PERSONA E NATURA
L’ETHOS DEL TRASCENDIMENTO CONDIZIONE TRASCENDENTALE DELLA NATURA UMANA
2.3 LA PERSONA COME MOVIMENTO CIRCOLARE DELL’ETHOS.
Ora l’ethos è in continuo movimento perché si cerca e vuole trovarsi: trascendere, cercarsi e trovarsi sono i continui movimenti di questa forza etica. L’ethos continuamente e incessantemente trascende la natura, si cerca nella varietà delle forme culturali e si ritrova come ragione della
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S. f. Berardini, cit., p. 272. De Martino, precisa Berardini, giunge «ad assentire con Husserl e Paci, laddove questi delineavano l’essere e l’essere dell’uomo come Teleologischsein –come essere in tensione verso un telos. Nel paragrafo conclusivo della Krisis si legge, a tal proposito, che “l’essere-uomo implica un essere-teleologico e un dover-essere, e che questa teleologia domina ogni azione e ogni progetto egologico”. Ora, secondo Husserl, il telos dell’Occidente è la ragione, la quale “sta a indicare proprio ciò cui l’uomo, in quanto uomo, tende nel suo intimo”, e che la ragione può giungere a comprendersi come telos attraverso “un’auto- comprensione nella forma della filosofia”, e che anzi, la ragione deve auto comprendersi per non spezzare quella tensione e per non smarrirsi nella ‘crisi’. Ebbene, in modo analogo, sin dal Mondo magico, De Martino aveva indicato nella ragione il ‘destino’ e il ‘fine’ dell’Occidente, cioè il motivo stesso dello svolgersi della sua storia, e altresì vedeva nella filosofia la forma per la quale l’ethos diviene auto- consapevole», ivi, p. 278.
257 E. de Martino, Scritti filosofici…, cit., p., 140. 258 E. de Martino, La fine del mondo…, cit., p. 400. 259 Ivi, p. 651
260 Ivi, pp. 401-402.
261 E. de Martino, Scritti filosofici…, cit., p. 9.
262 E. de martino, “Promesse e minacce dell’etnologia”, cit., p. 106. 263 E. de Martino, Scritti filosofici…, cit., p. 133.
63 consapevolezza etica della sua verità intrascendibile, ritornando sempre alla iniziale necessità di superare la natura a partire dagli istinti. Questo intero movimento circolare è la persona umana. spieghiamo meglio. Proprio perché l’ethos è, come ribadito, oltre che principio trascendentale altresì attività, «racchiude nel suo stesso principio lo slancio verso l’attuazione»265. Se non si attuasse in una precisa condizione non potrebbe darsi nella umanità, tanto che «le condizioni senza impeto e l’impeto senza condizioni testimoniano soltanto della sua caduta, della sua pigrizia, e della sua stanchezza»266 Quando l’ethos si incontra, si “incarna” (si attua) in una “condizione vitale” questa si dice “persona” e si manifesta nella storia come presenza, «onde nella valorizzazione e per essa la persona “esiste”»267. La persona è insieme evento storico, in quanto fenomeno della presenza, e trascendentale, poiché il suo fondamento è il dover-essere. Ma è altresì evento vitale ché senza l’individuo biologico umano l’ethos non potrebbe manifestarsi nella storia come persona (in quanto «si misura dalle condizioni che ha saputo creare al suo esplicarsi e dall’impeto con il quale compie l’ulteriore passo innanzi»268), così come senza l’ethos trascendentale nessun individuo sarebbe persona, restando semmai «il momento vitale della persona, l’individuo biologico scambiabile nella sua astrazione con un qualsiasi altro individuo, e persino con qualsiasi altro animale»269. Il vivere umano come individuo-in-sé, spiega de Martino, «è destinato a restare un mistero per la ragione. Infatti, come individuato, è un fatto, un dato, una concrezione naturalistica»270. Se assunto “solo” come individuo l’uomo non presenta alcuna differenza dalla bestia, dal momento che come questa, a dispetto dalla pianta, si individua rispetto all’ambiente in quanto in-dividuus, unità («ai nostri occhi, un individuo, per complesso che sia, ha per carattere primordiale ed essenziale l’unità»).271 In quanto persona, invece, l’individuo è già «una finitezza che deve universalizzarsi, un nulla che deve esserci per i valori intersoggettivi, per un progetto comunitario dell’utilizzabile, per la poesia, per la scienza, per la consapevolezza filosofica e morale»272. Il singolo individuo non è persona ma sta nella persona, nel movimento valorizzatore dell’ethos che la persona esprime nella sua dimensione morale (presenza). La persona, rispetto al singolo, è il «movimento di valorizzazione intersoggettiva, promosso sempre di nuovo dall’ethos del trascendimento»273; movimento circolare e inesauribile in cui il singolo sta come continua
