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I. Giovani e riproduzione delle disuguaglianze sociali

4. Il rapporto tra giovani e casa nel dibattito sociologico nazionale e internazionale

4.4 L‟analisi delle soluzioni abitative

Infine, oltre a ricordare come possano esistere diversi percorsi di uscita da casa, è bene anche ricordare che oggigiorno si assiste ad una diversificazione anche delle soluzioni abitative scelte dai giovani, i cd. living arrangements. Un quarto filone di studi pone la propria attenzione proprio su questo aspetto, cui spesso non si è data la giusta rilevanza. È importante invece ricordarlo, in quanto la sempre minore accessibilità della casa di proprietà per via dei costi, ma anche per il livello raggiunto dagli affitti nel mercato privato, rende problematica la buona riuscita del percorso di indipendenza. Inoltre, vi sono anche da tenere in considerazione cambiamenti culturali nell‟orizzonte valoriale dei giovani, e di come essi intendono vivere la propria quotidianità. Soprattutto in ambito anglosassone, si sta pertanto sviluppando un filone di studi che concentra la propria attenzione sulle soluzioni abitative dei giovani. Diverse sono le ricerche che indagano le tipologie abitative cd. non-family living, ovvero le pratiche abitative al di fuori della famiglia (che possono essere da soli o con altri adulti al di fuori di vincoli di parentela o relazioni) (cfr. Daly 2005; Berrington et al. 2009). Alcuni autori, nell‟ambito di questi studi, sono arrivati ad affermare l‟importanza di distinguere tra essere single e vivere da soli, a fronte di un crescente fenomeno costituito da persone che scelgono di vivere in abitazioni diverse, pur avendo relazioni stabili e partner fissi (“Living Apart Together”, cfr. Haskey 2005).

La sociologa inglese Sue Heath (Heath e Cleaver 2003; Heath 2008) ha messo più volte in luce questa molteplicità di soluzioni abitative e gli orientamenti in materia che

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Sul concetto di campo e sulla definizione dell‟apparato teorico di Bourdieu si veda il cap.II di questa tesi.

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hanno i giovani inglesi. In particolare, la sua riflessione ha posto al centro dell‟analisi il fenomeno dello shared living (Heath e Cleaver 2003), ovvero la coabitazione tra persone senza vincoli di sangue, andando ad osservare quali siano le modalità con cui più frequentemente i giovani decidano di vivere assieme, e quali problematiche essi si trovino ad affrontare.

Lo studio di questi aspetti, una volta ritenuti “secondari” in materia di studi sulla casa, è invece quanto mai importante, alla luce anche delle trasformazioni delle relazioni famigliari che si sono sviluppate nel corso di questo secolo (allungamento della vita e coesistenza di diverse generazioni contemporaneamente, aumento delle separazioni e dei divorzi, dinamiche di ricomposizione famigliare che vanno in direzione della cosiddetta “famiglia lunga”20).

5. “Casa dolce casa”? Il difficile percorso dei giovani verso l’indipendenza abitativa

Dopo aver presentato il contributo sociologico allo studio del rapporto tra i giovani e la casa, occorre ora soffermarsi sull‟inquadramento statistico del fenomeno oggetto di indagine, andando a vedere i risultati di alcuni rapporti internazionali e nazionali su diversi indicatori, quali, ad esempio, l‟età media di uscita da casa o la percentuale di giovani che vivono coi genitori.

Tab. 2. Età media di uscita da casa dei giovani europei (anno 2012)

Maschi Femmine Totale

EU27 27,2 26,1 25,0 Germania 24,8 23,8 22,8 Irlanda 26,3 25,4 24,5 Grecia 30,4 29,1 27,8 Spagna 29,9 28,9 27,9 Francia 24,4 23,5 22,6 Italia 30,9 29,7 28,6 Olanda 24,4 23,6 22,7 Austria 26,9 25,6 24,3 Portogallo 29,9 28,8 27,7 Finlandia 22,8 21,9 21,0 Regno Unito 24,7 23,9 23,0

Fonte: Eurostat, ultimo aggiornamento 18.10.2013, dati estratti il 31.10.2014, cfr. http://appsso.eurostat.ec.europa.eu/nui/show.do?dataset=yth_demo_030&lang=en

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Per una attenta disamina delle dinamiche famigliari avvenute nel corso del XX secolo, cfr., tra gli altri, Scabini e Donati 1988; Prandini 2002; Micheli 2003; Donati 2006.

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Come si evince dalla Tab. 2, nel 2012 l‟età media di uscita da casa dei giovani varia notevolmente a seconda del paese di origine. A livello europeo (Eu27), l‟età media è pari a 25 anni, con i maschi in ritardo di circa un anno rispetto alle donne (rispettivamente, 27,2 anni e 26,1). Dai dati Eurostat emergono in particolare due aspetti.

