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Le ulteriori risposte per il bisogno alloggiativo dei mi granti: il ruolo della sussidiarietà orizzontale

Elena Vivald

4. Le ulteriori risposte per il bisogno alloggiativo dei mi granti: il ruolo della sussidiarietà orizzontale

Come è stato di recente osservato, l’attivazione di meccanismi di sus- sidiarietà orizzontale può svolgere un ruolo molto importante in riferi- mento al fenomeno migratorio, con particolare riguardo alla messa in atto e all’implementazione di interventi e buone pratiche per affrontare situazioni concrete61, anche sul versante dell’accesso all’alloggio. L’azio-

ne coordinata di vari soggetti, pubblici e privati, oltre a meglio interpre-

58. L. reg. n. 3/2013. 59. L. reg. n. 13/2017.

60. La Corte pronuncia l’illegittimità costituzionale della disposizione fondando la de- cisione sul contrasto con la normativa europea: sia nei confronti dei cittadini dell’Unione (i quali avrebbero invece minori possibilità di soddisfare tale requisito, rispetto agli italiani), ai quali deve essere garantita la parità di trattamento; sia nei confronti dei possessori di un permesso di soggiorno a tempo indeterminato, che in base alla dir. n. 2003/109/CE devono godere dello stesso trattamento dei cittadini interni, anche con riferimento alle procedure per l’ottenimento di un alloggio. Come osservato in dottrina, è interessante rilevare che nella pronuncia richiamata non si fa esplicito riferimento alla situazione degli stranieri regolar- mente soggiornanti, ma senza un permesso a tempo indeterminato, nei confronti dei quali si pongono comunque profili di illegittimità costituzionale soprattutto rispetto all’art. 3 Cost. Così C. Corsi, La trilogia della Corte costituzionale: ancora sui requisiti di lungo-residenza per

l’accesso a prestazioni sociali, in «Le Regioni», 5-6, 2018, p. 1170 ss.

61. R. Caridà, V. Pupo, Modelli di accoglienza diffusa in Calabria e sussidiarietà, in «Dirit- tifondamentali.it», 1, 2020, p. 38.

tare le esigenze specifiche e valorizzare le peculiarità dei singoli territo- ri, può quindi promuovere una reale inclusione sociale.

Sul versante dell’accoglienza alloggiativa sono molti i progetti spe- rimentali messi in campo per supplire alle carenze delle risposte istitu- zionali che, come abbiamo visto, si realizzano principalmente attraverso l’accesso all’edilizia residenziale pubblica e ai contributi per il pagamen- to dei canoni di locazione.

Spesso, infatti, la spontanea iniziativa di cittadini singoli e associati ha portato alla nascita di risposte innovative, che a volte hanno carattere più propriamente transitorio e sono funzionali a consentire la graduale inclusione del migrante nel tessuto sociale; altre volte hanno caratteri- stiche tali da porre le basi per un radicamento più stabile, ma necessita- no di una azione coordinata di progettazione e accompagnamento, più ampia e strutturata.

Nel primo tipo rientrano quei progetti che vedono un ruolo di im- pulso e di regia di enti del terzo settore ed enti ecclesiastici, che si fanno promotori di esperienze di accoglienza, fondate sul ruolo di singole fa- miglie che si aprono a percorsi di ospitalità temporanea di migranti ba- sati esclusivamente sulla gratuità. Pensiamo ai vari progetti denominati “Un rifugiato a casa mia” nati dall’attività di Caritas italiana62.

Al secondo tipo appartengono, invece, i progetti di co-housing63 atti-

vati in vari contesti territoriali del nostro Paese, fondati sulla condivisio- ne di bisogni ed opportunità. Tra questi un ruolo particolarmente signi- ficativo è assunto dal progetto Abitare Solidale, un progetto promosso già da qualche anno dall’associazione Auser in diversi Comuni italiani, e che mira a fronteggiare il problema abitativo mediante un modello di coabi- tazioni fondato sui principi del mutuo aiuto e della reciproca solidarietà. I diversi percorsi territoriali hanno mirato a far incontrare i bisogni del- le persone (anziani, ma non solo) che vivono in case sovradimensionate

62. https://www.caritas.it/pls/caritasitaliana/v3_s2ew_consultazione.mostra_pagina?id_

pagina=6146.

