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ORIZZONTI DELLA SCIENZA E DELLA TECNICA

1969

Regia televisiva di Giulio Macchi. Scene di Mario Ceroli.

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Nel 1968, contemporaneamente all’esperienza teatrale, Ceroli è chiamato a lavorare in ambito televisivo per la rubrica scientifica Orizzonti della scienza e della tecnica, in onda dal 30 gennaio 1966401 sul Secondo Programma e poi sul Programma Nazionale la domenica alle 22.05.

Il curatore e conduttore Giulio Macchi mira a raggiungere con questa trasmissione un importante obiettivo. La scienza e la tecnica sono ormai presenti in ogni aspetto della vita umana, benché l’uomo comune le consideri abissalmente lontane; Orizzonti tenta di colmare questa distanza, mostrando la scienza come attività dell’uomo e per l’uomo e lo scienziato come esperto al servizio dell’umanità. Le puntate sono monografiche, vertenti su un unico tema di particolare interesse, oppure miste, formate da brevi spezzoni su svariati argomenti raccordati dalla costante presenza in studio di Macchi. Il conduttore, come evidenzia Aldo Grasso402, tende a umanizzare la figura dello scienziato e si limita a mediare il discorso specialistico per gli utenti poco competenti.

Per avvicinare l’uomo al mondo scientifico, Macchi si avvale anche della collaborazione di Mario Ceroli, come dimostra la puntata del 25 gennaio 1969 di Linea contro linea, altro programma televisivo curato da Macchi. Lì, intervistato, Ceroli afferma: «Giulio Macchi mi ha proposto di fare la scenografia di Orizzonti della scienza […]: trovo che sia abbastanza curiosa come indagine». All’interno di una stanza piena di opere dello scultore, Ceroli e Macchi discutono su un disegno dell’opera Mappacubo, che il conduttore propone di inserire nella scenografia del programma; Ceroli acconsente, perché sottolinea la possibilità di potervi inserire alcuni trasparenti per proiettare delle immagini. Poi i due riflettono anche sull’opera Squilibrio, e Macchi afferma: «Credo che sia una bella idea aver scelto te come scenografo di Orizzonti, perché io vorrei che la scienza fosse non fredda come tutti la vogliono guardare; in fondo è molto viva, palpitante, è palpitante come il legno. Per me è la materia più viva, che anche dopo morte vive. Io credo che in questa scenografia [e qui indica l’opera Labirinto, all’epoca dell’intervista ancora in costruzione, c’è solo il telaio in legno privo dei vetri e del materiale di riempimento] ci stia bene anche un plotter, cioè uno di quei terminali elettronici, perché no?»403.

Per la ricostruzione e lo studio dell’intervento di Ceroli in ambito televisivo, la consultazione dell’Archivio multimediale delle Teche Rai presso la sede di Venezia si è rivelata fondamentale. Si segnala che il lavoro di ricerca è stato tuttavia reso difficoltoso dalla incompletezza dei dati e dalla scarsa qualità delle immagini dello stesso.

L’ALLESTIMENTO SCENICO DI CEROLI PER ORIZZONTI DELLA SCIENZA E DELLA TECNICA

Ceroli firma la sigla e l’allestimento scenico dello studio di Orizzonti della scienza e della tecnica a partire dal suo quinto ciclo404, andato in onda dal 6 novembre 1969 sul Secondo canale. La sigla dei

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Cfr. Grasso Aldo, Enciclopedia della televisione, Le Garzantine, Milano 2002, p. 494; versione on-line del Radiocorriere consultato presso le Teche Rai di Venezia alla pagina http://radiocorriere.cmm.rai.it/articoli/1966/fasc05/images/037.jpg

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Grasso Aldo, Enciclopedia della televisione, cit., p. 494.

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Linea contro linea, puntata del 25/01/1969, Archivio multimediale delle Teche Rai, identificatore teca D4285. L’intervista è stata registrata sicuramente dopo l’allestimento del Riccardo III al Teatro Alfieri di Torino, di cui Ceroli ricorda che la foresta di gigantesche figure è stata un enorme successo teatrale, così come teatrale è l’atmosfera che si può incontrare intorno al suo casale di Fontanile Arenato, dove i suoi amici non esitano a salire sulle sue sculture e a recitare. Nell’intervista Ceroli si dichiara restio a voler realizzare altre scenografie e afferma che vorrebbe fare solo un’altra cosa sola: il Flauto magico.

