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Giovani, housing e relazioni intergenerazionali

I. Giovani e riproduzione delle disuguaglianze sociali

6. Giovani, housing e relazioni intergenerazionali

Quanto sinora detto mette in evidenza il fondamentale ruolo della famiglia, che sempre più contribuisce a determinare l‟ampliamento o la diminuzione delle chances di vita dei propri figli. In particolare, nell‟ambito dei percorsi abitativi dei giovani, il ruolo chiave della famiglia viene svolto attraverso i meccanismi di trasmissione intergenerazionale della ricchezza22.

Sono infatti diverse le ricerche che evidenziano come l‟accesso alla casa sia fortemente mediato dalla famiglia, a prescindere dalle modalità con le quali i giovani

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Occorre precisare che esistono diversi approcci di studio al tema, distinguibili in studi che adottano un approccio sociologico e quelli che adottano un approccio economico (Checchi 2010). Nei primi, ci si rifà alla posizione sociale individuale, basata sulla classe sociale di appartenenza (definita sulla base dello status occupazionale) e alle differenze/similarità tra generazioni. Il secondo approccio, quello economico, ricorre ad indicatori di reddito e ricchezza per individuare la posizione sociale, e le analisi vertono principalmente sulle trasmissione intergenerazionale di disuguaglianze economiche (ivi). Ai fini degli obiettivi conoscitivi di questo lavoro e di inquadramento della questione, verranno presentati brevemente alcuni risultati da studi ascrivibili ad entrambi gli approcci.

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diventano proprietari (Tosi 1987; Boeri e Galasso 2007; Facchini 2008; Filandri 2009; McKee 2012).

La letteratura in materia ha inoltre messo progressivamente in evidenza come la classe sociale influenzi i percorsi di uscita da casa dei giovani adulti, in termini di possibilità di diventare proprietari della propria abitazione o no. Ciò che emerge è una difficoltà maggiore per le famiglie di origine popolare, rispetto ai giovani appartenenti alle classi più benestanti, difficoltà particolarmente acuta nelle coorti più recenti (Goldscheider e Goldscheider 1999; Kurz e Blossfeld 2004; Filandri 2009).

Inoltre, è necessario sottolineare che, alla base delle differenze o similarità tra generazioni, non vi sono solo ragioni meramente economiche, poiché un ruolo importante è svolto anche dal processo di socializzazione in sé, ovvero il modo in cui i genitori influenzano gli atteggiamenti e le preferenze dei propri figli in termini di scelte abitative (Henrietta 1984; Goldscheider e Goldscheider 1999; Rowlands e Gurney 2001; Kurz e Blossfeld 2004; Filandri 2009). I figli di genitori proprietari di casa, infatti, hanno maggiori possibilità di sviluppare valori e orientamenti più favorevoli alla proprietà rispetto all‟affitto.

È chiaro quindi il ruolo chiave della famiglia e del suo sostegno nei percorsi di autonomizzazione dei giovani, sia in Italia che in altri paesi occidentali. Nel nostro paese tale ruolo assume poi particolare rilievo, a fronte della progressiva riduzione dell‟intervento statale, a favore dell‟ampliamento della famiglia come “pilastro” del welfare.

Come evidenziato da Brandolini e D‟Alessio (2011), soprattutto nei nuclei con i capofamiglia più giovani, la ricchezza famigliare costituita dai redditi è progressivamente diminuita nel corso dell‟ultimo secolo, per l‟azione di alcuni fattori, tra cui il prolungamento dei tempi passati nelle istituzioni scolastiche, il calo delle retribuzioni e la precarizzazione del lavoro.

Secondo recenti stime della Banca d‟Italia (2014), il valore mediano della ricchezza famigliare nel nostro Paese è diminuito, tra il 2010 e il 2012, di 12,7 punti percentuali, soprattutto per l‟effetto del crollo del valore degli immobili, che appunto rappresentano la quota maggiore di attività reali23. Sempre nel biennio 2010-2012, inoltre, Banca d‟Italia rileva che il livello di ricchezza famigliare è particolarmente basso nelle famiglie il cui capofamiglia è giovane (under 35 anni), con bassi livelli di istruzione e impiegato in occupazioni manuali (Banca d‟Italia 2014). A fronte di questo

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peggioramento, invece, si registra un aumento della ricchezza delle famiglie con capofamiglia oltre i 64 anni e nelle famiglie con capofamiglia di età compresa tra i 55 e 64 anni (vedi Fig. 2)

Fig. 2 Ricchezza netta familiare per classe di età del capofamiglia (fonte: Indagine sui bilanci delle famiglie italiane, Banca d‟Italia 2014, p. 16)

Contemporaneamente, le voci di spesa dei bilanci familiari legati all‟abitazione sono cresciute, incidendo negativamente sui redditi a disposizione24. Allo stesso tempo però è cresciuto il peso degli stock patrimoniali: nel 2008 il 37% della ricchezza netta famigliare era data da eredità e donazioni (ivi).

