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Il ruolo di immaginari e discorsi nei processi di etnicizzazione della sessualità migrante Occupandosi del rapporto fra sessualità e migrazioni, diversi studi propongono di analizzare il

Le migrazioni femminili latinoamericane

Grafico 5: Stima dei nati stranieri per comunità di riferimento e totale dei non comunitari Serie storica 2010 – 2016.

2.7 La costruzione sociale della sessualità delle donne migranti latinoamericane A partire dagli anni Novanta, nello studio sulle migrazioni, le prospettive teoriche elaborate dal

2.7.1 Il ruolo di immaginari e discorsi nei processi di etnicizzazione della sessualità migrante Occupandosi del rapporto fra sessualità e migrazioni, diversi studi propongono di analizzare il

contenuto e la funzione dell’immaginario sociale costruito intorno alle pratiche sessuali dei migranti e diffuso all’interno delle comunità transnazionali, per evidenziare come i processi migratori siano profondamente legati a fattori simbolici politicamente situati (Rosas e Gayet, 2019, Pedone, 2014; Lagomarsino, 2012; Lagomarsino, Pagnotta, 2010; Krebbex e altri 2017).

Le ricerche etnografiche condotte nei contesti transnazionali (Pedone, 2002, 2008, 2014; Lagomarsino, Pagnotta, 2010; Rosas, Gayet, 2019) sottolineano la questione del controllo esercitato sulla sessualità femminile da parte della comunità transnazionale tramite la diffusione di discorsi che esprimono una valutazione morale rispetto ai comportamenti delle donne migranti. Le ricerche condotte evidenziano i modi in cui, nelle Istituzioni e nell’immaginario, le differenze di genere, di razza, classe e cultura vengono naturalizzate ed essenzializzate. Allo stesso tempo, dal punto di vista delle donne migranti, la migrazione rappresenta la possibilità di rifiutare norme culturali sul genere di tipo patriarcale, una pratica utile per ridurre il controllo del padre, dei fratelli e del marito. In questa prospettiva, la migrazione è uno strumento di ridiscussione dell’autodeterminazione e delle norme culturali incorporate.

A partire dall’idea che sessualità e migrazione siano processi sociali, costituiti da azioni, relazioni e significati, oggetto d’indagine è la figura della migrante in rapporto al corpo della Nazione. Con immaginario sociale si intende l’insieme di significati sociali incarnati nelle istituzioni dello Stato, della famiglia, nella scuola, negli ospedali costituiti da discorsi e immagini simboliche il cui valore risiede nel senso di prudenza che possono suscitare.

L’indagine etnografica condotta da Rosas e Gayet fra i migranti messicani negli Stati Uniti e le donne peruviane in Argentina mostra il ruolo di immaginari e discorsi che circolano sulla sessualità con il fine di controllare a distanza le condotte sanzionando i comportamenti devianti. L’indagine etnografica condotta nella città di Genova da Lagomarsino e Pagnotta (2012) all’interno dei servizi sanitari pubblici, mostra che le immagini prevalenti diffuse sulla donna migrante latinoamericana possono essere comprese all’interno di un continuum tra due poli: la donna come riproduttrice passiva e sottomessa che desidera fortemente avere un figlio in relazione alle origini culturali oppure la donna

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iper-sessuata, vulnerabile, pericolosa e fuori controllo in termini di desiderio sessuale. In rapporto al corpo della nazione, la figura femminile viene rappresentata come minaccia o come guardiana civilizzatrice Il concetto di sessualità dominate in Occidente e in America Latina pone enfasi sull’esclusività sessuale della coppia, sulle norme eterosessuali e patriarcali (Rosas e Gayet, 2019; Lagomarsino, Pagnotta, 2012). Si tratta di un modello basato su due categorie in opposizione: da un lato il paese di migrazione visto come spazio moderno e emancipatore, dall’altro il paese d’origine legato ai valori “tradizionali” che determinano l’oppressione delle donne. Tali rappresentazioni compongono un discorso dominante di tipo coloniale che caratterizza l’altro come diverso e inferiore. Le donne non occidentali sono oggetto di dinamiche di inferiorizzazione che riproducono l’idea di un corpo erotizzato, accessibile, desiderabile. L’immaginario sulla vita sessuale dei migranti nel paese di arrivo si caratterizza per la presenza della figura erotizzata della donna latinoamericana migrante che esprime la tensione fra regolazione e trasformazione sociale.

Dalla ricerca etnografica condotta da Rosas e Gayet (2019), le donne latinoamericane tendono a rappresentarsi per differenza rispetto alle donne autoctone nell’ambito delle pratiche sessuali. In alcuni casi, le donne considerano il luogo di arrivo uno spazio socioculturale in cui il controllo si attenua, un luogo in cui vivere relazioni di coppia in modo più libero rispetto al paese d’origine, in cui dominava il controllo rigoroso. Allo stesso modo, nel contesto di origine, le donne latinoamericane sono percepite come soggetti che acquistano libertà e autonomia nel migrare. Si pensa che tutte le donne migranti approfittino della possibilità di esercitare una sessualità non monogamica in quanto il luogo di arrivo è rappresentato come spazio in cui è possibile modificare la condotta sessuale a causa del minor controllo esercitato.