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Dal 1966 al 1973 questo programma divulgativo si è articolato in sette cicli. 1° ciclo: 1966, 22 puntate, inizio 30.01.1966, rete Secondo; 2° ciclo: 1967, 30 puntate, inizio 23.11.1966, rete Secondo; 3° ciclo: 1968, 23 puntate, inizio 26.01.1968, rete Secondo; 4° ciclo: 1969, 20 puntate, inizio 06.02.1969, rete Secondo; 5° ciclo: 1969, 30 puntate, inizio 06.11.1969, rete Secondo; 6° ciclo: 1971, 14 puntate, inizio 02.02.1971, rete Nazionale; 7° ciclo: 1973, 11 puntate, inizio 25.03.1973, rete Secondo.

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precedenti cicli varia, ma è caratterizzata da effetti grafici in cui appaiono le immagini dell’Uomo

vitruviano di Leonardo e del Modulor di Le Corbusier.

Nella puntata del 6 novembre 1969, Macchi annuncia che Orizzonti è ad un nuovo anno di attività: essa è costituita solo dalla trasmissione di servizi televisivi, senza avere né sigla né scene girate in studio. Subito dopo questa, negli archivi delle Teche Rai di Venezia si trova la puntata del 27 novembre 1969405, che risulta essere, tra i materiali archiviati consultabili, la prima trasmissione che presenta la nuova sigla ceroliana.

La sigla, in bianco e nero con sottofondo musicale, ha una durata di circa 50 secondi. In essa la macchina da presa fa una panoramica da sinistra verso destra, inquadrando alcune opere di Ceroli collocate all’interno di un ambiente neutro e illuminato dall’alto (figg. 1, 2, 3): si parte con Squilibrio (1967) ruotante su se stesso; si passa poi a La scala (1965), sulla quale compaiono sagome umane lignee, alcune stanti, altre sedute; poi a Io (legno) del 1969, che oscilla appesa ad un filo davanti ad

Applausi (1967), scultura costituita dall’incrocio delle sagome di più mani che proiettano la loro

ombra sul muro retrostante; in seguito alla poltrona lignea facente parte di Mobili nella valle (1965), poi a La punta del mondo (1967); alla fine nuovamente ad un altro Io (legno) oscillante dinanzi ad un ulteriore Squilibrio ruotante su se stesso.

Questa nuova sigla di Orizzonti della scienza e della tecnica può essere considerata, alla stregua di quanto accade in ambito teatrale, una mini antologia della produzione di Ceroli: l’artista recupera alcune delle sue opere più significative e le mette al servizio di una trasmissione televisiva scientifica di carattere divulgativo, creando un ambiente sì astratto ma che risulta “vicino”, comprensibile in un certo senso, allo spettatore per l’uso del legno. Con questa panoramica sulle opere di Ceroli, Macchi cerca sin dalla sigla di avvicinare lo spettatore a tematiche nuove e spesso considerate incomprensibili.

Il 23 febbraio 1971406 viene trasmessa una puntata, ancora in bianco e nero, dedicata specificamente alle malattie cardiache, introdotta da un’anteprima durante la quale Macchi spiega l’importanza e la novità dell’argomento trattato. Il conduttore si trova all’interno di una sorta di grande stanza di casa, tutta lignea e tutta di mano di Ceroli (fig. 4): in primo piano sono collocate due poltrone con lo schienale rivolto verso lo spettatore, che riprendono quelle di Mobili nella valle; la parete di fondo della stanza è costituita da un’altra opera di Ceroli, ossia da una rivisitazione de La casa di Dante (1965), con al centro una scala che conduce ad un ipotetico piano sopraelevato, scandito da tre finestre e diviso dal piano inferiore da una cornice marcapiano in cui si dislocano i profili lignei facciali di Autoritratto; su un lato del piano terra si apre una finestra, mentre all’altro è addossato un tavolo su cui è accesa una lampada e su cui si appoggia anche Macchi per la sua dissertazione. Ceroli costruisce con le sue opere un interno casalingo: è in questo ambiente confortevole e famigliare che il presentatore cerca di avvicinare lo spettatore ad un argomento così lontano come quello scientifico, come se lo facilitasse presentandolo nel salotto di casa.

Il suddetto allestimento scenico compare ancora qualche anno più tardi, nelle puntate del 08/04/1973407 (figg. 5, 6) e del 13/04/1973, inserito però nella sigla. Quest’ultima è diversa da quella precedentemente analizzata, in quanto compaiono sempre le medesime opere di Ceroli, ma riprese da angolazioni e in un ordine differenti. Inoltre vi compaiono in sovrimpressione anche il titolo del programma e il nome del conduttore, che in precedenza invece non c’erano. Quindi si può affermare

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Orizzonti della scienza e della tecnica, puntata del 27/11/1969, Archivio multimediale delle Teche Rai, identificatore teca C39777.

406 Orizzonti della scienza e della tecnica, puntata del 23/02/1971, Archivio multimediale delle Teche Rai, identificatore teca C39806. 407 Orizzonti della scienza e della tecnica, puntata del 08/04/1973, Archivio multimediale delle Teche Rai, identificatore teca C39820.