265 E. de Martino, La fine del mondo…, cit., p., 432 266 Ibidem.
267 E. De Martino, Scritti filosofici…, cit., p. 17. 268 Ibidem.
269 Ivi, p. 13.
270 E. de Martino, in R. Pàstina, “Le note sull’esistenzialismo” in C. Gallini,Ernesto de Martino e la formazione…, cit., p.
182.
271 E. de Martino, Naturalismo e storicismo…, cit., p. 40. 272E. De Martino, Scritti filosofici…, cit. , p. 152.
64 decisione universalizzante, «come apertura verso l’opera che vale»274. Così, secondo de Martino «la persona è questo movimento, in cui il singolo è esposto a un continuo “muori e diventa”».275 Se dunque la persona non coincide con l’individuo (momento vitale di essa), e nemmeno propriamente con la presenza o l’esistenza (che è la manifestazione storico-morale di essa, sintesi morale realizzata), e tanto meno coincide con l’ethos trascendentale (essendo la dimensione trascendentale di essa), in qualche modo per de Martino la persona è quel “movimento” che, a partire necessariamente dalla corporeità e per mezzo dell’ethos si manifesta come presenza storica, e si dispiega fino alla ragione consapevole. Ora, sappiamo già, senza dover fare ricorso alla nozione di persona, che l’ethos non può manifestarsi se non come cultura e che il vitale senza ethos pura vita; sappiamo già, dunque, che in de Martino questi tre aspetti (ethos, natura, cultura) devono restare inscindibili, se vogliamo che si dia il fenomeno uomo. La persona, in tal senso, non aggiunge nulla a ciò che è già stato detto. Soltanto, la persona “esprime” l’inscindibilità di questi tre aspetti nell’umano; è movimento con-determinantesi delle tre dimensioni di trascendentale-vitale-storico.
La persona non è né singolarità né validità universale, ma trascendimento nella valorizzazione intersoggettiva, trascendimento che universalizza il singolo, e che per questa universalizzazione lo individua come singolo reale.276
La persona è questa realtà; la realtà del “singolo reale” che è insieme singolarità e universalità, questo fatto reale. In qualche modo è nozione molto più vicina al senso “storico- processuale” della presenza (come esistenza, coscienza, intenzionalità) rispetto a quello del vitale o dell’ethos trascendentale, che restano inesprimibili in sé e solo possono manifestarsi nella presenza. Così, ci si sente persona solo e soltanto “come” presenza e, nell’autocoscienza raggiunta, come consapevolezza di essere una presenza nel mondo. Ed infatti, dirà de Martino, «si esiste, ci si sente persona, nella misura in cui, nel momento critico in cui si è chiamati ad esserci, stanno a nostra disposizione le memorie retrospettive dei comportamenti efficaci per modificare la realtà e la coscienza prospettica e creatrice di ciò che occorre fare, qui ed ora, per riuscire a produrre il valore nuovo, la iniziativa creatrice personale»277. Ma pur se a fatica e con minuziosissimi accorgimenti, è più corretto filologicamente intendere la persona come quel principio che si fonda dal sollevarsi dell’ethos come presenza dalla natura, non già come valorizzazione (presenza) ma come movimento valorizzante che dall’ethos comincia e nella presenza consapevole si conclude, ovvero movimento che origina dall’ethos e dal trascendente si fa storico a partire da un corpo, fino a ritrovarsi come ethos nella consapevolezza della scelta etica (telos); essa è dinamico e diveniente movimento di sollevazione del vitale alla presenza operato dall’ethos in modo circolare, che può liberamente darsi
