Il dispositivo della PMA: il punto di vista degli operator
5.2 La patologizzazione dell’infertilità
5.2.3 Una spasmodica ricerca della gravidanza
La testimonianza di un operatore conferma una delle linee interpretative che associa la condizione di infertilità di coppia a trasformazioni sociali, in particolare come condizione legata alla decisione di posticipare la maternità. Il ruolo esercitato dall’inquinamento ambientale sull’infertilità maschile risulta ininfluente:
Io sono in controtendenza tutti dicono che c’è un aumento dell’infertilità. […]. Quello che è cambiato è che la gente faceva i figli a 18-20 anni e in quella fascia d’età la quota di gente che non riesce a fare figli è il 5%, a 30 anni il 20%, a 40 anni è il 40%. Allora se te cominci a cercare il figlio a 35 anni cominci a fare qualche accertamento un anno dopo e ti metti in cura arrivi qua che hai 37 anni e a 37 anni la capacità di una donna spontaneamente di fare un figlio non supera il 60-70%, per cui la quota adesso è alta ma è un differente accesso al problema non è che… è che se la gente facesse i figli a 20 anni la quota di infertilità sarebbe più bassa (ginecologo, centro infertilità).
Secondo il parere di un operatore, l’aumento delle coppie trattate è una risposta ad un condizionamento sociale che porta a posticipare la maternità all’interno di un discorso fondato sull’esaltazione della libertà di scelta e dell’individualismo: le tecniche di PMA non servono per soddisfare semplicemente il desiderio di un figlio ma rappresentano un modo per avere un figlio quando e come si vuole (Saraceno, Naldini, 2013; Di Nicola, 2019). La testimonianza raccolta permette di chiarire la questione dell’aumento del ricorso alle tecnologie riproduttive da una prospettiva più ampia. In particolare, l’accesso di nuovi gruppi di donne in età avanzata rappresenta l’espressione del discorso dominate legato alle trasformazioni sociali (invecchiamento popolazione, assenza di politiche adeguate sulle famiglie) che enfatizza l’efficacia delle tecniche tralasciando le condizioni strutturali che impediscono alle donne di fare figli in età fertile. L’obiettivo delle tecnologie riproduttive, per gli operatori, consiste nel risolvere problemi di infertilità legati ad un fattore organico noto aumentando così le possibilità di concepimento “spontaneo”, “naturale”. In questo senso, le tecniche non si sostituiscono al processo biologico ma consentono maggiori probabilità di concepire. Nel caso in cui la donna scelga di posticipare la riproduzione, ciò comporta la riduzione della riserva ovarica che determina una condizione di infertilità fisiologica o da invecchiamento. In questo quadro, le tecniche di PMA perdono la presupposta funzione terapeutica: l’intervento medico si sostituisce in modo totale al processo biologico perché la donna si trova in una situazione di menopausa. In relazione all’incremento dell’accesso alle tecniche fra le donne in età avanzata, gli operatori evidenziano la funzione contraddittoria assunta dalla PMA: “noi vogliamo
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coppie giovani e malate ma vengono vecchi e sani133”. In questo senso, si ricorre alla PMA per questioni fisiologiche legate all’età femminile tardiva non per problematiche organiche che determinano l’infertilità della coppia:
penso che bisognerebbe valutare questo condizionamento sociale che ti dice “puoi fare quello che vuoi intanto poi c’è la fecondazione assistita”… è un condizionamento sbagliato perché di fatto non è così. La fecondazione assistita è uno strumento che aumenta le probabilità di concepimento ma che non risolve tutti i problemi e che non ha nessuna valenza nella infertilità da invecchiamento se non trasformandosi in una tecnica che ha poco a che fare con la medicina che è l’utilizzo di donatori per supplire ad un invecchiamento fisiologico. Quindi secondo me andrebbe proprio ribaltata, nella mia vita quotidiana non faccio altro che cercare di ribaltare questa…è ovvio che poi ci sono i casi, c’è quella che non può, che non ha comunque questa idea in testa […] perché un tempo ti sposavi e facevi i figli e quello era un condizionamento, se vuoi adesso il condizionamento è fai tutto quello che vuoi e dopo fai i figli! (ginecologa, centro infertilità).
La PMA permette la diffusione l’idea che si possono fare figli quando si vuole, senza avere un partner o fare sesso, producendo uno scenario basato sul trionfo della libertà e dell’individualismo, in relazione all’efficacia biomedica. Come emerge dalle parole delle donne incontrare durante la ricerca sul campo, il fatto di essere madre ad un’età avanzata comporta inoltre altri aspetti sociali, per esempio il rischio di dover accudire il bambino e i propri genitori ormai anziani, oppure non avere più le energie fisiche necessarie all’accudimento di un bambino piccolo. L’enfasi posta sulla potenza delle tecniche occulta e mistifica le condizioni strutturali che impediscono o rendono difficile avere un figlio nel momento in cui si è più fertili (Rapp, 1998; Rapp e Ginsburg, 1991).