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che gli interventi di Ceroli rimangono, nel corso degli anni, una presenza costante e sicura del programma, anche se variano spesso a seconda del tipo di puntata e dell’argomento trattato. Nel 1975 Ceroli collabora di nuovo con Macchi408 sempre per Orizzonti della scienza e della tecnica, che viene trasmesso sulla Rai ancora nel biennio 1978-1979, a questa data non più in bianco e nero, bensì a colori. Dalla consultazione dell’Archivio multimediale delle Teche Rai, risulta che la prima puntata del programma con la sigla a colori risale al 1 febbraio 1978409, quando si riscontrano novità nelle sigle di apertura e chiusura del programma. Quella di apertura (figg. 7, 8) è girata nello studio di

Orizzonti, le cui pareti sono coperte da un telo color carta da zucchero. Al centro si staglia un

parallelepipedo ligneo dalle pareti vuote, costruito cioè solo con le sue parti strutturali di montanti e travi, similmente a quanto fatto da Ceroli con le gabbie di Centouccelli (1967) o nel Riccardo III di Ronconi (1968). All’interno di questa intelaiatura trovano spazio ulteriori lavori lignei dell’artista, che altro non sono che una filiazione delle opere realizzate negli anni precedenti: sulla destra Mappacubo (1967); sulla sinistra Curve di livello dell’uomo (1972), qui appoggiato su una lavagna inclinata. Al centro si impone invece un cerchio rotante sulle cui facciate, ad ogni rotazione, compaiono, sempre in legno, i titoli di testa del programma410, con un’impostazione che ricorda la scultura-scrittura che caratterizza la produzione ceroliana verso la metà degli anni ’70 (figg. 9, 10). Davanti al cerchio rotante trova collocazione un basso e lungo tavolo ligneo, costruito con le forme e le modalità proprie della poltrona di Mobili nella valle. La sigla, accompagnata dallo stesso sottofondo musicale delle edizioni precedenti, riprende di volta in volta l’allestimento di Ceroli con inquadrature e da punti di vista diversi. L’intervento di Ceroli compare anche nel sommario della puntata (fig. 11): su un fermo immagine della lavagna su cui è appoggiata Curve di livello dell’uomo vengono proiettati i titoli degli argomenti trattati, che contemporaneamente vengono letti da una voce registrata fuori campo. Per quanto riguarda la sigla finale, invece, questa ripresenta la stessa scenografia di quella iniziale, con un’inquadratura che gradualmente restringe il campo fino a concentrarsi sul un particolare dell’allestimento ceroliano: su questo fermo immagine scorrono poi i titoli di coda.

Il tavolo, che nella sigla è elemento secondario, passa in primo piano e diventa fulcro dei servizi in studio, perché è proprio attorno a quel tavolo che si siedono Macchi ed eventualmente anche gli altri conduttori e gli ospiti invitati per introdurre o discutere i temi affrontati nelle puntate411. Quindi Ceroli crea un unico allestimento che viene utilizzato sia per la sigla, sia come scenografia dello studio. In quest’ultimo caso, sul cerchio ligneo compaiono di volta in volta scritte diverse, varianti a seconda della rubrica messa in onda (fig. 12)412.

Anche in ambito televisivo Ceroli ripropone e fa vivere alcune sue opere. Anzi, la loro plasticità, la loro consistenza lignea diventa il tramite con il quale Macchi cerca di avvicinare l’uomo comune al mondo della scienza e della tecnica, spesso ritenuto freddo e incomprensibile. Le calde tonalità del pino di Russia compaiono nella sigla d’apertura, circondano il conduttore in studio e chiudono il programma, accompagnando idealmente per mano anche gli spettatori in questo viaggio alla scoperta di un mondo nuovo.

408

Cfr. Enrico Crispolti (a cura di), Ceroli, analisi di un linguaggio e di un percorso, Motta, Milano 2003, p. 232.

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Orizzonti della scienza e della tecnica, puntata del 01/02/1978, Archivio multimediale delle Teche Rai, identificatore teca A57224.

410 SCIENZA ORIZZONTI TECNICA / DI GIULIO MACCHI / E STELIO BERGAMO, LAURA BOLGERI, ANNA GIOLITTI, LORENA PRETA /

SCENOGRAFIA MARIO CEROLI.

411

Cfr. Orizzonti della scienza e della tecnica, puntata non datata (ma risalente al 1978/1979, dato che si parla della recente pubblicazione del libro La scienza e le idee di Giovanni Berlinguer, edito da Editori Riuniti nel 1978), Archivio multimediale delle Teche Rai, identificatore teca A60957.

412 Una scritta che compare frequentemente è BIT INFORMAZIONE MINIMA, titolo della rubrica condotta in studio da Macchi. Cfr. Orizzonti

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