274 Ibidem. 275 Ibidem. 276 Ivi, p. 18.
65 così come non darsi. In altri termini, se l’esistenza è «decisione partecipante e partecipazione decidente a un mondo culturale»278 la persona è il diveniente ed incessante processo del decidere doveroso, originante dall’ethos trascendentale e terminante nella ragione trascendentale; movimento sottoposto alla necessità vitale dell’ethos ma non in quella etica, per cui movimento che liberamente può emergere come non emergere ai valori. L’esserci è la manifestazione della decisione per il mondo e della partecipazione nel mondo della persona, dove il mondo è la «totalità di cui l’uomo fa parte in virtù della sua struttura trascendente».279 Il rapporto presenza\persona si tutto gioca nel fatto che l’esistenza, l’esserci è il «raccogliersi e manifestarsi nella decisione della persona in movimento».280 La persona non è dunque l’esistenza ma è movimento circolare dell’essere come dover essere per il valore, tanto che «ciò che mi fa essere come persona è proprio questo decidere per l’essere che vale»;281 non per il valore, dunque, ma per l’essere che vale (l’ethos, come dover essere per la valorizzazione). Così, «la civiltà è ethos dell’uomo che si solleva come presenza razionalizzatrice nel senso della naturalità e si fonda come persona autonoma, presente a se stessa e al mondo»282. Dietro suggestioni fenomenologiche, pertanto, lo studio sulla persona in de Martino diviene ricerca interminabile, «perché interminabile è l’autorinnovamento in cui la persona consiste».283 Se in questa nozione di persona pare prevalere la scelta demartiniana di un fondamento fenomenologico e non ontologico, dove, mentre l’ontologia «intende fissare definitivamente l’immutabile posto di una cosa nell’economia totale dell’essere»284, la fenomenologia vuole invece «penetrare l’oggettività del soggetto medesimo che fenomenologizza, cioè l’autotrasformazione all’opera»,285 non si dimentichi che la valorizzazione personale si appoggia in de Martino ad un fondamento volitivo pre-storico che non si può pensare né cogliere senza quello valoroso, essendo intrascendibile. Pertanto, la persona in de Martino resta un ensamble di volontà trascendentale inesauribile e manifestazione storico-esistenziale finita, di verità universale e singolarità irripetibile, non perfettamente coincidente con la presenza storica in quanto non è “solo” l’esistenza storica, quale luogo di oggettivazione morale, la condizione suprema che l’ethos in quanto slancio etico vuole raggiungere, bensì la consapevolezza di essa (momento etico-speculativo, che trascende quello morale), che solo la persona, mediante il suo telos, è in grado di raggiungere. Nozione, questa, mai pienamente sistematizzata in una “antropologia della persona” per via della prematura
278E. De Martino, Scritti filosofici…, cit. , p. 3. 279 Ivi, p. 6.
280 E. de Martino, Storia e Metastoria…, cit., p. 101. 281 Ibidem.
282E. De Martino, Sud e magia, cit., pp. 193-4, nota 3. Corsivo mio.
283P.A. Masullo, Intersoggettività della persona. Husserl, Scheler, Guardini, Weizsäcker, Loffredo, Napoli, 1999 , p. 30. 284 Ivi, p. 29.
66 morte del filosofo; ma comunque destinata dall’“ultimo” de Martino (vedremo poi) a costituire il fondamento per una scienza autonoma.
2.4 GERARCHIZZAZIONE DEL DECIDERE, IMPERATIVO ETICO E RISCHIO ESTREMO NELLA