analizzati, sia sotto il profilo del giro d’affari complessivo di ogni club, che nella propria strutturazione delle fonti di ricavo.

> Manchester United.

La squadra inglese è anche nel 2003 prima tra i club europei più ricchi, con un fatturato di 251,4 milioni di Euro.

Il Manchester nel 2002/2003 ha vinto il campionato d’Inghilterra per l’ottava volta in undici anni, ma ha anche proseguito con successo il suo cammino nelle Coppe internazionali e nazionali, giocando un totale nella stagione di 33 gare il cui ricavo equivale per ognuna di esse – grazie anche alla capacità del proprio stadio “Old Trafford” – a circa 3 milioni di Euro.

Nello stadio di Manchester si è inoltre giocata nel 2003 la finale della Champions League (tra Juventus e Milan), andando così a consolidare le entrate da botteghino come il 40% delle entrate totali (101,4 milioni di Euro).

Al secondo posto dei ricavi ci sono i diritti tv che pari a 83,6 milioni di Euro, costituiscono il 33% dell’intero fatturato, e sono in Europa inferiori solo a quelli delle tre maggiori squadre italiane, Juventus, Milan e Inter.

Per ultimi ci sono i ricavi delle sponsorizzazioni – Nike è lo Sponsor Tecnico, Vodafone lo Sponsor Ufficiale – e della pubblicità che ammontano a 66,4 milioni di Euro, il 27% del totale.

> Juventus.

Vincitrice dello scudetto 2002/2003 e finalista di Campions League, la squadra torinese con un ricavo totale di 218,3 milioni di Euro (+ 23% sulla

stagione precedente), è per il terzo anno consecutivo il secondo club più ricco d’Europa e il primo in Italia.

Come tutti gli altri club italiani la Juventus contratta in proprio i diritti di Pay tv e Pay per View che sommati a quelli per la Champions League hanno fruttato nel 2002/2003, 116,7 milioni di Euro (il 54% dei ricavi totali), la somma più alta di tutte le squadre europee.

I ricavi da botteghino rimangono limitati a quota 22,6 milioni di Euro (solo il 10% di quelli totali), a causa di una bassissima affluenza allo stadio

”Delle Alpi”, già in progetto di rinnovo in pieno stile inglese, con la costruzione di negozi e strutture per l’intrattenimento del pubblico.

Infine i ricavi delle sponsorizzazioni – Nike è lo Sponsor Tecnico, Fastweb e Tamoil gli Sponsor Ufficiali per Campionato e Coppe – e della pubblicità sono tra i più alti in Europa raggiungendo i 79 milioni di Euro (39% delle entrate totali).

> AC Milan.

Con la conquista della Champions League nel 2003 e con un ricavo totale di 200,2 milioni di Euro (+ 26% sulla precedente stagione), i rossoneri sono per la prima volta il terzo club più ricco d’Europa.

Anche il Milan è fortemente ancorato ai ricavi da diritti televisivi di Pay Tv e Pay per View che nel 2002/2003 sono fruttati alla società, insieme a quelli per la Champions League, 110,2 milioni di Euro, il 55% dei ricavi totali.

I ricavi da botteghino incrementati da una buona affluenza media di pubblico allo stadio San Siro, hanno toccato nel 2003 quota 32,4 milioni di Euro andando a costituire il 16% dei ricavi totali.

I ricavi delle sponsorizzazioni – adidas è lo Sponsor Tecnico, Opel lo Sponsor Ufficiale – e della pubblicità hanno raggiunto nella stagione 2002/2003 i 57,6 milioni di Euro (il 29% dei ricavi totali).

Fonte: Deloitte & Touche

> Real Madrid.

Il club spagnolo, vincitore nel 2002/2003 della Liga e semifinalista in Champions League, si classifica al quarto posto dei club europei più ricchi con i 192,6 milioni di Euro in ricavi.

Le fonti di ricavo della squadra di Madrid sono praticamente bilanciate tra i 58,2 milioni di Euro del botteghino (il 30% dei ricavi totali), i 66,2 milioni di Euro dei diritti tv (il 34% dei ricavi totali) e i 68,2 milioni di Euro delle sponsorizzazioni – adidas è lo Sponsor Tecnico, Siemens lo Sponsor Ufficiale – e della pubblicità (il restante 36% dei ricavi totali).

> F.C. Internazionale.

Semifinalista di Champions League, nel 2002/2003 il club nerazzurro di Milano si classifica, con un ricavo totale di 162,4 milioni di Euro, al sesto posto della classifica delle squadre più ricche d’Europa, preceduto dai tedeschi del Bayer Monaco e seguiti dagli inglesi dell’Arsenal.

L’Inter può contare su un vastissimo numero di tifosi che permettono al club di avere la più alta percentuale di spettatori in Serie A e guadagnare così nel 2003 dal botteghino, 32,9 milioni di Euro (il 20% dei ricavi totali).

Come Milan e Juventus anche l’Inter basa i suoi ricavi principalmente sui diritti televisivi che nella stagione 2002/2003 hanno fruttato 92,6 milioni di Euro, andando a coprire il 57% dei ricavi totali.

Infine i ricavi delle sponsorizzazioni – Nike è lo Sponsor Tecnico, Pirelli lo Sponsor Ufficiale – e della pubblicità hanno raggiunto nella stagione 2002/2003 i 36,9 milioni di Euro (il 23% dei ricavi totali), grazie anche all’espansione del marchio Inter in Giappone e nell’area asiatica.

Fonte: Deloitte & Touche