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3. I media cadono nella “rete”

3.3. La televisione

3.3.1. Il satellite e la Pay-tv in Italia

Si può senza dubbio affermare che la nascita in Italia delle prime offerte di televisione criptata a pagamento, e delle successive offerte sulla piattaforma digitale, abbiano radicalmente modificato il modo di concepire il calcio in tv.

I motivi sono a mio parere essenzialmente due.

Innanzitutto i nuovi canali in pay-tv hanno portato una nuova offerta di contenuti ed in qualche modo cambiato anche le abitudini di fruizione degli italiani, stanchi forse di un grandissimo numero di canali gratuiti, ma anche di una scarsa varietà di programmi; al contrario invece con l’arrivo

9 Lago, Baroncelli,Szymanski, Il business del calcio, Egea, 2004

10 Fonte: Sport System Europe

dell’offerta criptata, “l’attenzione del pubblico verso nuove formule di consumo televisivo sembra indicare un’esigenza latente di rinnovamento dell’offerta televisiva, così come una disponibilità a scegliere e pagare direttamente per la fruizione dei servizi televisivi”. 11

In secondo luogo le ingenti somme mosse dal mercato dei diritti televisivi criptati, a causa anche della negoziazione singola per squadra, hanno sicuramente reso quello della pay-tv e soprattutto quello della pay-per-view un mercato molto appetibile, soprattutto dagli stessi club calcistici che da questo ricavano la maggior parte degli introiti.

Tele+ è stata la prima televisione a pagamento operativa sul mercato italiano.

La società Telepiù S.r.l. nacque nel 1990 con 10 soci con il 10% di capitale ciascuno: tra questi Della Valle, Fininvest, Kirch (che nel 1992 comprerà la maggioranza), Mondadori e Moratti. Le trasmissioni iniziarono il 1 Giugno del 1991 con una rete tematica dedicata al cinema (Tele+ 1), alla quale si aggiunse poi esattamente nove mesi dopo quella interamente dedicata allo sport (Tele + 2).

Nel 1993 per cercare di attirare più abbonati, il gruppo Tele+ compie una mossa storica per il calcio del nostro paese, acquistando per 148 miliardi di Lire i diritti criptati della trasmissione in diretta per tre anni di un posticipo di Serie A la domenica sera, ed un anticipo di Serie B al sabato sera.

Il 29 agosto 1993 la partita Lazio-Foggia è il primo posticipo domenicale trasmesso in diretta di una partita del campionato di Serie A, ma anche l’inizio di un lento ed inarrestabile mutamento: viene infatti a cadere per la prima volta il principio di contemporaneità delle partite, che verrà poi applicato solo agli ultimi quattro incontri del campionato. Ma non solo: “è la prima concessione che il mondo del calcio fa alla televisione, in cambio di nuovi introiti: cambiano in qualche modo le regole del gioco in funzione delle esigenze del piccolo schermo”. 12

Il 1996 è un altro anno molto importante. Iniziano infatti le trasmissioni sulla piattaforma satellitare digitale di D+ e nasce il progetto Tele+ Calcio.

La tecnologia digitale satellitare permette di accedere ad un elevato numero di canali a costi contenuti e con una qualità di trasmissione senza precedenti, caratteristiche che soprattutto estendono “il campo di utilizzo dell’apparecchio televisivo al di là della tradizionale fruizione di programmi e cambiano l’assetto del mercato, modificando il comportamento dell’audience, la natura del mezzo e la sua funzione”. 13 Tele+ Calcio prevedeva infatti proprio la trasmissione in diretta di tutti gli incontri di Serie A e B, con la possibilità di formulare due tipi di abbonamento, quello relativo alle partite della sola squadra del cuore, o quello “Full” per tutti gli incontri di campionato.

11 Ajello, Le principali tendenze della TV digitale in Europa e in Italia, in Quarto Rapporto IEM, Guerini e Associati, 1998

12 De Gregorio, Calcio e televisione: un’economia controversa, Tesi di Laurea

13 Ajello, Ibidem

Tra il 1997 e il 1999 Canal+ acquisisce l’intero pacchetto azionario di Tele+, dando anche vita alla pay-per-view digitale satellitare con “Palco”

(1999).

Intanto però Tele+ non era più l’unica “voce” nel mercato italiano delle tv a pagamento.

