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Forme di maternità e famiglia migrante: gravidanze precoci, maternità tardiva e ricomposizioni familiar

Il dispositivo della PMA: il punto di vista degli operator

5.3 Gli operatori sanitari e l’approccio alle donne migranti latinoamericane

5.3.4 Forme di maternità e famiglia migrante: gravidanze precoci, maternità tardiva e ricomposizioni familiar

Nell’ideologia materna il legame biologico madre-figlio è indispensabile per consentire la crescita e il benessere del figlio (Badinter, 1981; Rapp, 1998, 2001; Paxson, 2003; Lock, 1998). Tale approccio sembra sottendere logiche culturali e morali che appartengono a un modello riproduttivo dominante basato sul legame biologico e la responsabilità femminile. Per questo motivo le donne latinoamericane che ricorrono alla PMA per avere un secondo figlio con un nuovo compagno sono descritte come egoiste e cattive, madri “snaturate”. Nel discorso medico sono emerse dinamiche di colpevolizzazione della maternità migrante: non esistono le condizioni oggettive per realizzare una maternità adeguata e corretta (Lagomarsino, Pagnotta, 2010, 2012). L’età e le condizioni economiche sono un fattore determinante: si colpevolizzano delle madri che in età tardiva affrontano un secondo matrimonio e desiderano un figlio. All’interno del paradigma della “buona madre” (Banditer, 1981) le donne latinoamericane non possono essere madri adeguate perché non possiedono le condizioni economiche e familiari necessarie a garantire il benessere del figlio.

Dieci anni fa quando c’è stato il boom delle badanti latinoamericane ecuadoriane e peruviane soprattutto, ovviamente sono venute da sole e poi c’è stato il fenomeno dei figli lasciati la e quelli venuti qua. Il discorso dei gruppi, dei latinos, le bande sono il frutto di questo sradicamento familiare dove la mamma che è il focolare è sparita, è venuta qua a fare qualcosa, e abbastanza frequentemente si sono rifatte una famiglia o comunque una vita sentimentale diversa dove poi questo figlio arrivava e doveva fare i conti con una famiglia diversa, trovava la mamma all’interno di un nucleo familiare diverso da quello e immagina il

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casino nella testa di questo bambino, ragazzino, adolescente, l’adolescenza che è definita una malattia, quindi... (dirigente ospedaliero).

Secondo gli operatori, per le donne latinoamericane la maternità assume il significato di un destino naturale, non è né un evento romantico né una scelta consapevole e libera. Rispetto alle relazioni e ai ruoli di genere, le donne latinoamericane sono percepite dagli operatori come gruppo oppresso: il matrimonio e la maternità appaiono espressioni della volontà maschile. I comportamenti riproduttivi sono legati al controllo maschile sulla sessualità, si nega il fatto che la maternità possa rappresentare un’occasione concreta per sfuggire al controllo della famiglia, ottenere maggiore autonomia ed assumere lo status di adulto. L’idea di maternità naturale, presentata dal linguaggio biomedico sostenuta dai media, considera la sessualità una pratica con fini riproduttivi nel quadro del matrimonio e della famiglia eterosessuale (Pedone, 2014):

Gli uomini ecuadoregni non fanno un cazzo, bevono e basta, sono tremendi e picchiano. La scelta non è mai personale ma perché deve accomodare diverse cose. Questi lavorano e mantengano la famiglia qua e la famiglia in Ecuador e poi spesso hanno due famiglie, una qui ed una in Ecuador, è normale che sia così. Le figlie di queste donne figliano molto presto perché vogliono uscire di casa, perché vogliono l’autonomia, è capitato di minorenni che poi abortiscono per scelta, qualcuna l’ha portato avanti poi l’ha abbandonato, ma noi non le seguiamo, se viene in ambulatorio di ginecologia la segnaliamo al Tribunale dei Minori e poi la affidiamo al consultorio, per le visite, per la psicologa, per fare un percorso di capacità di comprensione di cosa vuole fare di questo bambino perché può abortire entro una certa data o può farlo nascere e abbandonarlo perché la legge italiana lo consente e si chiama donna che non consente di essere nominata per cui tu vai in ospedale e lasci questo bambino (dirigente ospedaliero).