La ricchezza, lo stock patrimoniale, familiare è costituita da tre elementi: le attività

reali (immobili, aziende, oggetti di valore) e le attività finanziare, al netto di eventuali mutui o debiti contratti. Come è noto, nel nostro Paese la ricchezza immobiliare

rappresenta la quota maggioritaria della ricchezza delle famiglie italiane, con una percentuale di proprietari della abitazione in cui risiedono pari al 67,2% delle famiglie (dati relativi all‟anno 2012, cfr. Banca d‟Italia 2014)25

, con un non trascurabile numero di proprietari di seconde e terze case. Il 16,4% per cento delle famiglie, infatti, possiede altre abitazioni (oltre a quella di residenza). La percentuale di proprietari in Italia è in

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Relativamente all‟anno 2012, circa il 10% delle famiglie lamenta un disagio economico dovuto alle spese per l‟abitazione (affitti, mutui), circa due punti percentuali in più rispetto a quanto rilevato nel 2010. Tale disagio viene inoltre maggiormente sperimentato dalle famiglie in affitto (37% del totale delle famiglie che lamentano disagi economici connessi all‟abitazione). In crescita anche i proprietari con difficoltà connesse al pagamento del mutuo (2,4% nel 2012, a fronte dell‟1,2% rilevato nel 2002) (cfr. Banca d‟Italia 2014).

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Sono invece in affitto il 21,8% delle famiglie, occupanti a uso gratuito il 7,4%, in usufrutto il 3,3% e a riscatto il restante 0,3% (anno 2012, cfr. Banca d‟Italia 2014). Le famiglie residenti in immobili di proprietà pubblica sono il 5,5%, rappresentando quasi un quarto del totale delle famiglie in affitto (ivi).

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media maggiore rispetto agli altri paesi dell‟Unione Europea, la cui media si aggira sul 60% circa26. Da notare come questa percentuale, a partire dal 2008, sia diminuita (-1,2% di famiglie proprietarie rispetto alla precedente rilevazione), in controtendenza con quanto avvenuto sinora.

Dal punto di vista economico, il ruolo di sostegno della famiglia può assumere diverse modalità. Esso infatti può essere in forma di:

1) sostegno nell‟autocostruzione;

2) trasferimenti di proprietà immobiliari;

3) trasferimenti intergenerazionali di ricchezza ai fini dell‟acquisto o

autocostruzione passando attraverso il mercato immobiliare.

I trasferimenti intergenerazionali sono costituiti da donazioni, eredità, prestiti, prezzi

di favore. Tali trasferimenti rappresentano una quota consistente della ricchezza netta

delle famiglie italiane.

Secondo stime riferite al 2002, i nuclei familiari italiani che hanno ottenuto la propria abitazione grazie a trasferimenti intergenerazionali rappresentano tra il 30% e il 55%27 della popolazione (D‟Alessio 2012). Stime effettuate sul database SHARE affermano che il 34% dei 50enni e oltre in Italia è divenuto proprietario di abitazione attraverso meccanismi di discendenza (come regalo dei genitori, per eredità, ecc.) (Poggio 2012, cfr. anche quanto già emerso in Jappelli et al. 2010, che rilevano una percentuale simile, intorno al 40%, pur partendo da una base dati differente28).

Per quanto riguarda il ricorso a prestiti concessi da parenti e amici, Banca d‟Italia rileva che nel 2012 la quota di famiglie che ha utilizzato questo tipo di debito è il 3,8% (2,6% nel 2010) (Banca d‟Italia 2014). Questa modalità si riscontra soprattutto nelle regioni del sud d‟Italia (5,4%), tra le famiglie con capofamiglia nato all‟estero (10,3%) e tra quelle con maggiori difficoltà a raggiungere fine mese (circa il 70%) (ivi).

Alcuni autori, però, affermano che il ruolo della famiglia nei percorsi di autonomizzazione abitativa dei propri figli non si esplicita solamente in termini economici, ma anche in termini culturali, attraverso il processo di socializzazione a determinati valori (Rowlands e Gurney 2001), oppure tramite sostegni e supporti di tipo immateriale (Branner 2003).

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Con percentuali minori raggiunte in Germani e Francia (rispettivamente il 42% e il 55%) e maggiori in Spagna (quasi l‟83%) (cfr. Banca d‟Italia 2014).

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Aseconda se si attribuiscano al trasferimento anche i redditi prodotti nel tempo (cfr. D‟Alessio 2012).

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Gli studi che mettono al centro della loro attenzione questo aspetto non sono moltissimi, e provengono prevalentemente dall‟ambito accademico anglosassone. Nel paragrafo seguente si presenteranno alcune ricerche (Holdsworth 2004; Heath e Calvert 2013) che rappresentano un interessante esempio di questo ulteriore filone di studi sul rapporto tra i giovani e la casa, ambito di ricerca promettente, nel cui ambito si inserisce anche la presente ricerca dottorale.

7. Il sostegno dei genitori e i processi di negoziazione nel percorso verso

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