La comunità transnazionale ha costruito un immaginario erotizzato della figura della migrante che enfatizza un’intensificazione dell’attività sessuale, a partire dall’idea di infedeltà femminile considerata alla base dell’abbandono del marito, diventa più debole nei discorsi dei migranti residenti, in alcuni casi si rinforza e in altri viene rovesciato (Rosas, Gayet, 2019). Dallo studio di Lagomarsino e Pagnotta (2012) emerge come la costruzione stereotipata dell’altro non sia un percorso a senso unico in cui le donne migranti sono le vittime ma emergono dinamiche di etnicizzazione rovesciata della sessualità: le visioni pregiudiziali e stereotipate di solito attribuite agli stranieri si ribaltano sugli italiani visti come colpevoli di essere eccessivamente permissivi. Nell’immaginario collettivo si esprime il timore profondo della trasgressione dell’ordine sociale che consiste nel superamento delle frontiere imposte dalla struttura etero- patriarcale della sessualità e del genere, della costruzione razziale e struttura di classe. l’attenzione e il controllo verso il comportamento femminile presenti sia nel contesto di origine che in quello di arrivo per impedire una decadenza morale del gruppo. In

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questo processo, la moralità delle donne legata alla fedeltà coniugale diventa un aspetto centrali all’interno di ogni gruppo sociale perché consentono di garantire l’integrità morale e la continuità del gruppo. La funzione assunta dall’immaginario sociale e dai discorsi sulle pratiche sessuali dei migranti è quella di riprodurre e rinforzare la morale collettiva egemonica: le “voci” diffuse esprimono una norma d’azione, rappresentano la forma che assume il potere quando non può esercitare un controllo diretto32.

Nell’analisi etnografica di Krebbex (2017), oggetto di indagine è il discorso comune, politico e mediatico sulla sessualità delle donne migranti latinoamericane. Krebbex si focalizza su alcuni aspetti: il rapporto fra sessualità e nazionalità, la costruzione di categorie sociali e di genere, la produzione di sapere all’interno delle ricerche scientifiche. La ricerca mostra come il concetto di etnia applicato alla sessualità delle donne migranti si traduca in una nozione di sessualità naturalizzata che assume un significato sociale e politico. Nel contesto olandese osservato da Krebbex, le politiche nazionali pongono molta attenzione verso le gravidanze precoci, le interruzioni di gravidanza e la prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili, in particolare fra la popolazione proveniente dall’America Latina.

Krebbex (2017) analizza i modi in cui si applicano le categorie etniche nelle scienze sociali e demografiche, concentrandosi sui dati prodotti riguardo alla sessualità in relazione all’appartenenza nazionale e alle origini etniche. Dalla ricerca condotta emerge che il concetto di etnicità è un concetto scivoloso, non ha una definizione chiara ma si applica in modo diverso in base al contesto: in molti casi è espressione del luogo di nascita del soggetto mentre in altri è legato all’origine dei genitori. Inoltre, se si osservano le politiche sull’educazione sessuale sono continue le raccomandazioni sulla sessualità in termini di gruppi etnici: la sessualità degli altri è problematica per “natura”. La nozione di etnicità nei discorsi politici e nella ricerca scientifica non ha bisogno di essere definita ma appare come una categoria sociale evidente.

Tali passaggi contribuiscono a sviluppare l’idea di una sessualità delle donne migranti come una forma “altra” che si inscrive all’interno di un continuum i cui estremi sono da una parte, la pratica sessuale eccessiva e promiscua, dall’altra l’immagine della donna migrante sessualmente repressa e incapace a parlare di sesso. I comportamenti dei gruppi minoritari, infatti, sono considerati il riflesso di credenze religiose, tradizionalismo e irrazionalità. Il discorso dominante costruisce l’alterità migrante in opposizione alla Nazione che appare fondata sull’emancipazione sessuale e l’equità di

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genere. Al contrario, la percezione prevalente riguardo ai migranti latinoamericani si riferisce al machismo che individua le donne come vittime del maschile.

Benché l’attenzione verso i comportamenti riproduttivi e la sessualità si giustifichi mediante la necessità di rendere migliore la vita delle donne migranti ponendo attenzione alla salute riproduttiva, tale pratica esprime una visione dell’altro distorta, riduzionistica e discriminante. Krebbex (2017) mette in luce la presenza di un processo di costruzione dell’alterità migrante che si basa sull’ascrizione della sessualità “adeguata” all’interno di una dinamica di competizione fra gruppi diversi per origine etnica e razziale. In questo scenario, la forma di sessualità viene associata ad un gruppo nazionale in relazione ad un preciso contesto storico e sociale: i confini etno-sessuali sono il risultato di pratiche sociali che cambiano nello spazio e nel tempo. Gli strumenti che rendono visibile e chiara la nozione di etnicità si inscrivono nelle ricerche scientifiche, nelle politiche e nell’educazione sessuale con l’obiettivo di fissare le categorie di sessualità ed etnicità mediante due processi: l’attribuzione di particolari comportamenti sessuali ad uno specifico gruppo sociale definito in termini di appartenenza etnica; in secondo luogo, l’etnia assume una connotazione specifica in termini di pratiche sessuali. Nelle ricerche scientifiche la nozione di etnia assume la funzione di categoria analitica come risultato di una dinamica di co-costruzione fra sessualità e etnicità: fare riferimento ad una relazione reciproca fra le pratiche sessuali e i gruppi etnici contribuisce alla cristallizzazione del concetto di sessualità e di etnicità.

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CAPITOLO III

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