M. Di Martino
Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II Napoli
Vi è un’immagine che rende bene il momento (o la fase) che stiamo vivendo in sanità: siamo “tra ciò che non è più” e “ciò che non è ancora”.
Introduzione
Le aziende sanitarie, per essere competitive e garantire l’erogazione di servizi adeguati alle crescenti e mutevoli necessità dei cittadini, devono essere più flessibili rispetto al passato e pronte a continui cambiamenti organizzativi.
Al centro delle combinazioni organizzative si trovano le persone, le quali a loro volta sono organizzate in servizi, aree, reparti, uffici ecc.
Le persone sono la risorsa principale dell’azienda; sono, infatti, le persone che stabiliscono le strategie da seguire, che prendono decisioni, che operano a tutti i livelli per svolgere compiti che sono loro assegnati. Investire sulle persone e soprattutto sullo sviluppo delle loro competenze, attraverso la formazione, sicuramente rappresenta un punto di forza aziendale.
Il Coordinatore Infermieristico, (C.I.) costituendo l’anello di congiunzione tra gli obiettivi organizzativi da un lato e le esigenze e le competenze personali dall’altro, è considerato una figura strategica nella gestione aziendale.
Bisogni formativi
Nella programmazione della formazione si intersecano diversi tipi di bisogni, che assumono diverse priorità a seconda della prospettiva da cui si analizzano.
Il punto di vista della Direzione Strategica, che possiamo definire di tipo top down, privilegia gli aspetti legati al funzionamento generale dell’organizzazione ed al rispetto dei requisiti di legge.
La prospettiva delle Unità Operative e degli operatori che vi lavorano è invece di tipo bottom up: prevalgono i bisogni legati alle competenze tecnico-professionali ed alle abilità relazionali.
A questo livello, la definizione del fabbisogno formativo scaturisce da situazioni problematiche o dall’evidenza di non conformità rispetto agli standard dichiarati.
Gli operatori richiedono iniziative di aggiornamento continuo che abbiano caratteristiche di “manutenzione” dei saperi essenziali della professione, laddove sono soggetti ad un’obsolescenza fisiologica o a processi di revisione clinico-operativa.
Educazione continua in medicina “E.C.M.”
Rappresenta lo strumento per favorire il cambiamento dei comportamenti, rispettando gli obiettivi formativi nazionali, regionali ed aziendali programmati e garantendo nel tempo la qualità dell’assistenza prestata dal Servizio Sanitario Nazionale.
Il sistema E.C.M. rappresenta il mezzo per ricordare ad ogni professionista il suo dovere, richiamato peraltro anche dal Codice Deontologico. (2009 Capo III articolo 11)
Dal punto di vista di “governo del sistema E.C.M.” oltre alla definizione degli obiettivi formativi e del “mezzo didattico”, esiste innanzitutto il problema dell’ammontare delle risorse finanziarie impiegate che possono essere sia generali sia di merito in relazione alla metodologia scelta.
L’E.C.M. può essere veicolata da corsi a carattere residenziale (seminari, workshop o altro), da congressi e convegni, da materiali editoriali di tipo tradizionale (riviste o monografie) o innovativi, come: la formazione a distanza (FAD/e-learning) ed infine la “formazione sul campo” (F.S.C.).
La F.S.C. è una modalità ancora poco conosciuta, si basa su attività di confronto, di riflessione sulla pratica clinica, di affiancamento e supervisione ed infine di ricerca, che partono da problematiche relative alla
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pratica professionale o all’organizzazione specifica di un determinato contesto lavorativo.
Vi sono numerose evidenze che indicano che la F.S.C. possa favorire l’apprendimento e contribuire alla modificazione ed al miglioramento della pratica professionale.
La F.S.C. costituisce una risorsa preziosa per riflettere sul lavoro quotidiano e per avviare processi di cambiamento all’interno di un gruppo di lavoro e per rendere “continuo” il processo formativo.
Coordinamento
Ai sensi di quanto previsto dalla L. n. 43/2006 (relativamente alle funzioni di coordinamento), nonché dall’Accordo Stato-Regioni del 1.8.2007, è necessario il possesso del master di primo livello in management o per le funzioni di coordinamento rilasciato dall’Università, nonché un’esperienza professionale complessiva nella categoria D, compreso il livello economico Ds di tre anni.
Il certificato di abilitazione alle funzioni direttive nell'assistenza infermieristica, incluso quello rilasciato in base alla pregressa normativa, è valido ai fini dell’affidamento delle funzioni di coordinamento. (Art. 4 CCNL 2006-2009 I Biennio)
IL C.P.S.E.: “Programma nell’ambito dell’attività di organizzazione dei servizi sanitari la migliore utilizzazione delle risorse umane in relazione agli obiettivi assegnati e verifica l’espletamento delle attività del personale medesimo. Collabora alla formulazione dei piani operativi e dei sistemi di verifica della qualità ai fini dell’ottimizzazione dei servizi sanitari.
Coordina le attività didattiche tecnico-pratiche e di tirocinio, di formazione (quali ad esempio, diploma universitario, formazione complementare, formazione continua) del personale appartenente ai profili sanitari a lui assegnate.
