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Il contributo teorico di Karl Marx e Max Weber: alcuni elementi

II. Stratificazione sociale e analisi di classe nella società contemporanea:

1. Lo studio delle classi sociali nel pensiero sociologico: dai classici ad alcune recent

1.1 Il contributo teorico di Karl Marx e Max Weber: alcuni elementi

La riflessione di Marx (1818-1883)33 rappresenta una tappa fondamentale nella storia del pensiero sociologico. I contributi teorici e gli spunti di riflessione che egli ha dato alla disciplina sociologica sono talmente vasti e complessi che è impossibile richiamarli in questa sede nella loro interezza. Molti dei termini che più permeano le scienze sociali, infatti, sono di derivazione marxiana.

In modo particolare, uno strumento analitico centrale nella “cassetta degli attrezzi” marxiana è il concetto di modo di produzione. Con tale espressione si indica un «insieme, storicamente determinato, di mezzi per la produzione (le materie che si utilizzano, gli strumenti che si adottano, le tecniche di cui si dispone) e di rapporti di

produzione (cioè i rapporti che gli uomini stabiliscono fra loro riguardo al produrre)»

(Jedlowski 2008, p. 47).

Alla base della stratificazione sociale concepita da Marx c‟è esattamente il modo di produzione: ad ogni modo di produzione corrisponde infatti una diversa struttura sociale.

Marx fu il primo ad usare l‟aggettivo “capitalistico” in riferimento ad uno specifico modo di produzione. Nel caso del modo di produzione capitalistico, tale specifica combinazione è data dal particolare rapporto esistente tra forza lavoro e mezzi di produzione: nel capitalismo, infatti, i lavoratori non possiedono i mezzi di produzione, che sono di proprietà di non-lavoratori. Il processo storico che origina il rapporto capitalistico, quindi, consiste nel «processo di separazione del lavoratore dalla proprietà delle proprie condizioni di lavoro, processo che da una parte trasforma in capitale i mezzi sociali di sussistenza e di produzione, dall‟altra trasforma i produttori diretti in operai salariati» (Marx 1867-1894, trad. it 1972, p. 172). Per capitale, è bene ricordare, Marx intende «lavoro accumulato all‟interno di una certa situazione dei rapporti sociali» (Jedlowski 2008, p. 48). Come spiega l‟Autore: «Una macchina filatrice di cotone è una macchina per filare il cotone. Soltanto in determinate condizioni essa diventa capitale» (Marx 1849, trad. it. 1970, p. 46).

Marx non da una univoca e chiara definizione di classe34, ma individua cosa non è una classe: «una classe non può essere identificata né con la fonte del reddito né con la

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Per un approfondimento biografico e del contesto socio-culturale in cui ebbe origine la sua opera cfr. Rutigliano 2001; Zurla 2003; Coser 2006; Jedlowski 2009.

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Il manoscritto, pubblicato postumo come parte de Il Capitale, in cui Marx stava affrontando la questione di cosa costituisca una classe è infatti rimasto incompiuto a causa della scomparsa dell‟autore, interrompendosi proprio al punto in cui Marx si chiedeva “Cosa costituisce una classe?” (cfr. Zurla 2003; Coser 2006).

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funzione che un individuo svolge all‟interno della divisione del lavoro» (Giddens 1998, p.80). Le classi debbono essere invece identificate sulla base del rapporto che hanno con la proprietà dei mezzi di produzione (Giddens 2001; Zurla 2003; Coser 2006; Wallace e Wolf 2008).

Secondo la concezione marxiana, tuttavia, gli interessi di classe non sono un a priori di uno specifico gruppo/classe di individui: «i singoli individui formano una classe solo in quanto debbono condurre una lotta comune contro un‟altra classe; per il resto, essi stessi si ritrovano l‟uno contro all‟altro come nemici, nella concorrenza» (Marx e Engels 1845-46, trad.it. 1975, p. 63).

Egli arriva pertanto a distinguere tra la classe in sé, ovvero la classe intesa come appartenenza ad un gruppo basata sul rapporto coi mezzi di produzione, e la classe per

sé, ovvero la classe alla quale si appartiene sulla base di una consapevolezza di interessi

ed orizzonti comuni,uniti dalla coscienza di classe.

