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Camera dei Deputati, Palazzo Montecitorio, Aula della Commissione VI (Finanze)

LA TUTELA GIURIDICA DELLA DIVERSITÀ BIOCULTURALE, DIETA MEDITERRANEA, UNESCO

2. La Dieta Mediterranea: un patrimonio di diversità bioculturale

In questo atelier viene richiesto di parlare di Dieta Mediterranea.

La Dieta Mediterranea enfatizza il concetto di diversità bioculturale, poiché rende chiaro ed evidente il legame tra componenti culturali e biologiche, tra ambiente e attività umane sostenibili come l’agricoltura tradizionale e la pesca.

Il 16 novembre 2010 l’UNESCO ha accolto la proposta presentata nel 2009 dal gruppo di lavoro del Ministero delle Politiche agricole coordinato dal Professor Pier Luigi Petrillo iscrivendo la Dieta Mediterranea nella lista rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, oggi condiviso da sette Paesi del Mediterraneo: Italia, Spagna, Grecia, Marocco, Portogallo, Croazia e Cipro9.

9 Il primo dossier di candidatura della Dieta Mediterranea a Patrimonio dell’Umanità fu

presentato nell’aprile 2008 da parte dell’allora Ministro delle Politiche agricole e del Ministro per il Beni e le attività culturali e dichiarazione congiunta Italia-Spagna-Grecia-Marocco. Il dossier, presentato dagli spagnoli, fu bocciato dall’UNESCO, poiché ritenuto troppo vago, generico e soprattutto non coerente con i dettami della Convenzione sul Patrimonio Immateriale. Secondo L’UNESCO, infatti, il dossier presentato non dimostrava in alcun modo il valore culturale e di unicità della Dieta Mediterranea. Nel maggio 2009, l’Italia decide di presentare un nuovo dossier. Il Ministro delle Politiche agricole istituisce presso il proprio Gabinetto una apposita Task Force coordinata dal Professor Pier Luigi Petrillo, al quale è affidato il compito di redigere un nuovo dossier di candidatura e coordinare i rapporti internazionali. Nel nuovo dossier di candidatura viene individuata come comunità emblematica quella del Cilento; circa 50 associazioni culturali impegnate in Italia nella valorizzazione della Dieta Mediterranea, esprimono il loro consenso all’iniziativa. Il 30 agosto 2009 il dossier è trasmesso ufficialmente a Parigi. Nel marzo 2010, il professor Petrillo avvia negoziati con i delegati di Messico, Giappone, Repubblica di Corea, Brasile, Cina e Cuba (Paesi all’epoca membri dell’organo di valutazione dell’UNESCO) al fine di ottenere un loro positivo giudizio sulla Dieta. I negoziati hanno tutti esito positivo. L’UNESCO comunica ufficialmente la valutazione positiva da parte dell’organo degli esperti, ed invia al Comitato Intergovernativo una raccomandazione positiva per l’iscrizione della Dieta Mediterranea nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Nel corso dei lavori a Nairobi del 3° Comitato Intergovernativo della Convenzione UNESCO sul Patrimonio Culturale Intangibile, tuttavia, alcuni Paesi del Mediterraneo (in primis l’Albania), contestano la possibilità di iscrivere la Dieta Mediterranea nella prestigiosa Lista, per i suoi evidenti risvolti commerciali. Il Professor Petrillo, capo della delegazione italiana a Nairobi, illustra ai delegati dei 167 Paesi membri della Convenzione, il valore culturale della Dieta Mediterranea, escludendo ogni finalità commerciale. A favore della posizione italiana si schierano tutti i Paesi asiatici, africani e sudamericani. Dopo due ore di discussione, l’Albania ritira le proprie contrarietà. Il 16 novembre 2010 la Dieta Mediterranea diviene il terzo elemento italiano e la prima pratica alimentare al mondo

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Tale decisione rappresenta una pietra miliare nel percorso di riconoscimento globale dei valori culturali del cibo e dell’agricoltura sostenibile, poiché per la prima volta l’agenzia delle Nazioni Unite ha ufficialmente riconosciuto il valore culturale di una pratica alimentare.

E difatti, il riconoscimento dell’UNESCO non è rivolto strettamente alla Dieta Mediterranea come mero regime alimentare bensì allo stile di vita ad esso associato. Lo stesso termine “Dieta”, lungi dal fare riferimento ad un regime privativo (quante volte diciamo “siamo a dieta” con ciò alludendo ad un periodo in cui ci asteniamo dal consumo di determinati prodotti e/o vini)10

si riferisce all’etimo greco “stile di vita”, cioè all’insieme delle pratiche, delle rappresentazioni, delle espressioni, delle conoscenze, delle abilità, dei saperi e degli spazi culturali con i quali le popolazioni del Mediterraneo hanno creato e ricreato nel corso dei secoli una sintesi tra l’ambiente culturale, l’organizzazione sociale, l’universo mitico e religioso tutto intorno al mangiare11.

La Dieta Mediterranea non è solo un modello alimentare di qualità – ricco,

iscritta nella Lista del Patrimonio Culturale dell’Umanità Unesco. Tale riconoscimento viene dedicato ad Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, dove nel febbraio 2011 si svolge la prima celebrazione internazionale del riconoscimento dato dall’UNESCO e viene inaugurato il “Centro Internazionale Dieta Mediterranea”.

10 P.L. PETRILLO, Dieta Mediterranea, diritto al cibo e sviluppo sostenibile, in Dieta

Mediterranea (Mediterranean Diet), a cura DELL’AZIENDA SPECIALE DELLA CAMERA

DI COMMERCIO DI IMPERIA PROMIMPERIA, Atti del Forum Imperia 13-16 novembre 2014, 9.

