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I. Giovani e riproduzione delle disuguaglianze sociali

4. Il rapporto tra giovani e casa nel dibattito sociologico nazionale e internazionale

4.3 La riflessione sui percorsi abitativi

Questa diversità di approcci allo studio del rapporto tra giovani e casa si rispecchia anche nella molteplicità di termini e concetti impiegati per indicare il percorso abitativo (Beer et al. 2011). Un terzo filone di studi sul rapporto tra giovani e casa, quindi, è individuabile nella letteratura che ha messo al centro della propria attenzione la questione dei percorsi abitativi delle giovani generazioni.

La maggior parte delle analisi condotte sinora sul tema si possono trovare diversi modi di riferirsi ai percorsi abitativi dei giovani: vi è infatti chi parla di traiettorie, carriere, biografie (ivi). La letteratura che fa riferimento al concetto di traiettorie

abitative, cui ci si riferisce anche in termini di storie o biografie, tende a sottolineare il

ruolo chiave dei fattori strutturali che contribuiscono a modellare le traiettorie dei giovani verso l‟adultità.

Gli studi che invece fanno riferimento al concetto di carriera abitativa, preferiscono dare maggiore rilevanza alla capacità individuale di scegliere come costruire la propria biografia. Il termine carriera, inoltre, rimanda all‟idea di un percorso ascendente unidirezionale, con un progressivo miglioramento delle proprie condizioni abitative.

Ritenendo insoddisfacente tale dicotomica visione, circa una decina di anni fa il sociologo inglese Clapham (2002) introduce il concetto di percorsi (housing pathways), inteso come termine in grado di tenere insieme analisi oggettiva dei movimenti delle

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persone nel mercato immobiliare e analisi soggettiva delle esperienze individuali, a partire proprio dalle narrazioni dei singoli. Clapham inoltre afferma che la maggior parte degli studi in tema di housing presentando tende a prestare attenzione eccessiva alle questioni di regolazione delle policies governative, senza curare adeguatamente l‟inquadramento teorico e concettuale. Proprio questo sarebbe uno dei principali motivi alla base dell‟incapacità, nella maggior parte degli studi in tema di housing, di di tenere insieme agency e struttura, finendo tra l‟altro per enfatizzare solamente il valore della casa intesa come house, oggetto immobiliare in sé, trascurando l‟importante valore della casa intesa come home, ovvero la casa con tutti i significati attribuitegli dalle persone (Clapham 2002; Beer et al. 2011). Per Clapham, quindi, è necessario iscrivere l‟analisi dei percorsi abitativi all‟interno del paradigma del costruttivismo sociale. Proprio questo rappresenta l‟aspetto più criticato della riflessione del sociologo inglese, in quanto da più parti viene rilevata una notevole difficoltà del paradigma costruttivista a livello di tenuta nel corso dell‟indagine empirica: si veda, ad esempio, la difficoltà, se non proprio impossibilità, di definire e misurare significati e azioni attuate a livello inconscio (Jacobs 2002).

Nonostante l‟innegabile contributo al dibattito dato dalla riflessione di Clapham, alcuni autori ritengono preferibile l‟utilizzo del termine transizioni abitative, in grado di sottolineare la molteplicità degli esiti abitativi che le persone possono raggiungere (Beer

et al. 2011). Il concetto di housing transitions, secondo Beer et al. (2011), «riflette

meglio la complessa e fluida relazione tra individui (…) e la loro situazione abitativa (…). Pone l‟attenzione sul costante cambiamento – potenziale o reale – nelle circostanze abitative e lascia aperta la possibilità di identificare „sequenze‟ abitative comuni» (ivi, p. 38, trad.mia). Analizzare le transizioni abitative dei giovani all‟interno di questo quadro teorico permette, secondo gli autori, di enfatizzare il ruolo della scelta individuale in materia di casa, riuscendo allo stesso tempo a tenere in considerazione il fatto che vi sono alcune dimensioni in grado di influenzare profondamente il corso di vita. Tali dimensioni sono: a) fase del corso di vita che si sta vivendo; b) risorse economiche a disposizione; c) condizioni di salute e benessere individuale; d) titolo di godimento dell‟abitazione; e) stili di vita, valori e aspirazioni (ivi, p. 32).

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Fig. 1. Decisioni abitative secondo il paradigma della transizione (Beer et al. 2011, p. 33, mia elaborazione).

Un'altra importante riflessione, in linea con l‟orientamento di Clapham, che tenta di tenere insieme caratteristiche strutturali e orientamenti individuali, è rappresentata dallo studio di Ford sui diversi housing pathways dei giovani inglesi (Ford et al. 2002).

Osservando l‟esperienza di giovani di età compresa tra i 16 e i 25 anni, l‟autore i suoi collaboratori analizzano e progressivamente chiariscono il ruolo mantenuto da fattori strutturali nel disegnare le possibile “strade” seguite dagli housing pathways e come esse siano caratterizzate da differenti livelli di dis-agio (“dis/advantages”).

In particolare, si evidenziano cinque aspetti dei percorsi abitativi dei giovani:

1) la probabilità che venga seguito un particolare percorso è strettamente correlata alle circostanze iniziali, definite come eventi extra-abitativi (“non-housing events”), ovvero, la formazione di una propria famiglia, proseguimento degli studi superiori, ecc;

2) i percorsi abitativi non sono uguali ma rappresentano piuttosto strade diverse all‟interno del mercato immobiliare e sono caratterizzati da livelli di dis-agio differenziati;

3) esistono limitazioni specifiche dovute ai sistemi locali, che mediano e influenzano gli equilibri interni dei percorsi, anche se non la loro forma per se;

4) il grado in cui i percorsi dipendono dalla specificità delle forme di possesso di un‟abitazione (affitto o proprietà) varia;

5) i significati associati all‟utilizzo di diverse forme di possesso dell‟abitazione differiscono in base al tipo di percorso abitativo seguito dal giovane.

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Importante è inoltre sottolineare che gli effetti prodotti da ciascun percorso seguito si accumulano durante il corso di vita delle persone: questo aspetto è particolarmente rilevante, in quanto è chiaro che il momento della prima uscita da casa e le modalità con cui avviene avranno poi conseguenze ed effetti concreti sui percorsi abitativi intrapresi successivamente.

L‟accento, posto da Ford et al. (2002), sull‟importanza che la dimensione culturale riveste nella questione “casa”, non appare tuttavia un elemento di totale novità nel panorama degli studi sociologici. Infatti, già lo stesso Bourdieu (1990, 2001), nel suo studio della relazione tra capitale culturale e scelte residenziali, aveva sottolineato come il mercato immobiliare costituisca un campo, socialmente e storicamente costruito19.

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