Alla concezione marxiana di stratificazione sociale e di classe sono state rivolte, nel corso del tempo, molteplici critiche (cfr. Zurla 2003). Un primo limite è legato al fatto che Marx riconduce le disuguaglianze presenti nelle varie società ad uno schema binario, dualistico, basato sul possesso/non possesso dei mezzi di produzione: ciò pare essere una eccessiva semplificazione della molteplicità di posizione che gli individui possono occupare nelle varie società rispetto ai mezzi di produzione. In secondo luogo, gli si contesta che nella sua concezione di classe un ruolo preponderante è dato dalle condizioni materiali degli individui, lasciando praticamente in ombra le sfere dei valori e delle rappresentazioni dei soggetti (ivi).

Tuttavia, nonostante la lettura della stratificazione sociale dualistica, basata sul possesso/non possesso dei mezzi di produzione, nel momento in cui si passa ad analizzare concretamente una specifica stratificazione sociale, già secondo lo stesso Marx possono emergere altre classi oltre a quella borghese e proletaria, senza che ciò sia in contrapposizione col suo schema analitico, in quanto lo schema duale possesso/non possesso viene comunque rispettato (ivi).

Riguardo all‟eccessivo rilievo dato alla sfera materiale nella determinazione della classe sociale, è utile ricordare comunque la distinzione marxiana tra “classe in sé” (Klasse an sich) e “classe per sé” (Klasse für sich). Innegabilmente, nella sua concezione manca l‟attenzione per le connotazioni di classe (o ceto) soggettive, presenti invece marcatamente nell‟opera di Weber. Ma una certa multidimensionalità è riscontrabile anche nella concezione marxiana di classe. Proprio nel passaggio da classe

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in sé a classe per sé, infatti, Marx arriva a includere elementi di carattere soggettivo. Tuttavia, uno dei maggiori rilievi fatti all‟opera di Marx riguarda proprio questa scarsa considerazione per la soggettività dell‟agire individuale.

Questo limite viene affrontato nella riflessione teorica di un altro dei padri fondatori della sociologia, il sociologo Max Weber (1864-1920)35. In questa sede, non sarà possibile ripercorrere in maniera esaustiva tutta la produzione teorico-concettuale dell‟autore tedesco, che ha contribuito in maniera determinante all‟assestarsi della sociologia come scienza dotata di un proprio metodo. Di seguito verranno pertanto richiamati gli aspetti principali del suo pensiero in relazione ai temi oggetto di indagine di questa tesi dottorale.

Le scienze storico-sociali, secondo Weber, sono discipline che «servendosi del processo di interpretazione, mirano ad accertare relazione causali tra fenomeni individuali, cioè a spiegare ogni fenomeno nei rapporti di volta in volta diversi che lo congiungono con altri» (Rossi 1991, p. 69).

Per quanto riguarda il tema della classe sociale, Weber riprende la riflessione di Marx, modificandola e rielaborandola. Anche per Weber infatti la società è caratterizzata dai conflitti tra individui e gruppi sociali per l‟accesso alle risorse materiali e al potere. Tuttavia, mentre per Marx il nocciolo della questione era radicato nelle differenze economiche, per Weber le disuguaglianze hanno diverse origini, arrivando così a sviluppare una visione conflittuale multidimensionale (cfr. anche Coser 2006, Jedlowski 2008).

Secondo quanto affermato da Weber, si ha una classe sociale «quando a una pluralità di uomini è comune una specifica componente causale delle loro possibilità di vita, nella misura in cui questa componente è rappresentata semplicemente da interessi economici di possesso e di guadagno – nelle condizioni del mercato dei beni o del lavoro» (Weber 1922, trad.it. 1974, p.229). Tale definizione di classe non si differenzia in maniera sostanziale da quanto già affermato da Marx, né si discosta dalle posizione marxiane l‟affermazione di Weber secondo la quale l‟azione di classe si sarebbe sviluppata solo quando «la connessione tra le cause e gli effetti della “situazione di classe” fosse trasparente» (ivi, p. 231), ovvero – nei termini marxiani – quando la classe avrebbe sviluppato una coscienza di classe.

La teoria della stratificazione sociale weberiana si differenzia per l‟appunto, come anticipato poco sopra, sulla distinzione dei gruppi sociali presenti nel sistema di

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Per un approfondimento sulla biografia e il contesto socio-culturale in cui si è sviluppata la riflessione weberiana, cfr. Rutigliano 2001; Coser 2006; Jedlowski 2008; Kalberg 2008.

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stratificazione sociale in base ai diversi interessi che aggregano le persone, ovvero gli interessi economici (stratificazione in classi), interessi sociali (stratificazione in ceti) e interessi politici (stratificazione in partiti).

