6. I due approcci: processi e rischio
6.3 Il concetto di rischio
6.3.1 Il rischio d’impresa
L’azienda è un sistema in evoluzione, una totalità di parti interdipendenti e coordinate, rispetto ad un obiettivo comune da raggiungere, che cambia nelle dimensioni e nelle risorse in relazione all’ambiente circostante. Il rischio è una componente inscindibile e rappresenta una parte costante dell’agire imprenditoriale, innata all’attività economica, tanto che la sua assunzione è la premessa di un guadagno. “Il rischio d’impresa può essere definito come la possibilità che si verifichino e si abbattano su di essa eventi che pregiudicano lo svolgimento dell’attività di produzione per il mercato” (Giunta F.,1996). Il rischio è principalmente generato dal disequilibrio tra gli aspetti caratteristici dell’ambiente e quelli delle strutture organizzative ed operative delle organizzazioni; mentre l’ambiente è in continua evoluzione (sviluppi tecnologici, mercato internazionale, flussi informativi verso l’esterno), le strutture tendono a essere rigide ed a resistere al cambiamento. La struttura organizzativa deriva dalle modalità attraverso cui l’impresa coordina gli elementi che lavorano al suo interno, invece la struttura operativa è rappresentata dagli investimenti e dalle modalità con cui esegue le attività necessarie per raggiungere gli obbiettivi produttivi. La struttura organizzativa, cosi come quella operativa, sono resistenti al cambiamento, caratterizzate da un modello che persiste nel tempo accogliendo, solo, mutamenti lenti e progressivi, a svantaggio delle imprese che si trovano a contrastare un ambiente in continua trasformazione. Maggiore è la varietà e l’instabilità ambientale, minore è la prevedibilità del futuro, con conseguente aumento del grado di rischio. L’organizzazione per sopravvivere, in un ambiente sempre più insicuro e mutevole, deve eseguire una corretta gestione dei rischi, al fine di minimizzare le perdite e massimizzare le opportunità, amministrando adeguatamene i rischi relativi alla possibilità di non conseguire l’obiettivo previsto, così da diminuire la probabilità di ottenere risultati insoddisfacenti o almeno moderare l’effetto del danno, frenando la distanza del risultato conseguito rispetto a quello atteso.
Una gestione che necessita della loro precisa individuazione e conoscenza. I rischi, principalmente, sono distinguibili in base a tre macro categorie:
I. Convenzionali, che hanno la caratteristica di essere presenti nella quasi totalità degli ambienti di lavori. Tipici rischi convenzionali sono quelli legati agli impianti elettrici, ad impianti tecnologici e alle barriere architettoniche o rischi legati alle dinamiche dell’economia globale.
II. Specifici. I rischi specifici o diversificabili, discendono dai requisiti propri dell’organizzazione stessa e da quelli specifici del settore in cui opera. Tali rischi
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possono essere limitati attraverso il processo di diversificazione, consistente nell’assumere molteplici variabili imprevedibili non precisamente connesse tra di loro, al fine di ridurre la variabilità globale attraverso il riequilibrio dei rischi. Esempi ne sono il rischio legato alla mancata riscossione di un credito, al mancato ottenimento di un finanziamento, ad una rapida obsolescenza degli impianti, legati all’uso o alla presenza di agenti chimici, fisici e biologici che caratterizzano una determinata attività o ambiente di lavoro.
III. Da carenza organizzativa, derivanti da un inefficiente organizzazione del lavoro, in termini gestionali, metodologici e operativi. Esempi sono quelli derivanti da un insufficiente formazione e informazione, non chiare attribuzioni di responsabilità, mancanza o inefficacia delle procedure interne, scarso coinvolgimento e carenza metodologica nell’analisi del rischio.
I rischi in relazione alla loro natura si distinguono in:
Ø Economici, causati dalle mutevoli relazioni che vincolano l’azienda all’ambiente ed ai mercati in cui essa opera. Ne fanno parte i rischi relativi all’ambiente specifico come, ad esempio, l’elevato grado di concorrenza presente nel mercato o all’alto tasso d’evoluzione tecnologica a cui corrisponde una rapida obsolescenza dei prodotti o degli impianti; i rischi inerenti all’ambiente generale che possono collegarsi alla mancata disponibilità di risorse naturali-umane, al condizionamento dei valori e del tipo di cultura presenti nel luogo dove opera l’impresa e all’ambiente normativo.
Ø Extra-economici. I rischi aziendali fanno riferimento alle circostanze connesse agli eventi valutati non economici nella loro origine, come, ad esempio, quelli che provocano rischi relativi alla responsabilità civile, i furti, gli incendi o le calamità naturali. Tali eventi di natura extra-economica generano sempre, con il loro manifestarsi, effetti economici.
