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Significati della casa nelle vite dei giovani-adulti

V. I giovani e l’ uscita da casa

6. Significati della casa nelle vite dei giovani-adulti

La casa agli occhi dei giovani intervistati assume molteplici significati, in generale tutti ascrivibili all‟idea di nido, rifugio, un‟oasi di pace e relax nella quale ricaricare le energie per affrontare la vita quotidiana e i problemi, soprattutto lavorativi. La casa è il proprio posto, un luogo nel quale esprimere anche la propria identità e personalità, nella quale sperimentare e sperimentarsi: ciò viene ottenuto ridipingendo i muri di un colore particolare, scegliendo alcuni pezzi di mobilio e sistemarli a proprio piacimento,

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L‟importanza del ruolo dei genitori nei percorsi di autonomizzazione dei figli e le modalità con lui li sostengono durante e dopo l‟uscita da casa è un aspetto cui si dedicherà in maniera approfondita tutto il prossimo capitolo (cap. VI).

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personalizzare una parete con alcuni quadri o fotografie.

Intervistatrice: E, invece, se uno dice “casa” cosa pensi? Che cosa significa casa per te?

Ciclamino_2_M: Significa “mia”

Intervistatrice: Cioè casa uguale mia (ride)

Ciclamino_2_M: Cioè…. è un mio posto, è il mio posto.

Intervistatrice: Se dovessi dire tutte le cose che ti vengono in mente legate alla casa, anche random, così, le parole, le sensazioni che ti vengono in mente, quali sono?

Ciclamino_2_M: Come si diceva? Focolare domestico (ride), ehm… Nono mia, mia (Ciclamino_2_M)

Casa dovrebbe essere un posto in cui… ti rifugi, secondo me. Cioè nel senso è spesso legata a famiglia, secondo me. Poi nell‟ambito della vita – ti dicevo – ci sono esperienze per cui… La casa è… Anche con gli amici, per dire. Però è un luogo in cui dovresti stare bene, un rifugio in quel senso. Dove stare bene rispetto al resto. Dove vai, sei te stesso al 100%... (Gardenia_1_M)

Intervistatrice: Alla parola casa, quali sono le immagini e emozioni che associ? Tulipano_1_F: La casa è il posto dove tornare, è il posto dove rifuggi dalla giungla che c‟è fuori. (Tulipano_1_F)

Intervistatrice: E invece secondo te, casa, cosa significa?

Azalea_1_F: Il posto dove, quando tu entri, sei tranquillo. Per me è questo casa mia! Io quando entro qui dentro…. “basta”!

Intervistatrice: Dici tranquillità, cosa intendi?

Azalea_1_F: Rilassato! Qui so che a meno che non lo voglia io non arrivano le rotture di balle! Posso spegnere il telefono e non mi viene a scocciare nessuno. E mi serve!!! Poi soprattutto lavorando (a contatto col pubblico, ndr)! (Azalea_1_F)

L‟importanza della casa emerge in maniera evidente. La casa, secondo Gardenia_2_M, «se la gioca al primo posto con il lavoro. Lavoro e casa sono…Sussidio primario per l‟uomo». Non solo avere una sistemazione autonoma rende possibile ai giovani mettersi alla ricerca della propria identità, ma li mette anche a confronto con l‟assunzione delle proprie responsabilità, tema evidenziato da più intervistati, ben riassunto dalle parole di Gerbera_2_F:

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Cioè magari prima non pensavi alla spese, perché non ce le avevo sul mio groppone in quanto non aiutavo in casa economicamente e così. Però non è un pensiero che dici è fisso… Pur avendo un compagno che, nel senso… se avessi una spesa astronomica so che posso contare su di lui. Che dico “la facciamo questa spesa piuttosto che quest‟altra?” decidiamo insieme se la si fa. (Gerbera_2_F)

L‟impatto della casa sulle vite dei giovani intervistati è inoltre molto importante anche sul loro rapporto con l‟idea di cittadinanza e di visibilità come cittadini, con doveri ma anche finalmente diritti.

