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L’ALLESTIMENTO SCENICO DI CEROLI PER GIROTONDO

LA FANCIULLA DEL WEST

L’ALLESTIMENTO SCENICO DI CEROLI PER GIROTONDO

«Porte, diverse e infinite, scale che tendono sempre verso l’alto della superficie scenica, letti, divani, lenzuola, luci abbaglianti, cunicoli avidi che risucchiano i corpi e li riespellono immancabilmente sul palcoscenico, maschere neutre, veli, ciprie sussulti, musiche e corpi nudi. Non è una disordinata collina del trovaroba teatrale, ma l’accecante e persistente immagine fissa del Girotondo di Arthur

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Gli altri spettacoli che compongono la stagione 1981/1982 del Teatro Eliseo di Roma sono: Sarah Barnum, dalle memorie di Sarah Bernhardt di John Murrell, regia di Georges Wilson, 4 dicembre 1981 – 2 gennaio 1982; L’impositore di Carlo Goldoni, regia di Giancarlo Cobelli, scene e costumi di Paolo Tommasi, 5 gennaio – 31 gennaio 1982; I Masnadieri di Friedrich Schiller, regia di Gabriele Lavia, 12 febbraio – 14 marzo 1982; Il Sig. Puntila e il suo servo Matti di Bertolt Brecht, Compagnia Glauco Mauri, scene e costumi di Maurizio Balò, musiche di Paul Dessau, consulenza musicale di Fiorenzo Carpi, 18 marzo – 9 aprile 1982; La Venexiana di ignoto del ‘500, regia di Giancarlo Cobelli, scene e costumi di Paolo Tommasi, 13 aprile – 2 maggio 1982; Finale di partita di Samuel Beckett, regia di Walter Pagliaro, scene e costumi di Uberto Bertacca. Cfr. Giammusso Maurizio, Eliseo, un teatro e i suoi protagonisti, Roma 1900-1990, Gremese editore, Roma 1990, pp. 194-195.

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Teatro Eliseo di Roma, Girotondo di Arthur Schnitzler, programma di sala, Roma 1981, pp. non numerate. Si segnala che sul programma di sala, sopra le biografie di Volontè, Buti, Maffi e dello stesso Ceroli sono disegnati i profili dei loro volti: queste sagome, talvolta parzialmente sovrapposte le une sulle altre, sono certamente di mano di Ceroli.

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Schnitzler usato da Gian Maria Volontè per il suo ritorno al teatro»758 e per la sua prima prova da regista.

Come acutamente evidenziano sia Surchi sia Chiaretti all’indomani della prima rappresentazione, «la scena di Mario Ceroli segue solo in parte il consueto modulo-legno di questo artista»759 poiché costruita con «materiali che non sono più (e non dico “per fortuna”, al contrario) il rozzo pino delle foreste imbalsamate che piacque a Ronconi»760.

Con questo allestimento Ceroli si discosta dalla sua prassi operativa: per Girotondo non si avvale solo del legno, e soprattutto costruisce la scenografia non con le sue sculture, bensì con pezzi di recupero trovati qua e là ed assemblati sul palcoscenico con un procedimento operativo che richiama quello per il Candelaio della Fenice di Venezia761.

Nella sua commedia Schnitzler ambienta i dieci incontri amorosi in dieci diversi luoghi, che non sono solo camere da letto di diverse case di città o campagna, ma anche luoghi pubblici e all’aperto di Vienna, quali, ad esempio, il ponte di Augarten nel caso dell’incontro tra la prostituta e il soldato e un vicolo buio del Prater per quello tra il soldato e la cameriera762. Ceroli, al contrario, crea un’unica scenografia che rimane fissa per tutta la durata dello spettacolo. Come evidenziano le foto di scena dello spettacolo (fig. 3), lo scultore allinea al centro del palcoscenico una serie di porte di varia foggia, ad uno o due battenti, decorate con stucchi e dorature, tinte con l’ocra e l’azzurro del più puro stile liberty; ai lati del palco colloca due ingressi vetrati, opachi e crepati, circondati o sormontati da animali imbalsamati; infine, sullo sfondo a destra, si avvale di una scaletta a chiocciola che conduce all’imbocco di uno scivolo tubolare, simile a quelli che si trovano nei giardini pubblici o nei luna-park, che occupa tutta la larghezza del palcoscenico. Con questa sequenza ininterrotta di porte Ceroli crea un boudoir, un’alcova della Vienna fine secolo che diventa il concentrato di tutte le alcove dell’imperial-regia capitale, il luogo in cui si svolge l’azione della commedia, arredato unicamente con un letto nuziale dalle lenzuola bianche ma chiazzate di sangue sulla sinistra e un piccolo divano sulla destra.

Come verificatosi già per Candelaio, Ceroli costruisce la sequenza di porte rielaborando per la commedia schnitzleriana e il palcoscenico romano la successione di aperture a ritmo accelerato della sua performance Dal caldo al freddo del 1968763 (figg. 1 e 2 di cap. 3). Le porte di cui l’artista si avvale per Girotondo non vengono aperte, chiuse ed attraversate come si era verificato invece nel

Candelaio, dove gli attori apparivano e scomparivano alla vista degli spettatori proprio in base

all’utilizzo delle stesse. In questo allestimento le porte, inutilizzate per la maggior parte della messinscena, servono a Ceroli per creare, in linea con le volontà registiche, un ambiente sospeso nell’atemporalità, caratterizzato da una dimensione onirica e irreale, sebbene costruito con elementi presi dalla realtà. A creare questa atmosfera da sogno contribuisce anche quella «piramide irregolare di alti tendaggi bluastri che invade, quasi presidia, l’intero palcoscenico»764 per tutta la durata dello spettacolo. All’inizio della messinscena Ceroli nasconde al pubblico la sua scenografia coprendola con una gigantesca tenda scura, che dopo qualche istante dall’apertura del sipario viene alzata di scatto

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Giampaolo Pioli, Un Freud avido e contorto tradisce Volontè a teatro, «Il Resto del Carlino», 29 dicembre 1981.

759 Sergio Surchi, Un girotondo quasi glaciale, «La Nazione», 21 ottobre 1981. 760

Tommaso Chiaretti, Nero, come un incubo viennese, «La Repubblica», 21 ottobre 1981.

761

Cfr. cap. 5.2.

762 Gli altri luoghi dove si svolgono gli incontri amorosi sono: una stanza di una casa di campagna per la cameriera e il giovane signore, una

casa della Schwindgasse per il giovane signore e la giovane signora, una accogliente stanza da letto per la giovane signora e il marito, un séparé da Riedhof per il marito e la ragazzina, una cameretta arredata con confortevole buon gusto per la ragazzina e il poeta, una camera in una locanda di campagna per il poeta e l’attrice, la stanza da letto dell’attrice per l’attrice e il conte, una misera stanza per il conte e la prostituta. Cfr. Arthur Schnitzler, Girotondo, traduzione a cura di Paolo Chiarini, Einaudi, Torino 1983.

763 Cfr. cap. 3.3.

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ma fatta rimanere sospesa sugli attori e sugli elementi scenici fino alla fine della rappresentazione (fig. 2).

LA RILETTURA CRITICA DI GIROTONDO DI VOLONTÈ INCARNATA NELLA SCENOGRAFIA DI CEROLI

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