I rischi, relativamente alla loro provenienza, si distinguono in:
Ø Interni, prodotti da fattori inerenti l’organizzazione al suo interno, discendono dalle dinamiche in essa attuate, ovvero i suoi processi, il Management, i dipendenti. Ø Esterni, relativi all’ambiente esterno, i quali non possono essere governati
dall’organizzazione, come può essere l’andamento economico o le catastrofi naturali.
In relazione ai soggetti che ne subiscono il peso, il rischio si divide in:
Ø Patrimoniale, assunto da coloro che hanno contribuito, a diverso titolo, con capitali all’esercizio d’impresa, correndo il rischio di perdere, completamente o
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parzialmente, i capitali investiti, una remunerazione sotto forma di utili o di interessi oppure, a seconda delle classificazioni societarie, tutto o parte dei beni individuali. Ø Extra patrimoniale, riferito alle possibili perdite che potrebbero subire coloro che non
hanno apportato capitale direttamente all’esercizio dell’organizzazione, nel caso in cui essa fosse danneggiata ed intralciata nella realizzazione della sua attività. Subirebbero delle perdite i dipendenti, in forma di perdita parziale o intera dello stipendio o del posto di lavoro; la stessa società in cui opera l’organizzazione, per la quale la produzione di ricchezza è fonte di benessere e gli enti pubblici, la cui prosperità dipende in gran misura dalle entrate inerenti al prelievo fiscale.
In base all’impatto positivo o negativo, i rischi si dividono in:
Ø Puri o assicurabili, collegati a circostanze sfavorevoli, che generano un onere ma non un profitto. Nascono da situazioni improvvise, che non possono essere previste anteriormente tramite attività di previsione, ma gestiti mediante attività posteriori di trasferimento del rischio a società assicurative. Esempi sono costituiti da rischi che provocano danni materiali alla proprietà d’impresa o a quella altrui, ai beni aziendali, che colpiscono le persone operanti nell’organizzazione, a causa di fattori improvvisi come le catastrofi naturali, la morte, l’infermità e la malattia.
Ø Speculativi o non assicurabili, connessi ad eventi futuri incerti che possono generare risultati economici sia negativi che positivi; sono presenti quotidianamente nell’organizzazione che cerca di fronteggiarli con un’adeguata gestione degli stessi ma non attraverso la copertura assicurativa; ne fanno parte i rischi associati alle attività operative, di mercato, finanziare e di business.
Il rischio, infine, in base all’obiettivo su cui incide si divide in:
Ø Strategico, riguarda eventi imprevedibili, esterni ed interni, che possono incidere in misura notevole e durevole sulla gestione dell’impresa, avendo un impatto rilevante nella realizzazione delle strategie e obiettivi che intende perseguire. Sono legati alle variabili del sistema economico aggregato, ovvero: al prodotto interno lordo o PIL, che è la somma di tutta la produttività all’interno di un paese per un determinato anno, comprendente ogni prodotto di produzione nazionale, il bestiame, gli aumenti di valutazione delle attività e la crescita degli investimenti immateriali; l’inflazione, ossia il tasso di in cui i prezzi aumentano per un periodo di tempo e la disoccupazione, ovvero il numero di residenti che non sono attualmente impiegati ma sono attivamente alla ricerca di occupazione.
Ø Operativo, riconducibile a tutti gli eventi incerti che al loro verificarsi determinano inefficienza e inefficacia dei processi operativi, causando problemi nel conseguimento degli obiettivi, diminuzione della performance e della qualità con
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conseguente aumento dell’insoddisfazione dei clienti. La definizione data dal Comitato di Basilea, è quella secondo cui “il rischio operativo è il rischio di perdite derivanti da strategie inadeguate o da errori generati da persone e processi interni o da eventi esterni” (Basel Committee on Banking Supervision, 2009).
Tutti i rischi, indipendentemente dalla tipologia, hanno caratteristiche importanti e comuni, che l’organizzazione deve prendere in considerazione nella loro gestione:
Ø Imprevedibilità. Il rischio è un avvenimento futuro ed imprevedibile che può causare perdite o un minore profitto rispetto a quanto stabilito dall’organizzazione, ovvero la probabilità che si verifichi un evento capace di produrre un danno.
Ø Ineludibilità, solo quando termina l’attività aziendale il rischio s’interrompe, essendo intrinseco a essa, una sua parte inscindibile.
Ø Dinamicità, l’organizzazione è un sistema dinamico, come tale anche la rischiosità cambia nel tempo, in base a fattori interni o esterni, che possono far emergere nuovi rischi o eliminarne altri.
Ø Sistematicità, in azienda è presente il cosiddetto rischio globale, riguardante il complesso aziendale, che può essere scomposto in rischi detti particolari; i rischi sono uniti da legami di varia natura che legano i rischi particolari in un unico sistema, facendo sì che il realizzarsi di un rischio ne possa provocare un altro.
Ø Economicità. Il cambiamento dei rischi nel tempo viene valutato economicamente, ogni evento ha infatti un impatto economico, anche se la sua fonte è extra- economica.