Tulipano_1_F infatti racconta che, nel momento in cui ha comperato la casa nella quale attualmente abita con il compagno, si è sentita come improvvisamente “degna di considerazione” da parte dello stato:

(…) poi ti accorgi anche che quando uno fa questo passo, (è) come se passasse non dico dalla B alla serie A, ma dalla serie C alla serie B. Perché lo stato inizia a cagarti. Ti considera improvvisamente. Ci sono sgravi fiscali per la ristrutturazione. Non so quanto riusciremo ad accedere perché è una cosa complicatissima (…) Sgravi fiscali per il mutuo. Allora, ho pagato l‟affitto per otto anni, non mi hai mai dato niente. Perché chi riesce ad accedere alla casa ha tutto? A me ovviamente adesso va bene, però perché mia sorella (che è in affitto, ndr) niente e a me, o chi prende il mutuo, gli dai tutto… mi sembra una roba fatta male. Io ho avvertito proprio…!! (…) Quindi tu sei lì che paghi tantissimi soldi e non esiste niente per te. Improvvisamente tu fai una cosa tra virgolette da ricchi… perché, voglio dire, comprare una casa vuol dire avere un patrimonio. E lo stato si palesa, che non è mai esistito prima. (…) Poi dici la gente non vuol uscire di casa… ma prova tu a mantenerti come la mia sorellina.. povera, che… non ce la fai. Gli affitti sono altissimi, il lavoro ti trattano come ti trattano e ti pagano pochissimo. Io li capisco i ragazzi che restano a casa. Perché tu devi decidere se farti umiliare restando a casa fino a 40 anni o farti umiliare nel lavoro trattato da schiavo senza diritti e con un reddito ridicolo. Non è che stai scegliendo fra l‟autonomia e l‟indipendenza. (Tulipano_1_F)

Dai dati raccolti emerge inoltre l‟immagine della casa non come un oggetto statico, ma come un oggetto con un significato mutevole a seconda della fase della vita in cui si trovano le persone. Geranio_2_M nel suo racconto parla in maniera approfondita di questo aspetto e con parole esemplificative:

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Dipende… cioè, dipende proprio perché come ti ho detto la casa di per sé diventa un dormitorio, se non c‟è interazione sociale, quindi... casa mia... già solo casa mia, cioè non il concetto ma l‟oggetto pratico “casa mia”, oggetto reale, è diventato cose diverse. Cioè è diventato in un momento un dormitorio, in un primo momento quando ancora non ci stavo era un sogno, nel senso l‟‟idea di andare in un posto diverso, e di provare una cosa diversa... Dopo è diventata un semplice dormitorio, poi è diventato un... punto di aggregazione per me e i miei amici...(…) quindi tendenzialmente casa dipende da quello che uno vuole che sia, e dipende dal momento della tua vita, di cosa hai bisogno, perché sicuramente se tu sai che in un posto ci starai pochi mesi non lo fai diventare altro che... (un dormitorio, ndr)... Adesso, tendenzialmente sta diventando... e lo capisco anche dal confronto con la mia vita precedente...sta diventando un po‟‟ un posto.... un piccolo focolare domestico... mentre l‟‟anno scorso nello stesso periodo, io stavo fuori tutte le sere, ma tutte le sere veramente! (…) però.... cioè c‟è questo piacere, dire „torno a casa‟ ed è un posto dove so che troverò caldo, da mangiare, e divertimento... cioè divertimento nel senso non luna park, divertimento nel senso.... armonia.... benessere…(Geranio_2_M)

È importante inoltre ricordare come la casa rappresenti anche un luogo in cui è possibile trovare e conservare un proprio benessere psicofisico fondamentale per affrontare nel migliore dei modi gli impegni e le sfide della vita quotidiana. Ad esempio, Azalea_1_F ricorda come l‟essere andata ad abitare da sola abbia avuto evidenti impatti positivi sul suo carattere “scontroso”:

Azalea_1_F: Ah prima ero una persona con la quale non si riusciva a parlare…adesso invece sì… Sono molto meno sgodevole, che quello è già una buona cosa… Non avrei mai potuto lavorare in un negozio… ho lavorato anche in un negozio di abbigliamento prima di lavorare (nome dell‟attuale luogo di lavoro)… non avrei mai potuto farlo prima, ero elettrica…! Evidentemente il fatto di dover stare in casa con delle altre persone, anche se era la mia famiglia, non mi metteva in condizione di…. Invece qua… posso stare tranquilla.