Innanzitutto, l‟Italia risulta essere il paese europeo dove i giovani escono più tardi dalla famiglia di origine, andandosene circa a 28 anni e mezzo. Negli altri paesi dell‟Europa meridionale l‟età media si aggira sui 27 anni e mezzo (Grecia 27,8; Spagna 27,9; Portogallo 27,7). I più giovani a uscire sono quelli provenienti dai paesi scandinavi come la Finlandia (21,0 anni in media), seguiti dai giovani dell‟Europa continentale come francesi (22,6), olandesi (22,7) e tedeschi (22,8). I giovani dei paesi anglosassoni sono più vicini alla media Eu27, con i giovani inglesi che escono di casa in media a 23 anni e gli irlandesi a 24 anni e mezzo circa (Tab. 2).

Il secondo dato rilevante riguarda le differenze di genere nell‟età di uscita di casa (Tab. 2). In Europa, l‟età media di uscita da casa per i giovani uomini è pari a 27,2 anni, mentre è di 26 anni circa per le donne. Questo ritardo caratterizza tutti i paesi europei: ad esempio, nel Regno Unito i ragazzi escono di casa a 24,7 anni circa, mentre le ragazze a 23,9 circa; in Germania rispettivamente 24,8 per gli uomini e 23,8 per donne. Tale tendenza si conferma anche in Italia: nel nostro Paese, infatti, i giovani uomini escono intorno ai 30,9 anni (dato più in alto in assoluto in Europa), mentre le giovani donne intorno ai 29,7. Il confronto con i paesi europei è comunque molto amaro, se si pensa all‟età media di uscita in Finlandia dei giovani uomini (22,8) e delle giovani donne (21,9).

Passando ad osservare la questione dei giovani che vivono ancora con i genitori, Istat rileva che, verso la fine del 2003, i giovani italiani di età compresa tra i 18 e i 39 anni che vivevano in famiglia erano 8 milioni e 300 mila, rappresentando il 48%. Solo un giovane su cinque è riuscito a lasciare la famiglia nel quinquennio successivo (ovvero, entro il 2007), e, tra quelli che avevano manifestato l‟intenzione di andarsene, solo il 53% è riuscito a conseguire il proprio obiettivo di autonomia. Nel periodo che va dal 2003 al 2007, la percentuale di giovani 20-34 anni che rimangono in famiglia per motivi economici e difficoltà a mantenersi è passata dal 40% al 46,5%, mentre la percentuale di coloro che affermano di essere soddisfatti della propria condizione abitativa presso i genitori è scesa dal 42% al 32,5% (Istat 2009). Nel 2009, invece, sono circa 7 milioni i giovani celibi/nubili dai 18 ai 34 anni che vivono nella famiglia di origine, pari al 58,6%

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dei giovani celibi/nubili di questa fascia. Fino a 24 anni è circa il 90 per cento dei figli a vivere ancora con almeno un genitore; tra i 25-29enni la quota si riduce al 59,2 per cento e tra i 30 e i 34 anni al 28,9 per cento (Ferrara et al. 2011)

Con il passare degli anni, e l‟inasprirsi della crisi economica la situazione è peggiorata ancora (cfr. Tab. 3)

Se guardiamo la percentuale di giovani che abitano in famiglia, in un‟ottica di comparazione europea, vediamo che in Italia i giovani di età compresa tra i 20-24 anni ancora a casa sono il 91,2%, mentre in Inghilterra è quasi la metà, raggiungendo il 56,2%. Ancora più eclatante è il dato relativo alla fascia 25-29 anni: mentre in Italia i giovani che co-abitano coi genitori sono il 63%, in Inghilterra la percentuale non supera il 20%.

Tab. 3. Percentuale di giovani che vivono con i genitori (anno 2011 e 2012)21

Anno 2011 2012

Sesso M M F F Tot. Tot. M M F F Tot. Tot. Paese/Età 20-24 a nni 25 -29 a nni 20 -24 a nni 25 -29 a nni 20 -24 a nni 25 -29 a nni 20 -24 a nni 25 -29 a nni 20 -24 a nni 25 -29 a nni 20 -24 a nni 25 -29 a nni Eu28 79,5 48,1 67,2 30,7 73,5 39,4 : : : : : : Eu27 79,4 47,7 67 30,4 73,3 39,1 : : : : : : Germania 84,5 33 69,7 16,1 77,5 24,2 83,3 39,4 68,4 17,9 76,4 28,6 Irlanda 76 43,9 68,5 32,1 72,5 38,2 : : : : : : Grecia 85,6 79,3 69,9 52,7 77,7 66,1 84,7 80,4 71,2 57,1 77,9 69,6 Spagna 88 63,2 82,6 50,4 85,4 57 90,7 60 81,9 50,9 86,3 55,6 Francia 61,2 23,9 47,2 11,3 54,4 17,4 62,3 23,3 50,3 11,8 56,5 17,4 Italia 92,2 71,4 86,8 51,4 89,5 61,6 93,2 72,6 89,1 53 91,2 63 Olanda 69,3 23,2 49,5 9,4 59,5 16,4 72 25,3 50,8 8,6 61,3 16,9 Austria 75,7 45 61,6 23,8 68,9 34,1 77,1 39,7 59,3 20,3 69 29,6 Portogallo 89,7 68,3 83,1 52,9 86,6 60,6 88,8 68,1 82,2 54 85,4 60,9 Finlandia 39,8 7,4 16,1 2,8 28,2 5,2 40,7 7,6 16,2 3,1 28,7 5,4 Regno Unito 69,8 29,7 53,7 14 61,3 21,8 61,7 25,8 51 13,7 56,2 19,7

