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Approccio biografico e racconti di vita

IV. Percorsi abitativi diseguali dei giovani: un’analisi in prospettiva

4. Approccio biografico e racconti di vita

Come si è già avuto modo di dire, la ricerca non-standard longitudinale intersezionale fa riferimento ad una molteplicità di metodi e tecniche di ricerca. Queste tecniche, pur avendo ognuna le proprie specificità, sono riconducibili ad un approccio generale di ricerca, definito approccio biografico, particolarmente adatto a cogliere l‟aspetto simbolico della vita sociale e i significati emergenti dalle biografie individuali (Bertaux 1999; Chamberlayne et al. 2000; de Bernart 2002). Alla base di questo approccio, altamente interpretativo, vi è una concezione dell‟individuo come attore sociale, un agente attivo: non solo le persone, ma anche le loro vite, costituiscono fonte di dati (de Bernart 2002; Mason 2002). Gli individui, inoltre, in qualità di attori sociali, sono testimoni non solo del passato, ma sono anche espressione delle diverse costruzioni di senso tanto del presente quanto del futuro. Tale attenzione alla temporalità caratterizza quindi l‟approccio biografico, rendendolo uno strumento molto adatto nell‟ambito di un progetto di ricerca longitudinale.

All‟interno di quello che Bichi definisce “campo biografico”88

(Bichi 1999), esistono molteplici approcci, uno dei quali è rappresentato dalla “prospettiva etnosociologica”89

di Bertaux (1999), che si basa sullo strumento dei racconti di vita. Come ricordato da Bichi, alla differenziazione disciplinare, teorica, e metodologica interna al campo biografico, corrisponde una differenziazione in termini terminologici (Tab. 17). Una prima distinzione da fare riguarda la differenza tra biografie e autobiografie: le prime sono racconti della vita delle persone fatte da terzi, sulla base di documenti e fonti

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Campo «perché costituente un insieme complesso, disomogeneo e perfino contradditorio; campo per segnalare la presenza di temi contrapposti, di una molteplicità di programmi culturali, di immagini del ricercatore, di filosofie di ricerca» (Bichi 1999, p. 14).

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«L‟espressione prospettiva etnosociologica indica un tipo di ricerca empirica che utilizza lo studio

sul campo. È ispirata alla tradizione etnografica per le sue tecniche di osservazione, ma costruisce i suoi

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secondarie raccolte; le seconde invece sono biografie raccontate direttamente dai protagonisti della storia stessa.

In generale, con l‟espressione storie di vita, si indicano i racconti fatti da alcune persone ad altri sulla propria vita o parte di essa. Olagnero e Saraceno definiscono la storia di vita (detta anche percorso di vita e corso di vita) come un «insieme organizzato in forma cronologico-narrativa, spontaneo o pilotato, esclusivo o integrato con altre fonti, di eventi, di esperienze, strategie relative alla vita di un soggetto e da lui trasmesse direttamente, o per via indiretta, a una terza persona» (Olagnero e Saraceno 1993, p. 10).

Tab. 17. Terminologia utilizzata nel campo biografico a) biografia (diretta o indiretta, scritta, provocata)

b) autobiografia (diretta, scritta o orale, spontanea o provocata):

Storia di vita Autori italiani

Life history Denzin (1970)

Life story Denzin (1970)

Récit de vie Bertaux (1980)

Percorso di vita Olagnero-Saraceno (1993)

Life course Elder (1984)

Histoire personelle Boutinet (1989)

Lebenslauf Buehler (1993)

Psichobiographie Poirier – Clapier-Valladon – Raybaut (1983)

Ethnobiografie Poirier – Clapier-Valladon – Raybaut (1983)

Biogram Abel (1947)

Pamietniki (memorie) Scuola polacca

(Bichi 1999, p. 16)

Ciò che distingue invece le life stories dalle life histories, secondo Denzin (1970), è il fatto che le prime indicano la storia di vita così come il protagonista la racconta, mentre le seconde rappresentano la storia di vita dell‟individuo raccontata non solo tramite le sue parole, ma anche grazie alla raccolta di materiale documentaristico secondario (diari, fotografie, lettere, ecc.).