63. Sul punto A. Sapio (a cura di), Famiglie, reti familiari e cohousing Verso nuovi stili del vi-

vere, del convivere e dell’abitare, Milano, FrancoAngeli, 2019, nonché P. Hagbert, H.G. Larsen,

H. Thörn, C. Wasshede (a cura di), Contemporary Co-housing in Europe. Towards Sustainable

per le loro necessità economiche e/o gestionali, con le esigenze di quan- ti, per varie ragioni, sono a rischio di povertà e di esclusione sociale e non sono in grado di accedere autonomamente ad un alloggio adegua- to (pensiamo, appunto, al migrante). Allo stesso tempo, tali esperienze prevedono di sostituire i tradizionali accordi di natura economica, con forme di coabitazioni fondate sulla solidarietà e sul mutuo aiuto.

Tali progetti, che stanno coinvolgendo ormai un numero sempre crescente di persone in vari parti del Paese64, e che hanno ottenuto im-

portanti riconoscimenti anche a livello europeo65 come esempi di inno-

vazione nei sistemi di welfare, consentono di ottenere risultati impor- tanti in termini di ricadute sociali, tracciando la via attraverso la quale persone fragili, a rischio di marginalità sociale, diventano il collante di un nuovo modo di pensare la comunità territoriale.

5. Conclusioni

In conclusione possiamo affermare che quello all’abitazione sia an- cora un diritto «di grandi incertezze»66, la cui compiuta definizione è

suscettibile di una pluralità di condizionamenti, rappresentati, in pri- mo luogo, e come per tutti i diritti sociali, dall’attuazione legislativa e dalle disponibilità finanziaria. Nel caso del non cittadino, tali condizio- namenti vanno ad aggiungersi ad altri elementi soggettivi, basati sulla regolarità della presenza sul territorio e sulla durata della residenza, «contribuendo a frammentare la condizione giuridica dello straniero presente sul territorio nazionale»67.

64. http://www.abitaresolidaleauser.it/il-progetto-abitare-solidale/.

65. Nel 2014 il progetto Abitare Solidale viene selezionato come caso studio dalla Fon- dazione Fondaca nel progetto internazionale (Europa, Brasile e Turchia) del 7° Programma

Quadro – Capacity – Science in Society dal nome SIforAGE – Social innovation on Active and Healthy Ageing for sustainable economic growth.

66. F. Modugno, I “nuovi diritti” nella giurisprudenza costituzionale, Torino, Giappichelli, 1995, p. 58.

67. Così F. Biondi Dal Monte, I diritti sociali degli stranieri. politiche di appartenenza e con-

dizioni di esclusione nello stato sociale, in II diritti sociali dal riconoscimento alla garanzia: il ruolo della giurisprudenza costituzionale, E. Cavasino, G. Scala, G. Verde (a cura di), Napoli, Editoriale

Come abbiamo sopra accennato, la scelta in ordine al protrarsi del- la residenza, quale presupposto per accedere a determinate prestazioni sociali tra cui quelle relative all’alloggio, rientra fra le valutazioni poli- tiche su cui la Corte ha esercitato, in questi anni, un sindacato esterno, in ordine al «rispetto del principio di uguaglianza formale (alla luce del diverso trattamento disposto per i cittadini italiani/europei) o della ra- gionevolezza intrinseca della normativa (in rapporto alla congruità del criterio prescelto rispetto alla ratio legis)»68. Dall’analisi svolta emerge,