: = dato non disponibile

Fonte: Eurostat, ultimo aggiornamento 08.01.14, dati estratti il 31.10.2014, cfr. http://appsso.eurostat.ec.europa.eu/nui/show.do?dataset=yth_demo_030&lang=en

Recentemente, inoltre, l‟Istat ha evidenziato l‟emergere di un nuovo, seppur ancora contenuto nella sua dimensione, fenomeno in controtendenza col passato: crescono infatti le famiglie formate da due o più nuclei, che nel biennio 2012-2013 rappresentano

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l‟1,5% delle famiglie (circa 370mila). Questo fenomeno è dovuto al rientro dei figli, più frequentemente donne under 34, nelle case dei genitori dopo separazioni, divorzi, emancipazioni non riuscite o con la coabitazione con parenti (a loro volta costituenti nucleo, per coppia o filiazione).

Questo fenomeno, come evidenzia il rapporto Istat, potrebbe essere letto come una «strategia di riorganizzazione messa in atto dalle famiglie, con l‟obiettivo di fronteggiare la crescente fragilità dei percorsi di emancipazione dei suoi membri e assicurare la sostenibilità economica in risposta alle attuali difficoltà. Tra queste vanno menzionate le difficoltà del mercato immobiliare delle abitazioni: il numero degli atti notarili per trasferimento di unità immobiliari ad uso abitazione sono in effetti crollati dalle 941.766 del 2003, alle 843.466 del 2008 (-10,4 per cento) alle 544.392 del 2013 (- 42,2 per cento dal 2003). Nello stesso arco temporale, anche le concessioni di ipoteca per mutui, finanziamenti ed altre obbligazioni concesse da banche e soggetti diversi dalle banche sono state caratterizzate da un trend negativo, con una variazione percentuale tendenziale del -48,1 per cento tra il 2003 e il 2013» (Istat 2014, p. 146).

L‟impatto dei costi per la casa sui bilanci famigliari e soprattutto sui progetti di autonomizzazione dei giovani sono notevoli, come è possibile vedere da alcune rilevazioni Istat (Tab. 4 e 5). Come si evince dai dati presentati nella Tab. 4, nel 2012, in Italia, la spesa media mensile per abitazione per i giovani fino ai 35 anni è di 366 Euro, a fronte dei 309 Euro spesi dai 55-64enni e dei 247 degli over 65.

Tab.4. Spesa per la casa per classe di età (2012)

Indicatore di spesa spesa media mensile per abitazione (€)

rapporto spesa media mensile su reddito medio

mensile per abitazione (%)

Classe di età del principale percettore

fino a 35 anni 366 16,2 35-44 anni 363 14,1 45-54 anni 347 11,9 55-64 anni 309 9,9 65 anni e più 247 12,7 totale 316 12,7

Fonte: mia elaborazione su dati I.Stat, dati estratti il 3/11/2014

I dati Istat presentati nella Tab. 5 invece mostrano come siano le persone in affitto a risentire maggiormente delle spese per la casa sul proprio bilancio famigliare: la spesa

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media mensile per abitazione di chi è in affitto è infatti di 567 Euro, a fronte dei 259 € spesi nel nostro Paese nel 2012 da coloro che sono proprietari della propria abitazione.

Si pensi anche al fatto che sono proprio i giovani quelli che maggiormente tendono a spostarsi sul territorio (nazionale ed internazionale) per aumentare le chances di trovare un‟occupazione.

Tab.5. Spesa per la casa per titolo di godimento dell‟abitazione (2012)

Indicatore di spesa Spesa media mensile per abitazione (€) Rapporto spesa media mensile su reddito medio mensile per abitazione (%) Titolo di godimento Abitazione in affitto 567 29,4 Abitazione di proprietà 259 9,9 Totale 316 12,7

Fonte: mia elaborazione su dati I.Stat, dati estratti il 3/11/2014

Questo incide ancora una volta sull‟aumento dei costi che le giovani generazioni si trovano a dover affrontare, in quanto lo spostamento dal territorio di origine per motivi di lavoro li allontana dalla propria famiglia e dai vantaggi, in termini di “benefit” economici, derivanti dalla vicinanza al proprio family net.

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