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III CAPITOLO

3. Censire gli abitanti: il sistema di registrazione anagrafica

3.1 Alla ricerca di sinergie

Nel 1816 la polizia pontificia, appena fondata, non aveva però la pretesa di costituire ex-novo un sistema anagrafico e identificativo in alternativa alle prerogative detenute dai parroci, anche se era stato «nell’espresso intendimento del Superiore Governo allorché istituì la Direzione Generale di Polizia, che dalla medesima venisse formato il ruolo degli abitanti di Roma, e dello Stato pontificio»319.

Nella riformulazione più generale delle attribuzioni politico-amministrative dell’apparato statale restaurato, si cercava piuttosto una forma di sinergia tra le diverse autorità per effettuare regolari rilevazioni statistiche sulla popolazione. I parroci continuavano infatti a rappresentare la fonte più accreditata in grado di fornire i dati primari di identificazione degli individui e, in questa forma ausiliare e strumentale, essi erano stati chiamati in causa dagli stessi governanti francesi nel corso dell’occupazione. Come si è già osservato ai curati era stato richiesto di collaborare, fornendo elementi di conferma e accertamento delle auto- dichiarazioni rilasciate dagli abitanti, alla costruzione di un sistema di censimento e registrazione anagrafica modellato sulla scorta delle recenti acquisizioni della statistica applicata alla popolazione320. Con la fine dell’Impero napoleonico, al momento della Restaurazione, allorché ai parroci vennero restituite appieno le facoltà civili, il problema della collaborazione con le forze di polizia divenne di più difficile soluzione.

Alle registrazioni parrocchiali, e in particolare agli Stati delle anime, si erano infatti affiancati i compiti di censimento affidati, sin dalla primo organigramma degli uffici, alla cosiddetta “Polizia statistica” riassorbita in seguito, con il riassetto del 1834, dallo specifico settore nominato “Popolazione nazionale e degenti

319 ASR, coll. Bandi, b. 421, Notificazione 23 dicembre 1840 con cui si ordina la formazione di un ruolo

della popolazione di Roma ricorrendo ai principi istitutivi.

320 Cfr., supra, nota 136 del I capitolo. Fu in epoca napoleonica che fu istituito il primo Ufficio

statistico nel Regno italico guidato da Melchiorre Gioia. In merito alla diffusione della nuova scienza statistica Cfr. F. Sofia, Una scienza per l’amministrazione. Statistica e pubblici apparati tra età

esteri”321. Questo ramo della Polizia amministrativa era deputato al controllo in generale della «popolazione dello Stato» e, nello specifico, a redigere l’«indice e numero degli abitanti di Roma e loro abitazione, nascite, matrimoni, morti, bilanci annuali di aumenti e perdite della popolazione dello Stato e della dominante»322. Vi era poi la questione della registrazione dei forestieri su cui si tornerà in seguito, ma nell’insieme si trattava di mansioni non dissimili da quelle affidate ad ogni singola parrocchia. E infatti erano proprio le scritture parrocchiali a costituire il modello di riferimento di queste rilevazioni di polizia, sebbene esse fossero altresì ispirate alla nuova scienza statistica come strumento di misurazione e controllo sociale.

Le tecniche di censimento utilizzate dalla polizia ricalcavano le modalità di ricognizione, famiglia per famiglia, tradizionalmente utilizzate dai parroci per la compilazione degli Stati delle anime, prevedendo che:

due degl’impiegati di ciascuna Presidenza Regionaria si recheranno in giro per le abitazioni comprese nel raggio del rispettivo rione onde raccogliervi dai Capi di famiglia tutte le notizie riferibili non solo alla proprietà, all’affitto, e subaffitto d’ogni abitazione, ma più specialmente quelle riguardanti l’età, il luogo di nascita, di domicilio, e di dimora, lo stato, la condizione, e il mestiere di ciascun abitante323.

La forte similitudine con la pratica di redazione degli Status animarum compilati dai parroci rendeva pleonastico e poco proficuo l’enorme sforzo di realizzare un sistema parallelo da parte della polizia. Nell’immediato si proseguì di fatto a fare ricorso ai parroci, pregati di fornire i dati per compilare la voce relativa al «movimento della popolazione» - ossia il numero dei nati, dei morti e dei matrimoni – prevista dai quadri statistici di polizia324. Lasciando intatte le prerogative ecclesiastiche in materia si finì per perpetuare quel meccanismo di delega che lo Stato aveva attuato nei secoli precedenti e per rinviare l’allestimento

321 Cfr. i titolari di classificazione degli atti del 1820 e del 1834 riportati in Calzolari-Grantaliano, Lo

Stato pontificio, cit., rispettivamente a p. 110 e pp. 112-115, e anche in Ead., La Direzione generale di polizia, cit., pp. 20-23.

322 Ivi, titolario del 1834.

323 ASR, coll. Bandi, b. 421, Notificazione 23 dicembre 1840.

324 Cfr. quadri statistici in ASR, Camerale II–Popolazione, b. 11. Accanto alle cifre rispondenti alla

voce “Movimento della popolazione” era infatti riportata la dicitura «secondo le denunce dei RR. Parroci».

di un vero e proprio ufficio statistico, sebbene esso fosse previsto nei piani iniziali di polizia325.

Negli anni Quaranta, il problema di centralizzare il sistema di censimento della popolazione cominciò invece ad essere avvertito come un’esigenza improrogabile, ma si ripartì dalla stessa idea di una collaborazione strutturale, e un po’ idealistica, tra parroci e autorità locali di polizia. Gli stessi regolamenti promulgati al fine di fissare i parametri a cui dovevano sottostare le rilevazioni statistiche di polizia, auspicavano che:

la più grande armonia sarà tenuta tra l’Ufficio della Presidenza e i Reverendi Parrochi. Si otterrà da questo principio una vicendevole corrispondenza utile ad entrambi. E così mentre da un lato i Reverendi Parrochi favoriranno in ogni periodo concertato la nota de’ defunti, de’ nati, e de’ matrimoni, la Presidenza dall’altro somministrerà ad essi la notizia de’ cambiamenti di domicilio, che nelle rispettive Parrocchie avverranno tra una Pasqua e l’altra326.

Quella che fino ad allora era stata una sovrapposizione di compiti priva di una reale regolamentazione, si tramutava così in vera e propria collaborazione: ai parroci il compito di registrare i movimenti naturali della popolazione (nascite, morti e matrimoni) e alla polizia quello di rilevare gli spostamenti e le variazioni della stessa. Il fatto che i parroci continuassero a detenere la prerogativa fondamentale delle scritture anagrafiche, seppur con la raccomandazione di scambiarle con la polizia, rappresentava però un limite insormontabile per la costruzione di un nuovo impianto anagrafico e dunque di un rinnovato rapporto tra individui e Stato, nel segno di un’effettiva secolarizzazione.

325 Cfr. ASR, coll. Bandi, b. 421, Notificazione 23 dicembre 1840, in cui si constatava il fallimento del

progetto di censimento inizialmente previsto dalla polizia: «Questa operazione, quanto laboriosa per se stessa, altrettanto utile al buon regime d’ogni saggio governo, venne in qualche parte intrapresa, ma ne rimase impedito il proseguimento per le circostanze imponenti che l’una all’altra fra non lunghi intervalli si succederono».

326 Ivi, Regolamento da osservarsi nella Presidenza regionaria di Campo Marzo per la conservazione