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Essa è un corpo speciale organizzata dello Stato venezuelano che opera al fianco delle forze armate per garantire la difesa, l’indipendenza e la sovranità della Nazione. Il comando operativo spetta al Presidente della Repubblica comandante delle forze armate. La responsabilità amministrativa è del ministero della difesa. La sua missione è quella di addestrare, preparare ed organizzare il popolo alla difesa della nazione, mantenere l’ordine interno e la sicurezza e partecipare allo sviluppo nazionale.

La milizia è organizzata in un comando generale, un ispettorato generale, varie direzioni generali, direzione generale per la coscrizione ed arruolamento per la difesa, raggruppamenti, battaglioni della riserva militare, unità della milizia territoriale, corpi combattenti, organi operativi ed amministrativi necessari al funzionamento.

Tra i compiti principali della milizia figurano:

149Per il 2010, cfr Military Balance 2011, pag. 352 e ss. 150Cfr. ATLAS, pag. 298.

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 reclutare, organizzare, equipaggiare, istruire, addestrare le unità;

 stabilire vincoli permanenti tra le forze armate ed il popolo venezuelano per garantire la difesa nazionale;

 fornire i rimpiazzi per completare e rafforzare le unità delle forze armate impiegate in operazioni militari;

 coordinare le attività necessarie per la coscrizione;

 creare un registro generale ed arruolare il contingente annuale destinato alle forze armate;  ricevere, dai comandi militari, il registro aggiornato del personale militare professionale che

va in pensione e delle truppe smobilitate;

 contribuire, con il Comando Strategico Operativo, all’elaborazione ed esecuzione deipiani di difesa e mobilitazione generale;

 partecipare e contribuire allo sviluppo della tecnologia per l’industria bellica;

 orientare, appoggiare ed aiutare i consigli comunali per coadiuvarli nel compimento delle politiche pubbliche;

 contribuire al consolidamento dei comitati di difesa con l’obiettivo di potenziare l’unità tra civili e militari;

 ottenere, analizzare e diffondere le informazioni dei consigli comunali, delle istituzioni pubbliche e private, necessarie per l’elaborazione di piani, programmi, progetti di sviluppo e mobilitazione;

 coordinare con organi, enti e dipendenti pubblici e privati la formazione ed organizzazione dei corpi combattenti della riserva;

 supervisionare ed addestrare i corpi combattenti che dipenderanno operativamente dal Comando Generale della Milizia Nazionale bolivariana;

 elaborare, curare ed aggiornare il registro del personale riservista residente nelle regioni strategiche per la difesa e dei rimpiazzi della milizia territoriale.

Conclusioni.

Come si è visto i compiti della milizia si sovrappongono a quelli delle forze armate. In certi casi, queste ultime sono chiamate ad operare in collegamento con la milizia, il che, ribalta il progetto originario, nel quale le forze armate avrebbero avuto questa come organo sussidiario. Per comprendere i reali poteri di quest’organo bisogna ritornare indietro di alcuni anni e precisamente al luglio 2008; in quel periodo è stata approvata la nuova “Ley Organica de la Fuerza Armada

Nacional Bolivariana”

Uno degli aspetti fondamentali di questa legge riguarda la milizia, definita come un corpo speciale creato per essere complementare alle forze armate. Essa dovrebbe fare da tramite tra le forze armate ed il popolo, per la difesa del Paese ed organizzare la milizia territoriale, coordinare, appoggiare ed orientare il lavoro dei consigli comunali e contribuire alla formazione dei comitati di difesa152. Questi cambiamenti, così come quelli apportati a partire dal 1999, hanno alterato le relazioni tra civili e militari dando a quest’ultimi un ruolo centrale ed indebolendo il potere di controllo dei civili. Il settore della difesa e sicurezza è di fatto in mano ad una ristretta elitè di militari in servizio attivo ed in pensione. In pratica essi partecipano attivamente alla vita del Paese estendendo la loro influenza al settore amministrativo, infrastrutturale, sanitario ed industriale. In particolare ad essi è affidato lo sviluppo dell’industria bellica nazionale ritenuta di vitale importanza per lo Stato.