Inoltre, secondo gli operatori la comunità latinoamericana si caratterizza per profonde disuguaglianze di genere: le donne appaiono come gruppo omogeno al suo interno, incapaci di autodeterminarsi, vittime del marito, abbandonate o picchiate dal compagno. La maternità è un evento assolutamente normale, naturale per le donne latinoamericane che sono percepite come in possesso di un istinto materno superiore alle donne italiane. La maternità migrante non è programmata e quindi è sempre subita e indesiderata. La lontananza dalla famiglia rimasta nel contesto di origine non rappresenta un ostacolo per la formazione di una famiglia. Al contrario, le donne migranti spesso delegano la cura dei figli a vicini di casa, alle amiche dimostrando scarso senso di responsabilità genitoriale e una fiducia inspiegabile negli altri. La maternità è vissuta in modo pragmatico, meno problematico dalle donne migranti che sembrano possedere qualità materne innate, sono naturalmente madri aderendo a modelli appresi nel contesto culturale di origine. Allo stesso modo, la capacità pratica nell’allevare i bambini, sottolineata dagli operatori, sembra enfatizzare l’immagine di donna coraggiosa, guerriera che affronta le difficoltà senza timore, in accordo con l’idea di donna pioniera della migrazione. Si

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tratta di donne in grado di allevare bambini piccoli senza difficoltà mentre dimostrano scarse capacità nel periodo adolescenziale:

Sono persone (le donne di origine latinoamericana) più pratiche di noi, ho seguito donne da sole abbandonate dal compagno che hanno avuto una due tre figli, in un paese straniero e che se la sono comunque cavata, nel senso molto pratiche. A volte sono anche molto giovani ma hanno questo istinto di maternità che è superiore al nostro, questo proprio per educazione, per cultura loro, la loro maternità è molto anticipata rispetto alle nostre abitudini quindi avere un figlio a vent’anni per loro è una cosa assolutamente normale per noi un po’ meno, ma anche meno di vent’anni, quindi le ragazzine rinunciano a un sacco di cose però lo fanno come se fosse nel loro DNA ci sta, è una catena, mia mamma l’ha fatto. Sono molto pratiche molto capaci nell’immediato, non si fanno prendere da problemi come un po’ le nostre mamme, non dico tutte, però forse abbiamo troppe aspettative, la donna italiana ha troppe aspettative ci mette dentro fin troppo, l’ha programmato da non so quanto e poi magari va decisamente in ansia o in crisi se il bambino piange non dorme o che altro mentre le donne straniere… […] Nel senso che comunque è abituata a farsi aiutare, la nonna, l’amica, la cugina, anche se è in un paese straniero forse ha quasi più appoggio di una donna italiana che in certe situazioni si trova veramente da sola, nel senso che tutti lavorano o hanno da fare, partorisci poi però sei a casa da sola, tuo marito ritorna a lavorare, tua mamma magari sta ancora lavorando e quindi tu non te lo aspetti di dover affrontare certe problematiche perché avere un bambino è la cosa più bella del mondo idilliaca rose e fiori e in realtà non è così. […] Quando hanno l’appuntamento lasciano il bambino alla vicina di casa che facilmente è una del loro paese… […] loro hanno questa facilità in più di noi… cioè sono molto più pratiche, molto brave con i bambini soprattutto piccoli, poi quando crescono allora iniziano le vere difficoltà ma con i bambini piccoli sono molto più brave di noi (ginecologa, consultorio pubblico).

Nelle percezioni degli operatori, è interessante notare la prevalenza di un’immagine mitizzata delle famiglie latinoamericane come una massa uniforme senza sfumature: i modelli delle relazioni di genere e la sessualità sono svincolati da differenze di status socio-economico, capitale culturale, contesto di vita, percorso migratorio. Nel discorso medico emerge una rappresentazione generalizzata della famiglia migrante caratterizzata da padri assenti e poco responsabili mentre le madri hanno un ruolo forte. È emersa una visione negativa del ricongiungimento: i figli vengono ricongiunti in età adolescenziale, un periodo considerato critico, una “malattia” e ciò aggrava la loro condizione di fragilità; la partenza della madre coincide con la disgregazione della famiglia che provoca un trauma nei figli; i figli abbandonati dalla madre sono a rischio criminalità e droga; le donne che migrano lo fanno per egoismo, desiderio di libertà e di farsi una nuova famiglia con un nuovo partner.

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