• Non ci sono risultati.

Il dibattito tra neo-marxisti e neo-weberiani: le riflessioni di Erik Olin Wright e di John

II. Stratificazione sociale e analisi di classe nella società contemporanea:

1. Lo studio delle classi sociali nel pensiero sociologico: dai classici ad alcune recent

1.2 Il dibattito tra neo-marxisti e neo-weberiani: le riflessioni di Erik Olin Wright e di John

Nel corso dei decenni numerosi altri autori hanno sviluppato ulteriori riflessioni a partire dai contributi di Marx e Weber, andando a costituire i filoni di pensiero detti neo-marxisti e neo-weberiani36.

36

57

Tra i neo-marxisti particolare rilievo merita la riflessione del sociologo americano Erik Olin Wright (1978, 1985, 1997, 2005b; 2008, pp. 329-349). Wright inizialmente adotta la distinzione duale marxiana in borghesia e proletariato, ma riscontra che un‟elevata percentuale della popolazione attiva nella società contemporanea rientrerebbe a fatica in una delle due categorie. Secondo alcuni critici, proprio questa difficoltà nell‟individuare l‟appartenenza di classe di uno strato rilevante della popolazione, sarebbe una prova della inadeguatezza del concetto di classe nella descrizione e analisi della struttura sociale37 (Pakulski e Waters 1996). Chiaramente in disaccordo con tale posizione, Wright tenta di ampliare e attualizzare la riflessione di Marx. Nella sua proposta, egli afferma l‟esistenza di diverse risorse alla base dell‟identificazione delle classi sociali, e di conseguenza, diverse dimensioni di controllo. Le risorse produttive distribuite in maniera diseguale sono quattro:

1. la forza lavoro; 2. i mezzi di produzione; 3. le specializzazioni; 4. l‟organizzazione;

(Wright 1985, cfr. anche Schizzerotto 1993; Giddens 2001).

Gli individui che controllano tutte e quattro le dimensioni costituiscono la classe

capitalistica, al cui interno si trova la borghesia, i piccoli imprenditori e la piccola borghesia, mentre coloro i quali sono privi di controllo rispetto a tutte e quattro le

risorse produttive fanno parte della classe operaia (detta anche proletariato, cfr. Schizzerotto 1993). Tra queste due classi si trovano poi gruppi di individui dalla posizione più ambigua, definite in termini di collocazione di classe contraddittorie. La posizione diversa occupata dagli individui all‟interno di queste classi avviene in base alle differenze in termini di rapporto con l‟autorità e di possesso di specializzazioni. All‟interno di queste classi contraddittorie, Wright individua otto diverse posizioni di classe. Lo schema di Wright, quindi, si declina in dodici diverse categorie38, individuate sulla base dell‟essere sfruttati o sfruttatori, verso chi sia diretto lo sfruttamento e sulla base di quali risorse produttive.

37

Sulla “morte” del concetto di classe come valida categoria euristica si vedano anche Nisbet 1959; Clark e Lipset 1991; Pakulski e Waters 1996; Kingston 2001.

38

Cfr. Wright 1997. Le classi individuate sono: capitalisti, piccoli imprenditori, piccola borghesia, dirigenti ad elevata qualificazione, quadri ad elevata qualificazione, lavoratori ad elevata qualificazione, dirigenti a media qualificazione, quadri a media qualificazione, lavoratori a media qualificazione, dirigenti a bassa qualificazione, quadri a bassa qualificazione, lavoratori a bassa qualificazione.

58

Tuttavia lo schema di Wright solleva alcune questioni nel momento in cui viene “messo alla prova” nella ricerca empirica39

. Innanzitutto, la definizione a livello empirico di cosa sia sfruttato o sfruttatore non è così facile da tracciare, come appare a livello teorico. Vi sono infatti diversi gradi di produttività, diversi gradi di sfruttamento o di privilegio tra i diversi lavori.