11 La locuzione “Dieta Mediterranea” fu coniata, circa cinquant’anni prima, da Ancel Keys

biologo e nutrizionista americano, che giunse a Pioppi, paese del Cilento facente capo al comune di Pollica-Acciaroli, nel novembre del 1962. Il piccolo borgo era allora quasi sconosciuto ed i suoi abitanti per secoli erano stati dediti ad una sola attività: la pesca. Il Professore decide di costruire proprio qui la sua seconda casa confidando a chi inizia a conoscerlo una frase che presto diventerà celebre: “qui voglio allungare la mia vita di venti anni”. E fu proprio così; Keys costruì la sua casa in una località all’ingresso del paese che battezzò con il nome di “Minnelea” per sottolineare la presenza nel suo animo di due mondi che gli stavano tanto a cuore: Minneapolis, da dove proveniva, ed Elea-Velia, doveva aveva deciso di continuare a vivere. I suoi celebri studi sui sette paesi, chiamati Seven

Countries Study, andavano avanti e la sua intuizione si avvalorava sempre di più perché

diventava evidente, grazie a tante ricerche comparate, che un’alimentazione mediterranea contribuiva a prevenire le malattie cardio-vascolari. Il pane, la pasta, l’olio di oliva, il pesce azzurro, la frutta ed i legumi insieme ad una buona attività fisica rappresentavano l’elisir della lunga vita. Chiamò questa sintesi della vita cilentana “Dieta Mediterranea”, dove il termine Dieta voleva indicare un vero e proprio stile di vita che lui scopriva giorno dopo giorno. Nel 1969 organizzò a Pollica il Primo Seminario Internazionale sulla Prevenzione delle Malattie Cardio Vascolari al quale parteciparono scienziati da tutto il mondo. Nel 1975 pubblicò il volume Dieta Mediterranea. Nel 2004, ormai rientrato a Minneapolis, ricevette dal Presidente Ciampi la Medaglia al Merito per la Salute Pubblica.

LA TUTELA GIURIDICA DELLA DIVERSITÀ BIOCULTURALE, DIETA MEDITERRANEA, UNESCO

AMBIENTE, ENERGIA, ALIMENTAZIONE. MODELLI GIURIDICI COMPARATI PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

VOLUME 1, TOMO I

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variato, equilibrato e sano – ma è anche una risorsa culturale per lo sviluppo sostenibile del Mediterraneo, una parte integrante del patrimonio sociale, storico, economico, artistico e paesaggistico dei popoli della Regione. Rappresenta uno stile di vita importante tanto come patrimonio transnazionale comune a tutta l’area, tanto come espressione di ciascuna delle singole comunità che lo compongono. In questo senso la Dieta Mediterranea è specchio della continua evoluzione nel tempo dello stile di vita delle popolazioni, una ricchezza che si trasmette di generazione in generazione e che viene costantemente riproposta da comunità e gruppi in risposta ai diversi cambiamenti ambientali e storici, ispirando un senso di continuità ed identità per le popolazioni mediterranee. Nell’area è radicata una diffusa consapevolezza della dimensione sociale, culturale, umana ed economica del cibo, da sempre importante terreno d’incontro, di scambio e di sviluppo, comune a tutti i popoli e le civiltà che si affacciano nel Mediterraneo.

Questo modello di alimentazione, grazie alla varietà di prodotti ed alla possibilità di abbinare un’infinità di sapori che incontrano il gusto di milioni di consumatori è l’espressione di un intero sistema culturale improntato alla salubrità, alla qualità degli alimenti e alla specificità territoriale; è una dieta che si fonda sul rispetto del territorio e della biodiversità e che garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all’agricoltura; un laboratorio di sperimentazione, a cielo aperto, dello sviluppo sostenibile. Il Mediterraneo è infatti il luogo dove si concentrano e si amplificano maggiormente i problemi legati alla sostenibilità: cambiamento climatico, crescita demografica, perdita di biodiversità, pressione sulle risorse naturali, scarsità delle risorse idriche, erosione del patrimonio culturale alimentare.

3. Conclusioni

Mi avvio alla conclusione di questo mio intervento con un pensiero che prendo in prestito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Nel contesto della globalizzazione (che è anche quello delle migrazioni e di una urbanizzazione in piena crescita) l’intero pianeta richiede scelte politiche e azioni condivise per la gestione sostenibile delle risorse, la difesa della biodiversità e della diversità culturale, la salvaguardia e valorizzazione dei territori, troppo spesso messi a rischio da comportamenti egoistici ed irresponsabili.

La biodiversità, anche quella culturale, è un patrimonio dell’intera umanità e merita tutela, rispetto e protezione, perché è anche dalla ricchezza della diversità e dal confronto tra tutti gli uomini che deriva la sopravvivenza della nostra specie.

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Mi viene da pensare ad una sorta di Educazione alla BD intesa come processo formativo che dura lungo tutto l’arco della vita, che riguarda i giovani come gli adulti, i singoli come le collettività, e che fornisce competenze e conoscenze, ma anche valori e sensibilità, dunque elementi capaci di orientare le scelte professionali, politiche, giuridiche, imprenditoriali, della ricerca ma anche quelle quotidiane: i consumi, il turismo, l’alimentazione.

Il confronto e lo scambio di conoscenze ed esperienze nazionali ed internazionali che si rinnova oggi anche in questa sede, rappresentano una preziosa opportunità per promuovere lo sviluppo di una autentica cultura del rispetto e della valorizzazione della diversità e della tutela del pianeta.

A CRITIC LECTURE OF THE EU TWO FACED APPROACH TO

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