nella legislazione prima e nella giurisprudenza costituzionale poi, un elemento contraddittorio che sembra ancora non pienamente assorbito, anche se sono da apprezzare le maggiori aperture ravvisabili nella sent. n. 44/2020. Se da un lato, infatti, la Corte ha qualificato, anche da ultimo, il diritto sociale all’abitazione come «diritto attinente alla dignità e alla vita di ogni persona»69, dall’altro ha ritenuto legittime alcune disposi-

zioni che richiedono ai cittadini di paesi terzi un maggior radicamen- to territoriale ai fini dell’accesso alle prestazioni in questione, purché il radicamento sia contenuto entro limiti non arbitrari e irragionevoli. E ciò anche quando la prova di tale radicamento viene, invece, esclusa per l’accesso a prestazioni concernenti il diritto allo studio70, o da ultimo, o

agli asili nido71, per fruire dei quali la disponibilità di un alloggio si pone,

in tutta evidenza, come precedente logico. Riteniamo, dunque, necessa- rio «un bilanciamento più equilibrato di quello svolto dal giudice costi- tuzionale, poiché è di certo eccessivo configurare l’accesso [all’alloggio] come una sorta di singolare premio per chi è già del tutto integrato e stabile»72.

68. Così C. Panzera, Immigrazione e diritti, cit., p. 169.

69. Da ultimo, Corte cost., sent. n. 106/2018, punto 3.4 cons. dir. 70. Così, Corte cost., sent. n. 2/2013.

71. Corte cost., sent. n. 107/2018, nella quale è statuita l’estraneità del “radicamento ter- ritoriale” rispetto alla funzione educativa degli asili nido; per un commento, v. F. Biondi Dal Monte, Radicamento territoriale e accesso dei minori agli asili nido, in «Studium iuris», 4, 2019, p. 441 ss., e A. Rauti, L’accesso dei minori stranieri agli asili nido fra riparto di competenze

e principio di eguaglianza. Profili definiti e nuovi spunti dalla giurisprudenza costituzionale, in

«Osservatorio AIC», 3, 2018. 72. A. Rauti, op. cit., p. 18.

Inoltre pare importante considerare lo sviluppo delle politiche urba- nistiche e delle forme di esclusione sociale che da esse possono deriva- re73. Come è stato efficacemente osservato, infatti, il «riposizionamento

dell’urbanistica nel discorso sulle migrazioni»74 è indispensabile per

evitare sacche di marginalità e di segregazione all’interno dei contesti territoriali. La conflittualità sociale che si può produrre non ponendo attenzione anche al profilo della qualità dell’abitare, mostra tutti i limiti dell’affrontare il problema in discorso soltanto da una prospettiva quan- titativa. La logica della disponibilità di un alloggio, purché sia, non con- tribuisce, infatti, a fare della casa il punto di partenza intorno al quale sviluppare quella rete di relazioni sociali e culturali che accompagnano la crescita della persona e la sua piena partecipazione nella società75. In

questa prospettiva ci preme evidenziare come, per affrontare adegua- tamente la questione abitativa del migrante, sia opportuno allargare il dibattito politico e la riflessione scientifica anche la prospettiva prove- niente dalla valorizzazione della sussidiarietà orizzontale. Il sostegno alle risposte che si attivano in maniera spontanea ed autonoma consente di rafforzare un modello in cui le persone accolte si fanno parte attiva di una comunità che li accoglie, in un processo di aiuto reciproco che conferisce, come efficacemente messo in luce, «nuove e originali sfuma- ture ‘locali’» alle «molteplici declinazioni dei principi costituzionali di solidarietà ed eguaglianza»76.

73. Sul punto: E. Olivito, Il diritto costituzionale all’abitare, cit., p. 264.

74. G. Marconi, M. Marzaduro, L’abitare urbano al plurale: immigrazione e questione casa, in «Arch. st. urb. reg.», 2015, p. 22.

75. M. Meo, Il diritto all’abitazione degli stranieri quale presupposto per un’effettiva integra-

zione, in Immigrazione e integrazione. Dalla prospettiva globale alle realtà locali, I, F. Rimoli (a

cura di), Napoli, Editoriale Scientifica, 2014, p. 411 ss.

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