Innanzitutto, precisa Weber, la classe si fonda non solo su condizione economiche

oggettive, derivanti dal possesso/non possesso dei mezzi di produzione, come affermato

da Marx, ma anche su altri fattori economici, quali capacità e credenziali professionali (Giddens 2001, p. 164), ovvero fattori relativi alla posizione dell‟individuo nel mercato

del lavoro. Secondo quanto afferma Weber:

«Per classe si deve intendere ogni gruppo di uomini che si trova in una uguale situazione di classe (…) e, per situazione di classe si deve intendere la possibilità tipica del modo di procurarsi i beni, della condotta esteriore di vita e dello stato interiore, che consegue dalla misura e dalla specie del potere di disposizione (o dalla mancanza di esso) sui beni o sulle qualificazioni di prestazione, e dalla loro utilizzabilità per conseguire un reddito o delle entrate nell‟ambito di un certo ordinamento economico» (Weber 1922, trad. it. 1974, p. 299).

Inoltre, secondo Weber, «classe sociale deve essere detto l‟insieme di quelle situazioni di classe tra le quali è agevolmente possibile, e di solito avviene, uno scambio – o personale, o nella successione delle generazioni» (ibidem).

Il sociologo tedesco inoltre precisa i “contenuti” di ciascuna classe sociale: «Le classi possidenti privilegiate in senso positivo sono soprattutto costituite dai redditieri, i quali possono essere: redditieri di uomini (possessori di schiavi); redditieri fondiari; redditieri di miniere; redditieri di impianti (possidenti di impianti di lavoro e di apparecchiature); redditieri di navi; prestatori di bestiame, di denaro, di derrate; e infine, redditieri di titoli. Le classi privilegiate in senso negativo rispetto al possesso sono tipicamente: coloro che sono oggetto di possesso (non liberi); i declassati (proletari in senso antico); i debitori; i “poveri”. In mezzo stanno le “classi medie”, che sono fornite di un possesso o di una qualità di educazione, e che comprendono gli strati sociali di ogni specie che da ciò traggono il proprio profitto. Alcune di esse possono essere “classi acquisitive” (gli imprenditori con un privilegio essenzialmente positivo, e i proletari con un privilegio essenzialmente negativo): non tutti però lo sono – per esempio i contadini, gli artigiani, i funzionari» (ivi, p. 300).

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Sintetizzando, possiamo dire che per Weber la classe possidente si ha quando le differenze di possesso determinano in modo primario la situazione di classe, mentre le

classi acquisitive si hanno quando la situazione di classe è determinata principalmente

dalle possibilità di utilizzazione sul mercato dei beni o delle prestazioni. La società può anche essere stratificata, come anticipato prima, in ceti (Stand). La differenza primaria del ceto è quella di essere fondato essenzialmente sulla considerazione sociale. Esso definisce un insieme di individui che hanno in comune l‟appartenenza a un determinato

status. Tale status si fonda su differenze sociali relative all‟onore e al prestigio, e viene riconosciuto agli individui da parte degli altri attraverso lo stile di vita, ovvero

particolari segni e simboli – status symbols – relativi all‟abitare, al vestirsi, al modo di parlare e di consumare, che determinano la reputazione sociale degli individui. Il ceto, la cui esistenza è comunque legata alle classe sociale di appartenenza, si distingue da quest‟ultima in quanto «può fondarsi su una situazione di classe (…) ma non è determinata da questa soltanto; il possesso di denaro e la posizione dell‟imprenditore non sono di per sé qualificazioni di ceto – sebbene possano recare a ciò (…). D‟altra parte una situazione di ceto può condizione parzialmente o totalmente una situazione di classe, pur senza identificarsi con essa» (ivi, p. 303). Infine, si può avere una stratificazione sociale in partiti, ovvero basata su modalità di aggregazione appartenenti alla sfera politica e quindi alle dinamiche di partecipazione e identificazione ideologica. Le combinazioni tra questi tre diversi fattori di stratificazione (classe, ceto e partito – economico, sociale e di potere) finiscono col produrre un grande numero di posizioni che gli individui possono occupare all‟interno della società, permettendo quindi di descrivere maggiormente la complessità sociale che il modello dualistico di Marx non riusciva a comprendere appieno, come affermato dalle maggiori critiche rivolte all‟autore.

1.2 Il dibattito tra neo-marxisti e neo-weberiani: le riflessioni di Erik Olin Wright e

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