Le tecnologie riproduttive in Italia: il quadro normativo, le politiche sulla fertilità e l’accesso ai servizi di salute riproduttiva
4.3 Le politiche sulla fertilità
Nel caso italiano, secondo ESHRE (Report 2017) la questione della salute riproduttiva è fortemente politicizzata e controversa, le decisioni politiche influenzano l’attuazione di programmi di sensibilizzazione nazionali sulla questione dell’infertilità. Le politiche di comunicazione promosse dal Governo a partire dal 2015 non sono sostenute da uno sviluppo dell’impianto normativo in materia, in quanto continua a tardare una rettifica della Legge 40/2004 che garantisca l’applicazione delle tecniche di PMA in base alle interpretazioni della Corte Costituzionale. Oltre il Registro Nazionale PMA istituito dalla Legge 40/2004, dal 2016 si segnala l’introduzione dei seguenti progetti nazionali di comunicazione: il Piano Nazionale per la Fertilità, la campagna Futuro Fertile, il Progetto diregiovani.
➢ “Difendi la tua fertilità, prepara una culla nel tuo futuro”
Nell’ambito nel Piano Nazionale per la Fertilità introdotto nel 2015, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin istituisce il giorno nazionale della fertilità, al fine di sensibilizzare soprattutto i giovani al problema dell’infertilità, mediante attività di informazione promosse in collaborazione con le istituzioni sanitarie locali, ASL, le società scientifiche e le associazioni di pazienti.
Il Piano viene pubblicizzato mediante alcuni slogan: “La bellezza non ha età la fertilità sì!”80, “la
Fertilità è un bene comune”. L’opinione pubblica sui social definisce il progetto una “campagna drammatica” in cui si incolpano le donne per aver rimandato la gravidanza e per essere scarsamente informate sui problemi relativi all’infertilità. Per molti, si tratta di una campagna che, di fronte alla
79 Per I livello s’intende un ciclo in cui si è giunti all'inseminazione intrauterina (IUI) degli spermatozoi. Per II e III
livello, invece, ci si riferisce a un ciclo in cui viene raggiunta la fase di transfer.
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denatalità, sembra considerare le donne solo come fattrici mentre incoraggia le coppie a riprodursi per il bene della Nazione.
Nell’ambito del Piano Nazionale, l’infertilità è considerata una delle cause del declino della natalità a livello nazionale. “Per favorire la natalità, se da un lato è imprescindibile lo sviluppo di politiche intersettoriali e interistituzionali a sostegno della genitorialità, dall'altro sono indispensabili politiche sanitarie ed educative per la tutela della fertilità che siano in grado di migliorare le conoscenze dei cittadini al fine di promuoverne la consapevolezza e favorire il cambiamento. Lo scopo del presente Piano è collocare la Fertilità al centro delle politiche sanitarie ed educative del nostro Paese”81.
Il Piano è stato promosso per raggiungere i seguenti obiettivi: informare i cittadini sul ruolo della Fertilità nella loro vita e su come proteggerla evitando comportamenti che possono metterla a rischio; fornire assistenza sanitaria qualificata per difendere la Fertilità, promuovere interventi di prevenzione e diagnosi precoce al fine di curare le malattie dell'apparato riproduttivo e intervenire, “per ripristinare la fertilità naturale”. La procreazione è considerata un bisogno essenziale non solo della coppia ma dell’intera società. Per questo motivo, lo Stato avverte la necessità di promuovere una rivoluzione culturale nell’ambito della riproduzione mediante l’istituzione del “Fertility Day” come Giornata Nazionale di informazione e formazione sulla Fertilità, in cui l’obiettivo è scoprire il “Prestigio della Maternità” promuovendo l’idea della procreazione come un momento riproduttivo consapevole, una scelta responsabile fatta nelle migliori condizioni biologiche possibili.
Il Piano è stato elaborato sulla base di questioni sociali e demografiche rilevanti, in particolare per sottolineare il fatto che la denatalità mette a rischio il welfare e altri settori. Si descrive l’infertilità come una delle cause del declino delle nascite ed è considerata la conseguenza di malattie sessualmente trasmissibili o dell’età riproduttiva avanzata della donna. Per questi motivi occorre informare i giovani sui comportamenti che mettono a rischio la fertilità e sensibilizzare le donne sul fatto che la maternità sia possibile solo in tempi contenuti, a differenza di quanto si è portati a pensare. In questo senso, la PMA non rappresenta secondo il Governo una “soluzione naturale” al problema dell’infertilità ma una possibilità per diventare madre.