Secondo Bichi (1999), però, conviene prestare maggiore attenzione alla distinzione tra racconto della storia intera o di una parte, riferendosi alle prime in termine di storia

di vita, e alle ultime in termini di intervista in profondità, o come suggerito da Bertaux, racconti di vita (1976, 1981). Il termine racconto di vita, inoltre, permette di rimarcare

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richiesta dalla vita vissuta, ovvero la propria storia di vita. La ricerca che si avvale dei racconti di vita non si pone come obiettivo la verifica di ipotesi di ricerca poste a priori, quanto la comprensione dei processi in atto nell‟ambito dell‟oggetto di studio (Bertaux 1999, p. 39). I racconti di vita, quindi, permettono di arrivare a quelle che Geertz ha definito “thick description”, ovvero descrizioni dense, in profondità, dei rapporti sociali, dei rapporti di potere, processi di riproduzione e dinamiche di trasformazione presenti nell‟oggetto della ricerca.

Alla luce di tutto ciò, si è ritenuto opportuno ricorrere allo strumento dei racconti di vita, idoneo per l‟indagine di oggetti sociali circoscritti, che possono essere colti dall‟interno e nella loro dimensione temporale (Bertaux 1999, p. 39), proprio come è il caso dei percorsi abitativi dei giovani adulti.

Per loro natura, poi, i percorsi verso l‟autonomia abitativa dei giovani sembrano costituirsi più come un processo fluido che come singoli eventi nelle biografie personali (Mulder 2009, p. 203), rendendo pertanto auspicabile il ricorso ad un approccio metodologico, come l‟approccio biografico, in grado di osservare in profondità i processi che orientano l‟azione individuale. Attraverso l‟analisi dei racconti di vita dei giovani e dei loro genitori, è possibile ricostruire i percorsi abitativi dei giovani, individuando tanto i processi di attribuzione di senso individuale agli eventi che accadono nelle biografie personali, quanto quelli di costruzione sociale degli eventi biografici (Negri 1993).

Infine, pare opportuno ricordare nuovamente il cruciale ruolo svolto dalla famiglia nei percorsi di transizione all‟autonomia abitativa dei giovani, e nella trasmissione intergenerazionale della ricchezza e della disuguaglianza, aspetto a cui è stato dedicato ampio spazio nel cap. I di questa tesi. È proprio in considerazione di questo aspetto e dell‟importanza della famiglia nei percorsi abitativi che si è deciso di raccogliere, per rispondere alle domande di ricerca, i racconti di vita di due generazioni presenti all‟interno della famiglia, quella dei genitori e quella dei figli. Le famiglie, infatti, possono essere viste come “micro-imprese di produzione antroponomica”, ovvero luoghi di produzione e riproduzione delle energie dei propri membri (Bertaux 1977; 1999). Ogni famiglia ha le sue caratteristiche specifiche in termini di capitale (culturale, economico, sociale), di aspirazioni e di valori, e tali caratteristiche vengono trasmesse anche ai bambini che crescono al loro interno e nell‟ambito dell‟habitus famigliare. È per queste ragioni che grazie ai racconti di vita dei membri di una famiglia, quelle che Bertaux definisce “cronistorie di famiglia”, è possibile osservare in profondità i

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processi in atto in ambito famigliare e il loro impatto sulla mobilità sociale e, più in generale, sul mutamento sociale stesso. La ricostruzione di queste cronistorie di famiglia permette, ad avviso di chi scrive, di vedere come le scelte individuali prendano forma all‟interno di un più ampio sistema di scelte e decisioni prese a livello di contesto familiare, in cui sono presenti come attori protagonisti più generazioni, genitori e figli, e spesso anche nonni. Per questi motivi si è deciso di raccogliere le testimonianze non solo di alcuni giovani, ma anche dei loro genitori: attraverso le parole di questi ultimi, infatti, è possibile ricostruire tanto la loro storia, quanto quella dei loro stessi genitori, ovvero la generazione dei “nonni”.

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