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Parte IV

L’Argentina

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Introduzione.

Per capire pienamente la politica argentina, nel settore della difesa, non si può prescindere da considerare la fine della dittatura militare avvenuta nel 1983 come l’anno dello Stato argentino. In molti libri e fonti si trovano pochi riferimenti a quanto avvenuto prima del 1983, come se tutto fosse stato inficiato da sette anni di dittatura crudele e violenta.

Ad oggi, seppure i militari possono girare tranquillamente – bisogna ricordare che fino alla metà degli anni ’90, questi rischiavano di essere linciati anche se nulla avevano a che vedere con la dittatura – la stragrande maggioranza della popolazione civile non perdona loro di aver distrutto il Paese economicamente e militarmente. La fine della dittatura, infatti, coincise con la prima grave crisi economica del Paese e la sconfitta alle Malvinas lasciò le forze armate in uno stato di totale incapacità operativa.

Nel 1986 e nel 1987 sono state approvate dal Presidente Alfonsin153 due leggi di amnistia nei confronti dei militari conosciute come Punto Final ed Obediencia Debida che hanno di fatto bloccato ogni procedimento penale contri chi si era macchiato di gravi crimini e violazioni dei diritti umani durante la dittatura. In realtà, Alfonsin, come i suoi successori, fece di peggio di fatto lasciò che i militari si autogovernassero ed in cambio ottenne la promesse che non vi sarebbero stati altri colpi di stato. Questa decisione, come vedremo, avrà delle conseguenze catastrofiche sul settore della difesa argentino e porterà negli anni a sprechi, incapacità diffuse e forze armate paralizzate.

Nel 2003, però, un uomo nuovo arriva alla Casa Rosada, Nestor Kirchner, e nel luglio del 2003 mentre rientra da Washington riceve la notizia che il giudice spagnolo Baltazar Gaston aveva ordinato l’arresto e l’estradizione, in Spagna, di 45 capi delle forze armate argentine accusati di aver commesso gravi crimini durante l’ultima dittatura. La richiesta metteva il presidente in una posizione scomoda, perché da un lato non poteva far processare degli argentini da un altro Paese e dall’altro il decreto dell’ex presidente Fernando de la Rua proibiva l’estradizione per i crimini commessi durate la dittatura; rifarsi a questo decreto per risolvere la questione era inaccettabile perché Kirchner aveva basato gran parte della sua campagna elettorale contro le due leggi vergogna varate negli anni ’80.

Interrogato sul da farsi dal suo capo di gabinetto, il presidente non rispose immediatamente ci rifletté sopra e poi prese una decisione destinata a cambiare radicalmente la situazione: “sai che facciamo? Appena rientriamo a Buenos Aires deroghiamo al decreto De La Rua, poi chiamiamo i presidenti del nostro gruppo al Senato ed alla Camera e gli spieghiamo che devono trovare i voti necessari per abrogare le leggi di amnistia”154

. Nel 2005, appena un anno e mezzo dopo, le due leggi contestate vennero cancellate ed i processi iniziarono.

Il 2003, segna un anno fondamentale per le relazioni tra il potere politico e le forze armate, tre sono i cambiamenti fondamentali degni di nota. Il primo è stato il rilancio dei processi per la violazione dei diritti umani commessi dai membri delle forze armate e della sicurezza durante la dittatura militare. Il secondo consiste nell’istituzione di nuove misure che hanno potenziato il governo politico della difesa. Il terzo è il rinnovato interesse politico per i temi della difesa nazionale che portano all’approvazione della prima Direttiva di Politica di Difesa Nazionale dal ritorno della democrazia con la quale inizia la lenta ricostruzione delle capacità materiali della difesa ed in particolare dell’industria nazionale155

.

153 Il presidente argentino è divenuto famoso con la frase: “ La casa esta en orden”; detta dopo aver sventato sul

nascere un tentativo golpista dei militari a metà degli anni ’80.

154Cfr. Internazionale, “La ballata di Nestor e Cristina” pag. 38 e ss., n° 920 ottobre 2011. 155Cfr. Jorge Battaglino, Politica de Defensa y Politica Militar, pag 1 e ss., 2011.

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