Anche l‟operazionalizzazione delle risorse di specializzazione, individuata dall‟Autore, appare problematica. Gli indicatori impiegati nella definizione del grado di controllo su di esse sono tre: a) occupazione, b) titolo di studio e c) autonomia nell‟esercizio delle mansioni lavorative. Questo ultimo criterio è però altamente problematico, in quanto, come rilevato da Schizzerotto (1993), l‟autonomia nel proprio lavoro non ha a che fare con la specializzazione, quanto piuttosto con la dimensione dell‟organizzazione. Infine, anche se non esplicitamente, l‟Autore sembra orientato a vedere nell‟individuo, e non la famiglia, l‟unità costitutiva delle classi, finendo così per sovradimensionare il numero di persone appartenenti ad una determinata classe (ivi).

Tra gli approcci neo-weberiani, particolare rilievo assume l‟opera di John Harry Goldthorpe (1978, 1980, 1984; cfr. anche Breen 2005), sociologo inglese, la cui riflessione è particolarmente importante per il contributo teorico ed empirico per quanto concerne il problema della misurazione delle classe sociali. La complessità del concetto di classe, infatti, rende problematica la sua misurazione empirica. Alla molteplicità di approcci teorici, si accompagna una molteplicità di definizioni operative,

operazionalizzazioni, da applicare nella ricerca empirica. La maggior parte delle

definizioni operative si basa sulla struttura occupazionale e la posizione occupata dall‟individuo nel mercato del lavoro. Tali modelli derivanti dalla struttura occupazionale possono essere:

- modelli descrittivi: si limitano a descrivere la struttura sociale, senza preoccuparsi delle relazioni tra le diverse classi;

- modelli relazionali: si propongono non solo di descrivere la struttura sociale, ma anche spiegare le relazioni, spesso conflittuali, tra classi.

(Giddens 2001).

Il contributo di Goldthorpe si inserisce proprio tra questi ultimi, in quanto il sociologo inglese propone un modello relazionale della struttura di classe, fondato sul concetto di relazione di impiego. Tale concetto permette di fare una distinzione tra

contratti di lavoro (chiamata anche „situazione di lavoro‟, cfr. Schizzerotto 1993) e

39

Si veda Schizzerotto 1993 per una esaustiva disamina dei problemi empirici sollevati in riferimento a ciascuna delle categorie di classe individuate da Wright.

59

contratti di servizio (chiamata anche „situazione di mercato‟, ivi). Mentre nei primi è

previsto uno scambio definito tra prestazioni e salari, nei secondi si includono anche elementi “prospettici”, come incrementi di stipendio o possibilità di carriera. Ciascuna classe sociale, quindi, è contraddistinta da diverse relazioni di impiego:

- la classe di servizio, a cui sono applicati contratti di servizio; - la classe intermedia, a cui sono applicati contratti ibridi; - la classe operaia, cui sono applicati solo contratti di lavoro. (Giddens 2001)

Oltre a queste tre classi principali, il modello ideato da Goldthorpe prevede, in base all‟occupazione svolta dall‟individuo, altre 11 categorie (vedi Tab. 6).

Anche in questo schema, quindi, le classi sono identificate a partire dal tipo di risorse possedute, sebbene, a differenza di quanto proposto da Wright, egli ne considera solamente tre: (i) mezzi di produzione; (ii) credenziali educative e qualifiche professionali; (iii) forza lavoro.

Nonostante l‟indubbia e riconosciuta utilità della proposta di Goldthorpe per l‟analisi della stratificazione e della classe sociale, alcuni rilievi critici40 sono stati avanzati nei confronti del sociologo inglese nel corso del tempo.

In primo luogo, non risulta essere molto comprensibile la ragione per cui Goldthorpe non consideri anche le risorse organizzative come fonte di potere di classe, come invece giustamente metteva in luce la riflessione di E.O. Wright (Schizzerotto 1993).

Secondo, occorre notare come le rapide trasformazioni economiche della società contemporanea rendano difficile mappare e misurare le classi: nel corso degli ultimi anni, infatti, oltre ad essere emerse nuove categorie occupazionali, si è anche verificato uno spostamento della produzione da un tipo di produzione industriale alla produzione

intellettuale e di servizi (Giddens 2001).

In terzo luogo, uno dei maggiori problemi della riflessione neo-weberiana di Goldthorpe riguarda la questione della messa a tema del genere: nello schema di classe EGP, infatti, l‟unità costitutiva delle classi è sì la famiglia e non l‟individuo (critica rivolta invece a Wright), ma Goldthorpe presta attenzione più che altro alla posizione occupazionale del cd. male breadwinner.