Nel Piano si raccomanda un’attenzione ai comportamenti sessuali e agli stili di vita che possono compromettere la capacità riproduttiva: l’obiettivo è educare fin da piccoli a stili di vita protettivi, “per evitare abitudini che mettono a rischio di infezioni sessualmente trasmesse o gravidanze indesiderate”. In particolare, si evidenzia come l’età riproduttiva femminile incida sulla fertilità in modo assoluto, indipendentemente da fattori sociali, economici e politici:
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“Le giovani donne devono sapere che la “finestra fertile” femminile è limitata e che la qualità degli ovociti si riduce al crescere dell’età particolarmente dopo i 35 anni, quando concepire un bambino progressivamente sempre più difficile. Infatti, la fertilità della donna risulta massima a un’età tra i 20 e i 30 anni poi decresce, in modo repentino dopo i 35 anni, fino ad essere prossima allo zero già diversi anni prima della menopausa. L’ingresso nella fase di subfertilità o infertilità avviene per molte donne intorno a 40 anni, ma può essere anche molto più precoce. Dopo i 45 anni la possibilità di avere un bambino con i propri ovociti attraverso le tecniche di PMA è aneddotica” (Ministero della Salute, Piano Nazionale per la Fertilità, pag.3).
Nelle pagine del Tavolo Consultivo82 la maternità viene descritta come una straordinaria opportunità di crescita che sviluppa l’intelligenza creativa. Si pensa infatti che le difficoltà incontrate dalle donne nel lavoro di cura siano trasformate, in modo automatico, in una risorsa preziosa. Per questo diventare madre rende migliore una donna e permette di acquisire nuove competenze da applicare anche nel lavoro fuori casa. I relatori del documento evidenziano la necessità di recuperare il valore sociale della maternità come esperienza formativa individuale e come bene comune, attraverso il welfare e con iniziative di informazione e prevenzione delle malattie dell’apparato riproduttivo.
➢ Progetto Diregiovani e la Campagna Futuro Fertile
Si tratta di un progetto promosso dal Governo nell’ambito delle iniziative in favore della tutela della maternità e paternità come condizione necessaria e universale di ogni essere umano ed espressione di autodeterminazione dell’individuo. In particolare, il progetto in collaborazione con le scuole ha previsto: l’attivazione di una rubrica informativa con uno spazio dedicato alle domande formulate dai ragazzi agli esperti; la realizzazione di una APP gratuita per gli utenti; la diffusione di eventi sul territorio e la promozione della campagna sui social media; la somministrazione di questionari conoscitivi agli studenti. L’obiettivo consiste inoltre nel promuovere stili di vita sani al fine di giungere all’età adulta in una condizione fisica che garantisca la possibilità di diventare genitori.
L'aspetto innovativo della Campagna Futuro Fertile è rappresentato dalla realizzazione dello Sportello amico fertilità: uno sportello on line che permette di inviare domande direttamente agli esperti della Sapienza, Università di Roma, sulla fertilità e su come prendersene cura. La Campagna prevede l’organizzazione di spazi di incontro ed eventi educativi, con lo scopo di diffondere
82 Ministero della Salute, Dati documento tavolo consultivo in materia di tutela e conoscenza della fertilità e
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informazioni relative agli stili di vita sulla salute riproduttiva e sessuale mediante l’allestimento di stand all’interno di alcune Università.
La campagna di comunicazione si fonda sulla presenza un preoccupante incremento delle affezioni acute e croniche della sfera riproduttiva dovuto a comportamenti sessuali ed alimentari scorretti che mettono a rischio la capacità riproduttiva e indicano una scarsa informazione in materia di fertilità. In particolare, il progetto è presentato dallo slogan “Se negli affari di cuore ci metti la testa, fa un affare anche la tua fertilità”. In questo caso, si vuole diffondere l’idea che “Un corretto stile di vita è il migliore aiuto per la fertilità”. Per questo motivo, occorre sviluppare sane abitudini in ogni aspetto della vita anche nel privato, insistendo sulla necessità di “una migliore conoscenza delle persone che ci sono particolarmente vicine. In preda alla passione, infatti, è difficile ricordarsi che accanto a noi potrebbero esserci presenze del tutto indesiderabili: virus, batteri, funghi e altri microrganismi che approfittano del contatto ravvicinato per passare da una persona all'altra, causando la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili. Tali malattie, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, minacciano la nostra salute individuale e la nostra fertilità83”.