Dalla ricerca sul campo sono emersi incomprensioni e situazioni di blocco causate non solo da una scarsa informazione che ostacola il processo terapeutico ma in base all’idea che sia possibile scegliere il momento e il modo giusto per avere un figlio. Come sottolinea l’indagine condotta in Italia da Di Nicola (2019), l’enfasi posta nel discorso dominante sulle potenzialità delle tecniche crea e rafforza il desiderio di genitorialità. Tale desiderio si traduce in una spasmodica ricerca, un bisogno indotto, un’ossessione che contrassegna un periodo di agonia senza fine per la donna. La combinazione fra la percezione dell’efficacia delle tecniche e il desiderio comporta situazioni di dipendenza dalle tecnologie riproduttive, legate alla difficoltà nell’accettare i propri limiti. In questo senso, il fallimento è assunto come una responsabilità della donna che si aggiunge al mancato concepimento spontaneo e provoca un aumento della frustrazione e del senso di colpa:
133 Nota del diario di campo che riporta una conversazione con una specializzanda all’interno del reparto di PMA
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Ti ritrovi ad avere dei pazienti che a volte non vanno avanti si bloccano, a volte si ancorano a delle convinzioni… a questa convinzione di doverci riuscire assolutamente e questo poi diventa molto pericoloso per la coppia stessa e pericolosa anche secondo me per la loro salute mentale, psicologica anche per la salute nel vero senso della parola perché quando ti incisti in questa volontà, necessità di voler ottenere quel bambino a tutti i costi che io lo trovo in tutti… bisogna immedesimarsi, forse anche io nella loro situazione sarei uno di quei pazienti, però d’altro canto ci deve essere dall’altra parte chi mi dice prova a considerare se fermarti un attimo o altre strade perché noi abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare, gli altri vi possono dare queste possibilità o non ve ne possono dare altre, è consigliabile vedere altri aspetti della vita di coppia oltre che questo bisogno di un bambino, secondo me c’è da chiedersi perché questo figlio se infondo si sta bene? (biologo specializzando, centro infertilità).
Il desiderio si trasforma in ossessione e condiziona la salute individuale. L’impossibilità di procreare non viene accettata come limite perché esiste l’idea che tutto sia possibile in base alla volontà e alla determinazione. Inoltre, il desiderio di riprodursi è considerato legittimo e naturale, all’interno di una coppia eterosessuale, convivente o sposata, di cittadini regolari (Roberts, 2016):
L’eterologa è una pratica molto utile nei casi di infertilità da fattore noto, per esempio per chi ha fatto la chemioterapia, menopausa precoce, nei maschi azoospermici, invece così come è intesa attualmente l’eterologa è un surrogato della maternità in età avanzata cioè che una quarantaduenne o quarantatreenne che non riesce più a riconcepire perché fa pochi ovociti poi debba automaticamente fare l’eterologa, non è che sia un dato così scontato anche perché se continuiamo di questo passo la necessità di ovociti diventa tale che il numero di ragazze che devono sottoporsi alla stimolazione per dare gli ovociti alle loro mamme- nonne diventa un problema sociale di grande portata. Per cui io il passaggio automatico “non riesco a concepire con l’omologa faccio l’eterologa” per infertilità da esaurimento fisiologico per età non lo vedo così scontato però purtroppo è così. Io alle persone che hanno un esaurimento da età dico guardate che però non è automatico… se hai 25 anni e sei in menopausa precoce perché hai fatto la chemioterapia o hai un fattore genetico è un conto, se tu ce ne hai 45 e hai fatto 5 cicli di omologa perché non produci ovociti perché hai 45 anni, fatti delle domande…(ginecologa, centro infertilità).
E anche perché io capisco fa parte della nostra natura il fatto di riprodursi siamo programmati per quello fondamentalmente ma quando la vita ti porta a scontrarti inevitabilmente con una quasi assoluta – l’impossibilità assoluta non esiste- e non ti basta quello per dire vabbè andiamo avanti stiamo bene io e te, siamo felici insieme, a quel punto mi farei delle domande. Penso che sia giusto farsi delle domande per sé stessi e per la propria relazione, magari ci sono anche altre cose che si possono mettere, si può lavorare, essere felici (biologo specializzando, centro infertilità).