Intervistatrice: Quindi hai proprio notato anche un cambiamento nel tuo carattere? Azalea_1_F: Si si lunatica sempre! Però comunque molto più soft! (Azalea_1_F)

Questo impatto positivo che avere una propria casa, un proprio posto, ha sulla stabilizzazione emotiva delle persone emerge anche in relazione a chi ha dovuto, per

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motivi economici, affrontare la rinuncia alla propria autonomia abitativa. È il caso di Ginestra_2_M, che attualmente, a causa di un momento di difficoltà economica, è dovuto andare ad abitare con la compagna e la figlia a casa della madre di lei, ed esprime una sensazione di malessere e frustrazione generale:

Se devo essere sincero come sto vivendo adesso non mi sento più me stesso. Sono cambiato, mi sento una persona cambiata… (…) non peggiorato….(…) non mi sento più realizzato, sono stato demoralizzato, un po‟ tutto quanto, mi sento un po‟ buttato giù (…). Per me abitare in una casa che non è la mia, e non posso neanche dare degli ordini, perché giustamente sono in casa di altri… per me è difficile capito? Posso… mi arrabbio con me stesso, cioè me la prendo dentro di me….dico….(non mi sento libero, ndr) di esprimermi, perché non posso. (Ginestra_2_M)

L‟esperienza vissuta da Ginestra_2_M presenta in maniera significativa gli aspetti negativi legati alla perdita della propria autonomia abitativa: non solo infatti l‟individuo sperimenta l‟impossibilità di avere propri spazi di privacy, nei quali vivere appieno i propri rapporti, sia famigliari che amicali, ma anche la sicurezza in se stessi e la propria autostima subiscono un ridimensionamento, che, a lungo andare, potrebbero poi portare a situazioni di disagio molto forti.

7. Riflessioni conclusive

Nel corso del capitolo sono state presentate le testimonianze raccolte dai giovani coinvolti nell‟indagine, analizzate in relazione a tre obiettivi conoscitivi: quali sono i percorsi abitativi che si riscontrano nei giovani di classe popolare a Bologna, quali fattori sono in grado di influenzare tali percorsi, quali sono le rappresentazioni e le pratiche di vita indipendente espresse dai giovani coinvolti ed, infine, che cosa significa, ai loro occhi, la casa.

Innanzitutto, dai dati raccolti possiamo vedere che la prima destinazione di uscita, nella maggior parte, è rappresentata dall‟abitazione di proprietà, nonostante la provenienza da contesti famigliari con un reddito medio-basso. Ciò conferma ancora una volta le indicazioni provenienti da altre ricerche sul tema (si veda, ad esempio, Mencarini e Tanturri 2006, Filandri 2010). Dai dati raccolti si osserva che tendenzialmente le ragazze escono maggiormente di casa e ad un‟età più giovane, in

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linea con quanto evidenziato dalle statistiche europee e nazionali (si veda il cap. I a riguardo). Inoltre, chi esce andando ad abitare in una casa di proprietà è naturalmente più facilitato a mantenere questo “vantaggio” nel corso del tempo.

Un altro aspetto emergente dalla ricerca riguarda le diverse motivazioni che spingono i giovani a voler uscire dalla casa della famiglia di origine. Queste sono principalmente riconducibili a tre tipi di motivazioni:

▪ uscita legata a motivi di studio;

▪ uscita legata all‟avvio di un progetto di coppia (convivenza o matrimonio); ▪ uscita legata alla ricerca della propria indipendenza.

Quest‟ultima motivazione presenta una maggiore eterogeneità interna, a seconda del significato che assume la parola indipendenza agli occhi dei giovani intervistati. L‟indipendenza infatti può significare un‟esigenza di maggiore privacy e spazi “inCiclaminobili”, un‟emancipazione dagli orientamenti culturali di origine scoperta di nuovi, una prova di forza con se stessi, mettendosi in gioco nella gestione di una abitazione.

Rispetto invece ai fattori in grado di influenzare o meno il percorso abitativo dei giovani, dalle testimonianze raccolte si evidenzia che uno dei primi elementi ad incidere sulle scelte e sul timing di uscita è rappresentato, oltre che dalla situazione economica individuale, dalla presenza di una situazione conflittuale a casa, che spinge il giovane a voler uscire non appena economicamente possibile. Le trasformazioni dei modi di fare famiglia, in particolar modo l‟aumento del numero di divorzi e separazioni, nonché le forme di ricomposizione di nuovi nuclei, svolgono quindi un ruolo importante nella strutturazione dei percorsi abitativi dei giovani. Le conseguenze economiche di una separazione, ad esempio, possono ridurre la capacità di sostegno economico che i giovani ricevono dai genitori. Ancora, la formazione di un nuovo nucleo con un partner con altri figli a carico può cambiare non solo le strategie economiche messe in atto per il mantenimento dei figli, ma anche la suddivisione e gestione degli spazi domestici. È chiaro quindi come non sia solamente la presenza di fratelli o sorelle in sé ad incidere, quanto piuttosto la questione della disponibilità di propri spazi, o della condivisione degli stessi coi fratelli o con le sorelle, ad essere dirimente. Chi infatti stava condividendo la propria stanza con i familiari, ha cercato di uscire di casa il prima possibile, in modo da guadagnare la propria privacy. Importante inoltre un altro fattore, legato alla posizione geografica, al luogo, in cui la famiglia di origine abitava, e la sua vicinanza o lontananza con alcuni luoghi importanti nella vita dei giovani come l‟ateneo

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scelto per l‟istruzione universitaria, o il luogo di lavoro.

