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158 RELAZIONI SECONDA SESSIONE INFERMIERISTICA

la comunicazione in emergenza-urgenza

158 RELAZIONI SECONDA SESSIONE INFERMIERISTICA

Nella relazione d’aiuto, tutti questi elementi devono convergere su l’obiettivo di rendere serena e stabile la comunicazione e di evitare l’ingenerarsi di confusione e disorientamento.

Nella componente non verbale significativa importanza è rivestita da alcuni aspetti come i gesti, atteggiamenti, lo sguardo, l’espressione.

Anche la postura è un altro aspetto importante della comunicazione. Così, ad esempio, le stesse parole proferite dall’operatore avranno una valenza diversa a seconda che egli stia in piedi davanti al letto del paziente o si sieda accanto a lui.

Così pure la vicinanza o la distanza cambia la qualità della comunicazione. L’essere “molto lontani o separati da un tavolo, oppure essere l’uno seduto e l’altro in piedi, rende il colloquio poco adatto alle confidenze e all’espressione dei sentimenti”.

Utilizzare queste modalità favorisce il “contatto” col paziente che, a fronte dell’attenzione percepita, può sentirsi incoraggiato a restituire disponibilità e collaborazione.

C) Componente paraverbale: inerisce sia gli aspetti verbali sia quelli non verbali della comunicazione. E’ principalmente costituita dalla prosodica che concerne:

il tono (la frequenza del suono), il timbro (la peculiarità vocale),

il volume (la variazione dal piano al forte)

e in particolare i ritmi hanno un effetto molto forte ma risultano difficilmente controllabili. I principali ritmi sono quatto:

1- la velocità di pronuncia (delle singole parole e le pause tra esse); 2- l’ accentuazione ( dove si pone maggior energia nella pronuncia );

3- le sospensioni prosodiche ( i suoni che si inseriscono tra una parola e l’altra); 4- il ritmo interno alle frasi ( andamento e variazione del ritmo del discorso).

La sapiente combinazione di questi “ingredienti” può contribuire a conferire chiarezza ed incisività all’operatore.

La competenza comunicativa e relazionale dell’operatore risulta efficace quando realizza l’instaurarsi di un rapporto di reciproca fiducia, comprensione e cooperazione con il soggetto.

Tale rapporto va costruito partendo dall’ascolto.

L’ ascolto è una forma di comunicazione, un ascolto attivo comunica all’ interlocutore che non è solo; egli si sente compreso e accettato, superando quella sensazione di abbandono e di isolamento.

L’ascolto attivo delle persone, quindi non inteso come attività di mera decodifica delle parole ma come azione efficace che spinge l’operatore ad andare oltre il contenuto per penetrarne le finalità ed il significato emotivo.

Fondamentale risulta imparare a porre domande tali da sollecitare risposte che non necessitano di forzature interpretative, inviare dei feedback espliciti che possono aiutare il soggetto a rendere congruenti e intelligibili i pensieri, le emozioni e le azioni.

La comunicazione gioca un ruolo importante anche nell’informazione: L’infermiere, nell’aiutare e sostenere la persona nelle scelte terapeutiche, garantisce l’informazioni relative al piano di assistenza ed adeguata il livello di comunicazione alla capacità del paziente di comprendere.

Secondo l’articolo 4.5 del Codice Deontologico, l’infermiere ha il compito di fornire le informazioni necessarie riguardo il piano di assistenza e le scelte terapeutiche in modo tale che il paziente sia a conoscenza del trattamento medico.

E’ importante che il personale sanitario parli con l’ammalato spiegandogli con pazienza e assoluta calma. Molti di essi sentono la necessità di sapere a cosa andranno incontro, sentono il bisogno di essere informati sulle procedure diagnostiche a cui saranno sottoposti.

L’infermiere ha il compito di rassicurare il paziente spiegandogli con cura il percorso terapeutico in modo chiaro e comprensivo, utilizzando un linguaggio quanto a lui più familiare, esprimendosi sempre con sincerità, in modo da impedire che il paziente non perda la fiducia riposta in lui.

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SECONDA SESSIONE INFERMIERISTICA

E’ essenziale, in caso di piccoli pazienti informare i genitori sullo stato di salute del bambino. Essi hanno il diritto di sapere le scelte terapeutiche che riguardano il loro bambino, ciò servirà per sentirsi partecipi e attivi nel processo di nursing prescelto. Molte volte i genitori possono risultare invadenti ed insistenti, ciò è comprensibile considerato il momento di stress fisico ed emotivo.

Il compito dell’operatore sarà quello di supportarli psicologicamente, incoraggiarli, coinvolgerli nella vita di reparto, informarli non solo sulle notizie di natura clinica, ma anche sull’organizzazione, sulle aree di ricreazione, di gioco, essere parte attiva del processo di cura, renderà meno traumatica l’ospedalizzazione del loro piccolo.

Le competenze comunicative esplorate risultano altrettanto necessarie all’operatore per costruire proficui rapporti professionali all’interno delle équipe multidisciplinari preposte alla definizione dei programmi di cura.

“La comunicazione in ambito sanitario” 2

La comunicazione in ambito sanitario viene studiata soprattutto attraverso l’interazione medico- paziente.

I criteri utilizzati per la valutazione dell’efficacia dell’interazione comunicativa sono generalmente tre: la soddisfazione del paziente;

la comprensibilità delle informazioni date; la facilità con cui sono ricordate.

La comunicazione agisce su tre diversi livelli: 1. Preventivo.

Le parole e le modalità comunicative con le quali il medico interagisce con il paziente possono trasformarsi in strumenti attraverso i quali convincere il malato a cambiare i propri stili di vita ed abitudini diventando più responsabili nella tutela della propria salute.

2. Diagnostico.

La comunicazione si prefigura come un insostituibile mezzo attraverso il quale accedere al ‘mondo soggettivo’ del paziente per rilevare tutte quelle informazioni utili per la elaborazione della diagnosi. 3. Terapeutico.

La comunicazione assume un ruolo terapeutico nelle situazioni in cui il medico, attraverso le parole, riesce ad incoraggiare e sostenere il paziente nel percorso terapeutico.

La qualità della vita in ambito assistenzialistico

Una forte inversione di rotta per il benessere e la qualità della vita del paziente si registra anche in ambito assistenzialistico.

Tra i modelli assistenziali più attuali si ricorda il cosiddetto approccio del “low tech, high touch”

Esso consiste, letteralmente, in “meno tecnologia, più umanità” nella convinzione cioè che la medicina del futuro non si baserà solo sulle nuove tecnologie (dalla biologia molecolare alla genomica) ma anche su nuovi modelli assistenziali che pongano la “Persona” al centro delle attività socio-sanitarie.

Fondamentali, a questo proposito, sono l’adozione di metodologie di lavoro interdisciplinari che vedano la cooperazione delle diverse figure professionali (medico, infermiere, psicologo, assistente sociale, educatore professionale, ecc.) nella gestione del paziente.

Tale approccio viene particolarmente utilizzato nelle cure al termine della vita (cure palliative), proprio

2 Iavarone M.L., La professionalità educativa in ambito socio-sanitario tra formazione e qualità

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