Dalle iniziative istituzionali promosse emerge l’idea di una maternità universale e naturale come espressione dell’istinto materno, un momento riproduttivo consapevole capace di rendere completa una donna, unita la coppia e migliore la società (Baditern, 1981, Rapp, 1998, 2001; Paxson, 2003). Nella prospettiva del Governo non si considerano gli ostacoli che impediscono la formazione della famiglia legati alle disuguaglianze socio-economiche, in relazione alla classe sociale di appartenenza, le condizioni economiche, le origini geografiche, la mobilità transnazionale. Al contrario, in quest’ottica le donne formano un gruppo omogeneo per caratteristiche, condizioni e possibilità occultando le condizioni di privilegio e di dominazione (Rapp, 1998, 2001).
4.3.1 Storie di riproduzione della Nazione
Se prendiamo in considerazione l’indagine condotta dell’ESHRE84 nel 2017, in 9 paesi europei, è evidente come regole, condizioni e strutture possono restringere la disponibilità alle cure. Infatti, la disponibilità del servizio non significa automaticamente che l’accesso al trattamento non sia sottoposto a una regolamentazione più o meno inclusiva. Fra i paesi europei analizzati, ESHRE evidenzia l’esistenza di differenze intra regionali in particolare in Italia, Spagna, Regno Unito, in cui si nota una disparità nei tempi di attesa e nel sostegno psicologico offerto. La possibilità di fornire
83http://www.salute.gov.it/portale/fertility/dettaglioCampagneFertility.jsp?lingua=italiano&menu=campagne&p=dacam
pagne&id=100
84 Report che fornisce una panoramica rispetto alla situazione e alle politiche sull’infertilità nei seguenti paesi europei:
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sostegno psicologico alle coppie, a livello europeo, rappresenta per i pazienti un sostegno necessario in ogni fase del trattamento. Riguardo al rimborso e alle sovvenzioni statali, le legislazioni europee in materia individuano alcuni fattori biologici come requisiti d’accesso: l’età della donna è il criterio più diffuso. Nella maggior parte dei Paesi il limite per avere diritto alle sovvenzioni dello Stato è 40 anni per la donna, in Francia 43 anni. Diversamente dagli altri paesi europei, Spagna e Italia richiedono il certificato medico attestante la diagnosi di infertilità per poter aver diritto alle cure a carico del Sistema Sanitario Nazionale.
Le ricerche condotte (Franklin, S., Inhorn, M. C., 2016; Inhorn, M. C., Patrizi, P., 2015; Mohr, S., Kochb, L., 2016) evidenziano come le priorità politiche e l’opinione pubblica determinano una diversa disponibilità di sovvenzioni e rimborsi per le tecniche di PMA nei diversi Paesi europei. I requisiti per i rimborsi e i criteri di inclusione si basano sull’orientamento sessuale e lo stato civile. Secondo l’indagine dell’ESHRE, si possono distinguere due gruppi: nel primo gruppo rientrano i Paesi con norme legislative che limitano l’accesso alle coppie eterosessuali (Italia, Francia, Polonia) mentre nel secondo i paesi che garantiscono l’accesso a donne sole e coppie omosessuali (Spagna, Germania, Regno Unito, Svezia, Romania, Repubblica Ceca). In questo quadro, emerge il ruolo esercitato dalla dimensione sociale e politica della riproduzione nel condizionare i processi di salute e malattia. L’accesso alla PMA è regolato da una visione binaria e eterosessuale della sessualità che permette la riproduzione di una modello di famiglia considerato naturale e legittimo basato sulla coppia eterosessuale e monogamica. Da alcune indagini condotte sulla questione della normativa in materia di fecondazione, emerge che esistono due forme di riproduzione assistita: una riproduzione legittima e naturale che permette alle coppie eterosessuali di creare una famiglia, mentre esiste una riproduzione illegittima e innaturale che include le madri sole e le coppie omosessuali. Diversi studi propongono di considerare le opportunità di trasformazione del concetto di famiglia, genere e procreazione offerte dalla PMA e i limiti stabiliti mediante disposizioni legislative restrittive che riproducono la forma classica di parentela fondata sulla naturalizzazione delle relazioni fra uomini e donne (Álvarez-Bernardo, G., Romo- Avilé, N., 2015).