Un altro aspetto che si è cercato di approfondire tramite le testimonianze raccolte dai ragazzi riguarda la sfera delle emozioni suscitate in loro dall‟uscita da casa, per vedere se questo momento viene a connotarsi solamente in termini positivi, come potrebbe sembrare scontato, oppure vi possano essere anche aspetti negativi legati all‟uscita da casa di cui tenere conto. È possibile osservare che la maggior parte delle emozioni provate sono legate alla sfera delle emozioni positive, ovvero l‟uscita da casa è vista come una fase in cui ci si inizia a sentire più responsabili ed adulti, in cui si creano maggiori opportunità di socialità e di crescita interiore, una fase in cui è possibile anche sperimentare e conoscere la propria personalità ed identità in misura maggiore rispetto a quanto possibile presso la dimora dei genitori. La vita “da soli”, inoltre, è fonte di autostima e di una maggiore soddisfazione personale, che si vede anche dalla pienezza di significati che assumono i piccoli gesti della vita quotidiana, come la preparazione di pasti o il momento del bucato. Tuttavia, vi sono anche alcuni sentimenti legati alla sfera emozionale negativa, quali lo stress, derivante dalla “novità” che rappresenta nelle vite dei giovani la gestione di “questioni da grandi” come una ristrutturazione. Ancora, si possono manifestare sentimenti legati alla paura della solitudine, che in alcuni casi rappresenta uno scoglio alla decisione di uscire da casa qualora essa sia slegata da un progetto di vita di coppia.

La ricerca si poneva poi l‟obiettivo di comprendere quali fossero gli orientamenti e le idee che i giovani avevano rispetto al concetto di indipendenza, e quali fossero poi gli atteggiamenti messi in atto nella vita di tutti i giorni. Per quanto riguarda il primo aspetto, l‟indipendenza, secondo i giovani intervistati, significa non dipendere da nessuno e farcela da soli, sia da un punto di vista mentale che economico. Essa può inoltre coincidere con l‟idea della tranquillità e serenità, o, ancora, stare ad indicare un maggior carico di responsabilità in capo al singolo individuo. In realtà, però, si osserva come questa indipendenza mentale ed economica non sia sempre “praticata” dai giovani e dalle loro famiglie: molti di loro infatti fanno ancora riferimento ai genitori per questioni inerenti le pulizie (in casa, oppure per il bucato), consigli sulla gestione della casa, aiuti economici. Questo tuttavia non sembra incidere troppo sulla valutazione che i giovani danno di loro stessi come indipendenti: ovvero, quando gli si chiede se essi ritengono di essere indipendenti, le loro risposte sono essenzialmente positive, nonostante ammettano l‟aiuto dei genitori e nonostante questo non rientri, in teoria, nella loro concezione di indipendenza. Il capitolo affronta infine il tema del significato

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della casa agli occhi dei giovani, e dell‟impatto che essa svolge nelle loro vite. La parola

casa, stando ai dati raccolti dalla ricerca, viene spesso messa in relazione con il termine

nido, oasi, porto102: la casa è quindi un luogo di pace e serenità, un luogo di relax, dove ricaricarsi per poter affrontare le sfide quotidiane. La casa inoltre rappresenta un forte strumento di affermazione della propria identità, come si evince dall‟uso di termini quali “mio”, “io”, “veramente mia”, e simili. Essa può svolgere un‟azione di rafforzamento in positivo, qualora la casa sia un obiettivo raggiunto, ma può allo stesso tempo essere una via attraverso la quale l‟identità personale viene in qualche modo negata e ridimensionata, nel caso in cui la persona abbia perso la casa, o si sia trovata costretta a tornare a vivere coi genitori. La casa si conferma quindi essere uno strumento di forte riconoscimento sociale, non solo agli occhi degli altri, ma anche agli occhi dello Stato, uno strumento quindi per affermare la propria identità non solo come individui adulti, ma anche come cittadini, con i propri doveri, ma anche i propri diritti.

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