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Dimensioni della disuguaglianza abitativa e prospettive di ricerca emergenti

I. Giovani e riproduzione delle disuguaglianze sociali

3. Dimensioni della disuguaglianza abitativa e prospettive di ricerca emergenti

carattere distributivo (cfr. Introduzione di questo capitolo), collegate tuttavia anche a fattori di iniquità di tipo relazionale (Saraceno e Schizzerotto 2009).

Le dimensioni in cui possono manifestarsi ed essere rilevate le disuguaglianze abitative sono molteplici. Queste infatti possono riguardare:

▪ la disponibilità o meno di una abitazione;

▪ il titolo di godimento dell‟abitazione in cui si vive;

▪ le caratteristiche dell‟edificio in cui si trova la propria abitazione; ▪ l‟ampiezza dell‟abitazione;

▪ lo stato di conservazione dell‟abitazione e dell‟edificio;

▪ la dotazione di servizi all‟interno dell‟abitazione e nel quartiere;

▪ il contesto ambientale circostante (ovvero, condizioni sociali e economiche del quartiere);

▪ le politiche abitative stesse, e le conseguenze che queste possono produrre nella vita quotidiana della persona.

Nelle varie ricerche sulle disuguaglianze abitative, l‟attenzione è stata di volta in volta rivolta prevalentemente ad una delle dimensioni sopra presentate, andando a caratterizzare un intero filone di studi sul tema. È possibile quindi distinguere quattro

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diverse prospettive di ricerca sulle disuguaglianze abitative (Poggio 2009).

Un primo filone di studi prende come oggetto la questione della posizione sociale e il legame con la condizione abitativa, andando a studiare come le condizioni abitative dipendono dal reddito o come le condizioni abitative possono plasmare le chances di vita (cfr. ad esempio, Bernardi e Poggio 2004; Kurz e Blossfeld 2004; Filandri 2009; Iacovou 2011). Un secondo ambito di studio concentra l‟attenzione sulla ricchezza abitativa e la sua trasmissione (cfr. ad esempio, Guiso e Jappelli 1996; Holdsworth 2004; Helderman e Mulder 2007; Santorelli e Cottone 2009; D‟Alessio 2012), mentre un terzo consiste in ricerche sulla strutturazione spaziale delle disuguaglianze, andando a vedere come la posizione sociale individuale influisca sulla configurazione della città o come il luogo di vita impatta sulle chances di vita delle persone (cfr., ad es., Ratcliffe 1998; Flippen 2001; Ponzo 2008; 2010; Paton 2011, 2013). Questa prospettiva risale agli albori della sociologia, essendo presente fin dai classici sociologici degli anni Venti prodotti dalla Scuola di Chicago, ed è una prospettiva di ricerca particolarmente sviluppata nel mondo anglosassone, con attenzione soprattutto per la strutturazione spaziale delle disuguaglianze in base al fattore etnico. Un quarto ambito di indagine riguarda infine il tema della sostenibilità economica della casa, con studi sul rapporto tra bilanci famigliari, condizioni di vita e spese legate alla casa16. Le uscite di denaro per la casa sono infatti tra le principali voci di spesa dei bilanci famigliari, e sono le meno elastiche: come già notato da Beveridge alla fine della II Guerra Mondiale, durante i periodi di crisi si possono tagliare o abbassare le spese per i divertimenti, per esempio, ma non per la casa (Marshall 1950)17.

Nelle ricerche sulle disuguaglianze abitative, soprattutto quelle annoverabili nel primo filone di studi, si fa spesso ricorso al titolo di godimento dell‟abitazione, nello specifico la proprietà, come indicatore delle condizioni di benessere delle famiglie. In questo modo, tuttavia, la valenza positiva della proprietà viene eccessivamente enfatizzata, assumendola spesso come indicatore lineare di buone condizioni abitative, senza riflettere sul fatto che, in un Paese quale l‟Italia in cui il 70% delle famiglie risulta proprietaria dell‟abitazione in cui vive, è impossibile pensare che i profili dei proprietari rappresentino una categoria internamente omogenea.

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Si vedano, a titolo di esempio, i rapporti annuali di vari enti ed istituzioni di ricerca quali Banca d‟Italia e dell‟Istat, cfr. Cittalia 2010; Istat 2010; Banca d‟Italia 2014.

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Per ragioni di spazio, e dati i principali obiettivi conoscitivi di questa tesi, ci si concentrerà più dettagliatamente nel resto del paragrafo sulle prime due prospettive di ricerca.

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È necessario quindi avere bene in mente che possono esistere diversi tipi di proprietari di case, problematizzando la proprietà come indicatore di well-being, ed è altresì necessario problematizzare il tema della costruzione sociale dei significati connessi alla casa.

In questo è molto di aiuto riflettere sulla divisione che in inglese viene effettuata tra

house, ovvero la casa come immobile, l‟oggetto, e home, ovvero casa nell‟insieme di

tutti i suoi significati più intimi e soggettivi. Questa distinzione è importante per comprendere e sottolineare come la casa rappresenti un elemento costitutivo dell‟identità degli individui, e abbia specifici e oggettivi impatti sulle chances di vita.