40

Cfr., tra le varie letture critiche, Britten e Heath 1983; Stanworth 1984; Abbott e Sapsford 1987; Barbagli et al. 1988; Schadee e Schizzerotto 1990; Schizzerotto 1993.

60

Tab. 6. Classificazione delle classi a 3 e a 11 categorie, secondo lo schema Erikson- Goldthorpe-Portocarero (EGP) 41

Versione a 3

categorie Versione a 11 categorie Schema EGP

Classe di servizio

Professionisti, amministratori e funzionari di livello

superiore, imprenditori, dirigenti grandi imprese I Classe dirigente

Professionisti, amministratori e funzionari di livello inferiore; imprenditori e dirigenti di piccole e medie imprese; tecnici altamente qualificati; quadri e impiegati direttivi

II Impiegati direttivi

Classe intermedia

Impiegati esecutivi IIIa Impiegati qualificati

Lavoratori non manuali del commercio e dei servizi IIIb

Lavoratori autonomi urbani

Artigiani e lavoratori autonomi con dipendenti IVa

Artigiani e lavoratori autonomi senza dipendenti IVb

Lavoratori autonomi dell‟agricoltura IVc Lavoratori autonomi agricoli

Tecnici di livello inferiore, capi operai V

Classe operaia urbana Tecnici Classe operaia

Lavoratori manuali dell‟industria qualificati

VI Operai

qualificati Lavoratori manuali dell‟industria non qualificati

VIIa Tecnici e operai

dequalificati

Lavoratori manuali dell‟agricoltura VIIb Classe operaia agricola

Come è noto, però, gli ultimi decenni sono stati caratterizzati dall‟aumento del tasso di occupazione femminile, con un modello di famiglia “a doppia occupazione”. Qual è quindi l‟impatto che tali cambiamenti hanno sullo schema goldthorpiano? Come considerare le persone senza occupazione, il cui numero è in aumento costante da anni? Come considerare le ricchezze e le proprietà individuali e famigliari, oltre all‟occupazione dell‟individuo?

In relazione alla critica al ruolo che il genere svolge nello schema classificatorio messo a punto da Goldthorpe e i suoi collaboratori, molti sono stati i contributi emersi in ambito femminista, che accusano il sociologo inglese di sessismo. Accusa rifiutata dall‟Autore, che ha cercato di difendere42

la propria posizione. Secondo Goldthorpe, infatti, sostenere che la posizione socio-economica delle donne rifletta quella dei mariti

41

Alla classificazione delle classi operata da Goldthorpe, infatti, si fa solitamente riferimento in termini di schema EGP, elaborato nel corso di diverse riflessioni teoriche portate avanti dall‟Autore, insieme ad altri studiosi, a partire dagli anni ‟80. Cfr. Goldthorpe (1980, 1984), Erikson e Goldthorpe (1992). Per la divisione delle classi secondo lo schema EGP, si veda la Tab. 6.

42

61

implica anche affermare e ribadire, in un‟ottica di denuncia, la subalternità della posizione femminile. La “difesa” di Goldthorpe viene tuttavia ancora criticata, dal momento che non solo ignora come per molte famiglie il reddito del lavoro della donna sia essenziale e complementare per mantenere la posizione economica della famiglia; ma tralascia del tutto il fatto che in molte famiglie, anzi, è proprio il reddito del lavoro della donna a costituire la fonte principale di sostentamento.

Goldthorpe, comunque, pur difendendo il suo modello, ha riconosciuto e recepito parte delle critiche43, basando la classificazione delle famiglie non più sulla sola posizione del capofamiglia, ma sulla base di chi fornisce il maggiore contributo al sostentamento famigliare (Giddens 2001).

Lo schema EGP rappresenta comunque un valido ed eccellente strumento attorno al quale si sono poi sviluppati schemi per analisi comparative della stratificazione e mobilità sociale. La sua riflessione, inoltre, è all‟origine della proposta di schema delle classi sociali per la società italiana contemporanea, elaborata da Schizzerotto (1988, 1993), di cui si parlerà nel dettaglio più avanti (cfr. par. 6 del cap. IV).

Outline

Documenti correlati