La concorrente si chiamava Stream, già fondata nel 1993 da Telecom Italia come operatore via cavo, ma che a causa degli scarsi successi, nel 1998 si reinventò come tv digitale satellitare; la società fu costituita da Telecom e da News Corp, la società del magnate Murdoch, con il 35% procapite, dal 18% del Gruppo Cecchi Gori e dal rimanente 12% della SDS, società dei Diritti Sportivi, appositamente costituita da quattro società di calcio (Fiorentina, Lazio, Parma e Roma).

Stream si ritagliò in tre anni una buona fetta del mercato, puntando soprattutto sull’acquisizione di diritti tv criptati di alcune squadre di Serie A e B e sulla trasmissione di tutti i rimanenti incontri di Champions League che Mediaset (proprietaria dei diritti in chiaro per l’Italia) non trasmetteva.

Nel Giugno del 2000 la società Stream è stata divisa in parti uguali tra la Telecom Italia e la Sky Global Network (ex News Corp), la quale un anno dopo ne ottenne il controllo completo, permettendo al proprietario Rupert Murdoch di compiere il primo passo verso la colonizzazione del mercato satellitare italiano.

Nonostante le buone performance soprattutto di Tele+, che aveva aperto il 2003 con oltre 1milione e 800mila abbonati ed una crescita del 20% del fatturato che aveva superato gli 800miloni di Euro, a causa delle forti perdite delle due piattaforme dovute agli alti costi di gestione e agli insufficienti ricavi, si ritenne giusto riunire le due tv in una sola piattaforma.

Nell’Aprile del 2003, dopo il via libera dato dalla Commissione dell’Unione Europea per la libera concorrenza, è avvenuta l’acquisizione di Tele+ da parte di Stream, con la nascita della piattaforma satellitare digitale Sky Italia, che fa capo per l’80,1% alla Sky Global Network di Murdoch e per il restante 19,9% a Telecom Italia.

In una posizione di monopolio la neonata Sky aveva naturalmente interesse ad offrire tutte le partite di campionato e di Champions League in diretta, per rendere ancora più appetibile un’offerta che comunque inizialmente era venduta ad un costo relativamente elevato, pur potendo già contare su un bacino di 2milioni e 400mila vecchi abbonati (tra Tele+ e Stream).

Quella che poteva essere una macchina perfetta si inceppò però proprio sulla definizione soggettiva dei contratti con i club calcistici: le grandi squadre, come Juve, Inter e Milan, furono coperte d’oro mentre alle altre squadre medio-piccole furono proposti dei contratti decisamente inferiori.

Questo fece insorgere alcuni presidenti di club, i quali dopo tribolate vicende decisero nel 2003 di creare una piattaforma alternativa a Sky, chiamata Gioco Calcio, di proprietà dei club stessi.

Il consorzio Plus Media Trading, formato dalle società Brescia, Chievo, Empoli, Modena, Perugia, deteneva il 24% della società, il Fondo Mercatus Italopec il 33%, 14% Franco Sensi (presidente dell’A.S.Roma), 14%

Antonio Matarrese con BGTv di Marco Bianchi, 10% Lega Calcio, 5%

Corioni e Ruggeri.

Gioco Calcio acquistò quindi per circa 50 milioni complessivi i diritti delle squadre di Pmt che disputano la serie A (Brescia, Chievo, Empoli, Modena, Perugia) e dell’Ancona, ed iniziò la trasmissione delle sue partite appoggiandosi alla piattaforma tecnologica di Sky Italia.

Il divario di offerta tra le due emittenti era però decisamente alto: Sky possedeva i diritti di 12 squadre di Serie A di fascia medio-alta, mentre Gioco Calcio solo 6 con un bacino d’utenza limitato.

5

Valore contratti pay-tv Serie A 2003-04 (milioni Euro)

Sky 297,6 Gioco Calcio 48(*stime) Totale 345,6

Fonte: Gazzetta dello Sport

Questo portò la neonata piattaforma ad incorrere in gravi problemi economici, e quando le squadre iniziarono a non percepire le cifre pattuite, il fragile meccanismo andò rapidamente in pezzi, con la “fuga” verso Sky.

Nel Marzo del 2004 anche il Brescia, come già avevano fatto poco prima Ancona, Chievo, Empoli, Modena e Perugia, decise di passare a Sky accettando un paio di milioni di Euro, e dando fine alla concorrenza italiana nelle pay-tv.