Nel tener conto della costruzione sociale dei significati della casa, è anche importante allo stesso modo ricordare come anche gli orientamenti individuali verso la proprietà o l‟affitto siano frutto di costruzioni sociali, dovute non solo all‟azione delle policy, ma anche all‟azione socializzante delle famiglie di origine. La spinta verso la proprietà della casa, quindi, può essere letta sia come modalità di consumo sia come forma di investimento, cui hanno concorso una serie di politiche abitative atte a favorire in diversi modi tale scelta della proprietà, rappresentando l‟affitto come un‟opzione insicura (Poggio 2009, p. 279).

Pur non essendo questa la sede per rendere dettagliatamente conto delle scelte di

policy nella sfera dell‟abitazione (a questo verrà dedicato uno specifico capitolo, cfr.

Cap. III), preme qui ricordare che la scelta di diventare proprietari è stata vista dalle famiglie anche come un modo di accumulare risorse in ottica di prevenzione futura, rispetto ad un quadro di risorse di welfare statale limitate e erogate in maniera non sempre efficiente. La casa quindi, oltre a servire nell‟immediato, viene vista come un modo per mantenere un certo livello di sicurezza a tutti i membri della famiglia, andando a costituire il centro di un sistema di sostengo reciproco all‟interno della famiglia (cfr. anche Castles e Ferrera 1996; Poggio 2008).

Importante anche notare come in Italia le famiglie, per accedere alla proprietà dell‟abitazione, abbiano spesso ricorso ai risparmi messi da parte, sia individuali che della famiglia di origine.

È chiaro quindi quanto sia rilevante, ancora una volta, il ruolo svolto dalla famiglia di origine rispetto alle prospettive abitative delle giovani generazioni.

A ciò si deve inoltre aggiungere un‟altra considerazione, ovvero che il sistema italiano di accesso alla proprietà è passato dall‟essere caratterizzato da una proprietà di

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messo da parte il denaro nel corso degli anni di lavoro – a una proprietà in entrata, che vede quindi i giovani entrare nel mercato abitativo già come proprietari (Poggio 2009, cfr. anche Barbagli et al. 2003; Mulder e Billari 2006; Filandri 2009). Ciò rende necessario, per i giovani, poter disporre di sufficienti risorse economiche fin dall‟inizio per poter sostenere i costi legati alla proprietà della casa, rendendo quindi più difficile il raggiungimento di una propria autonomia abitativa senza contare sull‟aiuto della famiglia di origine (cfr. anche Facchini e Villa 2005).

È di fondamentale importanza, pertanto, analizzare le modalità con cui le famiglie sostengono i propri figli in questo processo. Diverse ricerche in questo ambito hanno infatti messo in luce come anche in questa sfera permangano differenze e iniquità, legate alla classe, nella probabilità di diventare proprietari (Bernardi e Poggio 2004). Inoltre, si sono rilevate anche disuguaglianze non solo di classe ma anche di genere, in relazione alle modalità di trasmissione intergenerazionale della ricchezza, alle intenzioni di aiuto e alle norme sociali che agiscono in questo processo (Barbagli et al. 2003; Poggio 2008; Mencarini e Tanturri 2006; Filandri 2009).

Proprio la ricchezza abitativa e la sua trasmissione intergenerazionale, come anticipato, sono al centro dell‟interesse delle ricerche afferenti al secondo filone di studi sulle disuguaglianze abitative. Prima di andare oltre, però, occorre precisare cosa si intende per ricchezza, quando si parla di trasmissione intergenerazionale della ricchezza. Questa infatti rappresenta lo stock delle risorse accumulate, mentre il reddito costituisce il flusso delle risorse correnti. La ricchezza può derivare da capitali risparmiati nel corso del tempo, oppure derivare da trasferimenti da parte delle generazioni precedenti.

In termini abitativi, l‟accumulo di ricchezza può essere favorito o svantaggiato da specifiche policy. È importante ricordare ciò, in quanto occorre sottolineare come la ricchezza legata all‟abitazione giochi un ruolo importante negli equilibri economici delle famiglie. Infatti, da un lato le spese legate all‟abitazione costituiscono una delle voci di spesa maggiori nei bilanci delle famiglie, dall‟altro lato incrementi nel valore degli immobili, eventuali fitti da pagare, eccetera, costituiscono i mattoncini su cui si basa molta della ricchezza delle famiglie italiane, anche nel caso delle famiglie a basso reddito (cfr. Poggio 2009; Spilerman et al. 1993).

Dunque, sia la ricchezza che il reddito influenzano le chances di vita degli individui, tuttavia da più parti si riscontra come la ricchezza sia distribuita in maniera maggiormente diseguale rispetto al reddito. È quindi importante studiare le modalità di

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trasmissione intergenerazionale della ricchezza e il loro impatto sulle generazioni più giovani, e ancora, analizzare le relazioni tra capitale materiale ed economico e altre forme di capitale, culturale e sociale (Bourdieu e de Saint Martin 1990), e gli effetti di tale interazione sui processi di riproduzione delle disuguaglianze sociali.

Nonostante l‟importanza, però, sono pochi ancora gli studi all‟interno di questa prospettiva di ricerca, ed è esattamente in questa direzione che la ricerca proposta in questa tesi di dottorato intende andare.

4. Il rapporto tra giovani e casa nel dibattito sociologico nazionale e

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