Assume responsabilità diretta per le attività professionali cui è preposto e formula proposte operative per l’organizzazione del lavoro nell’ambito dell’attività affidatagli”. (Declaratoria CCNL 1998-2001 I Biennio) Dalla disamina della normativa contrattuale è possibile ascrivere al C.I. le competenze (conoscenze, capacità e caratteristiche individuali), relative alla formazione.
Il ruolo
Essere Coordinatore oggi significa assumere un ruolo manageriale, caratterizzato da funzioni organizzative, gestionali formative dell'assistenza.
Al Coordinatore viene chiesto di esercitare il proprio ruolo con autorevolezza, autonomia, credibilità ed efficacia. Soggetti della sua professionalità sono le persone siano esse professionisti, operatori o utenti del servizio sanitario.
La formazione assume un ruolo chiave alla luce dei cambiamenti avvenuti e ancora attualmente in corso nella professione infermieristica e in tutto il sistema sanitario italiano.
Il Coordinatore dovrebbe conoscere i principi che governano la formazione e l’apprendimento degli adulti; in particolare gli adulti sono motivati ad apprendere e a coltivare la propria crescita culturale se un’attività formativa:
COINVOLGE DIRETTAMENTE E IN MODO ATTIVO VALORIZZA LE PRECEDENTI ESPERIENZE DI LAVORO BASATA SU PROBLEMI CONCRETI DA RISOLVERE PERMETTE DI RIFLETTERE SULLA PRATICA CLINICA CONTESTO ORGANIZZATIVO FAVOREVOLE ALL’APPRENDIMENTO
Il Coordinatore, utilizzando metodi quali l’intervista informale e il questionario autosomministrato, dovrebbe essere in grado di far emergere le necessità formative più latenti che permettono il coinvolgimento dei diretti interessati in un’autovalutazione delle competenze possedute rispetto a quelle richieste dall’organizzazione.
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Non è pensabile la progettazione di un’organizzazione senza prevedere contemporaneamente interventi sulla preparazione teorica e pratica del personale coinvolto attraverso la "manutenzione" delle conoscenze in un'ottica di formazione che agisce sugli atteggiamenti, comportamenti, abilità e capacità.
Il C.I. dovrebbe collaborare direttamente con l’Ufficio Formazione nella definizione degli obiettivi educativi da raggiungere e nella scelta dei relativi indicatori di risultato.
La formazione deve essere concepita come un’opportunità preziosa per lo sviluppo e la valorizzazione della professionalità, in una prospettiva di continua crescita personale, oltre che professionale.
Oltre ad osservare l’appropriatezza delle attività svolte e a considerare le esigenze formative espresse dai collaboratori, dovrebbe essere in grado di valutare le ricadute degli eventi educativi, osservando eventuali cambiamenti nelle performance lavorative.
La finalità della formazione continua nelle aziende è quella di sviluppare al massimo le potenzialità degli operatori nello svolgimento del proprio ruolo professionale, favorire il cambiamento degli atteggiamenti di fronte a condizioni organizzative e sociali che vanno rapidamente modificandosi, rafforzare il senso di appartenenza degli operatori al sistema, stimolare riflessioni e confronti.
Per comprendere l'importanza dei processi formativi non è necessario guardare tanto avanti ma è sufficiente leggere la nostra storia:
"Il mondo, e in special modo quello ospedaliero, è in movimento così rapido che è troppo facile prendere, senza accorgersene, delle cattive abitudini; è ancor più facile lasciar trascorrere il tempo senza esserci proposti un vero programma di autoformazione. Dopo tutto, la formazione che ci viene data non ha che un unico scopo: insegnarci a formare noi stessi, ad osservare e pensare".
1873, Florence Nightingale
- R. Alvaro, S. Amato, N. Barbato, M. Bozzi, M. Petrangeli, G. Rocco, L. Sasso Strategie Sanitarie applicate alle Scienze Infermieristiche Società Editrice Universo 2007
-Alfredo Pisacane, Isabella Continisio Come fare educazione continua in medicina: Dalla individuazione dei bisogni alla valutazione degli eventi formativi (a cura di) Il Pensiero Scientifico Editore, Roma 2007 -Dave Davis; Mary Ann Thomson O'Brien; Nick Freemantle; et al. Impact of Formal Continuing Medical Education: Do Conferences, Workshops, Rounds, and Other Traditional Continuing Education Activities Change Physician Behavior or Health Care Outcomes? JAMA. 1999;282(9):867-874 (doi:10.1001/ jama.282.9.867)
-Knowles M., Holton E.F., Swanson R.A. Quando l’adulto impara. Andragogia e sviluppo della persona Franco Angeli, Milano 2008
-Calamandrei C., Orlandi C. La Dirigenza Infermieristica Mc Graw-Hill., Milano 1998
CODICE DEONTOLOGICO Federazione Nazionale I.P.A.S.V.I. Roma 17/01/2009 (Capo III Articolo 11) LEGGE 1° Febbraio 2006, n. 43
CCNL:-(Art.4 CCNL 2006-2009 I Biennio) -(Declaratoria CCNL 1998-2001 I Biennio) http://www.ministerodellasalute.it/ecm/ecm.isp
http://www.caposala.net
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